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<title>Il Desideroso (1622): A Basic TEI Edition</title>
<author>Galileo’s Library Digitization Project</author>
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<orgName>the TEI Archiving, Publishing, and Access Service (TAPAS)</orgName>
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<addrLine>360 Huntington Avenue</addrLine>
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<addrLine>Boston, MA 02115</addrLine>
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<licence>Creative Commons BY-NC-SA</licence>
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<note>Based on the copy digitized by Google and held by the Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze</note>
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<title>Il desideroso, Nel quale si contiene il modo di cercare, & ritrovare la perfezione della vita Religiosa. Composto per uno Osservantissimo, & Devotissimo Religioso. Et di nuovo con diligenza riformato, e ricorretto.</title>
<author>Anonymous</author>
<pubPlace>Venice</pubPlace>
<publisher>Spineda, Lucio</publisher>
<date>1622</date>
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<p>This TEI edition is part of a project to create accurate, machine-readable versions of books known to have been in the library of Galileo Galilei (1563-1642).</p>
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<p>This work was chosen to maintain a balance in the corpus of works by Galileo, his opponents, and authors not usually studied in the history of science.</p>
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<correction>
<p>Lists of errata have not been incorporated into the text. Typos have not been corrected.</p>
</correction>
<normalization>
<p>The letters u and v, often interchangeable in early Italian books, are reproduced as found or as interpreted by the OCR algorithm. Punctuation has been maintained. The goal is an unedited late Renaissance text for study.</p>
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<quotation>
<p></p>
</quotation>
<hyphenation>
<p>Hyphenation has been maintained unless it pertains to a line break (see "segmentation").</p>
</hyphenation>
<segmentation>
<p>Word breaks across lines have not been maintained. The word appears in the line in which the first letters were printed. Words broken across pages appear on the page on which the first letters appear. Catch words are not included.</p>
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<docTitle>Il desideroso, Nel quale si contiene il modo di cercare, & ritrovare la perfezione della vita Religiosa. Composto per uno Osservantissimo, & Devotissimo Religioso. Et di nuovo con diligenza riformato, e ricorretto. In Venetia, MDCXXII. Appresso Lucio Spineda.</docTitle>
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<date>1622</date>
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<pb n="1 recto"/>
<lb/>IL
<lb/>DESIDEROSO,
<lb/>Nel quale si contiene il modo di cercare,
<lb/>& ritrouare la perfettione
<lb/>della vita Religiosa.
<lb/>COMPOSTO PER VNO
<lb/>Osseruantissimo, & Deuotissimo
<lb/>Religioso.
<lb/>Et di nuouo con diligenza riformato,
<lb/>e ricorretto.
<lb/>IN VENETIA, MDCXXII
<lb/>Appresso Lucio Spineda.
<pb n="2 recto"/>
<lb/>IL PROLOGO
<lb/>Nel quale si contiene l'utilità della presente opera.
<lb/>Et perche sia chiamata Specchio di vita Religiosa.
<lb/>PErche in nissuna cosa di questo transitorio secolo si può trouare perfettione di quiete, per cagione, che la nobiltà dell'anima nostra, benche sia suggettiuamente cosa finita, & limitata, nientedimeno non si può riposare, ne quietare se non in cose infinite oggettiue, si come è Iddio nostro Creatore: nel quale, qual si voglia creatura rationale tiene naturale inclinatione, e desiderio di poter peruenire a quel perfettissimo termine della beatitudine di vita eterna, come dice Dauit nel Psal. 119. Heu mihi quia incolatus meus prologatus est, & c. volendo dire: Signor grande è la tristitia, & dolore, che tiene l'anima
<pb n="2 verso"/>
<lb/>mia: quando vede ch'è prolongato il camino della sua consolatione, riposo, & quiete, quale è l'immortale beatitudine: alla quale continouamente sospiro. E questo confirmando S. Agost. dice primo confessionum. c. 1. Fecisti nos ad te, & inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te, dicendo per hauer tu Sig. fatta, e creata l'anima mia, non ritroua quiete in alcuna cosa transitoria, ne può per tal cagione, in altro riposarsi se non quando sarà con te. Come dice Dauid nel Psal. 16. Satiabor, cum apparuerit gloria tua. Io sarò quieto nelle mie potenze, cioè nel mio intelletto, & volontà, quando vedrò, & si dimostrarà a me la tua beatitudine, la via della quale dimostra a noi il presente trattato. Et per questo deue da ogni persona esser stimato, & amato, e desiderato come cosa, che contiene in se la cosa più amata, che sia, & che possa essere. Et per questo tu Lettore ama questo trattato, & stimalo, perche di tal libro
<pb n="3 recto"/>
<lb/>si può dir quello, che ha detto il patientissimo Giob nel c. 28. Abscondita pro duxit in lucem, le qual parole, benche nel senso litterale s'intendano del N. Red. Christo Giesù, nientedimeno nel senso allegorico si possono intendere del presente libro, e del suo Auttore, che cercò, & che molte cose, che per fin qui sono state occultate, inquanto al modo di procedere sono al presente manifesta te, e peruenute alla nostra cognitione, e notitia, perche la materia che nel presente libro si contiene, e come il Buon Christiano desideroso di andare in quella beata patria, si deue essercitare in conseguire le virtù Cardinali, e l'humiltà sotto vna di queste virtù contenuta: e similmęte le virtù Theologali, cioè, Fede, Speranza, & Charità, doue si troua il nostro fine principale, per il quale conseguire si ordina per mezo il presente libro. Et inquanto al nome dell'Autore a me è incognito, perche è stato composto
<pb n="3 verso"/>
<lb/>per vno deuoto contenplatiuo eser citato, & osseruate Religioso, che per euitare in se alcuno spirito di elatione tace il suo nome, ma del libro si porrà questo titolo, Specchio di vita Religiosa, composto per vno osseruante, e diuoto Religioso. Et si dice specchio, perche come nel specchio ogni persona si può vedere, e contemplare la sua faccia, cosi il buon Christiano che vuole esercitare la sua tanto amata anima, nell'amor di nostro padre celeste: ch'è Iddio, come il possa amare, potrà mirare, e contemplare nel specchio di questo libro il fin del qual non è altro, eccetto pigliar forma di amar Dio, & riconoscere in che modo il dobbiamo amare, & con che mezo il possiamo conseguire. Et però questo nota tu Lettore, che bench'il presente libro sia poco in quantità, certo è molto grande in virtù, come dice Leonardo Aretino nel principio della Economica d'Arist. dicendo:
<pb n="4 recto"/>
<lb/>Preciosa sunt interdum parua corpora, quòd lapilli gemmaeque testantur, & homines nonnunquan pusilli grandioribus praeualent. Volendo dire che benche le cose siano di minima quantità, & grandezza, per questo non seguita, che siano di poco stima, & valore in comparatione delle grandi, si come si vede molte volte, che le cose di poca quantità, come sono perle, & pietre pretiose, sono di maggior valore, che l'altre cose più grandi, cosi è del presente libro, perche dimostra il suo valore, e pretiosità, in quanto ne conduce, & insegna vn camino molto dritto, per il quale possiamo peruenire à trouar l'amor di Dio, & trouandolo in che modo lo debbiamo amare con tutto il cuore, & amandolo, come l'habbiamo da possedere, e possedendolo, come possiamo fruire sua essenza, nella quale stà la nostra felicità, & beatitudine. Questo ho voluto dire, accioche tu Lettore conosca l'vtilità del presente libro.
<pb n="4 verso"/>
<lb/>Come Desideroso caminando per il deserto per trouare il modo d'amare Dio, trouò un pastore del quale indrizzato hebbe per guida il cane della Buona volontà, e gionto à vn monasterio trouò la Donzella Vanagloria, la quale del cane si spauento Cap. I.
<lb/>ERa in vn gran deserto vn santo deuoto religioso, il quale per alcun tempo haueua seruito Dio, & essercitato molto in diuote orationi, & in altre contenplationi, gli venne vn santo, & infiammato desiderio, e volontà di volere in Hestigare in che modo affettualmente potesse amar Dio, & cosi infocato determinò di andare per tutto il mondo per empire il suo santo Desiderio cercando che gli potesse insegnare, come douesse amar Dio. Partissi duque il detto religioso il qual hauea nome Desid. dalla sua spelonca con molta affettione, e si pose à continuar il suo santo camino, & hauendo
<pb n="5 recto"/>
<lb/>molto caminato, & arriuato in vno bel, & spatioso prato, se gli fece incontro vn pastore, qual guardaua le sue pecorelle: Molto si rallegrò per hauer fatto tanto camino senza trouar altra persona, & salutandolo disse: Dio ti guardi pastore; & egli rispose: Ben siate venuto, che andate cercado pasto luogo si deserto? Rispose Desid. Io vò cercando vu Signore, il qual va disperato per il mondo, scacciato da' suoi sudditi cercando chi lo raccogli, forse voi, che state in questo luogo deserto, l'haurette veduto passare di quà? disse il pastore Come si dimanda questo Signore? Rispose Desider. Si dimanda Amor di Dio: Disse il pastore. Io sò ben doue ita questo Signore. Disse Desideroso. Fatemi gratia di mostrarmi per qual camino io potessi andare a trouarlò, che io ve ne farò gratia. Rispose il pastor, padre, à vòi è necessario caminare per questo deserto, nel qual trouarete vn
<pb n="5 verso"/>
<lb/>bel monasterio di monache solitarie: & quelle vi daranno piena notitia di questo Signore, che andate cercando, & teniate ferma speranza di trouarlo perche esso è di cosi buona, & semplice conditione, che a tutte le persone che lo vogliono, volentieri si dona. Molto restò contento Desideroso della buona speranza, che li daua il pastore, & gli disse; Priegoui per l'amor di Dio, che mi vogliate mostrar'il camino, perche andando senza guida; dubito di non mi perder per questo deserto, Rispose il pastore, Io non posso lasciare le mie pecore, ma per vostro amore vi donarò questo mio cane, il qual vi mostrarà il dritto camino, & con l'aiuto di Dio farete bene incaminato. Disse Desideroso, come se dimanda questo cane, quale mi date in compagnia? Rispose il pastore, Buona volontà è il suo nome. Partissi dunque Desideroso con licentia del pastore, menando seco il cane, qual
<pb n="6 recto"/>
<lb/>gli daua assai consolatione: perche chi si dispone di voler sentir Iddio, gli è necessario la buona volontà: Et caminando il detto Desideroso doppo lungo spatio di tempo arriuò in vn gran deserto doue era vn bel prato, vn mezo del quale era edificato vn sontuose monasterio, & accostato Desideroso, vide che staua alla porta vna donzella, la quale pareua molto semplice, & quella vedendo il cane di Desideroso, molto si spauento, ma egli gli disse. Non dubitate, perche quello cane che è Bona volontà, non fa male a niuna. Molto restò ammirato Desideroso vedendo detta donzella stare cosi sola fuor di quella porta, & gli disse: Ditemi, Donzella, che state aspettando quiui? Rispose, Stò aspettando, che il portinaro di questo monasterio mi apra, perche possa entrare. Disse Desideroso: Come è il vostro nome? Rispose: Vanagloria è il mio nome ·
<pb n="6 verso"/>
<lb/>Come Desideroso battendo alla porta del monasterio qual si chiama casa d'Humiltà, il portinaro Timor di Dio gli aprì, & lo fece parlar con la Donzella Nonmifidaniente, la quale gli mostrò una breue via per trouare Amor di Dio. Cap. II.
<lb/>STando Desideroso alla porta del monasterio aspettando che venisse il portinaro per potere entrare; vedendo molto tardaua, incominciò a picchiar alla porta, con mansuetudine, & audacia timorosa, apertamente fu iui, portinaro, e gli aperse: il qual'era huomo molto venerabile, e di regal'aspetto, & era portinaro, & gouernatore di quello monasterio, & il suo nome era Timor di Dio; perche nell'edificio spirituale è necessario che vi sia timor di Dio. Grandissima fu la consolatione del peto Desideroso quando vide quel regal, & signorile aspetto del portinaro, & egli disse,
<pb n="7 recto"/>
<lb/>Sapreste voi Signore darmi notitia di vn Sign. che a nome Amor di Dio, il quale è passato per questo deserto? Molto fu grata la dimanda di Desideroso al portinaro; perche esso molto amaua quel Signore, che gli dimandaua, perche era suo fratello, & gli disse; perche cagione andate cercando questo Signore: Disse Desideroso; la cagione, che con desiderio lo vò cercando, è stata per desiderar d'essere suo seruo; perche in niuna cosa di questo misero mondo trouo poter riposare lo spirito mio se non in esso; perche ho notitia, ch'egli è liberalissimo, & buon Signor, & che a suoi serui dona assai più compiuta paga di quel che seruono, & meritano. Disse il portinaro: Padre aspettatime qui che vi menarò vna vergine, la quale compiutamente vi darà notitia di questo Signore. Molto allegro aspettaua Desideroso, che il portinaro tornasse. Et dopò alquanto
<pb n="7 verso"/>
<lb/>spatio vede venir'vna Donzella, alla qual disse: donzella come il vostro nome? Rispose padre, il mio nome è Nonmifidaniete; perch'al edificio spirituale è necessario di sprezzare se medesimo, e le cose del mondo. Disse Desideroso. Come si dimanda questo monasterio? Rispose la Donzella. Questa si domanda casa d'humiltà, & quest'è vn gran monasterio, doue stanno molte vergini, le quali tutte tengono per madre vna, che si dimanda Humiltà. Disse Desideroso. Dite mi chi è quella Donzella, che stà alla porta di questo monasterio? Rispose Nomifidaniente: Si dimanda Vanagloria, la quale stà aspettando molto attenta, quando il portinaro apre per potere entrare; il quale se non stesse bene attento, a tener ben serrata la porta, è tanto importuna, che subito entraria. Disse Desidesoso; Perche non volete, ch'entri? Rispose; Perche non viene per ben alcuno, se non per rubbare gli frutti di vno pretioso
<pb n="8 recto"/>
<lb/>albore che stà in questo monasterio, il quale si chiama albore delli meriti. Et le per inauuertenza del portinaro entrasse, saria molto difficile poterla cacciare fuora, & non la potrebbe cacciare altro, che la nostra reuereda madre Humiltà, & per stare più secura habbiamo hauuto questo nostro portinaro, Timor di Dio, il quale gli è molto nemico; & spesso li dà della porta nella faccia, & non la lascia entrare. Molto si marauigliò Desideroso del parlare della Donzella, & le disse; Adunque poi che fa tanto male, è necessario che state con gran vigilanza per non lasciarla entrare. Vorria sapere da voi, chi è stato quello, che vi ha codotta in questo nobil monasterio. Rispose due Donzelle mi hanno condotta, vna si dimanda Dispreggio disse; l'altra Dispreggio del mondo, per che chi vuole amar Dio, egli è necessario la humiltà: & quella non si può conseguire se non con dispregio del mondo,
<pb n="8 verso"/>
<lb/>& se medesimo. Etbqueste due vergini hanno molto pregato la nostra reuerenda madre che mi volesse accettare in sua compagnia, la quale molto. se ne mostrò dura, & io non hauria ottenuto la gratia, se non per vn Sig. il qual pregò per me, che era venuto in nostra compagnia. Disse Desideroso: Come si dimanda quel Signore? Rispose Nonmifidaniente: Si dimanda Amor di Dio. Grande fu la consolatione, la qual hebbe Desideroso, massime che Amor di Dio era di tanta stima, e veneratione di quello monasterio, & li disse; Ditemi di chi erano figlie queste due Donzelle, che vi condussero quiui? rispose. Son figlie di vna madre la qual ha nome Cognitione. Disse Desideroso; Quel Sig. il quale venne in vostra compagnia era solo? Rispose: Non era solo, ma seco menaua vn seruo, il quale si dimandaua Amor del prossimo perche non si può amar Iddio senza amor del prossimo.
<pb n="9 recto"/>
<lb/>Disse Desider. Saperessi dire doue sta questo Signore? Rispose, io vi mostrarò chi ve ne darà miglior cognitione; ma ditemi. Che cane è questo che menate con voi Rispose Desid. questo cane, che si dimanda Buona volontà, me l'ha dato vn pastore per mia guida in questo deserto, il quale mi ha detto, che vi sono molti animali velenosi, che dalla vista di questo cane tutti fuggono? Rispose Nonmifidaniente, buon cane è questo; guardatelo bene, che non lo perdiate, perche con esso non potete hauere male alcuno, ne potete perder la via stando con voi. Disse Desideroso, Chi mi darà nuoua di questo Sign. Rispose Nonmifidaniente: Questo Signore sta molto lontano di quì, & assai hauete a caminare prima che il trouiate: perch'è necessario per trouarlo che caminate per tutto questo deserto, percioche questo è il vero camino: ma pur per l'Amor di Dio: il quale
<pb n="9 verso"/>
<lb/>voi tanto amate, se volete vi mostrarò vna via per la qual assai breuiarete il vostro viaggio: però è necessario, che voi facciate tutto quello che vi dirò. Disse Desideroso. Molto mi allegro di questa vostra proposta: però ditemiche volete, ch'io faccia? perche non è cosa al mondo che non facesse, pur che fusse sicuro di trouar Amor di Dio. Rispose Nonmifidaniete: in questo deserto sono otto monasterij di Vergini, delli quali questo nostro è il primo: il secondo è di Giustitia: il terzo di Prudenza: il 4. di Fortezza: il s. di Temperanza: il 6. di Fede: il 7 di Speranza; l'ottauo di Charità, & in questo vltimo monasterio stà Amor di Dio, il quale è portinaro di tutti questi monasterij: et però vi è necessario, che prima entriate in questo nostro monasterio, & che miriate molto bene tutte le monache di che conditione sono, & come si dimandano: perche se voi andarete bene instrutto di
<pb n="10 recto"/>
<lb/>qui, & portarete nuoua di noi, Amor di Dio, per il grand'amore, che ne porta (ancora che siamo più inferiori) vi acceterà molto volentieri, & massime se portarete lettere della nostra reuerenda madre: perche vi certifico, che quando hauerete buona cognitione, e farete ben informato di tutte le conditioni di questo monasterio, vi valerete tanto come ogn'vna di noi medesime Disse Desideroso. Molto mi piace di entrare in questo monasterio, & per conoscere ogni persona, vi starò molto tempo. Rispose. Nonmifidaniente; andiamo adunque. Et piglio Desideroso per mano.
<lb/>Come entrato che fù Desideroso nel monasterio, l'Abbadessa, che era Humiltà gli fece grand'accoglienza, & richiesta da lui di molte cose gli sodisfece. Cap. III.
<lb/>MOlto restò ammirato Desideroso di tanti belli edificij; benche
<pb n="10 verso"/>
<lb/>non fosser boriosi, ne dipinti: ma bassi, vili: nelli quali entrando Desideroso si pose in oratione, e fornita quella, la donzella lo condusse alla cella della reuereda madre Humiltà, la qual vedendo lo come persona di molta virtù, e cortesia si leuò dal suo luogo, doue sedeua per farli honore & seder appresso di se. Molto staua vergognoso Desider. inanzi alla reu. madre, ch'a pena osaua di alzar gli occhi da terra, perche subito entrata la S. vergogna si pose al suo lato per fargli compagnia. E stando cosi assetato, disse; Ditemi reu. madre: qual è il vostro nome? Rispose, padre il mio nome si dimanda Humiltà, disse Desideroso; Di chi sete figlia Rispose, mia madre si dimanda Desistimatione di fe? Disse Desideroso: Chi v'ha condotta qui, & v'ha fatto madre di questo venerabil monasterio? Rispose Humiltà Figliol mio, qui mi hanno codotto due venerabil huomini, che m'incotrarono
<pb n="11 recto"/>
<lb/>per camino, onde io andaua perduta, & cosi mi pigliarono, & menarommi quì in questo monasterio, & mi lasciarono alla porta, & se n'andarono per il lor camino. Disse Desideroso: Come si dimandauano quelli venerabili huomini? Rispose: Il primo si dimandaua Cognitione di se, & pensano inanzi per il camino, s'incontrammo con l'altro, quale si dimanda Cognitione di Dio. Disse Desid. onde veniano? Rispose. Il primo che si dimandaua Cognitione di se veniua da pensar nelle cose che haueua fatto, & che faceua & era. per fare: il secondo, qual si dimanda Cognitione di Dio, veniua da pensar la bontà di Dio, qual è cosa molto nobile, & diletteuole, nella stanza del quale si può andar per doi camini: i quali si congiungoao iui appresso. Il primo si dimanda Semedesimo; e l'altro le Creature: Et questi duoi camini riportano l'huomo al suo Creatore, ch'è padre di Amor di
<pb n="11 verso"/>
<lb/>Dio, quale habbiamo trouato per i1 camino, & venne con noi, e poi si parti, disse Desideroso: sapreste voi doue andò? Rispose. Humiltà andaua ad vn luogo, qual si dimanda Desiderar Dio. Grande fù la consolatione di Desideroso, intendendo: che quel Sig. quale esso cercaua, era andato intanto buon luogo, & disse: Ditemi reuerenda madre di chi è quel luogo, doue esso andaua, & chi lo possede, & chi l'ha fondato? Rispose, figliuol mio quel luogo, che si dimanda Desiderare Dio: è del più alto, & eccelso Sig. che nel modo sia, & il più perfetto, che si possa trouare, il nome del quale è Iddio. Et in questo luogo possono habitare tutti quelli, che si dispongono di volerui andare. Disse Desideroso: Ditemi, in che modo si debbono disponere? Rispose: Figliol mio, principalmente si deue andar à cercar Amor di Dio, & quando 1'haueranno trouato, esso gli codurrà
<pb n="12 recto"/>
<lb/>in vn luogo che si dimanda Desiderar Dio, il quale li darà il modo di poter entrar in quella eccelsa habitatione che ha fondata con le sue mani il medesimo Sig. perche non haueria bastato l'animo ad vn'altro di fare tanto nobile, e bello edificio. Disse Desideroso, in che modo questo tanto grande, & magnanimo Signor si pone ad operar cose si basse di terra? Rispose Humiltà: Perche molto si diletta, & è natural maestro di questi edificij terrestri. Disse Desideroso, perche fa questa tal opera, non hauendo esso bisogno di cosa alcuna, per esser tanto ricco, & potente? Rispose Humiltà la cagione è, perche esso per la sua gran bontà non vuol star maí otioso, che non faccia alcun profitto à noi altri, & ancora il fa, accioche noi conosciamo che esso è sommo artefice di tante nobili opere che fà di cosi vile metallo, come è la terra, accioche da ogn'huomo sia
<pb n="12 verso"/>
<lb/>lodato. Disse Desideroso: Molto mi merauiglio, che vno tanto eccelso, & nobil Sig. desideri che l'huomo lo lodi, perche pur faria vanagloria. Rispose Humiltà. Non è questo, perche esso è perfettissimo, che non ha luogo d'imperfettione, ne fallimento, perche tutta la gloria, la qual ad esso si può dare, non è vana, anzi è proprio sua: & per molto grande che si gli desse, non potria essere tanta quanta esso merita, & però in desiderar esser lodato esso non è vanaglorioso, ma sommamente giusto, & cosi come vuol che ad ogni vno sia dato quello, che è suo: & gli appartiene: cosi vuole che l'honore, & lode sia dato a lui solo; perche se gli conuiene come sommo bene, & però ogn'altro che desidera questa gloria, è vana, & arrobata da quello di chi proprio è, & in questo luoco figliuol mio stà Amor di Dio, il quale mi ha condotto in questo venerabil monasterio.
<pb n="13 recto"/>
<lb/>Come Desideroso ricerca da Humiltà come sia fatta superiore di quel monasterio, la quale rispondendo gli dichiara qual sia il suo marito, come la difende da tre male donne. Cap.IIII.
<lb/>DIsse Desideroso: vi prego madre Reuer. dirmi chi vi ha dato il gouerno di questo nobil monasterio, & di queste vergini? Rispose Humiltà; Sappiate, che quando io entrai in questo monasterio, proposi dentro di me medesima ch'io era l'inferiore, & più dispreggiata di tutte l'altre, in tal modo che io mi teneua assimigliata a gli animali bruti. Et questo l'ho tanto fermo, & radicato dentro al mio cuore, che Dio m'ha fatto gratia, di darmi Desistimatione di me medesima, per mio marito, & mi sono maritata con esso lui, con il quale ho conceputo, & partorito queste vergini, & questo mio marito è quello, che m'ha procurato l'vfficio,
<pb n="13 verso"/>
<lb/>& dignità, nella quale io stò, ben che io non mi reputo di esser degna di tal'vfficio. Molto allegro Desid. di saper la cagione, perche Humiltà era madre di tutte, & riconobbe in se medesimo ch'era vergine di molta virtù, hauedo inteso, che per amor di Dio si era dispreggiata dentro del suo cuore. E gli disse Humiltà. Questo mio marito molto mi è stato fedele, et vtile, e molto mi è stato necessario: perche qui vennero tre male donne, quali portarono molta malitia, & mala volontà, & sono a me molto nemiche: la prima si dimanda Concupiscenza di carne, la qual hà due figliuole, l'vna si dimanda Concupiscenza degl'occhi: l'altra Superbia di vita. La seconda mala donna si dimanda Negligenza con alcune altre figliole. La terza, Malitia con tre figlie: Ira, Inuidia, & Pigritia: Et quest' vltima ha due figlie, cioè Superbia mala: & Giudicio temerario. Et queste mi
<pb n="14 recto"/>
<lb/>danno grandissima battaglia: però subito ch'io vedo venire alcuna di queste presto ricorro al mio marito, per il quale son molto difesa. Disse Desideroso: Ditemi madre, come fatte, quando quelle entrano occultamente, che non ve n'auuertite? Rispose Humiltà: Sempre si veggono: ma alcuna volta si traffigurano, & mutano vestire. Dite in che modo le conoscere: Rispose Humiltà. La bontà diuina per sua gratia ha posto in questa Calletta questa lampada, che vedete d'oglio di misericordia, quale continuamente abbruggia, & stà con questa cordelina, la quale si dimada Guardacuore, il Timor di Dio ha cura di accenderla. Et mentre che questa è accesa, non si possono nascondere, che non siano viste venire da lontano. Et benche mutano vestire: già si conoscono al caminare, & subito comprendiamo da che banda declinano, & però se la lampada si amorzasse, & noi
<pb n="14 verso"/>
<lb/>si trouassimo nelle tenebre: in mal stato faressimo, & però di continuo preghiamo Iddio, che non lasci amorzar questa lampada, acciò che conosciamo noi medesime, & tutte le nostre maleuole perche questo è vn speciale dono di Dio verso noi. Non può entrare vna mosca in questa cella, che per chiarezza della lampada non sia conosciuta. Et quando quelle entrano in questa cella, subito mio marito le sbandisce, & le discaccia fuora, & dopoi non bisogna più hauer timor, eccetto nell'vscir loro, che non entrasse quella mala dona, che stà alla porta aspettando: la quale si dimada Vanagloria; perche se'l portinaro non stà attento, & quella entri, tutti i frutti di casa, & quanto bene habbiamo, ne robba. Disse Desideroso. Ditemi madre Reuer. perche il portinaro non serra ben la porta, che esse non possino entrare? Rispose Humilta: Non è in potestà nostra figliuol mio,
<pb n="15 recto"/>
<lb/>che non entrino, ne potiamo vietare, che non ne dian pena a noi altre: perche non vogliono vbidire a niuno, anzi il Sign. permette ch'entrino per prouarne, & essercitarne, acciò stiamo vigilanti, & non dormiamo, perche altrimenti presto diuentaremo vitiose, & non conosceremo quanta fede osseruamo al Sig. Disse Desid. perche cacciate fuora queste donne, essendo voi altre, tanto benigne, & affabili a ogni persona? Rispose Humiltà, perche sono contrarie, & nemiche all'amor di Dio, per amor del quale noi altre stiamo qui, & nelle cose che sono contra l'amor diuino, non habbiamo triegua, ne amicitia con niuno: perche fin quì è l'amicitia nostra. Molto fù la consolatione qual'hebbe Desideroso vedendo la fedeltà c'hauea Humiltà, all'amor di Dio; gli disse, volentieri vorria che parlassimo insieme, & vorria sapere il modo, che tenete con vostro marito
<pb n="15 verso"/>
<lb/>per cacciare fuora queste male donne. Rispose Humiltà. Per certo desidero, che di quì andiate ben informato.
<lb/>Come Humiltà espone à Desideroso come scacci da se vna delle sopradette male donne chiamata Concupiscena della carne, la sua figliuola Concupiscenza de gl'occhi. Cap. V.
<lb/>Disse duque Humiltà, figliuol mie questo mio marito, mi fa vincere tutte le battaglie, e mi fa star in pace, & quiete & esser Signora di me medesima. Disse Desid. Vi prego madre reuerenda ponetemi alcun essempio per il quale meglio possa comprendere. Rispose Humiltà: Sappiate che quando viene la prima di quelle male donne qual si dimanda Concupiscenza della carne con le sue figlie, io m'arricordo del mio marito, e li dico: Sorella io hò dispregiato me medesima, et sono vna
<pb n="16 recto"/>
<lb/>bestia, duque non debbo desiderare niuna cosa: perche le bestie non desiderano ogni cosa, che vedino, ne desiderano cosa, che non hanno, ne sanno le cose che fanno, se non che pigliano quello, che il suo padrone gli dà: & fanno quanto quello vuole, & per questo si contentano, vanno doue il padrone vuole, ne si procurano cosa alcuna, eccetto che ad ogni cosa abbassano il capo. Et similmente alla figlia di questa mala donna, la qual'è Concupiscenza de gl'occhi, io gli dico Sorella la bestia non è curiosa in tenere belli ornamenti, e bella barba, eccetto tale com'il suo padrone gli la dà, nuoua, o vecchia che fra ne à fastidio, se l'altre bestie vanno meglio in ordine di essa, pur che essa habbia basta da portar la soma, e similmente non desidera hauer altra stalla di quella, ch'il padrone si contenta. Et se il suo padrone se accorge, che si inghiotti il fieno, gli pone al mostaccio vn boccaglio, acciò
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<lb/>si fermi a mangiare. Et se vede che vada con la testa troppo alta, & ventolina, gli pone vn capestro, che li fà tener il capo basso. Et cosi io li dico; sorella in questa parte voglio far come la bestia, à me l'Amor di Dio ha posto vn freno a tal ch'io non mangi, se non quanto mi sarà dato, nè desidero, nè procuro, nè dimando altro eccetto quello che mi è dato tale come sia, ò poco, ò molto, ò buon, ò tristo, ne cerco altro, ne mi voglio impacciare d'altri, et ancora mi ha detto Amor di Dio, che s'io gli voglio far piacer che di quello, che mi farà dato ne pigli molto moderatamente, e con sobrietà. Et ancor mi disse, che quanto fusse al mio desiderio per amor della pouertà sempre desiderasse il peggiore ricapito di tutti. Et in questa fusse la mia consolatione, & allegrezza, quando mi manca alcuna cosa, & però accioche non fusse curiosa di mirar, nè di quà, nè di là, nè portar gl'occhi vaghi, nè il capo alto,
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<lb/>mi ha posto Timor di Dio vn capestro, qual si dimanda Vergogna: acciò mi faccia abbassar la testa, & tener gli occhi fissi, & posti in terra
<lb/>Come Humiltà insegna à Desideroso il modo sopradetto alla seconda figliuola della sopradetta mala donna, cioè alla Superbia. Cap. VI.
<lb/>SImilmente figliuol mio, quado viene la terza donna, qual'è Superbia io gli dico Sorella la bestia non desidera, che sia lodata, ne vuole essere honorata, ne tenuta se non per bestia perche come alla bestia non appartengono tali honori, ne esser bendrattata se non con bastonate, vituperio & trauagli, perche se il suo padrone gli farà molte delicatezze, & carezze, qualche volta gli trarrà delli calci, & si ponerà à giocar col suo padron, & non gli portarà timore, ne riuerenza alcuna perche
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<lb/>il Signor ancor che voglia bene alla bestia: non deue mai farli carezze, ma deue sempre tenere alcuno rigore, & seuerità verso quella, perche altrimente non gli saria conseruata riuerenza, & nel padrone non si conoscere nè humilta, nè benignità, nè affabilità, nè amore: tanto più che quelle carezze niuna vtilità fanno alla bestia, ma deue cercar & trauagliar, che le bestie sian buone, & che caminino bene, & che portino i piedi dritti, più presto che cercar che quelle tenghino esso per buono, nè che lo lodino, nè che stiano di esse contente, perche spesse volte si fa di padrone bestia & della bestia padrone, di modo che il padrone per non hauere quella cura che doueria da occasione alla bestia di pigliar assai più potestà, che non deueria, & cosi a poco a poco s'accorge che'l padrone non osa farla andar se non doue essa vuole, ne ha ardimento di ponergli maggior carico di quello, che
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<lb/>essa vuole portar. Et alcuna volta, che il suo padrone la vuole battere, essa tira calci, & il padrone temendo, che non getti la soma, lo comporta, & cosi il padrone è fatto suddito alla bestia, & cosi dico sorella, che il simile faria io, & però non voglio esser trattata se non come vna bestia; accioche io non pigli superbia di me medesima. Et questo debbono far i mariti, & padri di famiglia.
<lb/>Come Humiltà scaccia la seconda mala donna, qual si chiama Negligenza. Cap. VII.
<lb/>Il simile modo ancora io tengo quando viene l'altra mala doma, quale si domanda Negligenza, io gli dico, Sorella l'huomo non tiene la bestia in casa per dare consiglio, ne per star a piacere, & per ben mangiare, & ben beuere, & darsi buon tempo ma la tiene per i seruigi di casa, & per
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<lb/>trauagliare di notte, & di giorno diligentemente, & le diuenuta padrona il padrone fà vn bastone pungente per castigarla, & cosi è in me, perche l'amor di Dio mi ha fatto vna ponta per castigare me medesima, la quale ponta stà in vn bastone, che non è altro, che la consideratione delli beneficij riceuuti da Dio, come è la creatione, redentione, & continua conseruatione. Et in questo bastone è la ponta di ferro, la quale è la consideratione della sua gran bontà, & misericordia, & io sorella son schiaua di questa casa, & i cattiui, & schiaui non sono per altro, se non per trauagliarsi, per non tornare poltrone, & però continuamente io mi voglio essercitare, a tal che sempre stia occupata.
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<lb/>Come humiltà scaccia da se la terza mala donna, qual si chiama Malitia con il suo figlio Giuditio temerario.
<lb/>Cap. VIII.
