Discorso di Lorenzini

One of many entries in the debate over the "new star" (now known to have been a supernova) of 1604.

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            <title>Antonio Lorenzini's Discorso (1605): A Basic TEI Edition</title>
            <author>Galileo’s Library Digitization Project</author>
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                <orgName>the TEI Archiving, Publishing, and Access Service (TAPAS)</orgName>
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              <addrLine>360 Huntington Avenue</addrLine>
              <addrLine>Northeastern University</addrLine>
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            <note>Based on the digital copy in Internet Culturale, from the original held by the Museo Galileo. 8a and 8b reflect page number error</note>
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               <title>Discorso dell'Eccellentissimo Signor Antonio Lorenzini da Montepulciano intorno alla nuova stella. In Padova, MDCV. Appresso Pietro Paolo Tozzi.</title>
               <author>Lorenzini, Antonio</author>
               <pubPlace>Padua</pubPlace>
               <publisher>Tozzio, Pietro Paolo</publisher>
               <date>1605</date>. 
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            <p>This TEI edition is part of a project to create accurate, machine-readable versions of books known to have been in the library of Galileo Galilei (1563-1642).</p>
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            <p>This work was chosen to maintain a balance in the corpus of works by Galileo, his opponents, and authors not usually studied in the history of science.</p>
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               <p>Lists of errata have not been incorporated into the text. Typos have not been corrected.</p>
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               <p>The letters u and v, often interchangeable in early Italian books, are reproduced as found or as interpreted by the OCR algorithm. Punctuation has been maintained. The goal is an unedited late Renaissance text for study.</p>
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               <p>Word breaks across lines have not been maintained. The word appears in the line in which the first letters were printed. Words broken across pages appear on the page on which the first letters appear. Catch words are not included.</p>
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	<lb/>Discorso
	<lb/>dell'Eccellentissimo
	<lb/>Signor Antonio Lorenzini
	<lb/>da Montepulciano
	<lb/>intorno alla nuova
	<lb/>stella.
	<lb/>In Padova, MDCV.
	<lb/>Appresso Pietro Paolo Tozzi.
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<pb n= "unnumbered i recto"/>
<lb/>All'Illustrissimo Signor
<lb/>FRA' VINCIGVERA
<lb/>Conte di Collalto, è di S. Saluador
<lb/>I miei amici hanno fatto Ilustrissimo Conte, ch'io hò datto alla
<lb/>stampa il Discorso nostro intorno alla nuoua Stella, &amp; hollo
<lb/>renduto chiaro, &amp; adorno coll'Illustrissimo vostro Nome, la vostra
<lb/>Nobiltà tra le prime d'Italia s'annouerà; Voi di Francia, e 
<lb/>di Vngaria, non hà molto, giouinetto riportasti Gloria di fortissimo
<lb/>Caualiero, &amp; nelle cose della Militia di scientiato, e saggio.
<lb/>In voi risplende à merauiglia il Coro di tutte le Virtù à Costumi 
<lb/>appartenenti; Voi gli studi delle cose alte amate e fauorite, ond
<lb/>Accademia per tutto nominata appresso di voi hauete creato,
<lb/>oue Intelletto Pellegrini ogni dì fioriscono; si che aggionto 'l vostro
<lb/>splendore alla nostra opera, essa non tanto serà della Stella illustrata,
<lb/>quanto potrà quella illustrare: e poi che, la Stella serà
<lb/>nè gli Elementi, dè quali è fatta, disciolta, &amp; che, serà in sensibil
<lb/>suo lume cessato, potrà per questo Libro mantener' al tempo inanzi
<lb/>la Luce della sua essenza nelle Mente de gli Huomeni: à V.S. 
<lb/>Illustrissima bascio le mani di Padoa, li 15. Gennaro 1605.
<lb/>Di V.S. Illustrissima
<lb/>Seruitore Affetionatissimo
<lb/>Antonio Lorenzini.
<pb n= "2 recto"/>
<lb/>Dicorso dell'Ecc: Signor
<lb/>ANTONIO LORENZINI
<lb/>DA MONTEPVLCIANO
<lb/>Intorno alla Nvova Stella.
<lb/>Contezza della nuoua STELLA, &amp; la intentione dell'Auttore. CAP. I.