<lb/>
<lb/>E Similmente quando viene la terza mala donna, qual si dimanda Malitia, io gli dico, Sorella, la bestia domestica non deue essere braua. ma semplice, & benigna al suo padrone perche se hoggi gli dà vna bastonata gli dà ancora ben da mangiare, & gli procura la paglia, & la biada; & la bestia presto si dimetica del mal passato, & fa secondo la sua facoltà carezze al suo padrone, cosi ancora la bestia non ha inuidia all'altre se sono meglio gouernate, ò nò, se sono più gagliarde, ò nò, & se il suo padrone ama più le altre che se, ma va semplicemente perche sà che portano il carico, & fanno ciò che è necessario, il suo padrone,
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<lb/>quando viene la sera gli darà la parte sua della biada come alla migliore bestia sedendo la sua conditione, ne ancora stima se le altre poco caminano, ne se vanno per buon camino, & non pensa di giudicar le altre, eccetto che attende a caminare, & fare il suo camino, ma pur quando vede che alcuna gli passa dinanzi, essa ancora si sforza di caminare, accioche vada con quelle che vano innanzi, & non si ferma a marmorare delle altre, ne dir male del suo padrone, ne d'altri: ma solamente ha cura di se medesima. Et cosi ancora al figlio della detta mala donna Malitia, qual si dimanda Giudicio temerario, io gli dico, Sorella, la persona, che è schiaua, & cattiua non deue giudicare, ne disprezzare il suo padrone, perche a' cattiui non appartiene, eccetto seruire, & non più, e deuono essere molto benigni, & humili, & comportare il suo padrone, & cosi voglio
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<lb/>farei io, che non voglio pensare, ne giudicare niuna persona, ma di tutte presumere bene, & non male, perche, cosi ho promesso al mio Signore, qual è amor di Dio. Et questo dice humiltà che per la gratia di nostro Signore, & aiuto del suo marito ha hauuta vittoria di tutti i suoi nemici, & è fatta Signora di se medesima, che per certo è gran cosa.
<lb/>Come Desideroso con licenza d'Humiltà accompagnato dalla serua Nonmifidaniente visita tre figliuole d'Humiltà, informossi della conditione di ciascuna Cap. IX.
<lb/>HAuendo il detto Desideroso ascoltate le parole d'Humilta, sente in se grandissima consolatione del suo parlare, & disse. Reuerenda madre adesso per esperienza vedo quello che spesso haueua vdito; Humiltà contiene
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<lb/>in se ogni virtù, pace, riposo, consolatione, & allegrezza, perche senza queste conosco l'altre virtù esser niente, però vi prego mi diate licenza ch'io possa parlare à queste vostre figliole, perche molto desidero poterle conoscere. Rispose Humiltà: Molto mi piace, & mi contento, che pargliate con tutte, & disse alla sua serua. Nonmifidaniente? Và, & mena questo padre per tutte le celle, & mostrali tutte le monache; & cosi si licentio da Humiltà: & la serua il meno alla prima figliola di Humiltà, qual si dimanda Confessione di se medesima, la quale con molta allegrezza riceuè Desideroso, & lo fece sedere appresso di se, & assentato che fù al lato della Vergine, disse: Dite mi Dozella, quale è la vostra conditione? Rispose: La conditione mia è, che quando mi voglio consolare, piglio la presente serua di casa, Nonmifidaniente, & dopo vado in sua compagnia, &
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<lb/>volontieri confesso con essa quella ch'io sono, & tale, come mi conosco, & tale come mi vedo. Molta consolatione hebbe Desideroso con la figlia d'Humiltà perche era molto nemica di bugie, fintioni, hipocrisia, & da quella pigliò la licenza, & andò alla cella della seconda figliola, la quale hauea nome Desiderio di essere dispregiata: Et dopo la salutatione gli disse; Ditemi Donzella che conditione è la vostra? Rispose la sua conditione è desiderare essere dispregiata, & vituperata, & essere tenuta per vile, & poco stimata, che di me non si facesse caso alcuno, & desidero cose vili, pouere, & dispregiate dalle altre persone; Et detto quello per amor di Dio. Molto si maraiuiglio Desideroso, hauendo inteso, che desideraua essere dispregiata & tenuta vile, perche quello è contrario à tutta la natura humana, & la tenne per molto virtuosa, hauendo detto,
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<lb/>che lo faceua per amor di Dio, & pigliò licenza da essa, e andò all'altra sorella, la qual si dimandaua Allegrezza per esser dispreggiata, & quella molto volontieri lo riceuè, & lo fece assentare appresso di se Disse desideroso. Ditemi, che conditione è la vostra? Rispose quella, io m'allegro quando son dispreggiata, & vituperata, & beffata come persona di poco valore, & tutto gito per amor di Dio. Delle quali parole molto si marauiglio Desideroso per la virtù di questa Vergine, & gli disse: Ditemi donzella come potria io peruenire alla vostra virtù, perche io vedo in me tutto il contrario, perche com'io son mal trattato, & vituperato & beffato non mi allegro, ma più presto m'attristo, & stò di mala voglia. Disse la donzella. La cagione è, perche non tenete in voi alcuna humiltà, la quale, consiste principalmete in non fare niuna stima di se medesimo, benche l'huomo
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<lb/>fusse di qual si voglia gran conditione. Et ancora la cagion'è, che voi state molto pieno di amor di voi medesimo, & dell'estimatione propria, perche se non fusse questo, voi non attendereste à queste cose per molto grandi che vi potessero, ne vi riputareste di cosa alcuna, ma poiche il nostro Signor vi ha condotto in questo monasterio, state bene attento, che vi si muterà volontà, & tornerete vn'altro di quello che sete, se pur voi volete & vi disponete, & attendete à questo, perche sappiate, che mai potete trouare Amor di Dio, eccetto caminando per questo camino.
<lb/>Come Allegrezza di essere dispregiato, informò Desideroso del modo di peruenire alla sua virtù. Cap. X.
<lb/>DIsse Desideroso? Eccomi apparecchiato a far tutto quello, che
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<lb/>voi mi ordinate. Disse la Vergine. Allegrezza di essere disprezzata. Se voi volete hauere la mia virtù è necessario, che primieramente vi poniate dentro il vostro cuore questa mia sorella che hauete prima vista, che si dimanda Desiderio di essere disprezzata; & che continouamente pensate col vostro intelletto in voi medesimo, & dite: Io delibero da qui innanzi Desiderar essere dispregiato per amor di Dio, & legate questo desiderio dentro nel vostro cuore con vna corda d'oro molto stretta, & cosi a poco a poco sforzandoui potrete conseguir la mia virtù facendoui accorto, che non vi merauigliate se ne' principij sentirete repugnanza della vostra volontà, perche sempre il principio è più della meza opera, & cosi in poco tempo vi verrete a vincerui, & allegrarui quando alcuno vi farà conoscere che sarete dispregiato, & sbaffato, & sappiate; che
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<lb/>niuno può esser veramente humile se non è giusto, & quello che non tiene desiderio di esser dispregiato non è giusto, perche non desidera quello che è suo essere. Disse Desideroso: Datemelo ad intendere: perche all'huomo non appartiene se non disprezzo, & vituperio? Rispose la Donzella, Certa cosa, è che l'huomo da se medesimo non è altro che vna cosa mala, come mostra l'esperienza cottidiana secondo tanta diuersita de vitij, & diffetti, che continuamente per se commettono, & se pure tiene qualche virtù, ò santità, non è sua, perche per poco che sia è di Dio: dal quale dipende tutto il bene, & la miseria è propria dell'huomo, & però non deue desiderare d'esser lodato, ne stimato, perche tutte le cose degne di lode solo si deuono attribuire à Dio nostro Creatore, come à cosa perfettissima, & cagione di tutto il bene; all'huomo appartiene essere disprezzato,
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<lb/>& vituperato, come cagione di tutti i mali, & per questo da persona per santa che sia, giustamente è tenuta desiderare disprezzo, quanto più iniquamente fà la persona, che non ha tal gratia, & desidera, e procura le gra di lodi, & riputatione da' simili di se, & però grandissima confusione, & dannatione delle pouere anime loro, e non credete, che faccia gran cose l'huomo riconoscendosi per gran peccatore, & miserabile, & desideran d'esser disprezzato, perche fà quello che deue, & è obligato fare. Molto contento Desideroso del parlare della Vergine, gli disse. Fatemi gratia di dirmi in che modo mi potria indurre à questo nuouo, & santo desiderio. Rispose la Donzella. Padre due cose sono quelle che vi possono condur a questo. La prima è l'amor di Dio. La seconda è quel santo proposito chiamato Disprezzo di se medesimo, qual'è marito
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<lb/>della nostra reuerenda madre Humiltà.
<lb/>Come allegrezza dee esser dispregiata da un modo desideroso per fare molto profitto nel monasterio di Humiltà. Cap. XI.
<lb/>DIsse la Vergine. Se voi fate quel che vi dirò, potrete fare molto frutto in questo nostro monasterio, & più facilmente conseguire la nostra virtù. Disse Desideroso. Io farò con assai piacere quanto voi mi comandarete Rispose la Vergine, Padre è necessario, che fate vn presupposito dentro il vostro intelletto, che Amor di Dio qual voi tanto amate, & desiderate, non habbi per tutto il mondo il maggiore, & più peruerso nemico, & che più contrario gli sia ch'il vostro corpo, & però douere continuamente escogitar con l'intelletto vostro, & dire
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<lb/>cottidianamente. O anima mia, vediamo come in questo giorno ti disponi à resistere, & repugnare à questo tanto gran nemico del tuo Creatore; come sei pronta in questo giorno à desiderare di esser disprezzata, beffata, & confusa, & in questo douete essercitarui tutto il giorno con sforzarui restare vincitore di voi medesimo. Et come viene la notte direte il simile. Vediamo anima mia, che vittoria hai hauuto in questo giorno di questo nemico del tuo Signore, in che modo hai desiderato esser confusa, & sbaffata, & tenuta vile. Come hai mirato di non perdonargli cosa alcuna, come gli sei stata crudele, & persecutrice in tutte le cose, & cosi discorrendo con l'aiuto di nostro Signore facendo questo, Reuerendo padre, sappiate ch'ancora, che nno habbiate grande essercitio per ridurui in grande humiltà, & perfettione, se questo voi farete per adesso
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<lb/>bastarà. Ma se volete perseuerare, in essercitarui contro questo nemico, perche questo vi condurrà al vero desiderio di desiderarè d'essere disprezzato, & tenuto vile, & come alcuno vi dirà o farà secondo il vostro desiderio, cioè essere disprezzato, all'hora tenerete la mia perfettione, & allegrandoui essere disprezzato, & tenuto vile, & ingiuriato, rendete gratie al nostro Signore, il quale vi ha vendicato da questo suo maluaggio, & peruerso nemico. Molto restò consolato Desideroso dello buon ammaestramento della vergine, & pigliata licenza andò ad vn'altra cella, doue staua vn'altra Donzella figliuola d'Humiltà, il nome della quale è Semplicità.
<pb n="25 verso"/>
<lb/>Come Semplicità narra la sua conditione & ufficio à Desideroso, cioè come custodisce due gioie, & risponde à molte interrogationi da lui fattegli. Cap. XII.
<lb/>SEmplicità riceuè Desideroso con molta allegrezza, & lo fece assentar appresso di se. Et disse Desideroso, Ditemi Donzella quale è la vostra conditione. Rispose Semplicità: La mia conditione è, che con ogni huomo io vado semplicemente, cosi come s'andass' innanzi al mio Creatore, & di quanto vedo, & intendo, non penso alcuni mali, eccetto che credo, che tutto è bene, & santamente fatto, non ho mai suspitione di alcuno, eccetto di me medesima, perche per tutto il tempo io mi tengo per sospetta, & sto vigilando sopra di me con vn'occhio di prudenza, il quale sempre porto aperto, perche meglio possa
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<lb/>da me diuidere il male, accioche la nostra reuerenda madre Humiltà sia bene accorta. Disse Desideroso. Come senza l'occhio di prudenza non faria bene accorta? Rispose la vergine: Non, perche la semplicità senza la prudenza non vale niente & io ho tre cose con le quali è necessario che vada semplicemente. La prima è nel pensare. La seconda nel parlare. La terza nel operare, perche non mi piace l'operar le cose belle, ne pinte, ne curiose, ma semplici, perche l'operare le cose semplici molto conserua il mio cuore in humiltà, & il contrario è pericoloso che non mi tiri a vanità, & curiosità, le quali mi cacciariano dal monasterio. Disse Desideroso: Et quale è la cagione perche vi cacciariano dal monasterio? Rispose la Donzella? Io ve la dirò: Padre reuerendo sappiate, che nostra madre mi ha posta quiui, & m'ha dato vfficio, &
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<lb/>ordinato, che non faccia altro ben eccetto che guardar due pietre pretiose, quali sono Purità, & Innocenza che sono di tanta virtù, & valore, che non si potria dire, perche per hauere queste pietre pretiose fu edificato, & construtto questo monasterio. Et quante ne sono per questo deserto, tutto ciò che fanno, & in questo monasterio si fà per conseguire queste due gioie, & ben guardarle, & però se si lascia entrare per la porta del cuore, della bocca, ò dell'opera la curiosità, & vanità, quelle se ne portano le gioie, & però se alcuna del monasterio non ordina tutto quel che pensa, dice, & fa in hauer queste gioie, non sà quel che si faccia. Vdendo Desideroso le parole della Donzella, disse: Ditemi, che volete far voi di queste margarite, & massime, che voi altre sete pouere, & però state a pericolo, che auaritia non entri in voi altre. Rispose la Donzella. Noi
<pb n="27 recto"/>
<lb/>non ci poniamo a pericolo di auaritia, perche ancor che in amare, & desiderare gli altri beni temporali, che sono per il mondo, vi può essere, & è inganno & di fatto passa pericolo di auaritia, & specialmente secondo il fine per il quale s'amano, & desiderano; ma in amare, & desiderare, & possedere queste due gioie, cioè Purita, & Innocenza non possiamo essere ingannate, la cagione è che tutto si fa puramente per hauere Amor di Dio, nella quale, non si può attacare tigna di mala intentione, come si fà in altro bene, perche purità, & innocenza stanno occulte dentro il segreto del nostro cuore, & niuno sà doue sono, eccetto quello che le possiede. Disse Desideroso. Come non vi può posare tigna, e se quello che tiene dette gioie (Purità & Innocenza) le mostra di fuori? Rispose la Donzella. Non, perche quello che le mostra, & vuole ch'altri le veda,
<pb n="27 verso"/>
<lb/>non tiene quelle pietre pretiose, perche apprendo la porta per mostrarle non essendoui, il portinaro, che è rimouere di Dio, Vanagloria che sta aspettando alla porta, ce le rubaria, & però molte volte il Sig. le nasconde a quello medesimo che le tiene, accio che Riputatione, & Presontione, le qual vanno nascose dentro il nostre Cuore, non ce le rubbano, & allhora si tengono meglio, & piu segrete.
<lb/>Come Semplicità richiesta da Desideroso gl'insegna il modo di acquistare le sudette pietre pretiose, & acquistate conseruarle, & come si perdino. Cap. XII.
<lb/>CON grandissima attentione, & allegrezza ascoltaua Desideroso Semplicita, & gli disse. Gran piacere ho pigliato Donzella nelle vostre parole & per carità vi priego, ditemi,
<pb n="28 recto"/>
<lb/>in che modo si potriano acquistare queste pietre pretiose, & dopò acquistate in che modo si potriano conseruare, & in che modo quelle si possono perdere? Disse la Donzella. Vi darò prima il rimedio per hauerle; & dopò hauute conseruarle: & questo è fuggire, & serrare la porta di Concupiscenza: perche nella molta conuersatione, & in molto parlare, & molto ascoltare, non si ponno ben guardare, se non con grade difficultà. Et sappiate, che la nostra anima, è come la cera: la quale quando è impressa di alcuno sigillo, per forza resta signata di quello che di sopra vi è posto nel sigillo. Il simile è del vaso, nel quale si mette la pece, ò altra simil cosa, è difficile a non restare imbrattato della pece, & però stanno in solitudine & in silentio serà in questo nostro monasterio, ancora che la nostra Reuerenda madre ne facci fare hor questo, hor quello esercitio, & andare di quà & di
<pb n="28 verso"/>
<lb/>là, per il che siamo forzate di vedere, & intender molte cose, & ancora parlare. Nientedimeno chi non vuole perdere dette gioie: cioè Purità, & Innocenza, è necessario, che porti Semplicità a lato, che venendo meco non temo di perderle, benche vada per tutto il mondo, perche la Semplicità è quella che porta ogni cosa à suo fine, & scusa tutte le cose. Disse Desideroso. Pregoui Donzella che mi poniate alcuno essempio, accioche meglio possa intendere, quello che m'hauete detto, & meglio mi possa capire. Rispose la Donzella mi marauiglio assai di voi, che sete persona di tanta poca capacità, & ingegno, che secondo io vedo vi ho da cibare, con queste mie mani disse Desideroso. Non ve ne marauigliate, perche alle persone semplici, & di poca capacità, come sono io, molto gioua la pratica, & gli essempi. Rispose la Donzella, ve lo dirò, chi
<pb n="29 recto"/>
<lb/>vuole in tutte le cose conseruare Innocenza, & Purità, quali sono fine immediato delle virtù, con le quali si consegue l'vltimo fine, cioè Amor di Dio, & perfetta carità, è necessario, che sopra tutto ciò che vedrà, metta Semplicità in l'occhio dritto, & se l'occhio sinistro vorrà mirare con concupiscenza, desiderando alcuna cosa, ouero giudicando temerariamente male del prossimo, deue porre quello desiderio, & mal desiderare all'occhio dritto, che è Semplicità, non desiderando, ne giudicando mal del suo prossimo: disse Desideroso: ditemi Donzella, come si mirano tutte le cose con l'occhio di Semplicità? vi prego datemi alcuno essempio. Rispose. Padre à voi è necessario, che tutte le cose che vedete, fate che siano con vno semplice studio, & pensate, che tutti gli huomini, & donne del modo Religiosi, e Religiose siano Angeli, & figliuoli del nostro Creatore,
<pb n="29 verso"/>
<lb/>che tutte le creature siano organi, & instromenti con gli quali il nostro Signore continuamente è lodato, benedetto & honorato, & per questo sono create, & cosi quante ne vedrete del vostro prossimo con l'occhio dritto (cioè con semplicità) Rescuserà, & conforterà, & quante creature vedrete, le quali il nostro occhio di concupiscenza è inclinato a desiderare, esso ne lodarà il Creator di tutte, & dirà dentro di se. Io non voglio desiderare questa creatura; perche'l Signore non l'hà creata per me, ne ch'io l'habbia da desiderare; ma che in quella conosca la infinita bontà, & opera di esso nostro Creatore, che con quelle l'habbia da lodare, amare, & benedire, & non ch'io l'habbia da desiderare, ne giudicare: Et similmente in tutto quello che farà, o dirà, piglime al suo lato, & meco faccia ogni cosa, & similmente ancora quando parla, disse Desideroso. Come?
<pb n="30 recto"/>
<lb/>non è fatto semplicemente tutto quello che l'huomo pensa fare semplicemente, come si voglia, che sia? Rispose. Non padre, perche non tutto quello, che fà, & dice l'huomo fa semplicemente, perche molte volte è al contrario, che sono fat a grossamente, & con poca discrettione, perche quando la persona fa, o dice debitamente con le circostanze del tempo, longo, & modo, & pensa secondo le di fare bene, se l'huomo le fà allhora, o le dice puramente, per Amor di Dio, & per vtilità del prossimo, o della communità, & questo è venir meco Semplicità. Quanta, & quale fusse la consolatione c'hebbe Desideroso del parlar di Semplicità, & dalla sua dottrina, non bastarian molte lingue à 'poterlo esprimere. Et pigliata licenza da Semplicità, andò alla cella dell'altra figliuola d'Humilta, qual si dimanda pouertà.
<pb n="30 verso"/>
<lb/>Come arriuato Desideroso alla cella di Pouertà parla seco di molte cose circa l'ufficio suo, & d'indi andò alla cella d'Vbidienza. Cap XIIII.
<lb/>POuertà riceuè Desideroso con grand'allegrezza, & consolatione, & fecelo sedere appresso di se. Disse Desideroso, Grandissimo piacere tengo stare in vostra compagnia, la cagione è, perche questo Signore, ch'io vado cercando cioè Amor di Dio, ho inteso, che molto vi ama, & però vi priego a dirmi la vostra conditione. Rispose, padre la mia conditione, è questa, Ch'io non tengo niente, ne voglio tenere cosa alcuna, ne desidero tenerne & tutto questo per Amor di Dio, il quale molto mi ama, & io lui: Et perche son certa fargli seruigio però mi contento non tener cosa alcuna, disse Desideroso: Ditemi in che è la vostra consolatione,
<pb n="31 recto"/>
<lb/>& in che cosa vi allegrate? Rispose: La maggiore allegrezza, consolatione, bene, & ricchezza non posso trouare al mondo, che non tenere cosa alcuna, & esser pouero, & tutto questo per amor di Dio. Molto restò marauigliato Desideroso, & disse, perche ho inteso, che questo monasterio l'ha fondato, & fatto il più ricco, potente, & benigno Signore che sia al mondo, come comporta, & vuole che quà stiano persone si pouere, & mendiche? non posso pensare che seruigio gli facciate voi con questa pouertà. Rispose la vergine. Quel Signor che ha fatto questo monastero, è Signore di tutto il mondo & tiene tutto il thesoro nel mondo nelle sue mani, & però vuol che noi siamo pouere, accioche il nostro amore non lo poniamo in cose transitorie, & fragili, come sono tutte le cose di questo miserabil mondo, ma solo in esso, come in nostro sommo
<pb n="31 verso"/>
<lb/>bene, acciò che il cuor nostro sia franco, & libero senza tristitia, ne cupidità delle cose che si stimano prospere, & auuerse in questo fragil mondo. E per questo vuole, che solo l'anima nostra stia riposta, senza alcuna angoscia, ma sempre allegra in esso sommo bene, & tutto questo per amor, suo il quale è tanto delicato, che'l cuore, doue esso si pone, vuol che sia luogo solitario, & tutto quieto: disse Desideroso, ditemi quale è la maggiore consolatione, che vi dij questa virtù di pouerta? Rispose la Donzella. La maggior consolatione che mi dij è, che sempre stò contenta di quello che tengo: & per poco, o niente che sia mi tengo per contenta, & ricca: disse Desideroso; Che vtilità hauete di questa pouertà; Rispose la Donzella; La maggior vtilità che io tengo, è la quiete, & riposo del spirito, & però è molto amata perche separa da noi tutte l'altre
<pb n="32 recto"/>
<lb/>ansietà, e sollecitudini mondane, & ne fa stare con molta quiete, & libertà per fare l'vfficio, per il quale è creata ogni persona: : cioè per amare, lodare, & benedire Dio, & però la virtù della pouertà del spirito, consiste più in dilungar il cuore da questo mondo che in altro: disse Desideroso, quale è la maggior virtù che voi tenete? Rispose. La maggior virtù, che io tengo è, che per l'Amor di Dio non voglio tenere cosa alcuna propria, ne comune, & questo, è la maggior perfettione ch'io tenghi. Et questo, è il più sicuro camino ch'hoggidì si possi tener in questo mondo. Et la cagione è, che è molto rifreddato ne' cuori nostri l'Amor di Dio, & cresciuta la malitia, & l'affettione alle cose ricche & sontuose, per le quali con molta difficoltà può l'huomo correggere, & rafrenar la volontà, che non si possa ad amare disordinatamente, ò poco, ò
<pb n="32 verso"/>
<lb/>assai, che è contra me Pouertà. Et perciò deue l'huomo allontanare il fuoco dalla stoppa, & tutto questo per l'Amor di Dio, perch'esso è stato quello c'ha molto predicato, & osseruato me Pouertà in questo mondo. Et in questo son molti che c'ingannano: perche pensano non hauere affettione a niuna cosa, ma si è visto per isperienza, che molti restano contenti d'esser nominati poueri, pur che non gli manchi cosa alcuna, & non pensando nel nostro Creatore, Signore di tutte le cose, al quale non poteua essere d'alcuno impedimento le ricchezze se l'hauesse voluto, & nientedimeno esso ha voluto tener la più alta, & profonda pouertà, che nel mondo potesse essere, come è in esperienza, che ha voluto nascere in luogo non proprio, & posto in panni poueri, ne volle hauere casa, ne habitatione, ne su la santa Croce hebbe luogo, doue reclinasse il suo santo
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<lb/>capo. Volse che'l suo corpo fosse posato in sepolchro alieno, & tutto per essempio di noi altri, & cosi gli è stata conforme la sua benedetta Madre, & discepoli, & tanti altri habitatori della celeste patria, & però padre reuerendo considerate quanto è da stimare, e tenere cara, e quanto e grande la mia virtù. Molta fu la consolatione, quale hebbe Desideroso della buona dottrina di Pouertà, e pigliata licenza andò ad vn'altra cella della altra vergine, qual si dimanda Vbidienza.
<lb/>Come Vbidienza gli narra la sua eccellenza, & come è necessaria per scacciare vna pessima donna chiamata Propria volontà, & come s'vbidisca perfettamente. Cap. XV.
<lb/>VBidienza riceue con molta allegrezza Desideroso, il qual salutandola come vergine di molta lode, &
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<lb/>amica di Amor di Dio, ancor volendoli basciar la mano, la Donzella non volse comportarlo, perche non gli piaceua esser cosi honorata. Disse Desideroso. Ditemi Donzella, qual'è la vostra conditione? Rispose, La mia coditione, è spropriarmi della propria volontà, & sottomettermi, & cattiuarmi alla volontà de' nostri prelati, perche tenete per certo, che ne a voi che sete Religioso, ne a me, che stò in questo monast. farà profitto la virtù di Pouertà, se non fosse in noi questa mia virtù di vbidienza. Et la cagione è, perche è più nobile cosa renontiare la propria volontà, e farsi schiauo, che non è renontiare le cose temporali; perche tutta la perfettione della vita Religiosa, è l'abnegatione della propria volontà. Et però padre mio reuerendo, se volete trouare questo Signore, ch'andate cercando, studiate quanto vi è possibile di rinontiare la vostra volontà in mano delli prelati, alli
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<lb/>quali è data la potestà, disse Desideroso. Molto mi piace praticare con voi per vedere la vostra grande perfettione, perche facilmente le persone renontiano le cose temporali, ma molto è difficile negare se medesimo, et la propria volontà, si come voi fate, & è cosi per certo ditemi virtuosa Donzella, in che potrei conoscere ch'io tenga questa virtù di vbidienza tanto nobile? Rispose la Donzella, padre in due cose lo potrete conoscere. La prima è quando voi farete con molta allegrezza tutto quello che vi farà comandato dalli vostri prelati, perch'io faccio la volontà della nostra madre reuerenda Humiltà, perche son certa, che tutte le cose ch'essa mi comanda non sono contra l'Amor di Dio, anzi non è per l'Amor di Dio, & credo che tutto il comandi, & voglia esso nostro Signore, & però il merito della vbidienza, è meglio che'l sacrificio delle altre cose, perche
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<lb/>che niente è tanto accetto ad esso come I'vbidienza santa. Et più gli piace vna semplice vbidienza, che tutte l'alte virtù. Et questo è il più sicuro, & dritto camino, che possa essere. Et per questo, è necessario, che voi, il quale volete trouar Amor di Dio, vi donate tutto ad vbedire. Et come sentirete la volontà della superbia vostra, pensate che è contra la volontà di Dio, & però non tardate a fare la santa vbidienza, perche cosi faccio io, & in qual si voglia cosa mi comandi la vostra reuerenda madre, molto presto vbidisco, lasciando tutte l'altre cose, & non solamente comandandolo, & dicendolo essa, ma ancora conoscendo la sua volontà, & non aspetto che mi sia detto. Et cosi è necessario che fate voi, se volete trouar Amor di Dio proponendo sempre nel vostro cuore, voler diuotamente vbidire, perche per difficile, che sia cosa uenendo con voi questo cane, che menate,
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<lb/>cioè Bona volontà, la casa che vi parerà impossibile serauui facile a fa re. La seconda cosa padre mio nella quale conoscerete, se m'hauete al vostro lato, e quando voi non vorrete, ne farete cosa niuna per vostra propria volontà, ne autorità, ma solamente quello che vi farà comandato, perche molte volte viene contra di noi vna mala donna qual si dimanda la propria Volontà, & quella ne conduce molti a perdere, & specialmente quelle persone che la vogliono seguire, & però se voi volete fuggire, & entrare tal perditione: leuate questa mala donna da voi, & se questo farete non dubitare di cosa alcuna. Et auuertite che la proprietà di questa mala donna è, che qual si voglia bene; o altra cosa ch'è huomo fà, quando è fatto per la propria volontà, quella opera non è buona, con digiuni, discipline, astinenze, portare cilici, & altri trauagli corporali (simil'
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<lb/>cose facendosi per propria volontà, e non per la volontà di superiori) non è virtu, & di questo ne hauemo l'essempio del nostro Redentore, che non venne a far la sua propria volontà, ma del suo Padre eterno. Et però è necessario, che voi facciate la volontà del vostro superiore & padre spirituale, cioè del Prelato, & in questo modo trouarete Amor di Dio di quanta giocondità fosse pieno. Desideroso non si potria esplicare, & massime che tal dottina gl'era molto necessaria per essere Religioso, & per questo reputò la Donzella di molta perfettione, & referitogli molte gratie della grande sua perfettione; andò per visitar l'altra figliuola di Humiltà la quale era l'vltima, & il suo nome è Castità
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<lb/>Come Desideroso fù sodisfatto intorno alle dimande, che fece à Castità circa la sua conditione, & di suo marito, & seruo, & de molt' altre cose.
<lb/>Cap. XVI.
<lb/>CAstità riceue con molta cortesia Desideroso, gli fece molta riuerenza, perche sapeua, che Amor di Dio molto l'amaua, disse Desideroso: Donzella di gratia ditemi quale è la vostra conditione? Rispose Castità, sappiate ch'io son figliuola d'Humiltà, & tengo per marito vn Signore che si dimanda Guardacuore, & tengo due serue, vna si dimanda Astinenza, l'altra Vergogna, perche le cose speciali per guardar Castità sono Astinenza, & Vergogna: & sappiate che mio marito tiene vn seruo, il qual si dimanda Guarda sentimento. Et questo seruo non si parte mai da mio marito, il quale seruo porta seco tre cose. La
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<lb/>prima è vn freno. La seconda è vna pietra. La terza è vn seraglio: della quale cosa Desideroso restò molto ammirato, e gli disse ditemi, che cose son queste, & in che le adoprate? Rispose. Questo seruo di mio marito ve ne darà piena notitia, disse Desideroso al seruo, ditemi in che adoperate questi instrumenti? Rispose, padre questi instrumenti sono per mio padrone, il quale si dimanda Guarda cuore. Et sappiate, che questo freno è per domare vna bestiola, che tiene il mio padrone, la qual (benche sia di poca statura) se essa disfrena, & si discioglie, ogni huomo gitta per terra, & fa molto male, & non basta a rafrenarla altro che Timor di Dio, quale è il nostro portinaro, disse Desideroso, come si dimanda questa bestiola? Rispose il seruo, si dimanda Lingua, perche la Lingua è picciolo instromento, & molto grande, assimigliato al fuoco, il quale
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<lb/>(benche sia poco) abbruggia molto cosi è questa lingua, perche la morte, & la lingua stà in suo potere. Et sappiate, che questo serraglio non è per altro se non per serare la porta di questo monasterio, accioche le monache non se ne vadino; perche se non serrasse la porta con questo serraglio, non si teneria quiui dilettione alcuna, disse Desideroso. Che cosa è questo serraglio? Rispose il seruo. Il suo nome è Silentio, perche del Religioso che non tiene silentio, vana è la religione, perche il silentio non è mai contro Amor di Dio, anzi sempre egli è in suo aiuto. Et similmente questa pietra che io porto meco è per chiudere vn buco, che stà di fuor del monasterio, qual si dimanda vdito, accioche non entrino i ladri, perche s'io non tenesse questa pietra appresso, tutti restaressimo perduti. Et questa pietra è Giesu Christo nostro Redentore, la consideratione
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<lb/>del quale sempre deue star all'orecchie del nostro cuore, accioche da niuno siano offese. Et questo velo, qua le io porto, è per coprire l'occhio manco, che non è altro che la sensualità, perche lo occhio dritto non è necessario coprirlo, perche è Semplicità, la quale non porta male nel nostro monasterio, ma sempre vtilità, ma l'occhio manco di sensualità è molto più presto a penetrare, che non è il dritto, & però è necessario coprirlo con esto velo, perche è molto maligno, e fa in questo nostro monasterio molto male, perche vi fa venire due male donne, le quali sono molto nemiche della mia patrona Castità, disse Desideroso. Chi sono queste due male donne? Rispose il seruo Guarda sentimento. Vna è Concupiscenza, e l'altra è Mal giudicio, le quali fanno fuggire Amore di Dio, & il cacciano del nostro monasterio, & per questo io tengo l'occhio
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<lb/>sinistro di sensualità coperto; ancora che io il tenga aperto, non vede niente ancora che alcuna volta io mira in quà, & in là, non vi essendo la concupiscenza, & porto questa pietra del Silentio in bocca, ancora che mi si dica esser muto, non ne faccio stima, per che non voglio parlare per l'Amor di Dio, disse Desideroso, ditemi per carità, che seruigio fate al vostro padrone per tener silentio? rispose; Molto gran seruigio gli faccio, perche per queste porte dell'vdire, & parlare si perdono le pietre pretiose, delle quali vi parlo Semplicità, figliuola della nostra Reuerenda Madre, le quali pietre, cioè Purità, & Innocenza essendo guardate dalla nostra patrona Castita, stanno molto sicure, quali pietre sono molto defensiue, & singolari per guardia della Castità virginale. Il stato della quale è altissimo, & cosi ancora sono difensiue a guardare la Castità viduale
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<lb/>che non è tanto alta, & per la congiugale, che è l'inferiore. La perfettione delli quali stati si mostrerà nella mercede loro, che il nostro Redentore darà occasione d'essi.
<lb/>Come la serua Nonmifidaniente mostrò un bellissimo albero à Desideroso, gli fece pigliar de' suoi frutti, & l'indrizzò nella via per trouare Amor di Dio, dandogli sufficiente & necessaria compagnia.
<lb/>Cap. XVII.
<lb/>DEsideroso hebbe molta consolatione per conoscere la compagnia di Castità, & pigliata licenza dalla Donzella se n'vscì fuori, & disse alla serua, che l'accompagnaua. Ditemi per carità, hauete alcuna altra cosa quà in questo monasterio, che io non l'habbia veduta? Rispose Nonmifidaniente. Padre si bene, però hauete ben considerato quello che quiui hauete
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<lb/>veduto? se'l porrete in essecutione compiutamente, v'assicuro che vi bastarà per trouar Amor di Dio, però per vostra consolatione vi mostrarò vn albero, che teniamo in questo monasterio molto singolare; che i suoi frutti sono pretiosissimi, & pigliato Desideroso per mano il condusse doue era quello albero: Restò Desideroso molto ammirato della nobiltà, & eccellenza dell'albero; & molto più della virtù della perfettione de'frutti. Nel qual albero eran due sorti de frutti. Disse Desideroso: ditemi per charità, come si dimandano questi frutti di questo bellissimo albero? Rispose la Donzella, Padre questi frutti noi altre li nominiamo vno Diffidenza di se, & l'altro Confidenza di Dio. Et sappiate per certo; che quelli che vengono in questo monasterio, & non gustano, & non ruminano bene questi frutti; poco gli gioua essere venuti in questo
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<lb/>luogo di Humiltà, con gli quali frutti fa la Humiltà; che l'huomo non habbia confidenza, eccetto che solo in Dio. Disse Desideroso, Fatemi gratia Donzella di darmi di questi frutti poi che sono tanto preciosi. Rispose, mi piace: mangiate a vostro piacere del primo frutto quanto volete, & potete, per fin che siate satio, e non dubitate, perche non può far danno ma assai vtile. Dell'altro frutto farete in questo modo che vi dico. Pigliatene quanto vi sia possibile portare in mano, & nelle maniche del vostro habito, perche sono di assai capacità; & questi vi basteranno per infino a tanto che trouarete Amor di Dio, qual voi tanto desiderate. Molto compiutamete mangiò Desideroso de frutti dell'albero della diffidenza di se portandosi nelle mani, & maniche quella quantità che porena del secondo frutto, il quale è Confidenza di Dio, per il camino, per
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<lb/>il quale doueua caminare, & disse alla vergine, Fatemi gratia di mostrarmi quella via che m'hauete detto; per la quale possa più presto trouare Amor di Dio. Rispose la Donzella: molto di buona voglia vi mostrarò questo camino, perche (secondo ch'io vedo) voi farete molto bene instrutto quiui, e state apparecchiato, & dispostò per caminare per trouare Amor di Dio, perche dubito molto che per non sapere voi il camino, per esserui molte altre varie vie, & luoghi deserti, nelli quali habitano ladri, & similmente certi animali velenosi, & pestiferi, credo sarà bene che non vi confidiate, solo nel vostro cane per buono, che sia, ma per vostra sicurezza, vi darò vna buona compagnia di questo nostro monasterio che vi condurrà in luogo sicuro disse Desideroso. Donzella, poiche tanta carità, m'hauete, datemi quella che meglio vi pare: accioche
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<lb/>non mi perda per questo camino, poi che è cosi pericoloso. Rispose la Donzella, pigliateui il nostro portinaro Timor di Dio, & se volete che non vi bandoni mai menate con voi vna sua figliuola, che si dimanda santa Vergogna, & per non perderla dategli vna buona viuanda, che la farà stare sempre con voi, che si dimanda Sursumcorda, che dandogli spesso di questa pretiosa viuanda, non la perderete mai. La seconda compagna che voi menarete serà Semplicita, & con queste andarete molto sicuro; auuertendoui, che se per auuentura perderete Timor di Dio, & la Semplicità, non lasciate il vostro cane Buona volontà, perche se gli darete mangiar di questi frutti, che voi portate, di confidenza di Dio, esso vi aiuterà a trouare, & ricuperare detta vostra compagnia. Et come farete fuora del monasterio; pigliate a mano Sinistra, dope vi drizzerà ad vna via,
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<lb/>la quale, è dritta per andare al luogo doue stà Amor di Dio, disse Desideroso. Come si dimanda questo camino (accioche s'io il perdessi, & andassi fuori di via, sappia dimandar di quello.) Rispose la Donzella, padre questa via si dimanda patienza, quale è via corta, & và dal monasterio di Humiltà alla stanza di Carità. Pregoui che vi raccomandiate al Signore, disse Nonmifidaniente, & partissi da Desideroso.
<lb/>Come Semplicità confortaua Desideroso trauagliato dall'asprezza del camino dicendogli che mangiasse delli frutti, che seco portaua, & che cantasse con le voci delle creature, & come esse siano voci.
<lb/>Cap. XVIII.
<lb/>DEsideroso molto andaua allegro, quando si partì dal monasterio d'Humiltà nel qual si era molto compiutamente satiato de frutti di
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<lb/>Diffidenza di se, & anco di quel ch'ei portaua in mano, & nelle maniche cioè di Confidenza di Dio, & cosi si pose in camino col suo cane grosso di Buona volontà, che gl'andaua ad vn lato, & dall'altro lato gli venia il portinaro, cioè Timor di Dio, & dinanzi andaua Semplicità, & con questa bella compagnia molto allegramente incominciò a caminare per la via di patienza. Nel principio pareua a Desideroso essere il camino molto aspro, & terribile, & molto petroso con molte spine, ancor che fosse corto, & disse a Semplicità: Figliuola molto stò marauigliato di questo camino, che per certo è molto aspro, & duro, & in tal modo, che mai l'haueria creduto, del quale, per certo, stò assai spauentato. Rispose Semplicità. Non ve ne merauigliate padre del camino, che è tanto tristo, che per questo gli è stato posto nome Patienza, e se non fosse cosi faticoso,
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<lb/>& pieno di pietre, & spine, non haueria questo nome, ne manco la casa doue andate per trouare Amor di Dio non saria tanto pretiosa, ne tanto amata se il camino fosse buono, & cosi facile, perche ogni huomo n'haueria potuto andare a piacere, & per conseguente per essere il camino cosi aspro, & duro non vi ponno andare, se non persone molte esperte, & approuate. Et si ha da considerare, che non si può hauere riposo senza fatica, & a voi che hauete voluto pigliare, questa via per arriuare più presto, vi è necessario essere costante, & forte a questo camino, il quale ancora che sia cosi aspro, dura molto poco, & pensate al fine, perche caminare, perche vi darà molta allegrezza, & consolatione, che per grande che sia la fatica del camino, vi parerà facile: altramente in che modo pensate voi trouare Amor di Dio? credete voi trouarlo senza
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<lb/>niuna fatica del vostro corpo? certa cosa è che non, perche ben vi tenerei per huomo di poca capacità se tal coli credesti; Perche vna cosa pretiosissima, come è Amor di Dio, quando non vi affaticaste per trouarlo; voi medesimo ne faresti poca stima, perche l'hauesti ottenuta; & però non vi attendiate, ne affliggete, perche la mercede è assai più grande, & maggior che il trauaglio; & però vi douete sforzare à caminare, tanto più, che à questo vi essortano tutte le scritture, & antichi filosofi. E cosi sforzandoui à caminare per questo incominciato camino di patienza, tenete per certo, che voi perfettissimamente riposarete con Amor di Dio, & con esso vi consolarete, e molto più l'amarete per la fatica, che hauerete passata in cercarlo, & se pure il cuore vi manca, mangiate di questi frutti, quali vi donò Nomifidaniente, quando noi partimmo dal monasterio
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<lb/>di Humiltà, cioè di confidanza di Dio, & con questo non dubitate di poter mancare per quanti, & qual si voglian trauagli, che siano, & possino essere al mondo, perche quelli che in esse Signore si confidano, non ponno perire. Et se non volete sentire il fastidio del camino incominciate a cantare, che cantando non vi sentirete tanto il trauaglio, disse Desideroso come potremo noi cantare se andiamo in compagnia di questo portinaro Timor di Dio? Rispose Semplicità, ancor che il suo aspetto, è di spauento, & è da temerlo, sappiate, che à tutti quelli che vanno per il camino quale voi hauete principiato a trouer Amor di Dio, è benignissimo, per che è suo fratello, & però non gli di spiacerà il nostro cantare, & perche non cantaremo per vanità, ma per lodar Dio, & ancora per refocillare i nostri spiriti per meglio poter caminar.
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<lb/>Disse Desideroso. Come volete, che cantiamo? Rispose Semplicità. Pigliamo le voci, le quali non sono se non le creature, & con quelle potremo cantare. Disse Desideroto. Come si può fare che le creature siano voci? Rispose Semplicità, certa cosa è, che le creature sono voci, perche tutte le cose create da Dio, da se danno lode a Dio, per la nobiltà del suo esser, & però le creature sono voci, perche si come sono fatte per la parola, cosi quello che seguita immediatamente la parola è voce, et cosi come ancora si manifesta per l'huomo, il quale perfettamente con tutte le conditioni delle predette vergini arriua alla diuina cognitione, molte volte gli causa vna tanto intollerabile giubilatione, & allegrezza di animo, che inebriato del diuino amore, e constretto con alta voce lodare, magnificare, & ringratiare Dio, si come per esperienza è noto a' veri contemplatiui,
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<lb/>& diuoti, quando al Signore piace infonderli la sua diuina gratia, con la quale si vengono a refocillar, e sforzar nel camino del diuinò amore. Disse Desideroso. Priegoui Dozella dichiaratemi meglio, che altro dicono le creature, poiche sono voci? Rispose; Dicono ancora la bontà di nostro Signore, come esso è buono per essenza, & le creature sono buone per participatione. Dicono ancora la grandezza delle sue virtù, perche esso è grande, & degno d'ogni lode. Dicono ancora la bellezza, fortezza, dolcezza, soauità, amore, & potenza, & tutte le virtù di nostro Signore, perche sappiate, che si come per le voci noi altri veniamo alla cognitione di Dio, cosi per le creature, separandoci però da quello che in se contengono di imperfettione, & pigliando solo quel che è perfettione, perche tutto quello che il Signore ha posto di perfettione
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<lb/>nelle creature è voce, che mostra, & magnifica esso Dio, & tanto sono voci, quanto vi è la perfettione la quale ci dà cognitione di Dio, perche con quello lo veniamo à lodare. Et però disse Semplicità: Molto mi rincresce, che per il vostro essere imperfetti non possiamo cantare perfettamente per questo camino, per fin che siamo arriuati alla stanza di Amor di Dio, perche in quel luogo non terremo altro vfficio, che di cantare, & sempre cantaremo, però per adesso per caminare pigliate della voce quel che potete, accioche quando farete arriuato sappiate ben cantare per la perfettione, & cantando possiate per uenire alla vera cognitione diuina. Rispose Desideroso. Comandate, che io sono per obedire.
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<lb/>Come Semplicità ammaestraua Desideroso di quanto hauea da fare nel viaggio, & lui essendogli occorso il bisogno seruirsi delli mezi insegnati, fin che arriuò con suo contento al monasterio di Carità. Cap. XIX.
<lb/>DIsse Semplicità. Sappiate padre che per poter venire alla perfettione del canto, è necessario, che vi trouiate conforme con le voci, cioè con le creature, cosi come è detto, & all'hora cantarete perfettamente, quando continuarete il camino incominciato di patienza, doue trouarete, che grandi furono, & incomportabili le pene, e fatiche, che vi passò il nostro Redentore per le voci, per darci essempio, & certezza a noi che questo è il vero camino per poter andar a trouar Amor di Dio, & restare in sua compagnia. Et per esser il camino cosi trauagliato,
<pb n="45 verso"/>
<lb/>nel qual molte volte si declina, e casca è necessario che vi sforziate condur me, & il nostro portinaro in vostra compagnia, ancor che qualche volta venesti a cascare, esso vi aiuterà a leuare presto, perche solo esso basta a conseruare il giusto, & leuare di peccato il peccatore, & però non vogliate tornare più per quel camino, doue sere cascato, & potresti cascare, ma venendo in nostra copagnia vi metteremo in camino che potrete andare sicuro. Molta fù la cosolatione di Desideroso per il buon indrizzo, & sicurtà che gli daua Semplicità. Et caminando Desideroso molte volte dormiua per il camino di Patienza, ma Timor di Dio prestamente eccitaua, cosi come fanno molti che peruengono al stato della perfetta patienza, & si riposano in quello, & sempre crescono, & vanno sempre auanti di virtù in virtù per il camino di patienza. Et vi sono ancora
<pb n="46 recto"/>
<lb/>di quelli che stando riposati, tornano a dietro della prima volontà, cosi come facea Desideroso, il quale alcuna volta gli mancaua l'animo, & si disperaua di non poter peruenire al fine dell'incominciato camino, & esso subito pigliò del frutto, qual'haueua pigliato a casa d'Humilta, cioè, di Confidanza di Dio, & con questo gli ritornaua la forza, & refocillaua gli spiriti, perche senza questo pretioso frutto noi non bastaremo a potere peruenire ad alcuna buona opera, et però molto confortato andaua Desideroso portando seco il frutto di confidenza di Dio, & quando caminaua di notte accadea che spesso perdea Timor di Dio, & Semplicità, ma quando il Sig. leuaua le tenebre, & mandaua la luce, subito Desideroso con il cane che menaua di buona Volontà tornaua a trouare Timor di Dio, & Semplicità, che hauea perduto, cosi come accade a noi miserabili
<pb n="46 verso"/>
<lb/>peccatori, quando andiamo per il camino della luce, cioè di perfettione, & di virtù, che caminando di notte, cioè di peccato in peccato, & di vitio in vitio spesso si viene a perder la Semplicità, & il stato di gratia, & però quando il Sole di giustitia trapassa dentro l'anime nostre con la buona volontà, & desiderio torniamo a ricuperar Timor di Dio, & Semplicità, come faceua Desideroso, che caminado per il detto camino gli furono fatte, & dette molte ingiurie, & molto presto si moueua con la sua passione irascibile, ma pensando alla compagnia che menaua di Timor di Dio, che non comporta passione, ne malitia contra alcuno, presto si riprendeua, & fra se si proponeua patientemente di sopportare ogni gran fatica, pur che trouasse Amor di Dio, & desideraua essere cosi essercitate, quantunque fosse con tra la sua naturale inclinatione, nientedimeno
<pb n="47 recto"/>
<lb/>si contentaua esser cosi molestato per potere trouare Amor di Dio, per l'impassibilita che è à poter hauer perfetta consolatione in questa nostra miserabil vita, e dopò voler peruenire à quel celeste gaudio; & però quelle persone che faranno essercitate per il camino di patienza, e comporteranno trauagli, & pene in questo miserabil mondo troueranno perfetto, & quieto riposo in quella beata patria. Et hauendo Desideroso caminato per molti giorni con la detta compagnia peruenuto in vno bellissimo prato, in mezo del quale era edificato vno reale, & sontuoso monasterio, quale era casa di Carità, vi era per portinaro Amor di Dio; Et disse Desideroso a Semplicità; Ditemi Donzella, è questo il luogo, quale noi altri andiamo cercando, cioè la casa di Charità? Rispose Semplicità; Si che questo è quel lo. Molto fù allegro Desideroso essendo
<pb n="47 verso"/>
<lb/>appresso detto monasterio, pensando che quiui douea satiare, e quietare il suo desiderio, perche in quello habitaua Amor di Dio.
<lb/>Come Desideroso toccata la porta del Mnasterio di Charità, la seconda volta fugli aperto, & parlò con il Portinaro chiamato Amor di Dio di varie cose. Cap. XX.
<lb/>MOlto timorosamente incominciò Desideroso a toccare la porta nel monasterio di Charità, & hauendo molto toccato non vi era chi gli aprisse, ne chi rispondesse, disse Semplicità, Padre non vi turbate, toccate forte, perche è impossibile che non siate inteso, che ancora che dormiro, si sueglieranno, & discenderanno ad aprirui, che se non volessero che entrassero in casa quelli che vengono quiui, non vi terriano porte. Molto si allegrò
<pb n="48 recto"/>
<lb/>Desideroso nella sicurtà che gli daua Semplicità, & cosi incominciò a toccar la porta assai più forte, che non hauea fatto prima: di modo, che venne il portinaro di quel monasterio qual si dimanda Amor di Dio, il quale era cercato da Desideroso, & non lo conobbe. Et gli disse il portinaro, Padre, che andare cercado di quà, sete voi forse turbato per hauer aspettato da poi che hauete toccata la porta? non vi turbate; perche quest'ordine si tiene quiui per prouar la patienza di quelli che vi vengono, & massime d'alcuni presontuosi, che presto si turbano se non se gli apre subito, come se non hauessimo altro peso che il suo. Questi tali noi gli facciamo stare a dietro, perche quiui non vi entrano quelli, che pensano meritarlo, & esser degni di tanta gratia, non sò se voi sete di quelli? Rispose Desideroso: Non, Signore, perche ancora ch'io habbi passato innumerabili
<pb n="48 verso"/>
<lb/>fatiche, e trauagli, per questo camino, molto ben conosco, che non meritò entrarui se non per vostra assoluta bontà, & virtù se pur vi dignate lasciarmi entrare (disse Amor di Dio) chi ricercate? Rispose Desideroso? Lo vengo da casa d'Humiltà con la compagnia che voi vedete, & son venuto per il camino di Patienza per arriuar quiui, & vengo per trouar Amor di Dio, qual mi è detto, che habita qui. Disse Amor di Dio; Ditemi portate voi alcuna lettera per la quale siamo sicuri, che venite da casa d'Humiltà? Rispose Desideroso; Due lettere porto, l'vna ho hauuta da casa d'Humiltà, quale si dimanda Conoscimento di se, & l'altra hauemo scritto per camino, che si dimanda Cognitione di Dio. Disse Amor di Dio; ben mi piace, che veniate cosi ben prouisto però ditemi: Credete voi che per queste lettere che portate noi vi dobbiamo accettare in casa: Rispose
<pb n="49 recto"/>
<lb/>Desideroso, Signore nel principio vi ho detto, che se mi lasciate entrar assolutamete sarà per vostra bontà, perch'io manco sò se le lettere che porto sono ben scritte, se l'ho ben intese, perche quantunque sia stato in casa d'Humiltà, & che m'habbia mostrato tutte le celle, & monache che sono in quel monasterio, & le conditioni di quelle, non sò se gli frutti, che la mi diedero a mangiare di Diffidenza di se gli habbi riserrati dentro il mio cuore ancorche assai mi hauessero piaciuto al gusto, & non sò come me n'habbia seruito per il camino alli incontri che hò passati, & però non adiria mai dire, di me cosa buona che hauesse fatta, conoscendomi si insufficiente, & pieno di peccati, tanto più per la esperienza, che si vede di quelli che presumono da se fare alcuna cosa buona, & sempre si trouano ingannati, & mal conenti, però la principal cagione per la
<pb n="49 verso"/>
<lb/>quali io cerco Amor di Dio è, perche mi è stato detto, che è vn Signore di tanta profonda sapienza, che esso conosce gli segreti interiori, & solo esso basta a rimouerci dalle nostre miserie, e male inclinationi, & però desidero, che esso che conosce, & sà l'infermità dell'anima mia, come Signore di tanta potenza, & virtù, lo vorria pregare, che purificasse, & sanasse tutte l'infermità mie. Disse Amor di Dio; perche cercate essere sano, & purificato? Rispose Desideroso, perche mi è stato detto che quiui niuno può entrare se non è ben purificato, & sano dell'infermità dell'anima, perche altrimenti non s'entra in quella celeste patria. Disse il portinaro, poiche cosi è, che tutta la vostra speranza ponerete in mano nostra, aspettate quiui fin che parlarete con vn seruo qual si dimanda Amor del prossimo, perche altrimenti non potresti entrar quiui.
<pb n="50 recto"/>
<lb/>Et questo li faceua il Portinaro, perche voleua prouare Desideroso innanzi che entrasse nel monasterio.
<lb/>Come Desideroso hauendo visto il seruo di Amor di Dio, cioè Amor del prossimo, pianse d'allegrezza, & il seruo gli narrò la sua conditione, & quello che doueua fare Desideroso per essergli amico.
<lb/>Cap. XXI.
<lb/>MOlto si allegrò Desideroso, vedendo il seruo chiamato Amor del prossimo, perche speraua con suo mezo possedere Amor di Dio, il quale esso tanto amaua, e hauea desiderato, & si era affaticato per venire alla sua cognitione, cominciò grandemente a piangere, & disse al seruo: Non crediate che io pianga per altro, che per grandissima tenerezza, che tiene il mio cuore per il bene che voglie à vostro padrone, che vedendo voi ho pensato
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<lb/>di veder esso, benche ancora non lo conosca. Disse il seruo; Non vi turbate padre state di buona voglia, che io vi condurrò al mio padrone, però è necessario, che prima vi fermiate vn poco quiui meco, & meco conosciate le mie conditioni, & che mi habbiate in vostra famigliarità, che altrimenti non troueresti gratia nel cospetto del mio padrone. Disse Desideroso: Vi prego che mi dite la vostra conditione; perche assai mi piace il vostro parlare. Rispose il seruo; Se voi mi volete per vostro amico, è necessario che gustate de' frutti co' quali io mi nutrisco. Il primo frutto si dimanda humil pensare. Il secondo humil parlare. Il terzo humil operare. Et con questi tre frutti mi nutrisco io, che sono Amor del prossimo, & questi frutti procedono dal marito d'Humiltà, quale si dimanda santo proposito di tenersi con ciascuno si vile, che non vaglia à
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<lb/>niente reputandosi per schiauo, & seruo di tutti, & con questo si viene a gustare il frutto di Disistimatione di se, & stimatione d'altri, il quale nasce da vero Humile pensiero, & con questi frutti si viene a componere vno perfetto materiale, cioè d'Humiltà, di mansuetudine, di affabilità, & ponendo vna poluere di sopra, ch'è cosa molto perfetta, qual si dimanda Tardo parlar, & quando parli, sia piena d'Humiltà, di Semplicità, & di Purità. Et tenete per certo, che se voi gustate questo pretioso frutto, & materiale, non solo diuerrete perfettissimo mio amico, ma facilmente ancora entrarete in amicitia del mio padrone Amor di Dio. Molto sodisfece a Desideroso il buon ricordo, & amaestramento che gli fece il seruo, & gli disse; poiche mi hauete contentato con hauermi detta la vostra conditione, pregoui che mi facciate gratia, che andiamo hormai à veder amor di Dio
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<lb/>vostro padrone per compir il mio desiderio. Rispose il seruo; Molto volentieri, però aspettatemi quiui ch'io vedrò se vorrà che entrate à parlar con esso lui.
<lb/>Come Amor di Dio venne à visitar Desideroso, il quale per la sua venuta pianse, & fù da lui consolato intendendo la cagione del suo viaggio, gli dimanda Desideroso qual sia il suo ufficio. Cap. XXII.
<lb/>ASpettando Desideroso vn buon spatio di tempo che ritornasse il seruo con la gratia di poter entrare: cominciò a pensar dentro di se la sua viltà, & quanto era indegno di comparer nel cospetto di cosi eccelso, & gran Signore, come era Amor di Dio. Et stando in questo pensiero, vide venire vn'huomo di bellissimo, & venerabil'aspetto, qual disse, fratello chi
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<p>dimandate? Rispose Desideroso: Sig. dimando Amor di Dio. Et quello gli disse; Io son quel che dimandate. Come Desideroso intese, che era Amor di Dio, subito cascò in terra tutto tramortito. Amor di Dio lo pigliò per la mano, & lo leuò da terra, & in tale maniera piangeua Desideroso di allegrezza, che non poteua parlare, ne dire cosa alcuna, & vedendolo Amor di Dio, per esser si nobile di cuore, gli hebbe molta compassione, & molto si merauigliò del grande Amore, che conoscea gli portaua Desideroso, & cosi gli disse; Per l'amore, che voi mi portate, lasciate il pianto, che io non voglio che v'attristate più, & ditemi, chi vi ha dato notitia che io era quiui. Et con questo parlare Desideroso ripigliò alquanto le forze, & incominciò a parlare ad Amor di Dio con molti singulti, & con voce rauca, & tremante, & disse; Signore mio vn pastore, <pb n="52 verso"/></p>
<lb/>quale nel principio di questo camino m'incontro, esso m'ha indrizzato che io venisse per questo camino che ho fatto, che senza dubbio m'assicuraua che io n'hauerei trouato. Disse Amor di Dio, ditemi qual è la cagione per la quale vi sete tanto affaticato di venirmi a trouare, che tanto mi amate, seria forse per hauere inteso, che io faccio molto buone accoglienze a quelli che mi seruono, e che gli tengo molto contenti, dandogli molta consolatione, & riposo? Rispose Desideroso: Non Signore mio, ma solo vi amo per la vostra assoluta bontà; & perche conducete i vostri serui a desiderare Dio, che è il maggior bene che si possa hauere. Molto piacque ad Amor di Dio la singolare intentione, & amore che gli portaua Desideroso. Et gli disse, ditemi perche state cosi attonito, & pensoso? Rispose Desideroso con molta humanità & riuerenza; Io stò Signore,
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<lb/>pensando con molta ammiratione, vedendoui cosi nobile & pieno d'ogni virtù, & charità, che in tutto questo tempo, che mi son cosi affaticato per vostro amore, non mi habbiate dato vn giorno di consolatione. Rispose Amor di Dio; Ben dimostrate essere nuouo a conoscer la mia conditione, però sappiate, che molti si credono possedermi, che ancora non mi conoscono, & molti pensano, che io gli stia assai distante, che allhora stanno pieni della mia gratia; & però se alcuno altro vuol venire a me, assicuratelo che venga di buona voglia, & che per trouarmi non bisogna cercar tanto paese, & tanti libri, ma venga per il camino per qual sete venuto voi, che sicuramente mi trouerà. Disse Desideroso; Pregoui Signore, che per maggior chiarezza mia, & loro mi diciate hormai qual è la vostra conditione, & quale è il vostro
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<lb/>vfficio, & qual è la cagione perche siate tanto stimato in questo monasterio: Rispose Amor di Dio. Poiche vi sete cosi affaticato per venir à trouarmi, io vi dirò la cagione.
<lb/>Come Amor di Dio gli narra il suo vfficio, come serua al suo padrone, cioè con tre Donzelle Vbidienza, Pouerta, Castità, come l'osseruino queste Donzelle. Cap. XXIII.
<lb/>SAppiate che'l mio vfficio non è altro che amare Dio, che procede da conoscer Dio. Disse Desideroso; Come amate Dio? Rispose Amor di Dio: Il modo è questo, che io desidero amare Dio con tutto il mio cuore, & con tutte le potente del mio essere, & cosi desidero che tutto il mondo habbia cognitione della sua grandezza, & bontà, & per conseguente, che da tutti sia amato, lodato, & ringratiato come
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<lb/>nostro vero Sigore di core & Redentore, & però per quanto à me è possibile essere vbidiente a tutti gli suoi comandamenti, con molta humiltà, diuotione, & riuerenza, & con vna allegrissima volontà, non aspetto che esso mi commandi, anzi quando mi è comandato, & consigliato da qual si voglia persona, prestamente per quanto mi è possibile, lo faccio, & sopra tutto mi sforzo essere vbidiente con vna pronta, & buona volontà, perche riconosco, che ancor che si facesse qual si voglia penitenza, e per quella si mostrasse far miracoli, non essendo la penitenza fatta con le dette conditioni, al Signore non seria accetta, però molti sono quelli che dimostrano fare aspra penitenza, & per quella si credono trouar me Amor di Dio, & non si vogliono accorger, che in vano s'affaticano, quando non sono prontamente vbidiente à venir per il
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<lb/>camino che sete venuto voi, per quel camino che a caminato il nostro Redentore, per vostro buon essempio & per questo molto spesso penso a quello ch'io son obligato, & a quel ch'appartiene al mio vfficio, sforzandomi di farlo con molta affettione per quanto mi è possibile, & gli ho promesso, perche mi sono obligato seruirlo con l'altre tre Donzelle, quali sono quiui (cioè Vbidienza, Pouertà, & Castità) ch'esso me le ha date per mie padrone, & cosi penso mattina & sera come meglio le posso seruire, perche il tutto consiste a non offenderle, & rompere il voto al qual mi sono obligato. Et dico fra me medesimo: Vediamo hoggi come osseruerai lealtà alle tue padrone, & che modo tenerai per non scandalizar le genti, che fanno quello a che ti sei obligato per voto. Et come viene la sera dimando conto all'anima mia di quello che ha osseruato il giorno, & in
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<lb/>questo mi essercito con il miglior modo che mi è possibile per non preuaricare il mio voto: Disse Desideroso; Perche tenete tanto studio in seruire queste donzelle? Rispose Amor di Dio. Sappiate che la cagione è, perche queste tre donzelle stan di continuo nella camera di Dio, & niun può entrare a parlargli, che non sia amico di queste Donzelle, perche Dio eterno si diletta molto nelle persone, che si obligano per esso con questi tre voti, & l'osseruano con diligenza, fortezza, & perseueranza, & con questi tali parla molto volentieri (per esser osseruanza di molta perfettione, & accetta ad esso Signore) perche certa cosa è che il dono del libero arbitrio all'huomo, è cosa pretiosa, & l'vbidienza porta da se contrario effetto, perche ubidienza non vuole dir altro che spropriatione della libera volontà, & però quando l'huomo per l'amore di Dio fa sacrificio à
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<lb/>Dio, offerendogli l'obligatione perpetua della sua libera volontà, passa qual si voglia altro sacrificio. Et cosi per conseguente s'ha da credere, che la santa vbidienza è più accetta a Dio, che cosa che sia al modo. Però che per il suo sacro Euangelio in San Matteo, dice al cap. 16. Chi vuole seguir me, neghi se medesimo, che tanto vuol dire, come, che quello, che vuol esser suo vero discepolo è necessario, che neghi la sua propria volontà. Et perche sapeua che questo non si poteua fare se non con difficoltà, & grandissima pena, però seguita, & dice, pigli la Croce sua, & seguiti me, & questo con buona ragione Christo il disse, perche esso fù il primo osseruator dell'vbidienza Santa, perche quantunque al tempo della sua passione, la carne facesse gran repugnanza, & hauesse pregato il Padre eterno se era possibile, non gli hauesse fatto bere il Calice di
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<lb/>cosi crudele, & aspra Passione, & morte, nientedimeno al fine si remesse alla volontà del suo Padre, & non alla volontà della sua carne, & questo tutto per nostro beneficio, & essempio, & non perche à lui fusse necessario, anzi non ci ha commandato cosa, che esso per nostro essempio non l'habbia prima essequita in questo miserabil mondo. Et per questo disse Amor di Dio a Desideroso. Non pensate padre, ch'io serua questa si pretiosa donzella forzatamente, anzi il faccio con molta allegrezza & giocondità, & semplicemente senza mormoratione, & senza escusatione, ma prontamente, perche il vero vbidiente non patisce dimora nell'vbidienza; ma subito vbidisce, & tutto con humiltà, perche l'vbidienza, è figliuola d'humiltà, & l'vna non può star separata dall'altra, ma vnitamente vanno con vn'altra compagna che si dimanda Perseueranza, perche
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<lb/>non per un giorno loro dobbiamo vbidire a' nostri Prelati, ma per tutti i giorni della vita nostra, & cosi voglio far'io (disse Amor di Dio) con questa mia santa vbidienza, per la cui virtù si legge che adacquando vn santo Padre cosi comandato dal suo Prelato, vn'albero secco per spatio di tre anni coninui, miracolosamente produsse frutto perfettissimo, quale si poteua chiamare frutto d'vbidienza. Et similmente fece vn'altro deuoto Religioso, qual staua scriuendo, & fù chiamato dal suo superiore, & trouandosi hauer posta la penna per fare vn’o, non lo volse finire per non perdere quel poco di tempo alla richiesta del suo Prelato, & mancare di questo santo merito della pronta vbidienza, & cosi al ritorno trouò finito l'o, & tutta la carta scritta in lettere d'oro, e dalla prima, & vltima lettera, si venne ad inchiudere Vbidienza, & cosi voglio far io, vbidire quanto mi
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<lb/>è comandato per non restare disconsolato, perche le persone, che non sono vbedienti, imitano il capo del peccato, cioè il Demonio, che con la sua mala opera fece preuaricare Adam, che: cosi come esso cascò per la superbia Adam fece cascare per la disubedienza, & però si vuol star ben accorto: La seconda Donzella, ch'è Pouertà io m'affatico di osseruarla per la medesima cagione, che habita nella camera del nostro Sig. & iui si ferma, & riposa volontieri, perche la santa Pouertà, è vn retrare dall'amore de' beni temporali, i quali estinguono il luoco della charità nell'anima nostra, cosi come si vede le molte persone, che con le loro abondanti ricchezze diuentano nemici del nostro Creatore. Però (disse Amor di Dio a Desideroso) douemo sforzarsi di hauere l'amicitia di questa Donzella la quale non si potria hauere se non diuentassimo nemici col nostro spirito
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<lb/>à queste ricchezze, che son cagione di tanto male, che si come loro son mezzo di portare l'anima all'inferno, cosi il mezzo della pouertà santa, è cagione di portarla alla beata patria, & gloria del Paradiso, qual'è habitacolo d'ogni sommo bene, & ancora è cagione: di humiliarci per essere lei figliuola di Humiltà: Et di più, si come le ricchezze sono cagione di discordia, cosi la pouertà di spirito è cagione di pacifica quiete: Et cosi seguita, che quelli che volontariamente la vogliono conseruare vengono in gran perfettione, & amicitia del nostro Creatore, de quali esso tiene gran cura, che ancora, che gli possessori della santa, & vera pouertà non possedino cosa, esso Signore non gli lascia mancare niente nella loro necessità, & però dice Amor di Dio; mi sforzo diconseruarla per la molta vtilità, che ne segue, & ho fatto dentro del mio cuore vn santo proposito, quale
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<lb/>si dimada: Non dimandare niente, questo molto spesso lo replico tra me, accioche meglio si possa seruare nel mio cuore. La terza Donzella, cioè Castità per il simile io l'osseruo per essere sorella delle altre due Donzelle, le quali tutte insieme habitano nella camera di Dio, nella quale desidera habitare, e riposare l'anima mia, & però questa santa vergine si deue sforzare conseruarla da qual si voglia grado di persona con grande osseruanza. Et prima del grado matrimoniale, che è manco perfettione ch'il grado vedoale qual'è manco de grado virginale per essere questo il più perfetto. Hor quanto maggiormente si debbono sforzare quelle persone c'hanno consegnato i lor cor perpetuamente à Dio: perche certo di questi tali si può dire quel c'ha detto il nostro Creatore, che queste son quelle claustrate, & serrate tra gli parieti della santa religione, per acquistare
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<lb/>il Regno del cielo, castigando, & affliggendo i lor corpi con l'Apostolo Paolo, & con due altre Donzelle, quali si dimandano Temperanza, & Digiuno; perche senza questo saria difficile poter conseruare perfetta castità per la copia de' cibi, & massime come si fa hoggidì, che la più parte delle genti sono date al vitio golose. Et peggio è che alcuni per sodisfare i loro golosi appetiti, presumono ancora seruirsi di religiose dedicate al seruigio di Dio, le quali per tal cagione molte volte ne lasciano i loro vfficij, & hore canoniche. Et se pur dicono, il pensiero, & intelletto loro stà molto lontano da quello & non se accorgono, che de loro tanto delicati apparecchi molte volte ne nutriscono il Demonio dell'Inferno per molte sceleraggini, & offensioni di Dio, che ne seguono; e però èd'hauer compassione di quelle religiose, quali hanno lasciato il mondo, che se saranno
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<lb/>dimandate, perche causa, diranno per seruitio di Dio, & essere sue spose, qua li possono confsiderare se questo è il vero camino per andar a quella celeste patria ch'il Signore ha apparecchiata alle sue vere spose. Et questo disse Amor di Dio a Desideroso, & per osseruarla essendo cosa molto delicata, hò fatto doi presuppositi dentro di me. Il primo è di non volere desiderare niente, & à questo voglio determinare la mia volontà per amor di questa Donzella che è tanto amica del mio Signore. L'altro, è non pensare in cosa alcuna, & se mi viene alcun mal pensiero, io gli darò con vna gran pietra in capo, quale pietra è Giesu Christo crocifisso immacolato, per amor del quale non voglio faccia alcuna dimora nel mio intelletto tale male cogitatione, perche non facendo cosi, ne potria causare inimicitia con la mia santa Vergine Castità, la quale mi fà stare con molta purità
<pb n="59 verso"/>
<lb/>di cuore, & di anima, che mi è vno mezzo per il quale mi fa amare Dio, & esso amare me, perche sappiate, che osseruanza di queste tre vergini, cioè Vbidienza, Pouertà, & Castità, è la scala per la qual si saglie dritto in Cielo. Et quelli, che aiutano a salire per detta scala, sono la santa oratione, & digiuno che gli fanno salire fin'al monte Thabor, doue si trasfigurò il nostro Signore, & disse Santo Pietro, facciamo quiui tre Tabernacoli, che significano la perfetta beatitudine, che haueranno quelli, che osserueranno queste tre vergini per honore, & gloria della Santissima Trinità Padre, Figliuolo, & Spirito Santo, & però Padre Reuerendo vi conforto a far cosi voi che sete Religioso.