<lb/>Tra mille merauigliosi doni della Natura à noi hora risplende,
<lb/>&amp; compenso, come dice il Poeta, troua che 'l tempo perduto
<lb/>non passi, la Stella, nuouamente in vista del Mondo
<lb/>venuta; questa da Huomini, che forse con la faccia esterna, 
<lb/>&amp; interna volti alle celesti Nimphe, à guisa di Endimione
<lb/>quelle spesso si vagheggiassero, al giocondissimo Ballo di este di veghiare
<lb/>soliti, ò pur in quello per lo gran diletto dormire alla bassezza delle 
<lb/>vuolgari cose; fù osseruata del passato Mese di Ottobre questi Anno
<lb/>1604. à li 8. di in circa, nel 18. grado del' Sagittario, nel qual segno, quasi
<lb/>nè gl'istessi giorni, si fece la congiuntione di Gioue con Marte, stando etiandio
<lb/>Saturno poco da essi lontano nel medesimo segno, &amp; scorrendo la
<lb/>Luna per l'Ariete, quasi al Sole opposta per Diametro: e Primieramente si
<lb/>vidde ella picciola, e poscia di dì in dì crescendo è diuenuta in apparenza
<lb/>di grandezza, e di lume, non micha inferiore à Venere, &amp; superiore à Gioue,
<lb/>&amp; à qual' si voglia delle stelle fisse, in guisa delle quali scintillante si
<lb/>vede, &amp; nel sito suo fissa, &amp; stabile, imperoche nè ordine, nè distanza dalle
<lb/>altre muta, &amp; anchora apertametne auertesi, che hà vno istesso mouimento,
<lb/>che hanno le altre fisse di hore 24. sù li medesimi Poli dà Leuante in 
<lb/>Ponente, simigliante à quella, di cui hà rinfrescato la Memoria, che già
<lb/>nel segno della Cassiopea apparue l'Anno 1572. e che 'l1574. disparue.
<lb/>Adunque porgendo questa, non men', che porgesse quella, piaceuol' conversatione
<lb/>in disputando del Luogo, &amp; della Natura di essa, agli studiosi
<lb/>principalmente di questa Ill. Cittade, diletto, e felice soggiorno delle Muse:
<lb/>e conciosia cosa, che noi siamo stati dalla ragione sforzati, à seguitare 'l
<lb/>parere de i Filosofi Naturali, come si tocca in vn' nostro Libro delle cose
<lb/>Celesti contra li Mathematici, in latina fauella scritto, che non molto starà
<lb/>à venir à luce; perciò ho meco proposto, benche solo in questo abbandonato
<lb/>arringo, di ragionare delle cause, e de gli Accidenti della predetta
<lb/>Stella, per communicar' altresi meglio con le persone trattando poi insiememente
<lb/>de i significati, e Pronostici di essa.
<lb/>Dubbio del' luogo della predetta Stella, &amp; aclune ragioni
<lb/>de' Mathematici. CAP. 2.