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<lb/>Come Amor di Dio gli insegna un'altro modo col quale và auanti al suo padrone. Cap. XXIIII.
<lb/>DIsse Desideroso: priegoui ditemi, che altro modo tenete per poter peruenire in perfetta amicitia di questo Sign. Rispose Amor di Dio; Il modo ch'io tengo è questo, che quando vado per trouare, & riuerire sua diuina maestà mi sforzo andarui con tutta la purità, & humiltà di cuore; che sia possibile, e priego mio fratello Timor di Dio, che venga meco con vna mia Zia, che si addimanda Reuerenza, & questi mi fanno pensare chi sono, & chi è il mio Signore, & cosi trouo, che sono vna cosa mortale, corruptibile, miserabile, & gran peccatore, che per la moltiplicatione de' miei peccati, quali ho comessi contra la sua diuina maestà, non son degno comparerli dinanzi, & penso che
<pb n="60 verso"/>
<lb/>se non fosse per la sua benignità, & misericordia, hauerai meritato esser annichilato, & penso che esso Signore, è maestà sacrata senza termine dignissima d'ogni lode, & riuerenza, timore, & honore, & d'ogni gloria, & penso, che tutti gli spiriti beati tremano dinanzi ad esso, & si gettano inginocchioni in terra lodandolo, & benedicendolo, & magnificandolo, penso che esso vede il nostro cuore meglio, che noi medesimi, & che esso lo può fare, & disfare, & di tutte le creature fare quel che gli piace, & che la vita, & la morte, la dannatione, & saluatione stà in mano di sua diuina maestà, e questo pensando dentro di me medesimo molte volte mi apre il cuore, che vn tanto abhomineuole suo nemico tiene tanto alto vfficio, & che a tanta eccelsa maestà io miserabile stia appresso, e che gli parli come se fusse vn mio grande amico, & spesso gli dico, Sign.
<pb n="61 recto"/>
<lb/>perche io che son si grande peccatore, & indegno del vostro diuino aspetto, volete che vi serua, non hauendo voi niuna necessità di me? Disse Desideroso: Ditemi, che vi dice il Signore, quando voi gli dicete questo. Rispose Amor di Dio: Non sò, eccetto che mi pare che mi spezza il cuore, & che mi dica. Non curate voi di questo, perch'io sò, perche l'ho fatto, però non vogliate entrare in questi segreti, ma attendete al mio seruigio con tutta la vostra possibilità. Et però quando io gli vengo dauanti prima gli dico quello che sono obligato, cioè il diuino vfficio con la maggior intentione, & deuotione che a me sia possibile, dapoi, perche so che gli piace, molto spesso stò, & parlo con esso, credo, & contemplando le sue grandezze, & sante opere, tenendo sempre innanzi gli occhi la mia iniquità, & malitia, accioche habbia più occasione di humiliarmi. E similmente
<pb n="61 verso"/>
<lb/>vuole esso Signore, che l'huomo vada ruminando la sua diuina bontà, & incomparabile perfettione, & a quella offerisca la sua anima, & volontà, & tutto il suo essere con vna ferma determinatione di voler più presto morire, che peccare mortalmente. Et questo con l'aiuto della sua diuina maestà, perche altrimenti non si potria fare.
<lb/>Come Amor di Dio insegna à Desideroso la via di peruenire alla purità, & come si volti la schena à Dio. Cap. XXV.
<lb/>Ndilettenolli 4 Desideroso le paro
<lb/>NOn si potria dire quanto furono diletteuoli à Desideroso le parole d'Amor di Dio, & gli disse, priegoui che mi dite che cosa fate per poter venire a vera purità di cuore per andar dinanzi la diuina maestà? Rispose Amor di Dio. La principal cosa che io faccio per venire a purità di cuore è, ch'io stò vigilante, & bene accorto
<pb n="62 recto"/>
<lb/>sopra de' miei pensieri, con grande zello della mia anima, & bene auuertendo, che non mi sia turbata la purità, quale io guardo per seruirne il mio Signore. Et il simile studio metto per guardar quanto mi è possibile gli miei sentimenti, & per poterli meglio guardare metto al mio lato Semplicità, la qual è quanto vede tutto escusa, & mena alla più sicura parte, & se io non voglio hauere timore di niuna cosa vado a stare con il mio Signore, il quale è il mio bene, & tutta la mia consolatione, & mai mi vedo satio, nè contento, nè sicuro di me medesimo, se non quando stò con esso mio Signore: il quale è quello che mi mostra la via, & il modo come lo debbo amare, & guardare di non offendere la sua diuina maestà, & essercitando in questo la mia anima, ne segue più timore, diuotione, compuntione, & fermezza d'amore verso di esso Signore. Et questo
<pb n="62 verso"/>
<lb/>quanti libri sono al mondo non bastano mostrarlo, se non la sua diuina sapienza; però quando stò dinanzi ad esso; mi sforzo starui con tutte le mie potenze, cioè con l'intelletto, con la volontà, & con la memoria, & ancora per più amarlo, mi sforzo quando stò, & parlo con esso lui non voltargli la faccia, ne la schena; perche faria grande irreuerenza, & il Signore non mi daria audienza. Disse Desideroso. Dichiaratemi meglio come, e quando se gli volta la schena. Rispose Amor di Dio: Sappiate, che quando io stò dicendo il diuino vfficio, & faccio alcuna oratione con l'intelletto, & memoria, & massime quando vi interuiene la volontà, & diuertisco da quello che dico, allhora penso di voltargli la schena.
<pb n="63 recto"/>
<lb/>Come Amor di Dio gli dice, che per amar bene Iddio, bisogna etiam amare il suo Figliuolo incarnato per bontà sua, & come detto Figliuolo ci ami. Cap. XXVI.
<lb/>ET di più disse Amor di Dio (che tanto vuol dire come spirito;) Padre sappiate, che di quanto vi ho detto non l'haueria fatto niente se non mi trauagliasse, tanto quanto m'è possibile, di amare Figliuolo del mio Signore, ch'è il più bello, il più buono, il più vbidiente, & il più dolce che sia fato, ne sarà mai. Et questo Figliuolo ama il Padre quanto se medesimo, per che la similitudine è cagione d'amore; & però si come quello figliuolo è più simile al suo Padre, che mai fù, ne sarà Figliuolo a Padre, niuno, è tanto amato da suo Padre, che tra il Padre, & il Figliuolo è tanta vnione, che tutti sono divna medesima essenza, vna volontà,
<pb n="63 verso"/>
<lb/>vna potenza, vna sapienza, vna bontà, ancora che fra essi sia distintione reale di persona, perche il padre non è il figliuolo, ne il figliuolo è il padre: & a questo figliuolo gl'ha fatto il Signore per mano della bontà sua vna veste di pastore, e mandarolo fra noi altri, perche in altro modo uoi non l'haueressimo potuto vedere, & cosi vestito l'ha mandato in questa nostra valle di lagrime, cercando, & ricuparando le sue pecorelle, tra le quali il Sign. l'ha lasciato morire per mano de' lupi rapaci, & de' cani, della più crudele & adolorata morte, che mai fusse al mondo. Et tanto piu gli fu penosa; perche esso era il più nobile, & delicato che mai fusse. Et tutto questo ab eterno gli fu manifesto. Et tutto ha fatto il Sig. per grandissimo amore che porta à noi, a tal che conosciamo la perfettione dell'amore che ne porta & che conosciamo tutte le conditioni di queste
<pb n="64 recto"/>
<lb/>nostre Donzelle che sono in casa, con me è Vbidieza, Pouertà, & Castità, doueressimo amare esso Signore, poiche esso tanto ne ama, che per nostro amore non ha voluto perdonare la morte al suo proprio figliuolo, il quale amò tanto & talmete, che qual si voglia persona: non può far cosa che più accetta & piacere gli sia, che amare quello, & però mi affatico di amarlo, & compiacergli, e stò sempre pensando alla vita schiaffi, passione, e morte, qual ha patito per me, & mi sforzo imitarlo nella vita, & costumi suoi, per quanto me è possibile, perche questi tali che conformano con la vita, & volontà sua, esso Signore assai più gli ama, & cosi ama molto quelli che amano il'mio seruo, che si dimada Amor del prossimo, quale io amo molto per amar il suo mio Sig. Disse Desideroso, in che modo amate questo vostro seruo? Rispose Amor di Dio, benche l'vfficio mio è più degno
<pb n="64 verso"/>
<lb/>del suo, nientedimeno interiormente io lo stimo miglior di me, & gli faccio piacere di quello che honestamente mi dimada, & mi guardo di dispiacer gli, & di farne male, & temerario giudicio, se non che sempre penso, ch'è virtuoso, & da bene, & per l'amor del Signore comporto la sua conditione: ne gli dico, ne faccio male, ne comporto ch'altri gli lo dica, perche come quelli di casa fanno che mi dispiace, che mi sia detto male del seruo mio, si guardano di portarmene mormoratione, sapendo ch'io l'amo come me medesimo, e cosi desidero, ch'esso ami il Sig. quanto l'amo io, & per conseguente desidero, che'l Sig. ami esso, & che lo facci virtuoso, & da bene, come desiderasse per me, & di niuna cosa gli porto inuidia, anzi ho gran piacere d'ogni suo bene, & vtile, & il suo male mi dispiace estremamente, & penso che esso è vn'Angelo di Dio, & che io sia vn
<pb n="65 recto"/>
<lb/>schiauo suo, & questo perche 'l Signore gli vuole gran bene; m'ha detto, che tutto quello che farò per il mio seruo Amor del Prossimo, esso Signore l'accettarà, & pigliarà per suo singolare seruigio, & piacere.
<lb/>Come Amor di Dio gli dice, che per piacere al suo padrone, ha per nemico il suo corpo, & il mondo, è stretto osseruatore delle sue regole fuggendo la copia delle persone. Cap. XXVII.
<lb/>ET di più disse Amor di Dio a Desideroso, sappiate, che per mio nemico tengo il mio corpo, & il mondo; perche sò che sono nemici del mio Signore. Et per questo ho fatto vno presupposito dentro di me medesimo non solo di non amarli, ma abhominarli, ne voglio tenere amicitia con loro in cosa alcuna, & per meglio conseruarui in questo santo proposito, ho determinato
<pb n="65 verso"/>
<lb/>di non pigliarmi consolatione, nè piacere, ne dispiacere di niuna cosa loro, ne far stima alcuna di quanto vedo, & intendo di questo miserabil mondo, e non tanto, quanto è seruigio, & piacere al mio Signore, & esso mi comanda, perche l'osseruanza del suo comandamento stimo più che cosa che sia al mondo, perche considero, che quando io pigliasse amicitia con quelli dui sui nimici, & andasse, con loro confabulando, & pratticando, drizzarei la mia prora contra gli comandameti del mio Signore. Et per questo mi sforzo esser cauto, & perquanto m'è possibile mi separo da loro, per che altrimenti non potria guardarmi senza mio gran danno. Et per più piacerli principalmente mi sforzi, che le cose che toccano alla conuersatione delle cerimonie, & ordine della religione santa, per minime che siano stimandole assai, con molta diligenza osseruarle,
<pb n="66 recto"/>
<lb/>perche penso, che se non fussero accette à Dio tutte le constitutioni, & ordini. della santa Religione, gli santi spiriti non le haueriano fatte, & ordinate. Et però per minima che sia la cosa, io lo faccio, & voglio fare con molta diligenza, & diuotione, perche penso che sia fatto, & ordinato tutto per honore, & gloria di sua diuina maestà; & che tutto è in piacere, & seruigio suo. Et per più fermarmi con buona volontà nel suo amore & seruigio stò pensando se io non l'amo ne ho zelo dell'honor, & seruigio suo; chi l'hauete? per esserli io più obligrato di quante creature sono al mondo. Et se le creature seruono a i Re, & principi di questo miserabil mondo, con tanta diligenza, senza replica, ne tardanza di seruigio, ponendoci la vita, & quanto hanno; perche io non debbo seruire sua eccelsa maesta; ch'è Siguor di tutti, hauendomi esso eletto
<pb n="66 verso"/>
<lb/>per suo seruo? & però se tutto il mondo gli mancasse, io non mancarò fino alla morte d'esserli fedel osseruatore per quanto m'è possibile: però disse Amor di Dio: Non crediate, che da me possa fare vna minima cosa senza il suo aiuto. Et per questo quando voglio andare per fare alcuna cosa, dimando la benedittione, & mi sforzo correggermi, & fare ogni cosa col suo tenpo, & ancora per suo amore mi separo, & fuggo per quanto mi è possibile da qual si voglia persona, benche dentro di me tutti gli tengo per angioli, & figliuoli di Dio, riputandomi indegno di basciare la terra, che quei calpestano: Ma con tutto questo non voglio la loro conuersatione, ne confabulatione, se non mi è molto necessario, disse Desideroso, perche cercate di fuggir la conuersatione? Rispose Amor di Dio. Perche vedo che hoggidì, cosi gli huomini del mondo, come ancora
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<lb/>le persone religiose si perdono per la difordinata confabulatione, & frequentatione che hanno fra di loro. Et da questo procede, che dapoi non hanno diuotione, ne raccoglimento nel loro spirito, & intelletto quando fanno oratione. Et per questo mi voglio partire & sforzarmi stare solo, perche con la molta conuersatione, e confabulatione per la maggior parte si perde il tempo con molte offensioni del Signore. Disse Desideroso: Auuertite a quello che dite; perche se vi partirete, diranno gli circonstanti, che siate singolare cagione di mal parlare, & di mal giudicare. Rispose Amor di Dio, non mi curo, perche principalmente io intendo di seruire il Signore, & fare cosa che ad esso sia in piacere. Et fatto questo non stimo ch'altri parlino, pur che io non gli dij occasione di scandalizarli, ma se loro si scandalizaranno faranno come gli Farisei, che si scandalizauano
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<lb/>delle opere sante, & di tutta la perfettione che operaua il nostro Creatore. Et questo specchio deue mirare qual si voglia persona che desidera conseguire la gratia sua, perche questo scandalo che voi dite, è scandalo pigliato, & non dato, si come dicono i Dottori Santi. Et però disse Amor di Dio: Sappiate che queste sono le conditioni del mio vfficio, & se voi hauere con gran desiderio, & volontà di possedermi, & hauete la gratia del Signore per mezo mio è necessario, che vi affatichiate per simile modo come vi ho detto auuertendo, che mentre si stà con gli huomini, non si sta con Dio.
<pb n="68 recto"/>
<lb/>Come Desideroso essendo informato à pieno dell'essercitio dell'Amer di Dio, m volendo offer accettato in casa fu condotto a Desiderare Dio, al quale narrò la sua prattica con Amor di Dio, & addomanda à Desiderare Iddio la sua qualità, & intefe molte bucne cofe
<lb/>Cap. XXVIII.
<lb/>MOlto restò spauentato Desideroso delle cose, che Amor di Dio
<lb/>gli haueua detto, & gli disse, ditemi quando vi essercitate in questo vostro vfficio, dubitate di cosa buona? Rispose Amor di Dio, Sì: In tutto questo essercitio mi è necessario, che stia ben auuertito, che non entri Vanagloria, ne Riputatione di me, perche se io le ricogliessi subito il Signore mi caccieria fuora di casa; & però porto sempre al mio costato l'humiltà Santa. Disse Desideroso, hormai che mi hauete
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<lb/>ben instrutto, vi prego che mi aceettiate in casa. Rispose Amor di Dio, andiamo, che vi menarò ad vn'altre compagno mio, che tiene maggior vfficio. Disse Desideroso; Come si dimanda? Rispose, si dimanda Desiderar Dio. Andiamo adunque, che molto allegro vengo in vostra compagnia per trouare quest'altro compagno, il quale quando l'hebbero trouato, disse Desideroso, Signore, sete voi Desiderare Dio? Rispose, si, volete alcuna cosa? Disse Desideroso, vorria che mi pigliaste per vostro seruo. Molto piacque a Desiderare Dio la buona volontà di Desideroso, & gli disse, se voi volete stare, & habitar meco, è necessario, che vegniate molto bene informato, & fondato in Amor di Dio, perche sappiate che della gratia che auanza ad Amor di Dio si fà Desiderare Dio; però non v'ingannate, fermateui bene con Amor di Dio. Disse Desideroso, Signor io son
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<lb/>ben informato, & fondato con Amor di Dio di tutto quello che ho da fare, & con l'aiuto di nostro Signore farò il meglio che a me sia possibile, però non ardirei dire, se tengo Amor de Dio, poco, ò assai; perche esso solo conosce se l'amo, ò nò: & di me non potria dire cosa certa, eccetto che tengo meco vn gran cane, che si dimanda Buona volontà; nientedimeno non pensate che sia mio; perche mi è stato donato. Molto piacque a Desiderare Dio il parlare di Desideroso, che non voleua presumere di dire, ch'egli fosse fermato in grande Amor di Dio. Et disse Desideroso; Pregoui ditemi il vostro vfficio? Rispose; L'vfficio, & qualità mia, è che cosi come da maggior cognitione di se viene l'huomo in maggiore abhominatione, & dispregio di se, cosi da maggiore conoscimento di Dio viene l'huomo a maggior Amor di Dio. Similmente da maggior Amor
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<lb/>di Dio viene l'huomo in maggior desiderio di Dio. Et chi tiene me, non desidera cosa alcuna di questo miserabil mondo, perche quelli tali diuentano di tanta nobiltà di animo, che non desiderano se non la più nobile, & miglior cosa che sia al mondo, qual'è Dio, & egli gli dona tanta nobiltà, & grandezza di animo, che tutte le cose di questo mondo, le vengono per vili, & miserabili, perche chi possiede me, non pensa, ne parla se non di Dio, perche la doue è il suo thesoro, là è il suo cuore, & il suo desiderio. Et sappiate ch'io son il cibo, & vero desiderio delle anime sante, & son mastro di casa, & portinaro della camera segreta del Signore, & ho potestà di aprire la porta, & admettere dentro qual si voglia de suoi amici. Et se per caso egli dormisse, io sono quello che grido, & sueglio il Signore, quale si dona a tutti quelli che io mando ad esso. Lui io sono
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<lb/>il vero nuncio del suo amore, & chi più presto è essaudito, & tengo potestà di nudrirmi del frutto di vn'albero che è quiui, che è il più bello, & pretioso che sia al mondo, qual si dimanda Hauere Dio.
<lb/>Come hauendo Desideroso inteso frà le altre cose, che iui era un'albero chiamato Hauere Dio, interroga Desiderare Dio della sua soauità, quel gli risponde con distintione di persone senza gusto, & volendone egli gustare fù ammaestrato d'alcune cose necessarie per gustarla. Cap. XXIX.
<lb/>Disse Desideroso, ditemi, è dolce questo frutto? Rispose Desiderar Dio. Non si può dire quanta sia la sua dolcezza, e soauità. E ben vero che secondo la dispositione del gusto di chi lo mangia, cosi si sente la dolcezza; & soauità. Et vi sono alcuni che tengo
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<lb/>gli denti tanto aggiacciati, che per la loro freddezza non sentono il sapore & soauità del frutto, & cosi non troppo il desiderano. Et vi sono alcuni altri, che del tutto hanno perduto il gusto di mangiare questo pretioso frutto per la febre che hanno delle concupiscenze di questo miserabil mondo, che manco sanno quello che vogli significare questo frutto se non per vdito, & se lo pigliano per gustar gli pare amaro. Disse Desideroso: Chi son quelli che tengono gli denti aggiacciati? Rispose Desiderar Dio: Sono quelli che mangiano le cose acute. Disse Desideroso; Fatemi gratia di farmi prouare di questo pretioso frutto. Ben mi piace, disse Desiderare Dio, che dite che lo volete prouare, perche quiui in questo monasterio non si può l'huomo satiare, ma solamente gustare la soauità del Frutto. Disse Desideroso; perche? Rispose; perche se l'huomo si satiasse di quà,
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<lb/>non desideraria di andar in quella celeste patria, nella quale si troua compimento d'ogni perfettione de' nostri desiderij. Disse Desideroso: Come questa casa non è Paradiso? Rispose Desiderare Dio: Paradiso è, ma è Paradiso terrestre, perche la casa di Charità è Paradiso terrestre, & non celeste, perche quiui non vi è compimento di vedere Dio (eccetto per fede) però per fino a tanto che si arriui a quella celeste patria, qual si voglia persona si dee sforzare di gustare, & di mangiare assai di questo pretioso frutto, perche di quà si comincia à gustar la sua soauità, & di la potrà compitamente satiarsi di quella che di qua si è cominciata à gustare, però la dolcezza de'frutti che sono quiui, non ci tiene sicuri, anzi per conseruarli bene è necessario che ne accettiamo con timor di Dio che è persona potente. Disse Desideroso: Dunque qui hauete dubitatione de ladri
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<lb/>si come si trouano per il camino? Si, disse Desiderare Dio, anzi che quiui ci bisogna stare più accorti, & vigilanti, perche i ladri fanno maggior forza per arrobarne, sapendo, che quiui sono maggior thesori, & quando tutti mancano: spesse volte entra quella mala donna Vanagloria con sua figliuola la Riputatione di se, che se non fosse per Humiltà, tutte ne terria fuori di quiui. Disse Desideroso. Fatemi gratia, ditemi di questo frutto. Rispose Desiderare Dio: à voi è necessario che prima vi teniate la bocca, che vi facciate tutti gli denti, & lauiate le mani, i piedi, gli occhi, & tutta la faccia, perche questo frutto non può entrare in vn vaso, che non sia mondo. Disse Desideroso, doue mi lauerò. Rispose Desiderare Dio. Venite meco, che io vi menarò ad vna fonte viua, che tutto il tempo sorge notte, & giorno; quale si dimanda Religione, & vi farò
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<lb/>venire le serue del Signore, che vi laueranno, & vi faranno esser mondo, & cosi potrete mangiare del frutto,
<lb/>Come essendo necessario lauarsi, prima che gustar il frutto, gli vennero molte vergini alla fonte, lo lauorono, & intese, che Desiderare Dio, staua sempre con se, & quale fin il segno migliore per conoscere d'hauere gustato il frutto, & mangiato che hebbe, andò per instruttione à Desiderare Dio à cantare. Cap. XXX.
<lb/>ALlegro staua Desideroso appresso la fonte aspettando che venisse Desiderare Dio con le serue del Signore: il qual gionto che fù, disse: Ecco queste vergini, che vi lauaranno. Disse Desideroso: Come si dimandano queste serue? Rispose l'vna si dimandi Dolcezza, l'altra Concordia, l'alta Pietà, l'altra Gratia, l'altra Clemenza,
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<lb/>l'altra Indulgenza, l'altra Misericordia, l'altra Beniuolenza, l'altra Benignità, l'altra Toleranza, l'altra Riposo, l'altra Seuerità, l'altra Allegrezza, l'altra Discretione, & l'altra Diuotione, & questa vi darà vno essercitio per eccitare l'appetito, accioche con miglior gusto del primo frutto possa mangiare, perche le cose che ben si gustano, quelle nodricano, & sostentano la vita. L'altre serue si dimandano Religione, Perseueranza, Costanza, Pace, Trattabilità, Oratione, Honestà: & io son l'vltimo che ho nome Desiderio, che fò sempre con queste serue. Et sappiate, che le voi venirete appresso a queste vergini vi daranno molto aiuto a poter mangiar di questo pretioso frutto. Et se vi fermerete con loro, & gli farete buona accoglienza, non si partiranno mai da voi (eccetto se voi medesimo le cacciate) perche sono di tale conditione, che a quelli che gustano
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<lb/>questo frutto, vi correno cosi come fanno l'api al mele. Disse Desideroso, a che si conosce quando si gusta questo frutto? Rispose; Il miglior segno, che vi può essere è, quando si veggono fermare queste vergini alla porta; perche loro non si fermano se non in casa di persone che gustano molto ben questo frutto. Molto fu allegro Desideroso, quando si vide in mezzo di tante sante virgini, le quali lauatelo, & ben purificato gli diedero a gustare di quello pretioso frutto: Disse Desiderare Dio. Horsù poi che hauete mangiato, è necessario, che cantiate, & riferite gratie al Sig. perche non c'è niuno quiui che non riferisca gratie a Dio. Rispose Desideroso: Come cantaremo, disse: Andiamo alla staza del nostro cuore, che iui troueremo i cantori, de' quali vno si dimanda Benedittione, l'altr' Honore, l'altro Lode, & l'altro Attione di gratie, e con questi disse Desiderare Dio è necessario
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<lb/>che cantiamo. Disse Desideroso: In che modo cantano? Rispose. Gli tre primi benedicono: & honorano, & lodano il Sig. per la sua potenza, sapienza, & bontà, & per tutte le virtù che il Signore contiene in se medesimo, l'vltimo gli da attione di gratia per il beneficio che ha fatto tutte le creature.
<lb/>Come non volendo Desideroso tornare à casa sua fù instrutto di quanto hauea da fare sì quando gli era comandata alcuna cosa, sì anco quando non gl'era imposta cosa veruna. Cap. XXXI.
<lb/>MOlta dilettatione pigliò Desideroso della maniera, & canto
<lb/>che si cantaua tanto soauemente nelle stanze del cuore. Et disse a lui Desiderare Dio, vedete padre, se voi ve ne volete tornare. Rispose; Doue volete che vada? che mi costa tanto il camino, che ho fatto per venire quiui;
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<lb/>ma poi che'l Signore mi ha fatto gratia di cosi buon luogo, non voglio partirmene se voi altri non me ne cacciate. Rispose Desiderare Dio, noi altri non cacciamo niuno, saluo se esso volontariamente si parte, però se quiui vorete stare, è necessario che non stiate otioso, perche in questo luogo ciò non si può fare. Disse Desideroso, Che farò io? Rispose: Fate quello vi sarà commandato. Disse Desideroso; Et quando non mi sarà commandato che facci cosa alcuna, che farò? Rispose Desiderare Dio, Cantate, benedite, & lodate Dio; perche quiui sete venuto per far quest' vfficio. Et ancora quando farete quello che vi sarà commandato potete cantare dentro di voi medesimo, accioche non teniate il vostro pensiero in otio. Et se volete venire in maggiore amicitia del Signore, forzateui quanto potete (quando non vi è commandato di fare alcuna cosa) andaruene
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<lb/>a star col Signore da solo à solo, parlategli liberamente, che sentirete che cosa vidirà, & che segreti vi mostrarà; & in mirabile perfettione di amicitia venirete con esso. Disse Desideroso. Come ogn'uno che vuole può entrare nella camera del Signore? & parlare con esso? Rispose Desiderare Dio: Sì, pur che l'huomo vedi in compagnia di Humiltà: anzi vi dico, che questo è il suo piacere, che si va da spesso a stare in sua compagnia, & che s'importuni, & resuegli: perche di conditione sua questo Sig. è tanto benigno, tanto buono, & tanto nobile & generoso; che ha la compagnia di qual si voglia persona, per misero che sia (pur che l'anima sia humile, & che vada a trouarlo per il camino che hauete fatto voi) gratissima, perche tanto gli costa l'vno come l'altro, che tutti gli ha fatti d'vna medesima materia. Anzi quanto sono le persone più vili,
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<lb/>& basse, & loro più si abbassano, tante più amore gli mostra, & più gratie gli fà. Et con effetto l'ha mostrato il Sig. perche in questo mondo sempre la conuersatione sua fu con gli humili, & bassi, però sappiate che in questa casa non si ricetta persona per suoi meriti, se non assolutamente per la bontà di nostro Sig. Disse Desiderare Dio a Desideroso; Se voi volete restar, e cantar con questi cantori, & volete che il vostro canto piaccia assai al Signore: conseruateui questi punti. Il primo è Buona volontà. Il secondo, è Humiltà. Il terzo, è Patieza. Il quarto, è Carità. Et sappiate, che se voi cantate per questi punti mai distonarete; perche il primo che è Bona volontà si canta per canto piano. Il secondo, che è Humiltà. Et il terzo, che è Patienza; tutti due cantarete per contrapunto. Et il quarto, che è Charità cantarete per canto di organo. Et se per forte perdesse li tre
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<lb/>vltimi punti fermatiui col primo, che è Buona volontà, qual si canta per canto piano. Et sforzateui con l'aiuto del nostro Sign. presto ritornare in regola, & in tono. Et vi conforto, che in tutto quello che farete, non vi dimenticate di mangiare del frutto che portaste da casa Humiltà, che si dimanda diffidenza di sè. Et quanto più tenerete Amor di Dio, & più sarete amico del Signore, tanto più spesso gl'offerirete, & darete di questo frutto, perche molte gli piace, & volontieri gusta.
<lb/>Come Desideroso fu introdotto da Desiderare Iddio al Signore, oue con molta hamiltà prostratosi auanti gli suoi piedi piangeua dirotamente, & animato dal Signore à parlare, comincia à ragionar Cap. XXXII.
<lb/>Disse Desideroso: Poi che hò da restare in casa, vi prego che mi
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<p>meniate a parlare con il Signore; accioche mi conosca. Ben mi piace, rispose Desiderar Dio: venite meco; Et molto andaua timoroso Desideroso, pensando che haueua ad entrare in camera di cosi eccelso, & gran Signore, & che hauea da parlar con esso, però molto si confidaua della bontà di questo Signore per essere tanto generoso, affabile, & benigno. Disse Desiderare Dio: Aspettate quiui alla porta, che io vedrò che fa il Signore, & gli dirò che gli volete parlare. Tutto timoroso staua Desideroso; pensando quello che haueua da dire al Signore. Tornato Desiderare Dio gli disse: Venite che già ho parlato al Sig. entrate voi, ch'io vi aspetterò quiui. Con molta riuerenza, & compuntione cominciò ad entrare Desideroso per la sala, & come vide il Sign. subito con grande humiltà si gittò in terra, & molto aspramente cominciò a piangere, non <pb n="76 verso"/></p>
<lb/>osando alzare il capo, ne gli occhi: pensando che staua dinanzi a quella infinita bontà, la quale tanto haueua offeso: & per gran dolore non osaua, ne poteua dire cosa alcuna; perche il rimorso della conscienza gli daua cognitione della sua colpa: & cosi prostrato in terra, non faceua altro che piangere. Disse il Sign. che fate? non dite niente? alzateui accioche intendiamo ciò che volete. Rispose Desideroso; Che dirò io Signor mio dinanzi alla sua diuina Maestà, che posso io parlare, ne dire a te, che non sono degno aprire la maligna bocca dinanzi al tuo diuino cospetto, & però taccio, & piango le mie iniquita? Disse il Sig. Perche adunque sete entrato quiui? Rispose Desideroso; Non sò Signore: se non che son certo che non son degno di entrare in vostra casa. Disse il Signose: Chi vi ha condotto quiui? Rispose Desideroso: Voi Signore mi hauete
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<lb/>fatto venire quiui per la vostra assoluta bontà: perche a me assai basta esser schiauo: & cattiuo de' vostri serui, ancora che non lo merito. Ma poi che alla vostra diuina bontà è piaciuto, che io indegnamente sia venuto nella camera vostra a parlare con voi, fatemi gratia aprirmi l'intelletto & mostrarmi quel che ho da dire, & ponere in me il spirito di timore, & di riuereza, accioche la vostra maestà non sia più offesa da vn maligno, & iniquo peccatore come sono io. Datemi gratia Sign. che io diuenti crudele castigatore, & distruttore di me medesimo; accioche voi Signore non siate piu deseruito, & offeso da ma abhominabile, & misero peccatore. Però Signore tal come io sono: per la vostra bontà vi priego insegnatemi quello che sia vostro piacimento in tutte le mie opere: perche con questa mia miseria mi metto nelle mane vostre,
<pb n="77 verso"/>
<lb/>& da hoggi innanzi a voi faccio offerta di tutte le potenze del mio essere.
<lb/>
<lb/>Come il Signore consola Desideroso, & gli insegna due motti, molto vtili, & breui, promettendo di dichiararglieli più à longo dell'altre volte, & cosi lo licentia per allhora della sua camera quantunque contra la volontà di Desideroso & non potendo egli starui di continuo, il Signore è contento, & vuole che gli lasci il suo cane Cap. XXXIIII.
<lb/>LEuateui, disse il Signore, & non dubitate; perche il mio vfficio è perdonare a tutti quelli che con verità si pentono delle offese che mi hanno fatte: però se voi sete di quelli, state di buona voglia. Et per segno della remissione delle vostre colpe, vi voglio dar due motti: quali molto vi gioueranno in conseruarui nella vostra
<pb n="78 recto"/>
<lb/>buona volontà: sappiateli bene guardare, & tenere in vostra memoria, & i motti sono questi. Il primo si dimada. Io, e Tu; Il secondo Re, e seruo. I quali motti se ben gli conseruarete, & saperete vsare, vi conduranno a molta purità di cuore, & difenderanno da tutti i vostri mouimenti, & vi faranno conseruare in casa fra tutti con molta pace, riposo, charita, & humiltà: Et guardaranno la porta del vostro cuore: Disse Desideroso; Pregoui Signore, che mi dichiarate in che modo ho da vsare questi motti. Rispose il Signore: Io vi dirò; Tutti li vostri essercitij potrete applicare a queste parole; perche sono di gran sentenza: & per quelle potrete venir a perfettione, che hauendoui da fermar in casa: io ve ne dirò, (venendo voi dinanzi a me,) compiutamente tutta la sentenza: Et quando venirete a parlare meco, allhora venite bene espedito, & sciolto di quanto
<pb n="78 verso"/>
<lb/>vi è da fare in casa, & di quanto vi sarà comandato. Et fare stima, che dentro il vostro cuore io vi dica queste parole, Tu, & Io, non vi è altro: Et cosi vi smenticarete tutto il mondo. Et di tutto quanto hauete visto, & vdito. Fate conto, che non sia al mondo cosa alcuna eccetto Io, & Tu. Il secondo è, che voi vi stimate schiauo di tutti; & cosi sarete humile & vbidiente: & siate Rè & Sig. di tre Donzelle: cioè vostra carne, passione, & vitio: perche quelli che signoreggiano queste tre male donne, io gli faccio molto ricchi, & gli dò gran dilettatione: Et al presente non vi dico altro: andate in bona hora Disse Desideroso: Priegoui Signore: che meglio mi dichiarate queste parole. Rispose il Signore, Basta, io vi prometto mostrarui gran cose sopra di queste parole. Disse Desideroso; Vorria Signore, che adesso me lo dichiaraste: perche le verria mettere in serito
<pb n="79 recto"/>
<lb/>a tal che non mi smenticasse, & che ne potessi altri ammaestrare? Rispose il Sign. sapete voi che il cuore di quei che gli leggeranno, se gli piaceranno ò nò, & però basta per adesso: andate in buona hora. Disse Desideroso: Ma perche Signore volete che mi parta dinanzi dalla vostra Maestà, doue posso io stare meglio che quiui? Rispose il Signore, perche voglio che conoscia te, che non sete degno di stare continouamente meco, se non tanto quanto a me piace; perche gli saria pericolo di presuntione; & però quando a me piacerà, vi mandarà a chiamare. Disse Desideroso. Poiche cosi à voi piace, che io mi parta, vadimi doue mi voglia, vorrei che restasse quiui il mio cuore con voi? Rispose il Signore, Son contento. Ma però non pensate che sempre che vogliate il possiate fare; perche io non l'ho consentito per più vtilità de miei serui; perche voglio
<pb n="79 verso"/>
<lb/>che spesso siano turbati nelle auersità in questa valle di miseria per darli dopo maggior consolatione, & riposo. Disse Desiderose; Almeno Signore fatemi gratia, che si fermi con voi questo mio cane; perche pure è vostro. Rispose il Signore, Questo si mi piace, perche se voi volete, questo cane di Buona volontà di continuo può stare meco, & non si parte mai se sarete diligente a ricomandarmelo spesso. Disse Desideroso; che bisogna tante volte raccomandarlo, poiche vna volta ve l'ho raccomandato; seria per mala memoria. Rispose il Sig. Non è per mala memoria, ma voglio che le fate a tal che voi non vi smenticate di me per più vostro beneficio; perche quanto più spesso col vostro cuore vi raccomadate il cane di vostra Buona volontà tanto più meritate, & tanto più la vostra affettione si aumenta verso di me, riconoscendomi per vostro vero
<pb n="80 recto"/>
<lb/>Signore, & Redentore. Et però voglio, che i miei amici spesse volte mi si racommandino, & dimandino, & dicano vna medesima cosa: accioche si ueda, & conosca la fermezza, & perseueranza del suo buon cane; perche ancora che in alcuna cosa fallaste: purche teniate meco il uostro cane fermato con la corda di Amore, tutto ui risulterà in bene.
<lb/>Come Desideroso lasciato il cuore al Sign. si partì dalla sua camera, & Desiderare Iddio andò alla sua cella, & Desideroso meditaua in quelli motti, & andaua dal Signore quale imparò il modo di andargli auanti. Cap. XXXIII.
<lb/>PArtendo Desideroso dalla camera del Signore, & lasciatogli il suo cuore, trouò Desiderare Dio, che aspettaua alla porta, & gli disse: Che
<pb n="80 verso"/>
<lb/>hauete fatto tanto. Forse vi credere che al Sig. piace vn tanto parlare. Sappiate che esso di tal conditione, che molte volte opera la sua gratia assai più con poche parole; perche si dicano con bona & pura intentione, che non fa con tante, & massime quando si dicano con l'intelletto vagabondo. Disse Desideroso; Come è questo? A me pare essere stato molto poco? Rispose Desiderare Dio: Poi che hauete ottenute gratia di essere riceuuto in casa, io me ne andarò alla mia cella. Disse Desideroso. Andate in buona hora. Et restò Desideroso molto cogitabondo, pensando nelle quattro parole, che il Signore l'vna hauea detto, & spesso le conferia l'vna con l'altra, & sempre gli riusciua bene, & molte cose appropriaua in quelle, & come gli veniua alcuna contrarietà, diceua Nonmifidaniente, che mi dicano, ò faccino qual si voglia cosa, ò che mi dispregino
<pb n="81 recto"/>
<lb/>o che mi honorino; perche io son schiauo, & a' schiaui cosi gli appartieno. Et se viene alcuna dilettatione, ò mouimento carnale, dico: Rè voglio esser io, & non schiauo del mio corpo, e di tanta cosa miserabile come vitio. Grande vtilità acquistò Desideroso di queste parole nella battaglia delle sue tentatione, & molto frequentaua di venir a parlar al Sig. & da principio portaua seco assai munitioni d'orationi, & altri vfficij. Che fate, disse il Signore; Forse pensate sodisfare con questo alli morti che vi ho imposto? Non disse Desideroso, se non che vorrei parlare con voi Sign. O ignorante, che bisogna questo per parlare con me: Rispose; io lo faccio Sign. perche io non sò dire tante degne cose come quiui stanno scritte. Disse il Signore: Pensate che tutto il fatto stia in recitare questi vostri libri, non sta in questo: se non che meniate le compagne, che si
<pb n="81 verso"/>
<lb/>deono menare, appresentandosi dauanti a Dio per orare in vostra compagnia Amor, Humiltà, & Riuerenza, con Semplicità: & questo basti per venire a parlare a men con gli motti che vi ho detto. Vediamo come dice il primo: Rispose Desideroso: Io, & tu Signore. Disse il Signore questo è buon principio. Et sappiate, che se voi ben considerate l'eccellenza della profondità di questi motti, in tutto il tempo di vostra vita hauerete essercitio, & sempre trouarete cose nuoue. Non sapeua che dire Desideroso, se non che piangeua amaramente: perche questi motti gli dauano gran cognitione della grandezza, della bontà di Dio, e della sua grande miseria, & colpa. Disse il Signore: perche piangi? Rispose: Per che Signore mio non ti amo, ne conosco come doueria, & penso, che tù per la tua bontà m'hai fatto tuo figliuolo; & tu sei il mio dolcissimo Padre, tu sei
<pb n="82 recto"/>
<lb/>la mia speranza, tu sei il mio refrigerio, tu sei la mia salute? io son quello peccatore miserabile, io son il uno schiauo, io sono quello che ti ho offeso, io son quello che merito l'inferno. Rispose il Signore, se tu con verità, & purità di cuore venirai a me, & riconoscerai ch'io sono il Re, & tu sei il seruo, & farai quel che ti ho detto, ti donarò il mio Amore, & conseruarò per mie buono, & fedel seruo.
<lb/>Come volendo Desideroso mandar à chiamare un suo fratello, cioè il corpo, Desiderare iddio gli disse il suo parere circa questo Cap. XXXV.
<lb/>HAuendosi Desideroso molto essercitato nelle virtù de' quattre motti, che il Signore gli hauea dato & in quelli trouata grande vtilità di spirito stando cosi, cominciò à pensare ad vno suo fratello, del quale alquanto
<pb n="82 verso"/>
<lb/>si era smenticato, fermandosi in questo pensiero gli venne gran desiderio di farlo venire, & disse a Desiderare Dio; Molto vi prego, che mandiate alcuno per far venire mio fratello, che si dimanda Corpo, per che molto l'amo, & vorrei che viuessimo insieme in cosa di Charità. Rispose Desiderare Dio; Poi che tanto l'amate, facciamolo; ma però auuertite il camino. Disse Desideroso; Trouasi altro camino, che questo per trouare Amor di Dio, perche esso non vorria altro? Rispose; Vi sono altri camini, ma non sono sicuri, però sappiate che questo è il miglior, più corto, più dritto, e piu sicuro di tutti gli altri, & maggior parte de altri camini sono vno perdere di tempo, ma io dubito, che questo vostro fratello sia in camino, & sia circa la porta del vostro cuore. Disse Desideroso. Ben potria essere, non si perde niente a mandarlo a chiamare,
<pb n="83 recto"/>
<lb/>perche conoscerà la buona volontà nostra? Rispose Desiderare Dio; Questo vostro cane grosso già sà il camino, & il condurrò con la gratia di Dio con molta diligentia; però per maggior sicurtà mi pare che mandiamo vn nuntio ad auuertirlo del camino che ha da fare, & de luoghi, doue potria perdere il camino. Disse Desideroso; Che modo terremo: Rispose Desiderare Dio. Il miglior modo, che vi pare, è che gli mandiamo in scritto vn'historia, per qual si narra quello che interuenne ad vn monaco che voleua venire quiui, & per sua poca attentione errò il camino. Disse Desideroso: Che historia è questa? Rispose Desiderare Dio. Molto volentieri ue la dirò.
<pb n="83 verso"/>
<lb/>Come Desiderare Iddio comincia narrare vn historia d'uno, che volendo andar à casa d'Amor di Dio, andò à casa d'Amor di se. Cap. XXXVI.
<lb/>FV vn monaco, qual si dimandaua Benmiuoglio, che per alcun tempo haueua seruito Dio, & pensando vn giorno fra se, che era buona cosa ad amare Dio, & il prossimo, per esser questi i primi commandamenti, a' quali siamo obligati, & che era mala cosa stare otioso, & perdersi sempre col studio in questo pensiero, si pose in camino per trouare chi gli desse notitia di Amor di Dio. Et hauendo molto caminato, si trouò in vn deserto doue trouò molti cattiui camini pieni di spine, che molto il turbauano, tanto che molte volte fu per ritornarsene poi da se pigliaua alquanto animo, & diceua: Horsu comportiamo vn'altro
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<lb/>poco, tal volta questo non durerà troppo appresso trouaremo i belli camini, e verdi prati doue si potremo bene riposare. E con questa speranza passò gran parte del suo camino, & arriuato in vna compagnia di pastori, che stauano al fuoco, si allegrò Benmiuoglio per esser pieno di freddo, & accostandosi a loro, li salutò, i quali restarono molto marauigliati, vedendo, che il monaco era si ben vestito, & staua si freddo, e gli dissero, Che andate cercando per quello luogo deserto cosi morto di freddo, che è cosa contraria a chi sta ben vestito, e camina sentir freddo, doue la ragione vorria che fosse caldo? Rispose Benmiuoglio: Non pensate che l'habito sia bastante di fare testare il freddo, ne che possi scaldar dentro; perche non passa la pelle: & il fredo mio interiore, & però l'habito non mi può scaldare: ma se voi mi date di queste vostre suppe, subito mi riscalderò.
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<lb/>Risposero i pastori: Le suppe nostre non si può mangiar, se non chi ama Dio, & il Prossimo, però non sappiamo se voi siate di quelli. Disse il monaco: Ditemi in che modo osseruate voi questi comandamenti, che solo per questo son venuto da voi per impararli? Rispose vn de' Pastori: Padre se voi gli volete saper è necessario, che la volontà qual tenete di voler trouar Amor di Dio, & del Prossimo l'vniate con le opere, & non crediate potefli trouar dormendo, & stando otioso, anzi bisogna, che con molta diligenza vi affatichiate, & attendiate a caminare, perche se voi non errarete il camino, presto trouarete l'habitation d'Amor di Dio, e del suo seruo Amor del prossimo. Molto si marauigliò il monaco del parlare del pastore, & gli disse: Ditemi fratelli (poche voi sete tanto bene informati di questo camino) si può errare? Rispose: Sì missere: perche è pericolo di incontrare
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<lb/>due male donne, che vanno spesso di quiui: l'vna si dimanda Reputatio sui, & l'altra Confidentia sui: qual sono tanto astute, & malitiose: che molti ne ingamiano per questo camino, & gli fanno lasciare il camino di Amor di Dio, e del prossimo, & gli menano in casa di Superbia; doue habita Amor di se, e di sua moglie, che si dimanda Propria volontà: Disse il monaco; Io non ho paura di queste, poi che tengo Buona intentione: Non dite cosi (disse il pastore) anzi le douete ben temere, & andar sempre sopra di voi, & dimandate di continuo a qual si voglia persona che trouate per questo camino che mena a trouare Amor di Dio, & del prossimo, & consigliateui ben con loro, & dimandate se andate bene, o non, perche se non lo farete, facilissimamente vi potreste ingannare, e non accorgendoui trouarui in casa di Superbia. E però non vi confidate
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<lb/>della sola vostra buona intentione, che è vno appoggio tanto debole che al meglio vi manchera. Disse il monaco; A che si conosce quando questo appoggio è debole? Rispose: Date delle botte all'edificio della vostra bona intentione, & se starà forte, all'hora vi potrete bene edificare di sopra. Ma ditemi padre: perche vorresti voi trouar Amor di Dio? Rispose il monaco: Accioche io possa conseguire il Paradiso, & la gloria che il nostro Signor promette a quelli che l'armano. Ben mi piace, dice il pastore, che tirate per voi perche se questo non fusse, non vi affaticareste per trouar amor di Dio. Disse il monaco, horsu mi pare, che vogliate entrare nella Trinità: ditemi se vi piace, quello camino è assai forte a passare, voi che lo sapete cosi bene. Rispose il pastore questo camino tanto forte trauagliato, & tanto facile, & diletteuole quanto voi lo stimate,
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<lb/>perche tutto il pelo lo porta quella affettione con la quale si camina, perche per grande che sia l'affanno, passandosi con buona, & piaceuol volontà, ogni cosa pare facile, & diletteuole.
<lb/>Come Desiderare Dio seguita di raccontare l'historia cominciata, cioè come le due male donne andauano falsamente confortando il misero monaco. Cap. XXXVIII.
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<lb/>FAstidito il monaco del parlar del pastore si pose per il suo camino
<lb/>& non troppo da lunge si incorrò con le due male done, cioe Reputatio sui, & Confidentia sui, delle quali molto si allegrò, non conoscendole altrimenti, e disse: Ditemi donzelle, questo camino è per andare a casa di Charità? Risposero: Padre se vi piace noi vi accompagnaremo, perche noi sappiamo bene il camino. Disse il monaco: Come vi di mandate perche non vorrei essere ingannato.
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<lb/>Non dubitate risposero le Donzelle, che noi vi guardaremo bene, per che io mi dimando Humiltà, & questa mia compagna si dimanda Speranza. Disse il monaco molto volentieri, andiamo di compagnia, & ingannato il misero monaco andati per molto tempo insieme, alle volte si accorgeua che molti andauano per vn'altro camino assai più stretto, & aspro, & la sua conscienza gli rimordeua, & pensaua, che allo camino era il vero. Et subito Reputatio sui gli diceua. Non dubitate, che questo nostro camino sia troppo buono, che ancora che non sia tanto stretto, & aspro, al fine tutti arriuiamo ad Amor di Dio, però attendete a star di buona voglia, che ancora habbiam tempo di potergli arriuare noi si come gli altri. Non, dice il monaco, perche un pastore mi ha detto, che non vi sono se non doi camini vno che si dimada il camino d'Humiltà, qual và in casa
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<lb/>di Charità, l'altro si dimanda Presontione, che và in casa di Superbia. Disse Confidentia sui, lasciare dire che non sa ciò che si dica, che in molti modi si serue a vn Sign. & al fine da tutti si tien ben seruito, & però venite di buona voglia, & allegro, che bene andarete per questo camino. Non disse il monaco, quello pastore mi disse, che il camino di Charità è molto stretto, & aspro, & massime nel principio, & questo non è tale, come esso mi disse: E come, disse Reputatio sui, non vi par assai stretto questo? non pensate quante male notti, e giorni di freddo, & caldo ne hauete passato, & però allegrateui; e state di bona voglia, non vedete quanti ne hauete lasciați adietro, che non caminano cosi bene come voi? che volete far, voleteui tanta affaticar che veniate meno? auertite che alla fragilità humana è necessario alcuna ricreatione perche non si de tirar tanto
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<lb/>l'arco, che spezzi, ma allentarlo alcuna volta, & caminare passo passo, & a piedi fermi, non in vn giorno si vuol far proua di tutte le forze della fragilita nostra, che assai fà chi và per il camino di mezo, & non per gli estremi, doue molti si perdono: Il misero monaco staua ascoltando volontieri, & come si voltaua, & vedeua caminar alcuni per quell'altro camino restaua tutto attonito, & di mala voglia, & subito Reputatio sui gli dicea: Lasciate andare questi Modorri, perche vogliono dimostrar di salire il cielo, & forse che sono tutte hipocrisia, & però buono è il camin nostro, che è fuggire la vanagloria. Et alle volte questi tali vogliono correr e saltar da gli alti monti, e danno del petto in terra, & però lasciateli andar, che la discretione è madre delle virtù, che pensate che tutto consista ne' trauagli del corpo, non è cosi, che il nostro Sign. vuole, che habbiamo charità in
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<lb/>noi medesimi, & che si conseruiano il corpo per seruire esso Dio, perche chi camina passo passo, fà assai buon camino.
<lb/>Come seguita l' Historia di quello che accadè essendo di nuouo entrati in casa de Superbia chiamata Charità, & come Amor di se l'instiuiua nel suo seruigio. XXXVIII.
<lb/>MOlto frettamete andauano parlando le Donzelle col misero monaco per fin'a tanto che l'hebbero condotto a casa di Superbia doue non conoscendosi per l'occupatione del suo intelletto, disse: Ditemi che edificio è questo cosi bello? Risposero le Donzelle. Questa si dimanda casa di Charita, doue sta Amor di Dio. Molto si rallegrò il dolente monaco, credendosi essere arriuato in casa di Charità. Et dicea tra se medesimo. Per certo assai mi sono affaticato
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<lb/>& assai accetta deue hauer Amor di Dio tanta fatica quanta io ho passata, & passo per esso. Et stando con questa imaginatione, arriuato alla porta di Superbia (detta Charità) trouò molte Donzelle, quali gli fecero assai diletteuoli accoglienze, & gli dissero: Entrate, che assai gratia vi ha fatto Dio di essere arriuato in cosi buono e santo luogo. Si disse il monaco, assai gratia mi ha fatto, ma dittemi: che è della vostra Abbadessa che molto desidero parlargli? (Et molto piaceua al monaco l'edificio della casa?) Risposero le Donzelle; Volentieri gli faremo l'imbasciata. Fra poco venuta l'Abbadessa (che il suo vero nome era Superbia) disse il monaco, Come è il vostro nome? Rispose, Il mio nome si dimanda Charità; Adunque quiui sta Amor di Dio con vno suo seruo, che si dimanda Amor del prossimo. Sì, (ripose l'Abbadessa.) Mi pare che vi riposate
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<lb/>vn poco, che frà questo mezzo che torni Amor di Dio col suo seruo potrete veder i belli edificij di questa casa: Et molto si sforzaua l'Abbadessa di dare buon ricapito al misero monaco, il quale molto si allegraua delle carezze, & buone accoglienze che gli erano fatte dalle Donzelle, & attendeua a darsi buon tempo, vedendo simili carezze, & buon seruigio, cioè di Confidentia sui, & Reputatio sui. Et stando cosi a piacere con esse Donzelle: arriuarono doi, quali assai si sforzauano parer persone di gran diuotione & grauità, del qual molto si allegrò il monaco, & se gli fece incontro per basciargli le mani, & gli disse: sete voi Amor di Dio; Si (Rispose amor di se.) Disse il monaco, io son venuto quiui per hauere inteso, che sete Signore molto liberale, & che a'vostri seruitori date molta consolatione, & piacere, & che per il vostro mezo si viene a godere
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<lb/>la gloria di vita eterna, & il paradiso, & per questo son venuto a pregarui, se mi volete per vostro seruitore: Si, rispose Amor di se: molto di buonvoglia, restateui in casa, che molto riposatamente parlaremo insieme, & vi darò il modo, & cognitione come mi hauete da seruire, e amare: Dateui bontempo, (disse Amor di se,) & non ui date dispiacere di cosa alcuna, per che sete arriuato a buon luogo. Il nostro Signore vi ha fatto assai bona gratia di hauerui fatto vscire da pericoli e lacci del tempestoso mare di questo mondo, che potete dire esser arriuato in porto sicuro, essendo ridotto in questa Religione casa santa, però state di Buona voglia, poi che vi sete fermato meco con le promissioni, che m'hauete fatto: Molto piacque al misero monaco la consolatione che Amor di se: gli daua, & massime quando gli diceua, Che non pigliaste ansietà di se medesimo,
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<lb/>poiche era venuto a termine di essersi tutto dato ad esso, & la cura del peso dell'animal sua haueria data ad altri.
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<lb/>Come nell'historia dimestra gl'incontri, che riceueua Benmiuoglio, & detti suoi rimorso della conscienza, & come Amor di se, & il suo seruo con l'altre due male donne lo confortauano. Cap. XXXIX.
<lb/>ESsendo stato gran tempo in casa di di Superbia, il monaco riceueua molti incontri da suoi compagni, i quali vedeua che non andavano per il suo camino, & lo rimorso della conscienza il faceua dubitare, ch'esso non andasse bene. Amor di se, & dispregio del prossimo gli trouauano scusa, & gli dauano ad intendere, che tutte le sue opere erano buone, & perfette, & quanto più andaua innanzi,
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<lb/>& tanto maggiore famigliarità pigliaua con le Donzelle: cioè Confidentia sui, & Reputatio sui, & gli dauano ad intendere ch'esso era grande amico di Amor di Dio, & che faceua cose assai per amor suo, & con molta diligenza lo seruiua, & ch'esso non era mormoratore, nè goloso, nè rompitore di silentio, come gl'altri. Et gli diceua. Rallegrateui, dateui buon tempo: Et perche l'Abbadessa detta Superbia vedoua che era venuta in grande amicitia di Amor di se, gli cominciò a mandare sue figliuole accioche meglio lo potesse ingannare. Et prima gli mandò quella che si dimanda Curiosità, coperta con vna veste di Charità: accioche non lo conoscesse, & gita gli faceua desiderare di hauer belli libri miniati, & altre cose gentili. Et la coscienza pure il pongeua; ma subito Amor di se l'escusaua dicendo: Non vogliate essere tanto scropuloso, poi che per seruigio di nostro
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<lb/>Signore lo volete, & poi che non gli hauete posta tutta la vostra intentione: perche la pouertà consiste nel spirito, purche non facciate cosa contro la religione, ne contro i commandamenti de' Prelati, non importa niente: appresso l'Abbadessa gli mandaua Lussuria con molti diletteuoli pensieri riseruati, & atti dishonesti. Et la conscienza lo rimordeua, che di questo si deua confessare, & hauere ricorso subito a' rimedij necessari come è l'oratione, & digiuno, & che di questo conosceua, che n'era cagione la sua negligenza, però ancora che lo conoscesse non lo volea fare, dicendo: assai è che non gli habbia consentito deliberatamete. Appresso l'Abbadessa gli mandò l'altre sue figliuole, cioè Ira, Rancore, & Detrattione del Prossimo vestite di zelo di virtù. Et come la conscienza il rimorde, subito il seruo d'Amor di se, lo escusaua, dicendoli, qnesto è ben fatto, perche
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<lb/>sete tenuto per amor di nostro Signore adirarui, & volere che i vitij siano castigati. Et ben che sia vero, che l'huomo deue hauer zelo; però il zelo non vuole esser con rancore, nè con ira, nè con proprio interesso, perche manifestamente si mostra essere cosa trista, & marcida, perche subito ne infiamma ad ira, & mormoratione del nostro prossimo, & dirli, Che pensate esser tale, & tale? & questo, & quell'altro & questo voi non lo dite per mormorare, eccetto che vi pare male, & per corregerli; & però questi è il buono, & santo zelo. Appresso l'Abbadessa gli mandò l'altra figliuola, quali si dimanda Gola, vestita di discretione, che ancora ch'esso non procuraua, nè desideraua, nè dimandaua cosa alcuna, & di quello che gli era dato restaua per contento pur la Donzella il faceua mangiare disordinatamente, & presto, & con auidità, &
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<lb/>con inuidia, & assai più di quello che gli bisognaua, & di questo la conscienza il rimordeua. Et Amor se gli diceua; Non vi curate che il nostro Signore ha create le cose per mantenere suoi serui, & voi non mangiate da voi solo, ma con la communita, & però l'huomo deue souuenire alla sua necessita, & che vorreste voi tornare ettico? & dar fastidio all'infermiero, & spesa alla casa? La virtù è nel mezzo, & non nel andare per l'estremo. Et sappiate, che a poco, a poco venirete a discacciarui, & da qui a pochi anni non sarete buono a cosa alcuna. Non vi curate, che tutte le cose buone, sono buone a' buoni. Et il Regno de' Cieli non s'acquista col mangiare, & beuere, ma nell'intrinseco si deue regolare l'huomo, perche quiui stà il vero digiuno
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<lb/>Come Desiderare Dio narra altre cose, che interuenero à Benmiuoglio mandandogli l'Abbadessa continuamente alcune male donne, ma Amor di se ogni cosa escusauas. Cap. XL.
<lb/>APpresso gli inuiò l'Abbadessa, l'altra figliuola dimandata Pigritia. Et la conscienza rimordeua il misero monaco, & gli diceua: Che si douesse dare all'oratione, & altri essercitij spirituali. Ma Amor di se gli diceua, non vi entrate, che assai fà chi seguita il choro, & dice la Messa, che Vorresti tornare ettico? La balestra non può stare sempre carica, & resa; & però l'huomo diuenta frenetico che vuol far cose estreme, osseruate pure i dieci commandamenti, & sarete saluo: Voi per la gratia del nostro Signore assai gli osseruate nella religione, perche non adorate gl'Idoli, nè
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<lb/>credete l'altre superstitioni, nè giurate falso, voi guardate le feste, non ammazzate, non fornicate, non robbate, non fate falso testimonio, & ancora che alcuna volta mormoriate, non importa, perche son frutti del mondo che interuengono, & non bisogna farne tanto caso, voi non desiderate donne, ne cose del vostro prossimo adunque, che volete altro volete forsi montare a'Cherubini? assai vi basta entrar in Paradiso in vno cantone dietro alla porta. Et ancora che questa notte non vi leuate a mattutino, tutto è Charità: perche non lo fate per ribaldaria, ma per meglio fortificarui al seruigio del Sign. Et se andate a passeggiare per la città, buono è per ricreare vn poco li spiriti: & poi più feruentemente tornare a casa. Appresso l'Abbadessa gli mandò l'altra figliuola dimandata Indeuotione, & Tristitia di spirito, ma pur Amor di se lo escusaua. Appresso
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<lb/>gli mandò l'altra dimadata Vanagloria & Amor di se, gli diceua: Buono è a mostrare le buone opere per amaestramento del prossimo. Appresso gli mandò l'altra dimandata Incostanza sotto colore di bene, quale li faceua dimandare molti libri, & altre diuotion, & gli faceua pigliare molti essercitij, & fatiche senza profitto di cosa alcuna. Et però il misero monaco dimandaua danari a parenti, & amici, & cercaua modo, & maniera di hauere dinari per comprare libri. Et tutto escusaua Amor di se, dicendo: Buona cosa è hauere libri assai per studiare, & meglio l'huomo infiammarsi al fuoco di Amor di Dio, & cosi venne a poco a poco il meschin monaco di tanta debilità & tepidezza, & inquieto di spirito, che mai era contento di niun libro, ne di alcuno essercitio. Et amor di se gli diceua, Buono è che leggiate & studiate, vediate assai libri per meglio
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<lb/>potere caminare nella via di Dio, & cosi si allungaua di orare, & meditare, & dauasi molto a leggere hora vn libro, & hor'vn'altro: & hora vna diuotione, & hora in vn'altra. Et in questo l'Abbadessa gli mandò vna diuotione & piacere falso, che molto meglio gli pareua leggere, che orare: : Et come molto haueua letto di quà, & di là, gli restaua l'intelletto confuso di modo, che quanto più andaua innanzi, maggior amico gli diueniua Amor di se, & Reputatio sui: & lo teneuano bene astretto, & gli dauano ad intendere, che esso era buono in quella virtù, & in quest'altra, & che frate tale non facea fare questo, ne altro, ch'esso l'hauea saputo far meglio di tutti: di modo che veniua a iudicare, e mormorar etiandio del suo Priore, e pastor, & hor l'improperaua d'vn difetto, & hor di vn'altro, & dispregiando le cose minime molte volte rompeua il silentio, &
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<lb/>mormoraua di questa cerimonia, & di quell'altra, & dicea tra se: Ben sò che questo non è peccato mortale, & non ità in questo la perfettione, di modo tale che più non stimaua il parlare superchio, otioso, & vario mormorare, & perdere il empo, che di questo veniuia vna cecità all'intelletto, & discordamento di sua conscienza: in tanto, che la conscienza, che nel principio il rimordeua alquanto, & alquanto repugnaua al presente. Amor di se l'hauea tanto ben habitato, che ogni peccato gli parea di poca importaza per confessarlo. Diceua l'Abbadessa: Non vi curate, perche assai è in osseruanza chi si confessa vna volta la settimana: ma come veniua al fine della settimana, tanto il misero monaco si ricordaua che si douesse confessare, come fusse stato vno muro: eccetto che andaua come vno che và a contar vna fauola che l'ha ben impressa nella mente:
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<lb/>ogni volta ch' si confessaua, dicea la medesima maniera di confessione vsata. Et se era dimadato non sapea dir'altro, se no, dico mia colpa s'io hauesse fatto ò detto cosi: e non dicea, dico mia colpa, ch'è pensato la tale cosa & mi piacque, & ò hauuto piacer di pensarlo, & quella cognitione non l'ho cacciata presto da me: & à detto le tali parole per tale intentione, & feci questo, & quello tale hora, & in tale luogo, innanzi le tali persone, & tante volte. Di questo il monaco non diceua niente: se non che tutta la confessione era conditionata, & cosi douere essere l'assolutione, che l'vna, & l'altra non valeua niente. Et tutto questo il misero monaco faceua per l'oscurità della sua conscienza. Et in tutta la settimana non haueua scritto, ne notato cosa alcuna contro di se medesimo, & cosi credendosi molta fare profitto nella religione, ogni giorno andaua di male in peggio.
<pb n="95 verso"/>
<lb/>Come gli dice Desiderare Dio, che Amor di se vedendo Benmiuoglio sicuro in conscienza gli diede per moglie una sua figliuola accompagnata da due serue, & così ritornò Benmiuoglio al monasterio, & fù revisto dal Priore molto uolontieri, & quiui Benminoglia compiaceua alla sua moglie. Cap. XL.
<lb/>DApoi che l'Abbadessi vide che molto faceua profitto il monaco con Amor di se, & che la sua conscienza andaua molto sicura, determinò di accompagnarlo con la figliuola d'Amor di se, dimandata Propria volontà, & acciò che l'misero monaco non conoscesse (perche era molto rimprouerata dagli altri) la vestì in diuerse foggie, & hora gli muta vna veste, & hor vn'altra. Accompagnato che fù, gli disse l'Abbadessa; Assai mi pare che fate stato qui hormai è tempo di tornare
<pb n="96 recto"/>
<lb/>al vostro monasterio; che già sete ben'istrutto. Licentiato dall'Abbadessa tornò il misero monaco al suo monasterio, onde era vscito, & menò seco il suo compagno Amor di se, & sua moglie Propria volontà, & due serue, cioè Reputatio sui, & Confidentia sui. Molto fu allegro il Prior sapendo ch'era' tornato il monaco Benmiuoglio da cercare Amor di Dio, andò a visitarlo, & gli disse; Ditemi figliuolo hauete trouato Amor di Dio? Si padre (rispose il monaco? Et molta fu l'amicitia, & amor che pigliò il monaco con sua moglie, di modo che la seruiua, e compiaceua di quanto essa voleua; di modo tale che l'hauea cosi soggiogato che lo tiraua doue volea, & spesso gli facea dimandare licenza d'andar hor in vna parte, & hor'in vn'altra, e non andar all'vbidienza, & poi lo faceua esser sollecito in cose che non gl'apparteneua. Come il Priore li comandaua alcuna cosa
<pb n="96 verso"/>
<lb/>il pensaua a morte hauer da lasciare quello che la propria volontà haueria voluto per più suo piacere: Et per questo era venuto a tale che mai faceua cosa di buon cuore, se non quello che ad esso piaceua, & cercaua modo & maniera che il Priore non lo comandasse. Et gli diceua. Che quello gli era molto contrario, & ch'egli lo poteua fare, & dimadauali, che gli lasciasse fare quello ch'ad esso piaceua, di modo tale che il suddito era diuenuto Priore: & il Priore suddito: che non gli osaua comandare se non quello che ad esso piacena, per non disturbarlo, & per non dargli occasione che si partisse.
<lb/>Come Propria volontà conturbaua il frate, gli faceua dimandare di mutar religione Cap. XLII
<lb/>VEdendo Propria volontà, che tanto bene seruiua: essa il conturbaua nel spirito; perche, come non
<pb n="97 recto"/>
<lb/>faceua quel che esso voleua le cose andauano contro sua intentione, ò che il Priore non era presto a far quel ch'esso voleua tutto si turbaua, e diueniua impatiente, & tristo, & mormoraua intrinsecamente, & con tutti di casa haueua sempre da dire. Et la Propria volontà gli diceua. Che bisogno hai di stare quiui, non vedi che il Priore tiene in vrta, & ti seguita? quel frate ti vuol male, quell'altro non ti vorria veder? Mira che a frate tale il Priore non fà cosi come fa a te, & però non starai mai consolato qui, ne farai cosa che vada bene, perche non ti puoi dare all'oratione, ne stare vn poco rimoto, & però non potresti fare alcun profitto. Và, disse Propria volontà, & di al Priore: Che tu ti vuoi mutare di casa, di religione, che forsi per questo muterà proposito, & farà quel che tu vorrai, & ti tratterà di miglior sorte: accioche tu non ti parti.
<pb n="97 verso"/>
<lb/>Come Desiderare Dio finisce l'historia del misero monaco. Cap. XLIII.