<lb/>Et impercioche, secondo i Philosophi, il luogo sia ò commune, ò proprio
<lb/>con più gradi, di più, e meno d'introno al luogo commune della predetta
<lb/>Stella, i saui sono tutti occupati in questo dubbio, s'ella sia locata nel'
<pb n= "2 verso"/>
<lb/>Cielo stellato, che fermamente si dimanda, ò veramente nell'Aria, come
<lb/>vna de le cose, che Metheore sono appellate dalla loro, altezza sourà la Terra:
<lb/>Quella parte è sostentata dà li Mathematici, e questa da li Filosofi
<lb/>Naturali, le ragioni di quelli si debbono qui registrare, &amp; prima la simiglianza,
<lb/>che tiene la predetta Stella con le fisse in scintillando, &amp; in non mutar'
<lb/>sito, nè distanza, ò ordine, con quelle, &amp; nel mouimento detto di sopra, apporta
<lb/>non leggiere argomento, ch' ella sia vna di quelle non più veduta, come
<lb/>si manifesta dallo annouerare, oltre al numero di esse già con diligentia 
<lb/>raccolto: Dimostrauo ancho, ch'ella nè l'Aria esser' non possa per alcune
<lb/>considerattioni del senso; Imperoche supponendo, che lo Cerchio molto
<lb/>alla Terra in circonferentia prossimo, come dieci miglia sopra di quella alto;
<lb/>dal'Orizonte, e che à chi questo mutasse per poco spatio, per conto de la rotondezza
<lb/>de la Terra, ella si nasconderebbe, è che chi caminasse in ver' la latitudine
<lb/>di essa, discostandosi dal Polo per poche miglia senz'andar sotto 
<lb/>al Sagittario, la si trouerebbe nel Zenith, ò punto Verticale; à le quali tre
<lb/>conclusioni contradice chiaramente 'l senso peroche la predetta stella stà
<lb/>sopra l'Orizonte, quanto stanno le altre del Sagittario, e per tutta la Italia,
<lb/>e per le altre Regioni simigliantemente si vede, nè di altri fassi Zenith, se
<lb/>non di quelli à i quali soura stà 'l Sagittario à perpendicolo, &amp; che rettamente 
<lb/>le predette cose si conchiudono, si potrebbe non oscuramente da i Mathematici
<lb/>nelle figure: se contenti del generale non volessero far' pompa
<lb/>della dottrina in specificando le hore, &amp; li spatij con regole per certo di
<lb/>se necessarie, benche souerchie al proposito.
<lb/>La principal' ragione dè i Mathematici. CAP. 3.
<lb/>Ma quello, nel che molto credono di auanzarsi è la Paralapse, da li
<lb/>Greci detta, che s'interpretta differentia d'Aspetto, ò di vista, quando
<lb/>vna cosa, senza mutare essa sito, ò posta; impertanto non si vede in vno
<lb/>istesso sito, posta, &amp; aspetto da vn'huomo, che dà altri in altri Paesi, ò dal
<lb/>medesimo huomo stante in altro luocho, ò vero in altro luogo stando quella
<lb/>cosa; &amp; per dichiaratione è dà notare, che egli considerano il luogo d'vn'
<lb/>Pianeta nella ottaua Sphera, cioè doue 'l Pianeta in quella sphera corrisponda, 
<lb/>&amp; si persuadono, che quel' Pianeta non si possa vedere dà gli huomini
<lb/>di varie Prouincie in vno istesso luogho, nè anche da gli huomeni del medesimo
<lb/>Paese, quando esso Pianeta sorge dall'Orizonte, ò quando è nel Meridiano,
<lb/>&amp; in questo, che passi per lo Zenith, ò che per esso Zenith non passi;
<lb/>Impercioche, procedendo secondo li Filosofi la vista per diritta linea, e 
<lb/>conciosia cosa, che non sieno le istesse linee visuali, per le quali si vegga vn
<lb/>che esse linee visuali non vanno à ferire nè à terminare al medesimo punto
<lb/>della Ottaua sphera; &amp; accioche meglio s'intenda, e dà attendere, che 'l 
<lb/>luogo, ò punto della ottaua Sphera, nel quale finisce, e termina la linea dal
<lb/>Centro del Mondo per lo centro del Pianeta tirata, si dimanda vero luogo
<lb/>di esso Pianeta, &amp; il luogo doue finisce la linea visuale, per lo medesimo centro
<lb/>del Pianeta, dall'Occhio prodotta alla ottaua sphera, si appella luogo
<lb/>della Vista, i quali luochi, essendo gl'istessi, quando 'l Pianeta è Verticale,
<pb n= "3 recto"/>
<lb/>impertanto, quando non è verticale, sono differenti; da che sono differenti
<lb/>quelle linee, quali erano tutte vna stando 'l Pianeta su 'l Zenith; &amp; imperoche 
<lb/>elle non son' parallele ò equidistanti, ma s'attrauersano nel Centro del
<lb/>Pianeta, perciò si manifesta, che quanto più elle si allungano, dalla incrociamento,
<lb/>tanto più s'allargano; Onde i Pianeti più lontani dal' Cielo stellato
<lb/>com'è la Luna, ò Mercurio, haueranno 'l luogo della Vista più distante
<lb/>dal vero luogo nella ottaua Sphera, che non hà Marte, Gioue, e Saturno,
<lb/>quale prossimano al Fermamento pochissima variatione hà delli predetti
<lb/>luochi proportioneuolmente paragone facendo di esso à gli altri Pianeti,
<lb/>&amp; à lui medesimo nè i differenti Meridiani, e in varie parti di ciasched'vno
<lb/>di essi considerato; Adunque peroche intorno alla predetta Stella cotal' varietà
<lb/>d'Aspetto, e Paralapse nulla si osserui, i Mathematici conchiudono,
<lb/>ch'ella non è nell'Aere, ma nel' Cielo, &amp; nel Cielo supremo, &amp; aggiungono
<lb/>per confermatione, che in alcune Comete si osserua la Paralapse; onde non
<lb/>in ogni reggione si veggono sotto vna stessa Stella fissa, e anchora si vagliono
<lb/>di questa ragione contra la sententia d'Aristotele intorno alla Galassia,
<lb/>che noi Cerchio di Latte chiamare possiamo, ponendo, ch'ella non
<lb/>sia nell'Aere, come 'l Filosofo giudicò, ma che sia vna parte della ottaua sphera
<lb/>alquanto densa in guisa delle Stelle, imperoche ciasched'vna parte di esso
<lb/>Cerchio ritiene 'l medesimo sito, ordine è distanza con le stelle fisse in 
<lb/>ogni Regione della Terra.
<lb/>Ragione de i Naturali per la qual' si proua, che detta Stella;
<lb/>non sia nel' Cielo. CAP. 4.
<lb/>Vegniamo hora alla ragione in contrario; Conciosiacosa che questa
<lb/>nuoua Stella, come di sopra è detto comparisca oltre al numero delle
<lb/>altre, si dè per certo credere, ch'ella sia stata di nuouo generata, peroche
<lb/>non è dà dire, ch'ella si stesse nascosta cosi chiara, e cosi grande nel Cielo
<lb/>perfettamente Diaphano, e trasparente, nè ragione si puote addurre, perche,
<lb/>&amp; in che modo sia cosi à poco, à poco venuta à far' di se mostra; ma fermamente
<lb/>cotal' apparitione, &amp; accrescimento di essa è segnale di cosa generata,
<lb/>onde si manifesta ch'ella non può esser' ne' Cieli, poiche essi, benche
<lb/>dallo Autor della natura creati, &amp; da lui, se volesse, annichilabili, sono ingenerabili,
<lb/>&amp; incorrottabili, come proua Aristotele. Ma perche i Mathematici
<lb/>non gli consentono, e dicono che 'l Cielo secondo le sue parti corrompere
<lb/>si può, tutto che meno di questi inferiori: Perciò io li propongo 'l
<lb/>nerbo de la ragione Aristotelica, che secondo 'l costume di quel Filosofo, non
<lb/>è cosi in tutto spianata e raccolta. Adunque si deè sapere, che alla generatione,
<lb/>è congionta la corrottione, onde la Generatione di vno, dicesi, che è corrottione
<lb/>d'vn'altro, e pero, per toccare i punti, che occorrono, hà mestieri
<lb/>monstrare, qual' cosa in questi tempi si sia nel Cielo corrotto, cioè, se qualche
<lb/>Stella, ò pur'vna parte del Diaphano, e in che maniera si sia fatto 'l denso
<lb/>della predetta Stella, senza rarefarsi lo Cielo altroue, cose impossibili à 
<lb/>persuadere. Ma seguitiamo più oltre; si come alli passati giorni si è generata
<lb/>quella Stella, conueneuol' parmi render' la ragione, perche in tante migliaia
<lb/>d'Anni, non si sia fatta corrottione di alcuna Stella de le 1022. ò delle 
<lb/>1600 secondo Plinio, nel Fermamento; Imperoche facendosi la generazione, 