<lb/>Ecco quiui, disse Desiderare Dio, come questo monaco ancora che cominciasse a cercare Amor di Dio, perche non andò per questo nostro camino, & fù negligente in fare forza a se medesimo, in luogo di trouare Amor di Dio: troua Amor di se, & di Propria volontà, & in luogo di riposo, & quiete, che speraua nella religione, per sua colpa staua disconsolato, tristo, conturbato, tentato, & apparecchiato ad ogni male. Scriui adunque à questo tuo fratello, accioche sappia qual camino deue pigliare per venir quiui, & che sappia doue si può errare, accioche in scambio di venire quiui, non andasse a casa di Superbia, della quale il Signore ci liberi in sua lode, & gloria. Amen.
<lb/>Il fine della Prima Parte.
<pb n="98 recto"/>
<lb/>SECONDA PARTE del presente Libro.
<lb/>Come Desideroso volendo comporre un libro sopra questi quattro motti, che haueua sentito, entrò nella camera del Signore, & pensaua che egli dormisse, & da lui fù instrutto di quanto haueua da fare. Cap. 1.
<lb/>COnsiderando, & pensando bene Desideroso, quelle quattro parole, che il Signore gli haueua detto, che non poteuano essere se non di gran sentenza, fra se stesso pensò componer vn libro del significato di questi motti, Io, & Tu Rè, & Schiavo, & quello intitolato Amore, confidandosi, che con quello potesse venire in maggiore amore del Signore, & però lo volse intitolare libro di Amore. Et perche non conosceua sofficiente
<pb n="98 verso"/>
<lb/>in vna tant'alta, & profonda opera, si sforzò entrare nella camera del Sign. per dimandargli gratia che gli dicesse come douea componere detto Libro; & trouando la porta serrata, & con silentio; pensò che'l Signore dormisse, & per questo staua tutto attonito, & sopra di se; ma pigliato alquanto d'animo, entrò dentro, & disse. Che fate Signore? parmi che dormiate: Non dormo, rispose il Signore, cosi si credono molti ch'io dorma, & non si vogliono accorgere, che stò mirando che si fà, & si come si reggono le genti di casa, & se sono constanti, & reali, & come seruono, che bene sò io, quando io son con loro, che ogni cosa và bene, ma voi che dimandate? Disse Desideroso: lo vorrei fare vn libro, che parlasse di questi motti, che tu Signore m'hai concesso: cioè Io, & Tu, però desidero che mi date il modo come haurò da fare, per causarmi aumento
<pb n="99 recto"/>
<lb/>del vostro Amore. Et perche molto piace al Signore la semplice intentione de' suoi serui, disse à se Desideroso. Molti sono i modi, che la diuot' anima può tenere per venir in amor mio; però il meglio & più certo è l'oratione, perche in questa si concludono tutti gli altri essercitij, & questo è il più dolce, & soaue. Disse Desideroso: perche questo Signore: che l'oratione sia cagione più che tutti gli altri essercitij di venir nel vostro Amore? Rispose, perche negli altri essercitij ne' quali l'anime diuote si affaticano per venir nell'Amor diuino, il fanno per comparatione che fanno da se, con l'altre creature; come quelli che l'essercitano nell'opere della misericordia. Come dice S. Mattheo nel cap. 25. cioè, Chi seruirà ad vno de' miei ministri, seruirà a me. Ma l'oratione da se immediate riscalda per me medesimo nell'Amor mio, che con esso parla; si
<pb n="99 verso"/>
<lb/>come per esperienza si vede, che se tu hai freddo ti puoi ben scaldare toccando cose che siano calde, però molto più ti riscalderà il proprio fuoco accostandoti ad esso, il quale è cagione di scaldare l'altre cose: cosi fa l'anima che con l'oratione si presenta a me; la quale infiammata del diuino Amore, consuma, & abbruggia tutta la sua luce, & resta piena di timore, compuntione, & pentimento de suoi peccati: piena di riverenza, & amoroso desiderio, piena di stabilità di emendarsi, piena di humiltà: & fermata nel desiderio del mio honore, & seruigio. Et però che più si potria dire credetemi: che per imperfeto, & indegno che alcuno fosse, non potria trouar miglior ne più vero, & sicuro camino di perfettione, che acquistar Amor diuino, il quale non si può hauere con altro mezo, che con l'oratione Et però vi conforto, che il vostro essercitio il vogliate
<pb n="100 recto"/>
<lb/>ridurre in essa, perche molto vi farete profitto: Et accioche non habbiate tanta fatica, io vi darò notitia di doi libri, i quali perfettamete parlano della perfettione; & sentenza di Io, & Tu, li quali procedono per moda d'oratione: Vno è di S. Agostino, che si dimanda Soliloquij, & questo parla della parola, cioè Tu. L'altro è di S. Giouanni Grisost. qual si dimanda Diuina contemplatione, che parla dell'altra parola, cioè Io. Et sappiate, che se voi hauere questi Libri, non hauerete bisogno d'altra intelligenza, per peruenire al mio maggiore amore, perche in quelli trouarete il tutto.
<lb/>Come Desiderare Dio vuol insegnar à Desideroso à cantare, & sonar sopra un salterio, acciò s'accenda nell'amor di Dio. Cap. II.
<lb/>DIpoi che Desideroso hebbe trouato i libri, cioè i Soliloquij di
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<lb/>Santo Agostino, & Diuina contemplatione di San Giouanni Grisost. stando discorrendo quelli. Per alcun tempo, venne da esso Desiderare Dio, & gli disse. Che fate Desideroso? Rispose; voi il vedete, & è a voi manifesto quel che faccio. Disse Desiderare Dio; Perche vedo che spesso state desintonato, però desiderarei che cantaste secondo il modo ch'io vi ho mostrato, & vorria che'l vostro catare fosse soaue, & dolce. Disse Desideroso; Pregoui che mi doniate alcun modo della maniera che ho da cantare, perche ancora che sappia il canto, & i punti che m'hauete mostrato, non mi vi sò ancora contemperare, perche molte volte mi vedo tristitia di spirito, & tedio di me stesso, non trouando gusto alcuno nel cantare ne in le altre cose buone. Et per questo, disse Desiderare Dio, son venuto quiui; perche dubitaua di questo, & vi darò il modo, & maniera;
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<lb/>che in ogni tempo possiate cantare in spirito d'allegrezza, & a tal che vi possiate essercitare in questo: io vi farò vno Salterio si come disse il Salmista, il qual haurà dieci corde, & dieci piroleti per tenere quelle, & vi mostrarò il modo che hauerete da tenere con la vostra voce per sonarlo, & cosi facendo saprete sonare, & cantare. Disse Desideroso. Priegoui che mi vogliate dire, perche cagione mi volete mostrare di sonare. Rispose Desiderare Dio, a voi è manifesto, che l'incenso per dare il suo buono odore è necessario di ponerlo sopra il fuoco, & se questo stà coperto dalle cenere, è bisogno che prima si soffia, & leuata quella cenere ponendo l'incenso sopra del fuoco a poco a poco viene a rendere il suo bon odore, il che non farai se si gettasse sopra il fuoco morto. Similmete questo Salterio, quale io vi farò, sarà vn'istromento, che toccandolo principalmente potete
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<lb/>risuegliare la vostra affettione, & infiammare il vostro spirito, & cosi allegro & infiammato di Amor diuino, potrete entrare nella camera del Signore & cantare di miglior voglia: perche il Signore vuole, che quelli, che cantano stiano allegri, & quelli che entrano per offerire l'incenso della oratione, vuole che nell'altra mano portino il fuoco di diuotione. Disse Desideroso: Et se l'huomo non tiene fuoco, che farà egli: Rispose Desiderare Dio; per trarre fuoco, è bisogno d'hauere l'esca, & il focile, & quello battere alla pietra viua, & subito vicino qualche scintilla di fuoco sopra l'esca si accenderà. Ma perche ogni huomo non sa trarre fuoco dalla pietra, perche la pietra viua è il nostro dolcissimo Giesu Christo, che tutto sta pieno d'infocato amore, & carità, & lesca è la nostra affettione, qual facilmente si accende con poco fuoco, trouandosi
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<lb/>ben disposta, perche il focile che fa vscire il fuoco, sono le cogitationi, quali sempre gettano fuoco di fuori, secondo l'affettione. Ma se vuole hauere il fuoco del diuino Amore, è necessario che il focile della cogitatione non batta, se non nella pietra, quale è Giesu Christo, perche battendosi in altro, di facile, l'esca della cogitatione l'accenderia, secondo la interiore intentione: ma perche (come è detto) tutti non fanno trarre questo fuoco, io vi farò questo Salterio: che sarà sofficiente per risuegliare qual voglia anima, per addormentata che fusse. Priegoui (disse Desideroso) mi facciate gratia di dirmi come sarà questo Salterio, & come lo hauerò da toccare, à tal che sappia cauare vn poco di fuoco da questa mia tanto tepida, & smorzata affettione dell'Amor Diuino.
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<lb/>Come Desiderare Dio gli insegna di che materia, & forma sarà il suo Salterio dando à ogni cosa la sua significatione Cap III.
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<lb/>QVesto Salterio (disse Desiderare Dio) sarà di due fusti, & hauerà dieci corde, quali faranno legate con dieci cauiglie, e d'ogni corda ne hauerà speciale cura di temperarla, e sonarla vna vergine. La casa doue sarà posto questo Salterio sarà netta, e vacua, e gli doi fusti del Salterio saranno di colore pardiglio & rosso. Il pardiglio significa la vita attiua, la qual con trauagli, & affietione si passa: Il rosso significa la vita contemplatiua, che di Amor diuino tutta l'anima accende: Il fusto pardiglio etiandio contiene in se comparatione il timor Diuino, che fà star l'anima fredda, & morta nelle cose del mondo, & che non lascia vanamente allegrare. Il fusto rosso significa
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<lb/>l'Amor diuino, qual tutto accende l'anima che si bagna nel sangue del suo amato Giesu Christo. Questo Salterio si fà di doi fusti giunti insieme, perche il canto nostro non piace al Signore, se non è di vita attiua, & contemplatiua, secondo l'ha tenuta in questa valle di miseria il suo dolcissimo Figliuolo per nostro essempio, & beneficio, però il fusto pardiglio stà giù basso, & il rosso sta in alto per la dignità che da se tiene più la vita contemplatiua, che l'attiua. Le dieci corde del Salterio sono queste. La prima è la memoria de peccati. La seconda è la memoria della morte. La terza è la memoria del giudicio finale. La quarta è la memoria dell'inferno. La quinta è la memoria della santa conuersatione. La sesta è la conuersatione del Paradiso, La settima è la consideratione de' cittadini di quella beata patria. La ottaua è la consideratione del nostro Signore
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<lb/>Dio. La nona è la consideratione de suoi benefici. La decima è la consideratione delle sue opere. Queste dieci corde saranno diuise in tre parti in questo Salterio di Amore, perche cosi voglio, che si dimandi, si come son tre sorti di Amore, cioè Amore interiore, & Amore esteriore, & Amor superiore, questi son tre gradi, per gli quali si saglie in Paradiso con aiuto della Santissima Trinità, questo è il sigillo di tutta la scrittura & essercitio spirituale, cioè Amore inferiore, che è di se medesimo Amore esteriore, ch'è del prossimo, & Amore superiore, che è di nostro Sig. & in questo è il più eccellente essercitio di tutte le attioni, & contemplationi, questo è il fonte doue nascono tutte l'acque, & riui delle scritture, il qual fonte sempre perfettissimamente influisce ne' animi che sono ben disposti. Et se à quel fonte l'anime, che hanno perso il gusto, non tornano,
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<lb/>e non si indrizzano, vanno fuora del camino. Tre parti adunque hanno (secondo, che hauemo detto) dette corde, le quattro prime nella prima parte son per toccare l'Amore di se medesimo, la quinta corda nella parte seconda, è per toccar l'Amor del prossimo, l'altre cinque nella terza parte sono per toccare l'Amore del nostro Sig. Giesu Christo. Le cinque corde che sono per Toccare l'Amor di se, & del prossimo seranno poste nello Salterio nella più bassa parte cioè nella pardiglia per toccare la vita attiua. Le cinque vltime seranno nel fusto rosso per toccare la vita contemplatiua.
<lb/>Come Desiderare Dio dimostra la sofficienza di quella diuisione, che ha fatto di sopra. Cap. IIII.
<lb/>MA innanzi che cominciamo à trattare di queste corde, parlaremo della sufficienza di questa diuision delle
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<lb/>corde, quale è questo. Certo è che la cosa che si applica a diuerso fine innanzi che si proceda, ò determini di quella, prima si deue diuidere, & perche questo Amor tiene diuisione, cioè ad Amore interiore, esteriore, & superiore, però è necessario che si faccia la detta diuision delle corde in tre parti, accioche sappiamo di qual Amor toccamo, però il primo Amor interiore, che è di se medesimo, l'huomo non lo può hauere da se virtuoso, e santo, perche si come naturalmente siamo inclinati all'Amore vitioso, e dilettoso del nostro corpo, & naturalmente desideriamo piacer, allegrezza, e dilettatione, & abhorrimo tutti li trauagli, mali, & pene, certa cosa è, che se noi vogliamo amar virtuosamente, non lo possiamo far naturalmente, non potendosi fare naturalmente, seguita che non si può far per nostre forze, ma solo per gratia di nostro Signore Dio, rimouendo
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<lb/>noi il nostro mal naturale, & infondendo nel nostro cuore gratia di virtù. Posto adunque questo fondamento di Humiltà, debbiamo sapere che questo Amore di se medesimo virtuoso consiste in dispregiare, & abhorrire se medesimo: perche quello che si dispregia, & ha in odio, l'anima sua la conserua in vita eterna, & per questo la viene ad amare, perche non gli può portare maggior amore, che desidera essere in gloria di vita eterna, & però il vero amor di se è abhorrire il medesimo. Et perche (come è detto) non si può fare naturalmente, è necessario, che lo facciamo artificialmente, & con arte induciamo l'anima nostra col mezo della meditatione, in consideratione del dispregio, & Desistimatione di noi medesimi, etiandio, con rigor contro di noi. Et questo si deue fare principalmente con timore, perche il timore del Signore,
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<lb/>è principio di sapineza, & di virtu & senza alto timore, niuno può essere: nel vero camino, perche il timore diuino è vn timore, che punge l'anima nostra, & gli fa fare, & desiderare quel che non vorria, & con forza la fa combattere contro se medesima: E ben vero, che com'essa ha cosegnato l'Amor superiore, per cagione di questo timore: lo scaccia, & getta fuori, però è cosa molto perfetta, & sicura, poi che si è ottenuto il superiore amore, tornare a questo timore per discacciare dall'anima nostra tutta la confidanza di se, & ogni vana sicurtà, & tepidità alla quale sommamente siamo inclinati.
<lb/>Come Desiderare Dio parla delle prime quattro corde. Cap. V.
<lb/>LE prime quattro corde aduque sono quattro considerationi per indurre la nostra anima al timore del
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<lb/>quale nasce humiltà ch'è dispregiare, & abhorrire se medesimo. Et benche queste corde siano poste per modo di meditationi, che è atto di spirito; nientedimeno stanno poste nel salterio nella parte inferiore della vita attiua, per che il principio della vita: attiua, è lauorare bene il suo campo, & estirpare le spine, & purificare, & denegare se medesimo, il quale l'huomo non può fare senza gran trauagli, combattimento, e ribellione del spirito, & della carne; & però finito il primo amore nella vita attiua, seguita il secondo ch'è esteriore in quella medesima parte, perche niuno che non habbia il primo amore interiore, può hauer il secondo esteriore, per toccare la quinta corda, che appartiene ad'esso, cioè la santa conviersatione, perche quello che non dispregia, è desistima se stesso, non può amare il prossimo: perche sempre vuole gli suoi desiderij, appetiti, e piaceri, e non
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<lb/>comporta il prossimo, ne gli compiace per non dispiacere a se stesso: & in ogni cosa ricerca il suo profitto, e consolatione, & non del prossimo. Et se fà alcuna cosa, che non gli piaccia, subito si accende d'ira, & lo dispregia, & lo giudica, & stima se, & iscusa sè: ma chi dispregia se, fa tutto il contrario, perche abhorrisce se medesimo come vn sacco di fieno. La qual cosa si acquista per timore, & humiltà. E ben vero: che ne perfetti questo dispregiamento, & desistimatione di sè è molto eccellente, & migliore: perche è per puro amor di nostro Signore; ma à quelli che incominciano, & non hanno ancora gustato l'Amor di nostro Signore, è necessario di prouare vn poco di questa radice amara dell'Humiltà per timore, a' quali nel principio pare amara: però appresso sarà molto dolce, e soaue giogo del Signore, & molto leggiero; perche Amore
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<lb/>il porta il quale fostiene ogni cosa, & è più forte che la morte.
<lb/>Come l'istesso parla dell'altre cinque corde. Cap. VI.
<lb/>POste le cinque corde della vita attiua pertinenti, & toccati il primo, & secondo Amore, conuenientemente seguitano l'altre cinque per toccare il terzo Amore nella vita contemplatiua nella parte superiore del Salterio: perche si come niuno può amare il prossimo: che non dispregia se stesso: cosi niuno può amare il nonstro Sign. qual non si vede, se non ama il prossimo, qual vede: perche niuno può passare da vn'estremo all'altro, se non passa per mezzo. Et però essendo cosi l'amor di se vno estremo, è necessario per passare all'Amor di Dio, che è l'altro estremo, passare per vn mezo ch'è l'Amor del prossimo, perche
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<lb/>adunque per amare il prossimo per la quinta corda che è santa conuersatione, è cosa virtuosa: quale non si può hauere senza difficoltà, perche la virtù consiste circa le cose difficili, sarà necessario mettere alcuna consideratione, & arte, con la quale l'anima nostra sia indotta in amare, honorare, & estimare il prossimo. Similmente si come la nostra anima per il peso della carne è tediosa, & tarda insalire sopra per hauere l'Amor superiore, sarà necessario mettere le cinque corde nella parte superiore del salterio, le quali alzino, & arriuino in alto il suo desiderio & affettione.
<lb/>Come hauendogli insegnato il fin del salterio comincia à trattare le corde, & i punti in particolare. Cap. VII.
<lb/>Auuta notitia del fine del nostro Salterio, resta a trattare in
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<lb/>particolare delle corde, tempre, & cauiglie, & di mettere le regole, per le quali passa il canto, & metter i punti, per li quali si intona la musica, & cosí diremo che la prima corda è la memoria de' peccati, per toccare bene questa corda con l'altre che seguitano, metteremo quattro punti, per gli quali si incominciaranno ad intonare tutte le corde. Il primo punto si dimandarà Che è. Il secondo Quale è. Il terzo Di chi è. Il quarto Perche è. Et con questi quattro punti si verrà copiutamente à toccare le corde per vna Dozella (si come disopra è detto) che'l suo proprio vfficio sarà tener il Salterio, & toccare le corde. Quale Donzella si dimanda Cogitatione. Et pigliato il Salterio della cassa doue si conserua, cioè della Memoria: comincia a toccare Cogitatione la prima corda, ch'è Memoria de' peccati, e piglia il primo punto cioè Che è, & considera Che è il
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<lb/>peccato in se & troua, che è cosa vilissima, brutta, nociua, & abomineuole. Poi piglia il secondo punto, & considera. Quale è il peccatore troua che è assai moltiplicato. Dopò piglia il terzo punto, & considera. Di chi è il peccato: & troua che è sua propria opera, & fatto da se medesimo, & lo può tenere per suo proprio. Dopò piglia il quarto punto: & considera, perche è fatto il peccato, & troua per colpa sua, & propria iniquità, & malitia, & niente per forza, ma volontariamente, perche non può esser forzato il libero arbitrio, perche altrimenti con verità, non si potria dire, libero: & cosi toccata questa corda l'anima nostra verrà in compuntione, & dispregio di se medesima, & humiliarassi da se, che è cosa molto necessaria. Et se essa si troua accesa, infiammata, & profondamente humiliata, & bassa, però lasciare il Salterio: & entrare nella camera
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<lb/>del Signore, & senza dubbio ottenirà da esso quello che vorrà, perche il Signore non dispregia il cuor contrito, & humiliato, anzi il vero sacrificio grato ad esso Signore è il spirito contribulato, & pentito, & però è necessario, che toccando la Donzella questa corda sia cauta di non mettere la sua imaginatione, & fantasia ne peccati particolari, & viltà di quelli auuertendo che dal sonare di questa corda ne procede vn ricordo della moltitudine, & grauezza de' suoi peccati; la memoria de' quali gli da discontentezza, & desistimatione di sè. Considerando, che è stato nel tempo passato. Et questa memoria è il prima grado de tre di humiltà, & la cauiglia di questa sarà legata nella consideratione del suo fine abhorrimento di se medesimo.
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<lb/>Come egli parla della seconda corda secondo i predetti punti. Cap. VIII.
<lb/>LA seconda cosa che causa in noi l'humiltà pensare nella seconda
<lb/>corda con il primo punto della memoria della morte, & che sarà di noi, & che la morte non è altro che separatione dell'anima dal corpo, però seguita per il secondo punto, qual è morte? che è amara, & terribilissima, & sopra ogni cosa acerbissima, dolorosa, & pericolissima, perche con essa si perde, & guadagna l'anima nostra. Di poi tocca il terzo punto. Di chi è la morte? è del l'huomo, perche tutti siano obligati da por il nostro essere, passar per il suo mezo, & questo nostro passare qual si fà separando la nostra anima dal corpo si fà forzatamente, & è irremediabile: Tocca appresso il quarto punto, & persa. Perche è la morte? perche ogn'homo ritorna in quella materia, con la quale
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<lb/>è stato formato, cioè in terra, & poluere, & con che mezzo torniamo in poluere, con gli vermi, che diuorano, & consumano gli corpi: però si ha da tenere per fermo, che ancora che la nostra anima sia creata di niente, mai si annichilarà, anzi eternamente viuerà. Et cosi Cogitatione serua di questo Salterio, da questa corda timore, & zelo, & la cauiglia con che stà legata è consideratione del nostro fine, ch'è che per nostro maggior disprezzo, trouiamo non esser se non vn sacco di fango diuentati in poluere, & in cenere, & però non ne dobbiamo far tanta stima, ne amare tanta viltà come è il nostro corpo.
<lb/>Come la consideration dell' humane miserie, & del giudicio finale, che è la terza corda del salterio ci riduce in humiltà. Cap. IX.
<lb/>LA terza corda che ci riduce in humiltà, è pensare chi è l'huomo:
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<lb/>significa il fusto pardiglio; significando che l'huomo al presente è vile, miserabile, vitioso, difettuoso, & pieno di tanti pessimi motiui, & passioni negligente, & tardo ad ogni bene, & inclinato ad ogni male. Et questa consideratione del fusto: quale è l'huomo & che sarà l'huomo; ci inducono all'humiltà santa, & al dispregio di noi medesimi, dal quale ne procede il primo santo amore. Ma perche non basta tenersi sprezzato, & abhorrirsi, e dolersi del passato, se non si vsa cautela per l'auenire: però bisogna toccar la terza corda della memoria del finale giudicio, quale induce l'huomo in ansietà, & vigilanza per se medesimo sapendo che del tutto si deue dare ragione, & però rocca Cogitatione la terza corda nel primo punto, e pensa che cosa è il giudicio finale, che è vna essaminatione di tutti i pensieri, parole, & opere. Dopà tocca il secondo punto, il quale è il giudicio
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<lb/>finale molto stretto, molto giusto, & di molto dolore, e pianto a quelli che non haueranno vsato il senso della ragione. Appresso tocca il terzo punto, dicendo: Di chi è questo giudicio, è di Dio nostro Sig. onnipotente, che il tutto sta nelle sue mani, & assoluta volontà senza alcuna contradittione, perche esso solo è il vero, & onnipotente Signore, & niuno può resistere alla sua diuina volontà, & infinita sapienza, al quale niuno peccato sarà occulto, & la malitia del peccato, e sua falsità a quel tempo non hauerà più luogo, perche tutta la verità gli sarà aperta, & chiara, & esso sarà il vero testamento, & vero giudice de buoni, & de' cattiui? Appresso tocca il quarto punto; Perche è questo giudicio finale? perche sia data a ciascuna sentenza diffinitiua secondo che merita senza luogo d'appellatione, perche il Signore è giusto, & però ama, & fa la giustitia. Questa
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<lb/>corda tira Cogitatione a vigilanza, & diligenza e la cauiglia doue sarà legata questa corda, è timore, perche il timore tira l'anima nostra dal male perche quello che pensa al final giudicio non peccherà giamai. Tira ancora Cogitatione questa corda spesso: & almeno vna volta il giorno, & giudica, & ressamina se medesimo, & fa giudicio, & giustitia emendando, e corregendo tutti i vitij, & cosi purgando a poco a poco le spine della sua conscienza viene ad esser quiui vero giudice: Et dal Signore al tempo del giudicio finale non sarà altrimenti giudicato perche quello che ama il giudicio è amato dal Signore, si come dice: il Profeta: Io Signore ho hauuto paura de tuoi giudicij, & però ho fatto giudicio, & giustitia della mia conscienza.
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<lb/>Come la memoria dell'inferno che è la quarta corda del Salterio è mezo potente per vietare il rigore & seuerità contra di se medesimo. Cap. X
<lb/>Perche l'huomo non si può proponere di correggere, & emedare, & essere vero giudice di se stesso se non tiene rigore, & seuerità contra se: però la quarta corda è Memoria dell'inferno, & per questo piglia Cogitatione il salterio, e toccado la quarta corda col primo punto, dicendo. Che è inferno? è luogo di tenebre, e di ombra di morte, luogo di pene, luogo di terore, luogo di grande terribilità, & di tribulatione: Appresso tocca il secondo punto, qual'è la pena dell'inferno? è terribile, incomparabile, acerbissima, eterna, perpetua, e tale, che meglio saria (secondo diceuano li santi) sostenere tutte le pene che sono, & potessero essere in
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<lb/>questo mondo, che soffrire vn solo giorno la minima parte di quelle pene, & la terribilità della visione de' Demonij, & però si dee tremare, quando si pensa in questo secondo punto. Dopo cogitatione tocca il terzo punto. Di chi è il luogo dell'Inferno de peccatori, & di quei c'hanno amato loro medesimi vitiosamente: & sopra tutto de amatori della propria volontà, perche se questo non fusse, non saria inferno: Doppo tocca con il quarto punto? Perche è Inferno? & accioche siano puniti i peccatori delle loro male opere, & ogni tempo tormentati. Da questa corda tira Cogitatione seuerità, & rigore contro se medesimo, & la propria volontà, tenendo quelli, per suoi capitali nemici, & con questa repugna gagliardamente, & non perdonandogli in niuna cosa, come a veri maligi nemici, & quelli che fanno il contrario: sono ingannati, & conducono
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<lb/>l'anime loro alla dannatione eterna, separandole dal suo amato, & dolce Redentore, & Signore. La cauiglia doue sarà legata questa corda sarà discretione: a tal che la corda stia legata di sorte che non si venga a rompere, ne meno si ha da tenere al tutto lenta, perche al rigore della penitenza si dee hauer discrettione, & di continuo si dee andare considerando a quello, che alla propria natura basta, di modo che il vitio, & non il corpo resti distrutto, e consumato; perche il Signore non vuole maggior penitenza, che sottomettere la carne alla ragione, portando quel pelo che si può: però non dico, che la carne, & la propria volontà non siano rubelli: perche non è possibile, ne saria carne, le non hauesse mai mouimeto contro il spirito: ma dico, che dee vbidire alla determinatione della ragione. La tempra di quelle quattro corde sarà peso,
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<lb/>& misura le quali corde appartengo non al primo Amore interiore, quale dee toccare cogitatione, non con prescia: mà con grande riposo, pensandoui riposatamente con assai più discorso interiore che quiui non è scritto, perche solamente quello è vn segnale, & figura del suonare, lasciando a' prudenti contemplatiui la inuestigatione di maggior essercitio.
<lb/>Come la memoria della santa conuersatione, che è la quinta corda del Salterio si ha da toccare per essercitar l'amor verso il prossimo. Cap. XI.
<lb/>TOccato il primo amor di se, seguita di toccare la quinta corda, per toccar l'amor esteriore: cioè del prossimo, che è santa conuersatione. Per toccar bene questa corda vi rimetto alla casa d'Humiltà nella qual trouarete tutte le sue virtu, & conditioni,
<pb n="114 recto"/>
<lb/>& come per la virtù di Desistimatione di se ne procede l'estimatione, & amor del prossimo, quale amor per esser virtuoso, & compiuto dee esser tutto per amor di Dio, e niente per amor di se medesimo, nè del suo prossimo. E quello che cosi l'ama è fedele amatore? perche assolutamente l'ama, tutto per amore del suo signore. La cauiglia doue sarà legata questa corda sarà patienza; perche patienza hebbe in se perfetta opera. Et quello che per le quattro corde ha temuto Humilità, adesso tenerà Patienza in sopportare il prossimo, & conseruarsi con esso benignamente. Questa corda hauerà due tempere, la prima sarà; Quel che non vuoi per te, non voler per altri. La seconda. Quel che vuoi per te vogli per altri. Il tono doue haranno da intonare queste cinque corde della vita attiua è in Rè: che vuol dire in opera perfetta perche poco valerin toccare il Salterio, & sonare
<pb n="114 verso"/>
<lb/>le corde, se non si mettesse in opera di dispreggiare se medesimo: dal che ne seguita l'amor del prossimo, che altrimenti l'huomo anderia fuora di tono, del Re, perche per questo sono poste queste corde nella prima parte della vita attiua. Et la regola per doue anderanno quelle cinque corde sarà per timore di Dio; con il quale si viene a regolare il primo amore: per il quale l'huomo dispregia se medesimo assolutamente per amore di Dio: & ancora per regolare il secondo Amore del prossimo,
<lb/>Come per venire all'amor di Dio, le altre cinque corde del Salterio si hanno a toccare per via di contemplatione. Cap. XII.
<lb/>POsta la prima parte del Salterio con la metà delle corde nella vita attiua, resta a mettersi le cinque altre
<pb n="115 recto"/>
<lb/>nella parte superiore della vita contemplatiua: le quali corde soleuano l'anima nostra in Amor di Dio perche se per amar se, & il prossimo virtuosamente, è necessario sonare le corde, quanto più per amore del nostro Creatore Giesu Christo qual'è pure spirito, & l'huomo per essere carnale, non sà ne gusta che cosa è spirito: & però metteremo queste corde di cotemplatione. Disse Desideroso, per carità fatemi gratia di dirmi che cosa è Contemplatione, & perche è contemplatione, & come si dee contemplare. Rispose Desiderare Dio, Contemplatione è vista di spirito Come (disse Desideroso) il spirito tiene occhi? Rispose; Si tiene occhi, & capo, & piedi: cioè spirituali; adunque Contemplatione è vn mirare, & vista di spirito, & è essercitio, che si fà nelle potenze dell'anima imaginatiua, fantasia, & memoria locale estimatiua. Questo essercitio ricerca
<pb n="115 verso"/>
<lb/>molta purità delle predette potenze, & destruttioni delle cose del mondo, accioche meglio si possano essercitar questi atti. Et secondo che migliore, & più puro & eleuato si tenerà l'intelletto tanto più saranno miglior contemplatori, & quanto più l'huomo tenerà maggior fede tanto più sarà contemplatiuo, perche il lume dell'intelletto è la vera fede. Il secondo che volete intendere: Perche è Contemplatione vi dico, che Contemplatione è vna induttione per condurre l'anima nostra in amore, ouero in odio della cosa che si contempla: perche per la nostra ignoranza non sappiamo amare se non quello che vediamo, & accio che l'anima nostra venga ad amare quello che non vede è illuminata per speciale gratia, che il nostro Signore Concede a' Christiani nel battesimo; perche allhora l'anima è sposata con esso lui, & gli dona il lume della fede:
<pb n="116 recto"/>
<lb/>perche chi non ha fede non può amare, se non quelle cose che vede; & per conseguente la fede è vna credulità di quel che l'huomo non vede, & non conosce per esperienza, & cosi per questa fede concessa dal nostro creatore viene l'anima con le predette potenze a contemplare cose, per le quali si viene ad accendere nell'amor del suo Creatore; perche la consideratione che ha l'huomo nelle creature del mondo, quali vede, & conosce propriamente, non è contemplatione, anzi è consideratione la quale conduce l'huomo alla contemplatione delle cose celesti, appropriandole comparatiuamente con queste cose che l'huomo vede, & questo per tirarlo in se in maggior fede; eredendo che le cose celesti siano più stelle, & eccellenti che le cose di questa valle di miseria, & che il Creatore di quelle sia molto migliore di tutti. Appresso delle quali contemplationi, & vista
<pb n="116 verso"/>
<lb/>spirituale viene l'anima in maggior desiderio, & amor del suo Creatore; perche questo è il fine, & termine della contemplatione. Alla terza che mi dimandate: Come si deue contemplare: vi rispondo secondo il mio basso ingegno rimettendomi sempre al miglior giudicio, & saper de gli altri migliori contemplatiui; vi dico; Che douete saper, che l'anima nostra da se non può venire in contemplatione, di vista spirituale delle cose celesti, se non per comparatione come è detto, & però gli contemplatiui hanno assimigliata la gloria del Paradiso ad vna città molto bella, & formosa; la quale tiene le piazze, & mura d'oro purissime, & le porte di pietre pretiose lucidissime; non perche in verità sia così: perche nel cielo empireo, & in Paradiso non vi son cose materiali, & corruttibili, come è oro, & argento, & pietre pretiose ma si pone questa comparatione,
<pb n="117 recto"/>
<lb/>come a cose, che l'anima nostra non conosce più belle, ne più pretiose: mediante la quale comparatione si viene l'anima a solleuare in amore, & affettione delle cose celesti, comparandole a queste cose corporee, dandoci ad intendere, che le cose celesti son eccellenti, & mirabili, che non si ponno comparare, ne dire, ne pensare. Con me dice S. Paolo, Che ha veduto queste cose, che non si possono intendere, ne parlare per lingua humana. Il modo come questa contemplatione si dee mettere in pratica: il metteremo quando parleremo del conferire che dee fare Cognitione con l'anima.
<lb/>Seguitano le regole, il tono, & tempre, che hanno da hauere le sudette cinque corde, & il modo di toccarle. Cap. XIII.
<lb/>INcominciamo dunque a trattar delle cinque corde di Contemplatione,
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<lb/>quali toccano l'amor superiore: però innanziche toccamo le corde porremo le regole, il tono, & sempre appresso porremo le cauiglie, & il modo di toccare: però primieramente porremo tre regole. La prima è che il contenplatore non lo dee dispregiar di discender alla vita attiua per charità, & vtilità del prossimo: perche se quel Signore, qual è Creatore del tutto ha voluto discendere dal Cielo, & farsi huomo passibile, & humiliarsi fin alla morte per nostro amore, & assoluta beneuolenza perche adunque il contemplatiuo per amore d'esso Sig. non vuole descendere ad essercitarsi nella vita attiva, per aiuto del suo prossimo? però cosi come non si piglia l'huomo alteratione: quando si abassa a lauare i piedi con le medesime maniche si laua la faccia, cosi voglia con allegro modo, & animo faticarsi nella vita attiua, perche con questa humiliatione si viene in
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<lb/>maggior contemplatione, come dice il noltro Creatore, Che chi se humiliarà per suo amore sarà essaltato. Et ancora da questa humiliatione, ne procede vn'altro buon frutto, che per esser la conditione humana molto inclinata a gli intrichi, & cose transitorio di questo miserabil mondo, occupandosi poi l'animo dell'huomo in questi santi essercitij, il Sig. doppo gli dona gratia di cognitione, della differenza de' contrarij posti insieme, cioè dalle buone opere all'opere della fallacia di questo mondo, & cosi si viene al pentimento, & dolore del tempo perduto però si viene ad aumentar in vera contemplatione. La seconda regola è che l'anima la quale vuole salire in contemplatione dee essere purgata, monda, & allegerita: perche quelle tre cose impediscono la contemplatione cioè la macchia della colpa, l'affettione alle cose mondane, & la sottratione
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<lb/>delle potenze dell'anima. Del primo impedimento, dice il Profeta: Tú poni vna nuvola nel tuo ascendimento; del secondo, dice. E cascato il fuoco dell'affettione carnale, & però non hanno visto il Sole: Del terzo impedimento dice. Il lume de' miei occhi non è meco; cioè il lume dell'intelletto, & purità degl'occhi del spirito per la molta occupatione: la quale mi fà perder il lume della fede, con il qual lume gli miei occhi erano tutto il tempo con il Sig. Il contrario chi seguita è quando l'occhio mio è turbato per la distrattione vana: che questo è quello che ammorza il vero lume il quale (volendosi continuare l'essercitio del la contemplatione, & oratione) dee esser aumentato, accioche l'anima divota possa dire: Tu Sig. illumina la tua lucerna al mio intelletto. La terza regola è che dobbiamo sapere che in questa vita non possiamo hauer perfetta
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<lb/>contemplatione: perche l'organo non è sempre accordato, se bene il sonatore stà sempre apparecchiato, perche questo miserabile flauto, non stà sempre disposto, & però è necessario sapere comportare questo fiacco vaso di terra, & non voler possedere quella cosa che non è sofficiente: perche questo l'ha ordinato il nostro Creatore secondo la sua infinita sapienza: perche vuole che si conserui in noi humiltà santa; accioche l'huomo non si venga a fermare in superbia, & che si conosca che'l suo essere è di terra, che il suo fondamento è fermato nel fango, e luto della sua miseria, & per questo non possiamo con la nostra offuscata vista mirar il Sole di giustitia, & però è cosa molto vtile tenere la nostra vita per alcun tempo alle cose basse di terra: perche il color negro è congregatiuo della vista: & per questo il spesso mirar nel negro, della nostra miseria,
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<lb/>conforta la vista per meglio riguardate le cose celesti, pigliando ancora essempi di quelli che sonano al cimo instromento di corde, come sono viole e simili che per dargli quella armonia, non sempre toccano le corde insieme, nelle alte: ma a vicenda. Hor l'vna, & hor l'altra, & qualche volta tutte insieme, & cosi viene quel suono à dilettare il nostro vdito. Questo medesimo volle significare la visione di Giacob, che vide ascendere & descendere per quella scala gli Angioli dal Cielo.
<lb/>Come l'amore, dolcezza, & affettione al nostro Signore sia tono nel quale s'incordano le predette corde. Cap. XIIII.
<lb/>HAuendo adunque poste le regole porremo il tono, nel quale le corde saranno intonate: & sarà il Sol:
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<lb/>perche si come la terra (ancora che sia ben coltiuata) senza il Sole non faria alcun frutto: cosi ancora che l'anima sia per humiltà, e timore purificata, per la prima parte del Salterio, se non viene il Sole di Amore, che la scalda per la contemplatione, non giouaria niente, & meritamente, poiche la prima parte del Salterio stà intonata in Re, la seconda dee stare intonata in Sol; perche quelli che nella vita attiua portano l'arca del Signore, gemendo per il camino delle operationi, non declinando, nè all'vna parte, nè all'altra, vanno a Becimesis casa del Sole, per essere scaldati, & illuminati in amore perche a quelli che temono il Signore gli nascerà il Sole, & quelli che nella via del Timore hanno gustato la radice amara di humiltà saraanno dolcificati dall'amore del Signore in vita contemplatiua perche molto grade è la moltitudine della dolcezza del
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<lb/>Signore, la qual tiene ascosa per quelli che lo temono. Sarà adunque il tono Sol; cioè amore, dolcezza, & affettione; essendo posto il tono, che l'amore del nostro Signore, metteremo le tempre, le quali sono tre; cioè amare il nostro Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima, e con tutte le virtù. Con tutto il cuore, dolcemente, con tutta l'anima, sauiamente; con tutte le virtù, fortemente. Resta al presente mettere le cinque corde nella parte superiore del fusto rosso. La prima corda è la città del Paradiso. La seconda gli cittadini di quella. La terza il nostro Signore Iddio. La quarta gli suoi Beneficij. La quinta le sue opere. Queste sono le corde di Amore; con le quali l'anima nostra si leuerà in desiderare le cose celesti.
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<lb/>Come si deue toccare la prima sorda delle sudette, quale è la città del Paradiso, per mezzo della cogitatione. Cap. XV.
<lb/>LA prima corda adunque è la città del Paradiso: piglia Cogitatione il Salterio (secondo che hauemo detto) & tocca con lo primo punto de' predetti, dicendo: Che è la città del Paradiso? è nostra patria, & eterna per la qual siamo creati: alla quale dobbiamo indrizzare i nostri passi, i nostri desiderij, & affettioni: & quel luogo del cielo empireo, nel quale stà il nostro Signor Iddio, e tutto l'essercito celeste, e habitatione di riposo, e visione di pace. Tocca appresso con il secondo punto: quale è questa città è bellissima sopra tutte le bellezze: perche l'edificatione di quella è la bellezza di tutte le bellezze delle creature, & però quella città è bellissima. Tutte le mura, e
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<lb/>piazze sono d'oro purissimo. Tutte le porte riluceno di pietre pretiose. E ricchissima: perche tutto il thesoro del mondo è in mano di quel Signore nostro Giesu Christo, quale da se, è thesoro incomprensibile che si dona a quelli li quali sonnaranno bene questo Salterio. In quel luogo non è fame, ne sete, ne freddo, ne caldo, ma ogni cosa compiuta, piena di flagranza, & odore soauissimo molto più che si possi considerare. E gioconda, & allegra piena di melodia, & canti soauissimi, perche da ogni tempo se vi celebra feste solenne. Et sanissima, perche non vi è infermità, ne vecchiezza. E grandissima perche sono innumerabili i suoi habitatori. E molto diletteuole, perche la si hà ogni diletto, & consolatione. Et tale: che non balta intelletto a comprenderla, ne lingua a narrarla, ne vista a vederla, ne orecchie ad intenderla. Tocca dipoi con il terzo punto di chi è
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<lb/>questa città tanto nobile? è di nostro Signor Iddio, casa, & stanza di sua Diuina maestà: della quale quante cose sono di te dette città santa di Dio desiderabile, & amabile stanza del Signore delle vitrù. Tocca appresso con il quarto punto: Per chi è questa città? è l'habitatione di quelli che amaranno Dio: per li quali l'ha fondata, doue staranno perpetuamente lodandolo, & benedicendolo. Perche sono benedetti. O beati quelli che habitano nella città del Sig. Questa città è casa del Sig. nella quale sono molte habitationi. Di questa casa dice il Profeta: Io mi sono allegrato quando mi è detto, che andaremo nella casa del Signore, nella quale dobbiamo stare per tutto il tempo. Adunque non dee rincrescere il breue trauaglio afflittione, tedio, & pene di questa presente, & miserabil vita con hauer memoria di andare a quella eterna beatitudine, doue
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<lb/>è ogni riposo, e gaudio. Et però vogliamo allegramente affaticarsi con la santa humiltà nella vita attiua, e contemplatiua, non sparagnandoci nelle aflittioni, & amaritudine di quella valle di miseria; perche da questo luogo si viene ad accender l'anima in Amore, & desiderio del suo Sign. Et si allegrerà nella sua casa con il Profeta, dicendo. Io mi sono allegrato, &c. Et cosi non stimaremo qual si voglia auuersità, & dispregiaremo tutte le cose del mondo, nel quale siamo pellegrini. Da questa corda, trahe Cogitatione dispregio, & abiettione à questo mondo; Pensando alle cose celesti. La cauiglia doue stà legata quella corda è fede: la quale fermamente dobbiamo hauere della vita eterna: perche questa è la vittoria che vince il mondo, & il Demonio dell'inferno, perche senza fede niuno può piacere a Dio. Et chi non crede non spera, non hà, & non desidera,
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<lb/>ne etiandio è ragione che habbia; perche la fede è certezza, & credulità delle case da venire, cioè della gloria eterna.
<lb/>Come si deue toccare la seconda corda, quale è li cittadini del Paradiso per sudette mezzo della cogitatione. Cap. XVI.
<lb/>LA seconda corda di Amore sono gli cittadini del Paradiso. Piglia adunque Cogitatione il Salterio, & tocca con il primo punto dicendo chi sono gli cittadini del Paradiso? sono gl'Angioli, Archangeli, Principati, Virtù, Potestà, Dominationi, Troni, Cherubini, Serafini, i quali sono in tanto numero, e moltitudine; che non si ponno dire, ne numerare. Sono ancora i cittadini del Paradiso, i Patriarchi, gl'Apostoli, i Profeti, i Martiri, i Confessori, le Vergini, questi sono i cittadini di questa città. Dopò tocca Cogitatione
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<lb/>con il secondo punto, dicendo. Quali sono questi cittadini? sono immortali, & impassibili; gloriosi, beati, più splendidi che'l Sole allegri senza tristitia, ma senza morte: perche son deputati infra gli figliuoli di Dio, cioè fra gli Angioli, & sono dotati di tutto quello che vogliono, & non gli accade cosa che non vogliano, perche la loro volontà per esser conforme con la volontà del nostro Signore, è tanto come il desiderio, & il desiderio è tanto come la volontà, & hanno tanto quanto desiderano, & vogliono, ne ponno desiderare più di quel che hanno: ne hauere più di quel che desiderano, perche non desiderano eccetto Dio, dal quale hanno tanto come vogliono: perche con quello che hanno sono contenti, & non desiderano più. Et benche in diuersi modi, & gradi di gloria siano tra loro differenti secondo più & meno nientedimeno vgualmente
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<lb/>sono contenti, & satij; perche cosi è contento il picciolo come grande, & niuno vuole essere puù di quello che è, ne hauere più di quello che ha, perche se altrimenti fosse non sariano beati. Questi cittadini sono vestiti di porpora della immortal gloria, sono più bianchi che la neue, sono più mondi che'l latte, sono più rossi che'l rubino. Tocca doppo con il terzo punto, Di chi sono questi cittadini? sono di nostro Sign. Iddio popolo suo, & popolo del suo gregge; & le sue mani l'hanno fatto, & creato. Dopò tocca con il quarto punto. Perche sono questi cittadini del Paradiso? sono per lodare, benedire, honorare, glorificare nostro Sign. perche di notte, & di giorno il lodano: dicendo, Sanctus, Sanctus, Sanctus, & tutto il tempo cantano in grande allegrezza, & giubilatione, & però quelli ch'in questa vita incominciano a cantare, già gustano la vita di quelli.
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<lb/>Da questa corda tira cogitatione desiderio di essere con quelli; & in compagnia loro, & però il seruo di Dio si sforza di cantare continuamente secondo le sue forze, & potere, & dire con il Profeta. La lode, & benedittione del Sig. è sempre nella mia bocca. La cauiglia doue sarà legata, questa corda è speranza, perche chi cerca vita eterna, dee aspettare la communione, & habitatione de' santi, perche al nostro Padre eterno è piacciuto donare à noi il suo Regno. Et di questo habbiamo pegno molto certi, se amaremo esso, per che habbiamo pegno esso Padre, quale per sua verità dice: Tutto quelle che dimandarete à mio Padre, vi darà, Habbiamo ancora pegno il Padre dentro al nostro cuore per fede, & se tale Padre, qual crediamo, è tanto buono, e tanto pieno d'amore, in chi speraremo eccetto, che in esso? & in chi possamo hauere maggiore confidanza? Non
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<lb/>vogliate (disse l'Apostolo) perdere la confidanza, & speranza, che tenete con Dio: a tal che non sia vana, quale ha grande remuneratione, perche quello che spera nel Signore, non sarà diminuito di ogni bene, perche dobbiamo aspettare la beata aspettatione, perche se vogliamo sperar nel nostro Signor Iddio in questo mondo, volendo, & sperando essere perfettamemte beati, saremo molto più miserabili che tutti gli huomini, basta solo aspettiamo hauere la gloria del Paradiso. Habbiamo ancora pegno la bontà di nostro Signore, dalla quale habbiamo confidanza. Tenemo pegno il figliuolo nel Sacramento dell'Altare, perche è pegno della gloria futura. Habbiamo pegno il Spiritosanto, perche (come dice l'Apostolo) il nostro Sig. ha dato a noi in pegno il Spiritosanto. Chi è adunque quei, che con tali pegni non habbia ferma speranza nel Signore, ò
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<lb/>di andare nella compagnia de' cittadini del Paradiso? ma non per suoi meriti.
<lb/>Come Desideroso dimanda à Desiderare Dio il modo di contemplare, & lui glielo insegna. Cap. XVII.
<lb/>PRima due passiate innazi (disse Desideroso) vi prego dichiaratemi in che modo la conteplatione si mette in pratica: & ditemi del ragionamento che dee fare cogitatione con l'anima, perche non vorria che ve ne dimenticaste: & però hora vi priego dirmi di quello conferire, & come si fa. Molto son contento (Rispose Desiderare Dio) dirui quel che mi domandate, cioè in che maniera possiate gustare la contemplatione, & che cosa è, come si mette in pratica, e questo penso potersi fare in doi modi, però (come habbiamo detto di sopra) la fine della contemplatione è accendere l'anima nostra in amare il nostro
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<lb/>Sig. Iddio. Per questo vi dirò due cose nelle quali conosonno l'anima venire in riscaldamento di spirito. La prima è il conferire che fa cogitatione con l'anima assimigliando, & proportionando le cose che non ha viste, ne conosciuto con le cose che ha viste, & conosciuto. L'altro modo di contemplatione mi pare che sia imaginando le cose che fa esser passate per la consideratione, ò imaginatione di quelle che sono di presente contemplandole, & mirandole, come se presenti fossero. Le quali cose cosi considerando si muoue, & s'infiamma in amore, o in timore; come è della vita, & passione di nostro Signore Giesu Christo, & come è per la imaginatione dell'inferno, & sue pene: le quali cose l'anima fa per scrittura come sono. Dopò appresso della detta imaginatione, mi par che l'anima può esser mossa, & infiammata per vno conferire, che fa con se medesima,
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<lb/>come saria dopò di hauere imaginato la morte di nostro Sig. Giesu Christo, & luogo del monte Caluario, & ammiratolo con gl'occhi del spirito in mezzo di due ladroni, per scaldare se medesima, fare questo ressesso dicendo cosi. Mira anima mia come il tuo Signore, & Creatore stà morto in mezo di due ladroni, mira la tua vita morta, mira il lume del mondo offuscato, mira il tuo dolcissimno, & amoroso Sign. come stà, mira con quanto amore, & intrinseca charità è morto per amor tuo, mira il suo capo sacratissimo fatto vna massa di sangue, mira la faccia sacrata, & reuerenda, bagnata di lagrime mescolate con Sangue: mira quella dolcissima bocca piena di fele: & cosi considerado tutto il corpo più pietosamente che si può. Dopo dica. Anima mia, poiche hai considerato il tuo amato Signore come stà, pensa hora chi è, & in questo santo quanto è
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<lb/>possibile loda il nostro Signore essaltandolo quanto poi. Dopò dica: Pensa hora anima mia, perche cagione: & perche il tuo amato, & dolcissimo Signore è in tanta pena: & trouarai che solamente per amor tuo: & accioche tu l'ami. Et mi pare, che con questo conferire, l'anima possi esser mossa, & accesa in amore, & compassione, & in amorosi pianti: & ancora molto più se dopò di hauere imaginato gl'atti della morte, vita, è di qual si voglia opera del Signore, si passarà questo essercitio per maniera d'oratione mentale. Nella qual cosa per non essere prolisso non mi voglio estendere, perche sò che voi l'intenderete meglio che non faccio io: basta dirui quel che mi pare in che modo si fa la Contemplatione, secondo le cose che l'huomo ha visto, e conosciuto per esperienza, & per scrittura.
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<lb/>Come desiderar Dio insegna a Desideroso il modo di contemplare la gloria del Paradiso, & la città di Gierusalem santa, che sono le prime corde del sudetto Salterio. Cap. XVIII.
<lb/>A seconda maniera di Contemplatione habbiamo detto che fa l'anima per comparatione, & proportione delle cose che ha visto, & conosciuto alle cose che non ha visto, ne conosciuto. Per il quale conferire è mossa in maggiore desiderio, & amore di quelle cose che contempla: & per questo hora vi ponerò il conferire: che può fare Cogitatione, con l'anima: in queste due corde sopraposte: & è questa: lo voglio accendere la mia affettione in mare la Gloria del Paradiso, & la città di Gierusalem santa, & i cittadini di quella. Prima è necessario se io voglio contemplare questa città,
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<lb/>& mirarla, che io pigli il lume della fede: credendo quella essere: perche (come habbiamo detto) senza lume non potria l'huomo contemplare, ne vedere. Dopo questa fà Cogitatione vn conferire mentale con l'anima: & cosi per l'imaginativa santa sia, & memoria locale, l'induce ad amare la gloria del Paradiso, dicendo così: Mira anima mia se desideri amare la gloria del Paradiso: pensa prima che sia perche allhora l'amarai molto più, & desiderarei sapere come è salita in sù con la memoria locale, & mira con gl'occhi del spirito, & vederai quella città regale del Paradiso, ma innanzi che arriui, vedi quella tanto splendida delle torre, che sono tutte d'oro, & di pietre pretiose, mira come accostandosi senti vna dolcissima melodia di canti di quelli spiriti beati: che lodano, e benedicono Dio soprauanzante ogni suauità di instromenti di musica,
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<lb/>& de canti, che mai al mondo si possono dire, ne pensare mira come accostandoti vedi quelle porte lucenti, & risplendenti di pietre pretiose, le quali porte continuamente stanno aperte; mira come entri nella città, vedi tutte le muraglie, & tutte le piazze, & strade d'oro, mira quei spiriti beati tutti vestiti di bianco, cantando, & dicendo Alleluia, Alleluia: mira con quanta allegrezza ti vengono a riceuere, & con quanto amore ti pigliano, & portano per tutta la città, nella quale non odi eccetto suoni d'organi, di viole, & di arpe, che lodano, & bene dicono il nostro Sig. mira come rimostrano tutta la città piena di melodia, la quale risplende come cristallo, doue non è mai tenebre; tutti gli habitatori di quella vi stanno con grandissima allegrezza, satietà, & sicurezza, tutti cantano, tutti giubilano, tutti lodano, tutti benedicono Iddio Creatore
<pb n="129 recto"/>
<lb/>dell' vniuerso, mira come quelli Angioli ti inuitano, & benedicono: Noi siamo tutti fratelli, perche 'l Sign. ha tutti creato, che viuiamo, & habitiamo insieme in questa Città santa, accioche tutti insieme possiamo lodare, & benedire il Sign. in secula seculorum. Et però considerate, che sempre sarete nostro cittadino, & che in questo mondo doue voi habitate, non è se non vn'essilio, & peregrinatione piena di ogni miseria, pericoli, & affanni, quale non è vostra perpetua habitatione, & per questo douete desiderare venire, & viuere quiui trà noi, doue continouamente fruino la diuina essenza, nella quale è ogni perpetuo riposo, & gaudio. E cosi facendo (disse Desiderare Dio) viene l'anima diuota a riscaldarsi il santo desiderio, & amore nelle cose celesti con grandissimo frutto della santa contemplatione, perche quando vi essercitarete nella vita attiua, &
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<lb/>vederete queste cose, & miseria del mondo: subito hauerete memoria delle cose Celesti, & della incomparabile differenza che dall'vna all'altra, & con tanto più venirete ad amare, & desiderare quelle, & a darui più alla santa contemplatione, nella quale venirete tanto ad vsarui, che vi diuenterà familiare di modo, che tutte le cose che vedrete in questo mondo, se saranno belle, vi ricordarete della bellezza del Paradiso, se vdirete canti, o melodia, vi ricordarete di quella melodia celeste sopra tutte le altre soauissima, & se vederete cose cattiue vi ricordarete, che la suso non vi è male alcuno, & se sosterrete tribulatione, pericoli, caldo, freddo, fame, sete, & altre simili cose che da il modo, vi ricordarete, che in quella Celeste patria non vi è niente di questi: & con amoroso desiderio & pianto, potrete dire: Io vorrei essere presto disciolto
<pb n="130 recto"/>
<lb/>da questa vale di miseria per esser col mio Signore in compagnia di quella natura angelica, & santa conuersatione, & cosi continuando, & essercitando la contemplatione, venirete in voi a crescere, & aumentare il lume della fede: in tal modo, che in ogni luogo starete orando mentalmente innanzi del Sig. perche in ogni luogo il trouarete & gustarete ancora nelle sue creature. Et quello che viene a questo grado di perfettione, continouamenrele sue orationi sono mentali. Alli quali dice Isaia: Voi alti che vi ricordate del Signore ne vogliate tacere, & non gli date silentio: quasi voglia dire. Voi altri alli quali il Signore ha fatto gratia, che in ogni luogo, & tempo ve 'l ricordate, & tenete presente per fede, & il vedete con gli occhi del spirito non vogliate in ogni tempe tacere, & tenere silentio: ma continuamente lodare & benedire esso Signore,
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<lb/>perche allhora sarete fatti simili alli Angioli: che in ogni tempo lodano; & benedicono esso Signore, & voi in questa vita cominciarete a tenere vita Angelica, perche molto spesso sarete congiunti con gli chori Angelici.
<lb/>Come Desiderar Dio insegna à Desideroso il modo di contemplare Dio, qual'è la terza corda del Salterio sudetto. Cap. XIX.
<lb/>TOrnando adunque al nostro proposito, diremo della terza corda di Amore la quale habbiamo detto ch'è il nostro Sig. Iddio. Piglia adunque Cogitatione il Salterio, & se le corde precedenti ho toccate con molto spatio, & riposo, hora tocchi questa con molto più. Tocca col primo punto, dicendo: Chi è nostro Sig. Iddio? quello ch'è per se stesso, & non ha l'essere da alcuno altro, perch'esso è la
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<lb/>prima causa di tutte le cause: e quello che non ha principio, ne fine & e quello sopra il quale non è alcuno, innanzi del quale non fu alcuno, ne dopò sarà, & è quello il quale rompe gli spiriti de' Principi, & gli leua: alla volontà del quale tutta la virtù celeste vbidisce; innanzi al quale tutti gl'ordini angelici vbidiscono, e s'inchinano; il quale con tremebonda, & pronta riuerenza tutti adorano, & è quello in mano del quale è la vita, & morte, l'essere, & non essere saluatione; & dannatione: che può fare, & distruggere tutte le cose: & è quello il quale niuno intelletto può comprendere, & è quello c'ha creato tutte le cose, & le regge, & gouerna: & preuede a tutte & a ciascuna: & è quella sacrata maestà, alla qual tutti gli ginocchi terreni, infernali, e celestiali si abbassano, & si humiliano: & è quello, il quale ogni creatura loda, benedice, & glorifica, & riconosce hauerlo per Sign. perche
<pb n="131 verso"/>
<lb/>da esso ha hauuto quello ch'è buono. Tocca appresso con il secondo punto: qual'è il nostro Sig. onnipotente, perche tutto quello che vuole, puote, per che in esso la volontà, & potere sono vguali. E somma sapienza, perche penetra tutti i segreti dell'anima, & niuna cosa gli è ascosa, per segreta che sia, ma sa tutte le cose, & le conosce, & molto meglio che non sono, ne si conoscono. Et infinita bontà, perche ha fatto tutte le cose, & fà & farà senza alcuna causa, ò necessità. E misericordiosissimo, perche fà risplendere il Sole sopra i buoni, & i cattivi, & piouere sopra i giusti, & gl'ingiusti & prouede a gl'amici, e nemici. E benissimo, perche le sue viscere sono piene d'amore & di pietà, & non è malitioso, ne crudele. È grande, perche non è alcuno maggior perche nella sua mano contiene tutto il modo: è amoroso & affabile, perche è nostro Padre, qual ne ama più
<pb n="132 recto"/>
<lb/>che niuna creatura potesse amar altro in qual si voglia modo: E' liberalissimo, però che dona la sua gloria a chi la vuole senza suo merito, & vuole donare molto più che non gli sia dimandato, & vuole che sempre gli sia dimandato, & non vuole hauere la sua gloria esso solo, ma communicarla con gli altri, & però fa le creature, accioche con esso insieme possino possedere la sua gloria, & non solamente dona ciò che tiene, ma ancora dona se medesimo, & il suo figliuolo amato sopra tutte le cose & vguale ad esso. Và cercando chi lo voglia, & toccando per le porte dell'anima, conuitando chi lo vuole: cosi come se esso hauesse bisogno d'alcuno. Et tutto questo fà per sua grandissima liberalità, nobiltà, & generosità. E magnanimo, e nobile di cuore senza alcuna malitia, ne iniquità, perche ama quelli che gli sono nemici, & gli vuole perdonare piu ch'essi non sanno, ne
<pb n="132 verso"/>
<lb/>voglino dimandare: & gli priega che siano suoi amici, cosi come gli sono nemici; non che esso sia maligno, ò che gli habbia fatto alcun male, ma perche sono iniqui e maligni, perche ad esso è ingrato ogn'vno qualunque gli sia amico; e tanto più che gli è nemico, perche è contro ogni ragione; ma se questi nemici ritorneranno ad esso, non si ricordarà più dell'ingiurie fatte, & gli abbraccierà, & ricorderà con tanto amore, come se fossero stati grandi amici suoi, & gli farà gran gratie, & gli metterà dentro la sua camera di amore, & amicitia cosi come se esso hauesse di bisogno, ò che esso gli hauesse fatto dispiacere. Et questo lo fà, per che è nobile, e reale di cuore, & prudentissimo, & tiene cura & ansietà di noi, & ne gouerna, & prouede cosi come padre ch'è pieno di misericordia, & Dio, Signore nostro. E bellissimo, perche esso ha fatto, & creato tutte
<pb n="133 recto"/>
<lb/>le cose belle. E dolcissimo, & molto pietoso. Dopo tocca con il terzo punto dicendo. Di chi è questo Sig. tale & tanto buono? E de tutti quelli che lo vogliono, & amano, perche a quelli si dona, e communica. Dopo se vogliamo toccare con il quarto punto, non han luogo in questa corda, perche il nostro Sig. Iddio non ha fine, ma esso è fine, per il quale tutte le cose sono. Et però come esso è miglior di tutte le cose, " però non può hauere fine, perche hauria cosa miglior di sè: perche il fine è più nobile che le cose ordinate ad esso fine: & ancora la cosa che ha principio è necessario che habbia fine, & la cosa che non ha principio, la quale solamente è Dio, non può hauer fine. Et però se dimandate: Perche è Dio? non possiamo rispondere altro. Ma ch'è perche non può non essere, & perche tutte le cose siano: perche se esso non fusse, niente egli saria. Non però intendete,
<pb n="133 verso"/>
<lb/>che l'essere delle creature sia fine dell'esser Dio, anzi l'esser delle creature dipende dall'esser di Dio, cosi come l'effetto della sua causa. La cauiglia doue questa corda stà legata è carità, perche ragione è che tale, & tanto buon Sig. sia amato: & che quello qual credemo essere tale, & tanto nobile: & nel quale speriamo, & quello nel quale habbiamo tanta confidanza l'amiamo con tutto il nostro cuore, & anima, & virtù: & con tutte le forze intrinsecamente, sinceramente, & fidelissimamente: perche cosa possiamo amare simile a lui? quale è nostro bene, nostro fine, nostro refugio, nostra consolatione, nostra speranza, nostra vita, nostra gloria, nostra allegrezza, nostro desiderio, nostro amore sincerissimo, nostro Padre, nostro Signore, nostro Re, nostro gouernatore, & nostra defensione fermissima.
<pb n="134 recto"/>
<lb/>Come Desiderar Dio, insegna a Desideroso vn modo di congiungere insieme il suono delle tre prime corde, per questo venire all'atto della seruente oratione & diuotione. Cap. XX.
<lb/>IL conferire che può fare Cogitatione in questa corda per più accendere l'anima, sarà questo, che doppo che hauerà fatto il primo presuposto delle due corde, seguita in questa corda dicendo, mira anima mia, come quelli spiriti beati quali ti hanno mostrata la città del Paradiso, ti conducono al cielo empireo, nel quale stà il tuo Dio Signore, accompagnati con quelli, perche tal mostraranno, & vederai quella diuina maestà nella sua reale sedia doue tutti i Cherubini, Serafini, Troni, & tutta la celestial corte con tanta dolce melodia cantando continuamente il lodano, & benedicono,
<pb n="134 verso"/>
<lb/>& glorificano, & s'inchinano, & adorano. Mira come sua eccelsa maestà regge, & gouerna tutto l'vniuerso: mira che questo è il tuo Signore Creatore, & Padre, mira come per sua diuina bontà ti inuita, dicendo; -Vien quiui figliuola mia, vien quiui amica mia, vien quiui sposa mia, non dubitare di venir a me: & perche cagione non mi ami? perche cagione non mi stimi, e perche tanto poco mi desideri? Mira come io non hauendo bisogno di te, ti hò tanto amata: non sono io senza te, & cosi sarò? adunque perche cagione ami te medesimo, & il mondo più che me; dal qual procede ogni tuo bene, & in mia potestà è il tuo essere, & non essere, secondo che a me piace, perche adunque non desideri venire in questa Celeste patria? Dica doppo Cogitatione (dandoli luogo le lagrime, & Amor diuino) Va anima mia prostrata in terra
<pb n="135 recto"/>
<lb/>dinanzi il tuo Creatore, & Signore gemendo, & piangendo, & aprendole le tue viscere, & il tuo cuore, & digli. O dolcissimo Padre, O maestà sacratissima, O bontà infinita, Signore, & Dio, Creatore, & Redentor mio Perche io non ti amo? perche io non ti temo? perche io non ti estimo? Signor mio dolcissimo perch'io non abhorrisco me medesimo? & perche non mi smentico di tutte le creature, & cosi del mondo, & solo mi ricordo di te Signor mio? Et chi è quello, che habbia più obligatione di amar ti che me? & doue è Signore l'amore che ti porto: & doue è la mia realtà verso voi? Et cosi essercitandoui saria da marauigliar se non venisse ad infiammarui in alcuna parte dell'amore diuino.
<pb n="135 verso"/>
<lb/>Come cogitatione debbia toccare la quarta corda del Salterio, qual sono gli beneficij che si dica riceuere in vano la gratia di Iddio, & essere ingrato. Cap. XXI.
<lb/>LA quarta corda d'Amore sono gli benefici del nostro Signor Giesu Christo. Piglia cogitatione il Salterio, & tocca con il primo punto, dicendo: Che cosa sono i benefici del nostro Sig. sono gli doni, & gratie, che esso Signore ne concede senza niuna obligatione, ò cagione, se non per assoluta sua bontà, tanto li doni spirituali, come temporali. Dopo tocca con il secondo punto, dicendo. Quali sono questi benefici? sono quelli che ab eterno sono stati, & saranno tanto in cielo come in terra, quali sono innumerabili, tra li quali ve ne sono sette diuisi in tre parti: cioè i benefici, che ne ha fatto, che ne fa, e che ne farà. I benefici che ne ha fatto, sono i benefici
<pb n="136 recto"/>
<lb/>della creatione, redentione, vocatione, giustificatione, e donatione. Quelli che ne fara, sono della glorificatione, il primo è attribuito al Padre, il secondo al Figliuolo, gli altri al Spiritosanto: cioè la creatione alla potenza del Padre, la redentione alla sapienza del Figliuolo, gli altri alla bontà del Spiritosanto. Di questi benefici, perche copiosamente ne hauemo parlato in molti luoghi; non ne farò qui altra dichiaratione: eccetto auuertirui che appresso la corda precedente, questa è la seconda principale nel salterio: doue possiamo trarre fuoco d'Amore, & specialmente dal beneficio della redentione, doue consiste la vita: & passione del nostro Redentore; perche (come ho detto di sopra) se voi saprete cauare fuoco da questa pietra, considerando tal beneficio, grandemente sarete acceso d'amore: perche questo è il beneficio, che il nostro Signore
<pb n="136 verso"/>
<lb/>ha dato à noi: questo beneficio è il fuoco di Alchitra, il quale abbrugia sopra l'acqua contro ogni natura, e ragione, quanto più abbrugiarà nell'intelletto dell'anima chi si truoua inuiluppato dell'amore, e fallacia del mondo? E però per accendere questo fuoco d'Amore, è bisogno, che vi seruiate di quella pietra, che di sopra habbiamo dichiarato con il significato delle tre parole. Tocca dopo Cogitatione co'l terzo punto, dicendo: Di chi sono questi benefici? sono di nostro Signore Iddio, perche da esso habbiamo l'essere, & tutte le gratie dell'anima, & del corpo. Tocca appresso con il quarto punto, dicendo: Perche ha fatto il nostro Sign. a noi tanti benefici? gli ha fatti per sua bontà, non per nostri meriti, ne per alcuno proprio interesse, & accioche noi lo amiamo, lodiamo, glorifichiamo, desideriamo, & a lui rendiamo gratie: che
<lb/>se
<pb n="137 recto"/>
<lb/>per la nostra miseria ci trouiamo non amarlo, & riconoscere la sua immensa; bontà almeno, vedendo tanti benefici che ne ha fatto, fà & farà, siamo mossi ad amarlo: poi che esso tanto ne ama senza niuna cagione. Et se questa tanto alta ragione, non ci muoue, procede dalla nostra malignità, & abhominabil miseria, & certo perche siamo molto peggio, che idolatri, però notabilmente dice Seneca; Se vuoi esser amato, ama. Chi adunque non ama tal Sig. qual tanto ama noi, che si può dire, se non che è miserabile? Fece ancora il nostro Signore questi benefici a noi, accioche conosciamo sua bonta, & liberalità, magnificenza, & grandezza, & per quelli il ringratiamo, accioche non siamo ingrati, & indegni degli altri suoi benefici. L'ha fatto ancora per prouarci ad esserli fedeli in questo, accioche appresso habbiamo gli eterni benefici, & gaudij:
<pb n="137 verso"/>
<lb/>L'ha fatto ancora per la retributione de' dannati, perche quiui siano pagati del bene che hanno fatto, accioche di là sia maggiore la loro dannatione, & pene. Da questo per la tanta ingratitudine de' tanti benefici, che hanno riceuuti, per la qual cosa sarà maggior la pena del mal Christiano, che di qual si voglia altro, & maggior la pena del mal religioso, che di niun'altra creatura; perche maggior gratia, & beneficio ha riceuuto dal Signore, hauendolo eletto per suo particolar seruo, & ministro di tanti degni offici. Disse Desideroso: vi prego dirmi in che modo l'huomo è ingrato de' benefici riceuuti dal Sign. & come si riceue la gratia del Sig. in vano: per che certo mi hauete dato grandissimo terrore, per la pena, che hauete dichiarato, che si da al mal religioso. Rispose Desiderare Dio: Io vi dirò quello riceue invano la gratia del Signore,
<pb n="138 recto"/>
<lb/>& è ingrato de' suoi benefici, che non gli riconosce hauer ha esso: ouero si crede hauerli per gli suoi meriti, & propria fattica, & non per l'assoluta bontà diuina, & quello è ingrato che riceuendo più benefici non diuenne più humile in se medesimo, riconoscendo la sua obligatione, che tanto più ha da dare ragione al Sig. & però per stare più humile dee pensare esser indegno di tale gratia, & dire: Forse che il Signore mi vuole retribuire in questa vita, ò ingrato quello, che per tanti diuini benefici non diuiene, più pronto al seruigio, & amore d'esso Sig. E ingrato, chi nelle opere sue insuperbisce, tenendo meritare esser buon amico del Sig. dispregiando gli altri che non hanno tal gratie, & doni della diuina bontà; Et con questo diuiene tepido, e negligente in far quello à che è tenuto, & in amare il Sig. nel quale dee fermare sua speranza,
<pb n="138 verso"/>
<lb/>perche esso è quello, che dispensa sua diuina gratia assai più che non meritiamo; cioè dandone la sua gloria se saremo fedeli in questo poco tempo della vita nostra. La cauiglia doue stà legata questa corda è attentione di gratie; perche sempre dobbiamo benedire il Signore, & ringratiarlo de suoi benefici, che facendo questo, esso ci aumentarà nella sua diuina gratia.
<lb/>Come si debbia accender l'anima nell'amor di Dio, & dispregio di se facendo colloquio trà se, & con Dio, annumerando li suoi beneficij verso di lei, & le sue grandi ingratitudini. Cap. XXII.
<lb/>DOpo che Cogitatione haurà toccato quella corda per accendere l'anima: voglia continuare di concordarsi con la corda precedente, cosi dicendo.
<pb n="139 recto"/>
<lb/>Mira anima mia il tuo benigno Signore, che ti ha creata a sua similitudine, mira come benignamente t'inuita, mira come si duole, che cosi l'habbi lasciato dimenticato, & continuamente offeso, hauendoti esso creata, redenta, e fatta sua figliuola, & sposa, & adornata di tante diuine gratie la tua anima con le potenze del tuo essere, & intelletto, per il quale ti fa capace delle cose inuisibili; Ma come ti ha dato il suo Angelo nella tua custodia; Mira come ti ha leuata dal fango originale, & come ti ha annumerata trà gli suoi veri figliuoli, assentendoti nella sua diuina mensa per nodrirti in quella del suo medesimo cibo: come se mai non l'hauesti dispiaciuto, & offeso, adunque perche non ami il tuo Sig. il quale per sua abondante, è diuina gratia, per tuo amore ha mandato il suo vnico figliolo in questa valle di miseria doue è stato venduto, & comperato
<pb n="139 verso"/>
<lb/>come schiauo, e morto tanto vituperosamente per te. Mira come ti conserua, & prouede, & regge, tenendo cura di te, come fà la gallina de' suoi piccioli pulcini: la madre del suo caro figliuolo, promettendoti dare la gloria del suo celeste Regno; & come ti inuita ad amarlo, amando esso tanto te? adunque come tu anima indurata non ti moui ad amare, chi tanto ti ama te? Dopò Cogitatione per gran compuntione inebriata del diuino amore, dica. O Dio: O Signor mio: O bontà immensa perche tanto mi amate? perche tanto bene volete a me miserabile, & ingrata creatura vota di ogni virtù? Che cosa vedete in me, che vi piaccia che bisogno hauete di me? a che vi gioua Signore la mia miseria? che tanto mi hauete amato, & amate, & con che potrò io Signor retribuire tante vostre eccelse gratie, & doni che soddisfattione potrò io fare
<pb n="140 recto"/>
<lb/>Sig. à tanto gran debito? che habbi meritato tanto gran bene, che mi habbiate eletto per vostro seruo, mettendomi in tanto alto grado di amore, & di vostra amicitia? della quale dicete, che non volete paga da me, se non che perfettamente vi ami, con tutto il cuore, e potenze dell'esser mio. Ohime Signore, che questo à me è grandissima confusione: perche non mi sento sofficiente poterui amare come voi mi hauete amato, e mi amate: però tu Sig. dà aiuto alla miseria mia: perche da me non ho questo Amore, ne questo thesoro, ne da altri il sapria hauere, ne sapria addimandarlo se non à voi medesimo. Adunque degnateui Signore mio darmelo: accio che del vostro io vi paghi. Mettete nel mio cuore il vostro amore; por che sete mio Iddio, & mia speranza che non voglio altro, ne cerco altro, che il vostro Amore. Fate ch'io moia
<pb n="140 verso"/>
<lb/>del tutto al mondo, & il mondo muoia a me, non amandolo, & non stimandolo più che cosa morta. Muoia io Signor per vostro Amore. Fatemi Sig. mio diuenire vero nemico, & vendicatore della mia peruersa propria volontà per il vostro Amore.
<lb/>Come si hà da sonare la quinta corda che sono le creature, & per mezzo loro venire alla contemplatione, & desiderio delle celesti. Cap. XXIII.
<lb/>LA quinta, & vltima corde sono le creature di nostro Signore Iddio: perche miriamo le sue cose inuisibili per le cose create, & veniamo in maggiore desiderio di quelle, & in più perfetta estimatione, & credulità, che siamo migliori di queste cose visibili, & però hò poste questè cinque corde, cioè, la prima che tocca la memoria de' peccati; la seconda
<pb n="141 recto"/>
<lb/>la memoria della morte; la terza la memoria del giudicio finale; la quarta la memoria dell'inferno, & questa quinta che è l'vltima, è la memoria della santa conuersatione, a tal che descendendo, sia l'vltima, & ascendendo, sia la prima; perche descendendo darà cagione all'huomo di amare, & conoscere le altre corde, & la differenza che è fra loro, & l'ascender darà all'huomo maggior desiderio delle altre corde; & questa corda sarà di molto profitto, tenendola in mano, più che altre; perche le altre stanno nel nostro spirito, ma questa stà nel senso corporeo. Et è necessario sonarle insieme col spirito; & ancora è di molto giouamento, perche se spesso la sonaremo, veniremo in molta semplicità & purità di cuore, & tutto quello che diremo, vedremo, faremo, tutto ne riuscirà bene. Piglia adunque Cogitatione il Salterio,
<pb n="141 verso"/>
<lb/>& mirando tutte queste creature rocca con il primo punto, dicendo: Chi sono queste creature? sono voti di nostro Signore: le quali chiamano, & dicono la sua somma bontà, bellezze, e virtù, tutte lo lodano, tutte lo benedicono, & mostrano la sua sapienza, la sua potenza, la sua virtù, la sua liberalità, la sua prudenza, la sua giustitia, la sua misericodia, & tutte sue virtù, & bontà. Et secondo la virtù, qualità, & proprietà delle creature, tutte chiamano, & dicono: Vno è il Signore, che ci ha fatte, & create: perche noi non ci habbiamo dato l'essere, ma l'habbiamo hauuto dal nostro Signore, quale ne gouerna, prouede & mantiene. Siamo ancora vno vestigio, & segnale del nostro Creatore Giesu Christo, nelle quali principalmente stà scolpita la sua propria imagine, nelle quali ancora è mostrata la sua sapienza più che nelle altre creature,
<pb n="142 recto"/>
<lb/>& di molto più eccellente compositione che essere possa; perche l'huomo è vnito, & composto di due contrarij, cioè di carne terrestre, & spirito celeste; & questo secondo la diuina prouidenza. Et se nella consideratione di questa creatura manca il nostro intelletto, & non basta perfettamente considerarlo, quanto meno basta a considerare Iddio? Et però secondo il mio giudicio per la consideratione, & comparatione delle creature venimo in qualche cognitione del nostro Signore, si come per vna similitudine del specchio, nel quale si rappresenta à noi la virtù sua. Tocca appresso Cogitatione con il secodo punto, dicendo: Quali sono queste creature? sono, belle, grandi, sauie, buone, forti, allegre, gentili, gratiose, dolci, soaui, bianche, diuerse, in diuersi linguaggi, e modi, e conditioni, e qualità: & tutte le loro specie diuerse
<pb n="142 verso"/>
<lb/>& quelle tre se di diuerse forme ciascuna, secondo gli appartiene con perfetta perfettione? Tocca appresso con il terzo punto, dicendo: Di chi sono queste creature? sono di nostro Sign. perche esso ha fatti tutti, & siamo opera delle sue mani; perch'esso ha fatto il cielo, la terra, il mare, gli Abissi, & tutto quello, ch'è in essi, & esso che ne ha fatti ne conserua: il che non è di minor virtù che hauerne fatti, perche senz'esso, l'esser nostro torneria in niente: siamo adunque del Sig. popolo suo & pecorelle del suo pascolo: Tocca appresso Cogitatione col quarto punto questa corda dicendo: perche sono queste creature? sono perche noi altri conosciamo il nostro Sig. in esse, & per quelle l'amiamo, & desideriamo, & laudiamo, & benedichiamo, seruiamo, & il ringratiamo. Sono ancora acciò che siamo eleuati per esse, cosi come per vna corda in mare; lodare, benedire,
<pb n="143 recto"/>
<lb/>& seruir'a quello che l'hà fatte & create. Sono ancora acciò che'l nostro core per le cose che vede, & com prede, venghi per conparatione di quelle ad amare le cose celesti, che non vede. Sono ancora per istruttione nostra; perche se ben consideramo di tutte sappiamo cauar frutto, & modo, come debbiamo viuere moralizando secondo la virtù, ò qualità che ciascun tiene, perche tutte sono per nostro aiuto cosi spirituale, come corporale, & vsandole, secondo si dee, tutte quante vedendole saranno cagione d'indrizzare il nostro cuore nelle cose celesti, perche si come la imagine porta memoria di quello che ripresenta & significa cosi il cuore dell'huomo vedendo le creature, opera fatta dal suo Creatore, si ricorda, & muoue la sua anima verso il suo significato: cosi tutto questo mondo è vn'imagine del cielo, & della gloria eterna: Et cosi come
<pb n="143 verso"/>
<lb/>il mondo è'ornato della diuersità delle bellezze delle creature; perche l'huomo porta similitudine del suo Creatore, cosi le cose celesti sono ornate di diuersità di virtù de' spiriti beati, & sante anime, & cosi tutte l'anime diuote, & buoni religiosi si hanno da sforzare in questo santo essercitio della comparatione, & contemplatione, secondo che il nostro Signore gli inspirarà, & infonderà la sua diuina gratia: perche di questo non bisogno ponere regole: perche gli spiriti sono diuersi, & discrete & alto Contemplatore fermato nella contemplatione santa, dalla pietra durissima caua liquore dolcissimo; cosi come la prudente ape dalle spine ricoglie tanto delicato frutto. Et però circa all'eleuatione della nostra cognitione nelle cose celesti per le cose terrene visibili, seconda il mio poco sapere, dirò: alcuna cosa che saria da fare. Prima,
<pb n="144 recto"/>
<lb/>come si vedono gli huomini, ricordarsi deli Angioli, & di tutto la compagnia celeste. Et come si vedono le donne, ricordarsi delle sante Vergini. Et come si sente canti, e melodia, ricordarsi dalla melodia del Cielo empireo. Et cosi vniuersalmente quando si vedono qual si vogliano cose del mondo, che alla vista humana paiono esser belle, considerarsi che sono tutte corrottibili, & transitorie, & vilissime in comparatione della bellezza, ricchezze, grandezze, & soauità delle cose della città del Paradiso. Et se l'huomo si esserciterà, & habitarà in suoi senfi in questo, tutte le cose che vedrà, le applicherà alle cose del suo dolcissimo Signore, & in lode & gloria sua. Il principale frutto di questa corda sarà la cognitione della bontà di nostro Signore, & di tutte le sue virtu: & con questo essercitio prouarete quanto s'infiammaran in amore,
<pb n="144 verso"/>
<lb/>& desiderio suo. La cauiglia doue questa corda sarà legata, sarà Desiderio, perche dalla cognitione del bene, ne nasce il desiderio: & dal molto desiderio ne procede fiamma d'amore: per il quale comporta qual si voglia volontà; perche, Doue è il suo tesoro, iui è il suo cuore.
<lb/>Come toccando la sudetta quinta corda, che sono le creature, al suo essempio con i loro auisi è incitata l'anima lodare Iddio, & staccarsi da loro. Cap. XIIII.
<lb/>IL conferire di questa corda sarà tanto nell'ascendere, come nel discendere, perche questa corda, la potete vsare nel principio per ascendere: perche essa vi apporterà amore, & desiderio delle cose celesti, & nel discendere la potete vsare nel fine: perche vi apporterà desistimatione, &
<pb n="145 recto"/>
<lb/>odio, & dispregio di voi medesimi, & maggiori desiderij, che nel principio habbiate hauuto. Piglia adunque Cogitatione la corda, dicendo: Mira anima mia queste creature: mira come sono tanto buone, tanto belle, gratiose, tanto grate, tanto soaui, tanto diletteuoli: pensa quanto sono più quelle celesti in comparatione di questa: perche sono senza comparatione molto migliori, più amabili, più piaceuoli, più soaui. Mira anima mia, come tutte lodano & benedicono il Signore, che le hà create. E perche tu anima mia non ami il tuo Padre celeste, perche non lo lodi, perche non desideri quelle cose eterne? Mira come tutte le creature ti dicono: Non amare noi perche siamo minori di quelle, perche noi siamo terra, cose corrottibili? Et il nostro Creatore non ci ha fatte, accioche tu ne ami, ne tu ne sei fatto per amor nostro,
<pb n="145 verso"/>
<lb/>& per farti prigione, & schiauo di cosi corrutibili, & transitorie cose: & però noi non vogliamo se non che per noi sia conosciuto, lodato, magnificato, e benedetto il nostro Creatore, e Signore: perche il fine a che siamo create, e esso Signore medesimo, accioche da noi sia sempre lodato & honorato. Et cosi considerando verrà l'anima nostra a drizzarsi nelle cose celesti. Et quando vedrete alcuna creatura per la quale si muoua il nostro sensuale desiderio ad amarla, e desiderare di hauerla, subito habbiate in memoria del conferire di questa corda, dicendo: Mira anima mia, & auertisci, come questa creatura quale tu ami, & desideri, ti dice, perche mi ami, perche mi desideri? & non consideri che amare me: non è se non amare cosa corrutibile, vile, & di amore falso, & fallace, con il quale puoi acquistare la morte della tua anima,
<pb n="146 recto"/>
<lb/>& però non voglio che tu mi ami, & per me sia offeso, & disamato il mio Creatore, perche non è stato per questo fine la mia creatione: anzi perche, per me sia sempre lodato, & ringratiato. Et con questa consideratione non sarà creatura alcuna bastante à far mouere la vostra anima dall'amor diuino: ma più presto per la vista loro incontinente venirete in maggiore amore, & desiderio dal Signore, mediante la ferma fede, che harete nella sua assoluta gratia, e diuina volontà, senza la quale non si può peruenire à niuna vera cognitione di Dio, ne di se medesimo: per questo non vi confidate niente nel vostro essercitio, ma continuamente addimandate con seruente oratione l'aiuto Diuino? Similmente dice cogitatione di tutte le creature. Mira anima mia, come tutte parlano dicendoti. Perche ne ami tanto? è tanto inuiluppi, & occupi
<pb n="146 verso"/>
<lb/>tuo intelletto nelli nostri negotij? in che troui tanta consolatione, & delettatione in noi? non consideri che siamo tutti come il feno, che la mattina fiorisce, e la fera si troua secco? però auertisci che con noi non hai sicuro stato, perche ancora che vogliamo non sempre possiamo conseruare il nostro essere con voi: adunque perche tanto distrachi il tuo intelletto con noi, & perdi di essercitarlo in amare & conoscere il nostro Creatore, & Signore? perche empi la tua memoria delle fantasie di noi altri? che pare che facci Dio di noi: & per questo non puoi puramente formare l'intentione à pensare del tuo Creatore; ma subito ti inclini, & ti volti a noi altri, perche tu anima non fuggi da noi? & ti accosti al tuo Signore, & Creatore? Non vedi la tua sciocchezza, & errore a volerti intricare à noi cose vane, & transitorie di questo
<pb n="147 recto"/>
<lb/>mirabil mondo? Et questo discorrendo viene l'anima à fuggire, & poco stimare le cose del mondo, & desiderare, & più accostarsi, & accendersi nell'amore del suo Creatore, & clementissimo Signore, & Redentore.
<lb/>Come Desiderar Dio, dichiara l'utilità di questo Salterio à Desideroso, & gli dà quattro auertimenti, per adoprarli frutuosamente. Cap. XXV.
<lb/>ECco quiui (disse Desiderare Dio) le dieci corde del Salterio, con le quali voi potete fare più essercitio, & intendere più copiosamente le cose secondo che il nostro Signore vi inspirarà & infonderà la sua Diuina gratia, discorrendo la cognitione con la nostra anima. Ecco qui (disse Desiderare Dio) il Salterio, che con l'aiuto di nostro Signore Iddio, secondo il
<pb n="147 verso"/>
<lb/>mio poco sapere, ho composto, col quale potrete risuegliare il vostro cuore, & allegrare il vostro spirito, fuggire il male per timore, & desiderare il bene per amore. Et più ancora vi serue questo stromento per scacciarui l'otio, perche come vi venirà alcuna cosa auuersa, tanto del spirito, come del corpo, direte à voi medesimo: Sù anima mia, piglia il Salterio, & tocca le corde per allegrarti, & fare fuggire il Demonio, & qual si voglia tentatione. Et auuertite, che al sonare di questo Salterio, è necessario ricordarui delle regole: che vi posi principalmente, cioè: che il Salterio è di doi fusti, & che non douete sempre sonare l'vltima parte, cioè di essercitarui sempre nella vita contemplatiua, perche non si dee lasciare la vita attiua, per attender solamente a quella, perche ancora che la parte superiore sia più dolce, &
<pb n="148 recto"/>
<lb/>nobile, l'inferiore (ch'è la vita attiua) è molto vtile & necessaria. Et l'vtilità del prossimo dee essere alcuna volta anteposta alla propria consolatione perche essercitandosi sempre nella contemplatione delle vltime cinque corde ne potria nascere (per la nostra miseria) vanagloria, & estimatione di se. La seconda cosa in che hauete da auuertire: che è il suono, & la tempera del Salterio non crediate sempre trouarlo à vostra posta, ne crediate, che sempre con piacere, & gusto possiate hauere volontà di cantare, & sonarlo: perche il Signore il permetterà, accioche conosciatę, che col vostro Salterio, & canto con tutte il vostro essercitio da voi non può procedere cosa, che vaglia se non tanta quanto a sua Diuina maestà piace, però non vi attristate, nè siate impatienti, nè mancate dal vostro santo essercitij con humiltà, & perseueranza, con
<pb n="148 verso"/>
<lb/>tentationi patientemente per fin che al Signore piacerà tornarui la tempra, & modo del toccare del Salterio. La terza cosa nella quale si ha da auuertire, si è, che quando il Signore piacerà toccare il vostro cuore, mandandoui spesso abondantemente l'acqua della sua diuina gratia nel vostro cuore (con la quale sentirete grandissima soauità, & dolcezza assai più che non sapereste considerare) à queste gratie cosi copiose, tenete in mano la corda delle discretione, perche se nol farete la corda si tireria tanto, che si verria à rompere, & distempreria, che per molti giorni non saria buona à sonarla. Non vi dimenticate ancora, che le corde facciano dolce suono: considerando il Salterio essere di legno, & le cauiglie sottili: però è necessario temperamento, & con discretione toccarlo al sonare, & cosi al cantare, perche la discretione è madre di tutte
<pb n="149 recto"/>
<lb/>le virtù. Piglia aduque certissimo mio lettore questo libretto, nel quale trouerai forma come meglio possi amare il nostro Creatore, & Redentore Christo Giesu, il qual ringratiarai di quel che trouarai quiui essere di buono, & di quel che fusse mal detto, con la gratia infusa del nostro buon Iddio potrai correggere, e leuare. In lode, & gloria sia di sua eccelsa, & Diuina Maestà onnipotente.
<lb/>HAuendo Desideroso per la diuina gratia fatto tutto questo discorso per fine & conclusione del tutto, pensò frà se stesso finire questa santa opera con vna supplicatione oratoria indrizzata a Dio nostro Signore, mediante la quale fusse accesa la sua inferna anima in speranza, & viua fede, pensado di quella seruirsi alla fin della sua vita, & cosi compose la seguente deuota
<pb n="149 verso"/>
<lb/>operatione, con tanta ferma confidanza nella bontà Diuina, che tenea per impossibile, che con detta oratione non si hauesse ottenuta special gratia del Signore, dal quale esso non cercaua sanità corporale, & altri beni temporali, ma solo il suo Diuino amore, & che in tutte le cose fusse compiuta la sua diuina volontà in lode, & gloria di sua diuina maestà, & salute dell'anima sua, & de suoi diuoti.
<lb/>L'ORATIONE.
<lb/>SIgnore, & Dio mio onnipotente Creatore del Cielo, & della terra padre misericordiosissimo d'ogn'creatura; io miserabil creatura opera delle vostre mani, con quella riuerenza, & humiltà che possono, con tutto il mio cuore, & anima, con tutte le mie forze, & poiche dell'esser mio, &
<pb n="150 recto"/>
<lb/>con tutta la mia speranza, dimanda la vostra gratia, & benedizione: mediante la quale io possa dire alcuna cosa dinnanzi la vostra Diuina maestà, & che potrò io Signore dire dinanzi à voi, che dirà vn vasello lordo, & putrido? che potrà dir questo indegno peccatore aprendo la sua bocca lorda, & dissoluta delle sue labbra abominabili: che potrà dire vno iniquo dinanzi la tua Diuina Maestà considerando che tutti i spiriti Beati, & corte Celeste si riputano indegni à benedire voi Signore Dio nostro, & tutti con tremore si inchinano dinanzi à voi? che potrà parlare questo male, & ingrato, & sconoscente schiauo, che non fa prosontione perche dee mettere la bocca sopra la terra, & piangere grandemente dinanzi la Maestà di voi Padre eterno, la quale ha dispiaciuto? con qual faccia vi può dimandare cosa alcuna,
<pb n="150 verso"/>
<lb/>Signore mio, come costui che è stato vostro contrario, & nemico grande? E il mio ardimento Signore & la mia prosontione è perche pare, che io fa vn grande amico vostro: certo grande amico io vi sono stato, Signore, gran santo, & buono, molto vi sono staro fedele & leale amatore, & seruitore amoroso: gran cose ho fatto verso di voi; per le quali habbia ardire dirui confidarmi di parlare con voi, & dimandarui Signore alcuna cosa? essendo già tutto il contrario. Adunque che dirò io Signore? debbo io lodarui, & benedirui, & maledire me medesimo, le mie colpe, & iniquità: perche ancora che gli iniqui siano indegni di lodare, & benedire voi Signore, nondimeno perche li meritate, & sete degno di essere benedetto, & lodato da ogni creatura: è voi Signore adunque sia lode, benedittione & gloria, & voi Signore siate
<pb n="151 recto"/>
<lb/>amato, conosciuto, & honorato da ogni creatura. Et sopra di noi sia la vostra benedittione, timore, amore, riuerenza, & il vostro spirito, accio che moriamo, & viuiamo in voi, & per voi, & vi seruiamo in santità, giustitia, & humiltà tutto il tempo della nostra vita, & poniamo il nostro corpo, & anima, & tutta la vostra virtù nell'honore, & seruigio vostro, & in mantenere la vostra santa fede catholica, & santa religione. Aprite voi Signore la mia bocca, & io dirò la vostra lode: ma che potrò io dir Signor? perche se io dico le vostre lodi, indegno sono, & insofficiente, & voi Sign. sete molto migliore, che io non potrei dire. Se adunque voglio confondere, & accusare me stesso, ad essere molto peggiore io, che non saprei dire, & peggiore sono ch'io non conosco essere, & meglio il sapete voi Signor, chi sono stato io, & chi sono, &
<pb n="151 verso"/>
<lb/>però non è bisogno dirlo: adunque che potrò io dire? dirò io Signore dinanzi la vostra Maestà quelle cose che accendono l'anima mia in confidarmi nella bontà vostra, & che accrescono; & fermano in me la fede, perche con humile confidanza sono certo: che non negarete quanto vi dimanderò, anzi Signore pensarei non essere huomo, se io credessi, che voi non mi concedeste ciò che vi dimandassi: perche non potete mentire, ne mancare a quel che hauete promesso anzi ogni creatura tornerai in niente: se voi Signore diceste falsità, perche la verità è vscita dalla vostra bocca: perche ne hauete detto: che ciò che vi dimandaremo per vostra, gloria, & salute dell'anima vostra (se con humil fede; & confidanza il dimandaremo) tutto nel concederete. Io adunque con quella fede, che in me è congiunta insieme con
<pb n="152 recto"/>
<lb/>quella che la santa Madre Chiesa crede con confidanza, & senza speranza, non di me, ne de' miei meriti; ma puramente della bontà vostra infinita, & amor paterno, vi dimandano il vostro spirito tanto: che apra la bocca del mio cuore in questa oratione: quale voglio fare dinnanzi la vostra maestà. Voi Signore onnipotente, sete Prencipe di tutte le cose: & voi sete innanzi, che alcuna cosa fusse, Dio: & Signore nostro: Voi Signore per pura bontà vostra voleste cercare, & fare le creature, accioche amassino, & benedicessero la vostrà maestà, nelle quali faceste parte del vostro Regno: perche non volete voi solo tutto possederlo (per la vostra immensa liberalità) voi Sig. voleste dopò creare il Cielo, & la terra: il mare, & quanto in quello si troua: dopò voi Signore volesti fare vna creatura all'imagine, & similitudiae vostra,
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<lb/>nella quale voleste imprimere in sigillo della santissima Trinità vostra, per seruigio della quale creatura voleste che tutto il mondo fusse. Questa creatura misericordiosissimo Padre hauete tanto amata: che per ritornarla à voi, & nell'amor vostro hauete donato il vostro Figliuolo à morte, & gli hauete fatto tutto il bene che poteste, & gli hauete mostrato il maggior amore ch'esser possa, & tutto questo Signore, hauete fatto senza alcun interesse, ò giouamento vostro: non volendo da questa creatura se non che vi ami, & benedichi, & non cercando, ne domandando in mercede altro ch'amore, & vbedienza. Voi Iddio, & Signore mio hauete fatto me peccatore di vn poco di poluere, & terra, & m'hauete creato quando è piacciuto alla vostra bontà, & voi Signore m'hauete fatto come sono, & m'hauete dato tale corpo, &
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<lb/>membra, & tal'anima, & intelletto, quale à voi è piacciuto, m'hauete fatto vna di queste creature, che sono ad imagine, & similitudine vostra, & però voi Signore riconosco per Creatore, & Padre: per Dio, & Signor mio, & che da voi ho tutto quello di buono, che è in me; & come voi Signore hauete creato me buono in tutte le cose, & in amore vostro, & gratia: io per sola iniquità, & malitia mia, per compiacere à me medesimo, & all'anima mia peruersa sono fuggito da voi, & allongatomi da voi, & abhorrito, & dispregiato, & ingiuriato senza cagione alcuna. Et essendo io tale, voi Signore con molta pietà e clemenza hauete dissimulato, & comportato la mia peruersa vita: aspettando quando tornassi a voi. Delle quali cose con tutte le mie potenze vi domando perdono, & à voi vi chiamo mercede, & pietà di tutte l'offese, & dispiacer, che
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<lb/>vi ho fatto, & di tanto quello che ho fatto contro la santa legge vostra; & à voi offerisco la mia poca volontà, che innanzi voglio morire, che offendere voi Signore da qui innanzi, & vi ringratio, che fino ad hora non mi hauete dannato, & mandato all'inferno, anzi che per assoluta è pura bontà vostra hauere riceuuto il mio cuore peruerso, & mi hauete data cognitione della mia iniquità, & con la mano vostra mi hauete leuato del fango, doue giaceua, & mi hauete aperto gli occhi dell'anima per vedere & conoscere voi; & anco Signor mio non sete restato contento di questo, ma mi hauete portato in vostra casa dentro gli figliuoli vostri, fra quelli che benedicono la vostra maestà, & mi hauete fatto vostro cameriero: & ancora Signor mio hauete voluto accostarmi più à voi, & obligare l'anima mia verso voi: facendoui Sacerdote,
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<lb/>& permettere Signor, che questo indegno, & mal peccatore tratti con le sue mani inique, & con la sua lorda bocca quel sacratissimo Sacramento, il quale gli Angioli non hanno trattato, ne riceuuto: vostro sono adunque Signore, perche voi mi hauete fatto: vostro sono Signore, che voi mi hauete fatto vostro, & seruitor vostro: vostro sono Signore, che per amor vostro mediante la gratia vostra sono venuto captiuo & schiauo de' seruitori di casa vostra, & di vostra religione; & mi tengo per il più bene auenturato che al mondo sia per essere venuto in amore vostro: vostro sono Signore: vero è che non sono stato, ne sono come douria, ma sono più presto molto misero, e vitioso, & pieno di passioni, morti, miserie, & diffetti inclinato à tutti li vitij, & mali; del che Signore à voi dimando perdono di ciò che non ho fatto in amare
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<lb/>voi, & in seruir cosi come douria, & in osseruar la santa Religione, & in amare i vostri figliuoli, & il prossimo, & in essaminare me medesimo, & corregger i miei errori, anzi sò ch'io son stato molto tepido, & negligente in dimandarui aiuto con diuota oratione, & in ricorrere a' rimedij che douria, per il che se in alcun peccato occulto, & segreto, & non conosciuto sono cascato, a voi dimando perdono & pietà, & che la vostra bontà sodisfaccia per me, & per gli miei mancamenti dinanzi la vostra giustitia. Et poi che à voi misericordiosissimo Padre è piacciuto farmi vostro, fatemi tale, che à voi piaccia, & dignateui far di me quello che piace alla maestà vostra, accioche sia ad honore vostro, & secondo che voi Signore hauete determinato, tanto dell'anima, come del corpo. Solamente voglio che la vostra santa võlontà sia compiuta in me, & in
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<lb/>ogni creatura, & che non permetta esser offeso da me: perche mai Sign. vi potria altro dimandare, se non che la vostra santa volontà sia compiuta, non secondo ch'io merito; ma secondo la vostra pietà & clemenza. Et poi che à voi misericordiosissimo Padre è piacciuto mettermi nel numero delle vostre creature, le quali tanto amate piacciaui guidarmi al fine: perche mi hauete creato: perche cred'io Signore, che se voi non voleste che fussimo saluati, non ci haueresti creati: anzi noi altri medesimi ne danniamo, & le nostre opere: non ch'io dimandi d'esser saluato, per gli miei meriti: ma per vostra bontà, & per gli meriti della morte del vostro Figliuolo: per l'amor del quale vi priego, che voi Signore determiniare di me, secondo che a voi piace. Vi protesto hora per sempre, ch'io credo della vostra maestà quel che la S. Madre Chiesa Romana crede, & in
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<lb/>questa fede voglio viuere & morire, & non voglio mai essere separato da quella per niuna cosa, ne per suggestione, ò tentatione del Demonio, di qual si voglia altra cosa creata: dimandando per questo la vostra benedittione & gratia, senza la quale io non sono se non vn poco di vanità, & niente altro: offerendoui il mio spirito, & ricomandandolo a voi in quell'amore, & carità, che hauete riceuuto il spirito del vostro Figliuolo: quando morendo per me ve lo raccommando, dicendo: Padre nelle tue mani raccomando il spirito mio.
<lb/>A Dio siano gratie.
<lb/>Questo è il modo di orare di Desideroso, quando esso voleua molto stringersi con nostro Signore congiungendo i spiriti, & leuandosi secondo conosceua, che'l suo cuore si accendeua nell'amor del Signore di
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<lb/>questa oratione. Ne già per questo alcuno credea essere il lecito orare prossimamente, se l'huomo conosce che il suo spirito si scalda in Dio: perche Signore non vieta orare prolissamente, ma vieta che l'huomo non merta la sua speranza nel molto parlare nell'oratione, nè in parole composte, & ornate, nè che l'huomo creda, che per molto parlare, & per l'oratione prolissa, & lunga sia più presto essaudito: perche il nostro Signore più ama vna minima parola con molto amore, & humile confidanza in esso, che lunghi parlamenti con indeuotione, & tedio.
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<lb/>Come questo libro sia chiamato Camino breue per andar à nostro Signore; & che cosa in somma esso tratti.
<lb/>NOta Lettore, che questo Libro propriamente è detto Ataio in Castiglia, & Camino breue, in nostro volgare: perche è stato sommato, & abbreuiato da vn'altro Libro, il quale conteneua in se tutto il processo, che l'Auttore nel prologo promette nel principio, cioè, come per venir à trouare Amor di Dio si dee l'huomo essercitare nelle virtù Cardinali, & Theologali: ma perche la vita è breue, & l'arte è lunga, per indurre più gli Lettori à leggere: quali si allegrano più di breuità, che di prolissità: però è nominato il presente Libro Camino breue, per andare à nostro Signore. Per tanto non eccede del modo nominato: ma solamente il processo
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<lb/>è da casa d'Humiltà, doue dee arriuare il Desideroso per seruire à nostro Signore, & iui dee essere ben informato, si dee partir di quiui, & canminare per il camino di patienza: & per detto camino trouare il suo fine cioè il monasterio, & cose di Carità, doue Amor di Dio è portinaro. A lode e gloria di nostro Signore Iddio, & della gloriosa Vergine Maria, & à salute dell'anime nostre finisce il presente Trattato.
<lb/>IL FINE.
<lb/>Corretto da Lauro de Milleaspri.
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</text>
</TEI>
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