<lb/>e paruenza in vna parte di vna cosa è ragioneuole, che in altre parti,
<pb n= "3 verso"/>
<lb/>di quella istessa cosa la corrottione, si faccia; Ma, come dice Aristotele, in
<lb/>tutto 'l tempo passato, secondo le continue traditioni de gli Antichi non 
<lb/>appare niente mutato nel Cielo, nè secondo 'l tutto, nè secondo le sue parti;
<lb/>adunque merauiglia troppa sarebbe, che vna Stella di nuouo si generasse,
<lb/>&amp; si corrompesse, non si generando nè corrompendo nè pure diminendosi,
<lb/>ò accrescendosi alcuna delle altre, e quello, che accresse lo 'nconueniente 
<lb/>è, che essendo ella si grande, dato, che sia nella ottaua Sphera, che vince
<lb/>tanto la Terra, e 'l Sole stesso di grandezza, che apporta stupore, in che modo
<lb/>si presto si sia potuta generare, &amp; in qual' maniera, si prestamente, come
<lb/>al suo veloce nascimento conuiene, ella forse si sia per isuanire; come di sopra
<lb/>è detto, cosa aliena dalle altre, che mai son' niente cresciute, nè sminuite,
<lb/>e da che gioua portar' de gli inconuenienti, è manifesto che la generatione,
<lb/>&amp; corrottione si fà tra li contrari; Imperoche 'l mutamento delle
<lb/>forme è necessario, che si faccia per lo Agente, &amp; forma contraria; Ma 'l
<lb/>Cielo è vna quinta sostanza, &amp; non hà contrario, adunque in esso, nè generatione,
<lb/>nè corrottione fassi; I Mathematici si conducono d'vno in altro 'nconueniente,
<lb/>e concedono, che nelli Cieli sia contrarietà, e perciò ne conuiene
<lb/>disuelargli ogni dubbio; E cosa adunque manifesta, che i Contrari sono
<lb/>Corpi, che hanno l'vno all'altro qualità contrarie, cioè caldo, ò freddo, humido,
<lb/>ò secco; e quindi Aristotele raccolse il numero de gli quattro Elementi;
<lb/>Perloche, sendo nel Cielo contrarietà, si conchiude, ch'egli sia, ò
<lb/>Terra, ò Acqua, ò Aria, ò Fuoco, &amp; eglino s'accordano in dir con Platone
<lb/>(tutto che non capiscono il parlamento di quel Filosofo intorno al fuoco
<lb/>immateriale) che 'l Cielo sia Fuoco, onde ancho Anassagora pensò, come
<lb/>recita Aristotele, che per questo in Greco si appellasse, Hetera; Ma che egli 
<lb/>non sia fuoco, e simigliantaemente, ch'egli non sia veruno de gli quattro
<lb/>Elementi, si manifesta; pero, che essi non hanno 'l mouimento circolare
<lb/>ma diritto ò al in sù, ò al in giù, quale nelli Cieli non si ritruouva, e anchora 
<lb/>essendo 'l fuoco il più possente de gli altri Elementi, e cosi separato, e di 
<lb/>tanta ampiezza, chi non vede, ch'egli abrugierebbe il restante del corpo elementare,
<lb/>che à proportion d'esso saria picciolissima, e inuisibil' portione,
<lb/>lo che puossi parimente dire, se 'l Cielo fosse Aria, ò Acqua, ò Terra, &amp; anchora
<lb/>il Fuoco è ben' contrario à gl'altri, mà non à se stesso, onde nel mezo
<lb/>dei puri Elementi, nè generatione, nè corrotione si può fare, e perciò in
<lb/>qual'maniera 'l Cielo hà potuto corrpompere 'l Cielo per generar Cielo? ma 
<lb/>se qualche saccente dicesse, che i fuochi fossero trà di loro contrari per lo
<lb/>più, e per lo manco caldo si che 'l Cielo della Luna per essempio, fosse men
<lb/>caldo, è manifesto, che questo non può essere senza 'l mischiamento di altri
<lb/>Elementi, perche 'l puro Elemento del fuoco hà 'l grado della Caldezza supremo
<lb/>per essenza, onde se 'l Cielo della Luna fosse men caldo sarebbe più
<lb/>denso, lo che non appare, anzi par' che egli sia al pari dell'ottauo Diaphano,
<lb/>vedendo noi per esso 'l detto ottauo, in tante stelle, e ne la Galassia, come vogliono,
<lb/>sensato; e anchora, se tù conciedi mischiamento de gli Elementi,
<lb/>e ancho senza questo, essi sien' più graui in vna parte, che ne l'altra per lo 
<lb/>denso loro, si che sarebbe merauiglia, che à lungo andare, la Luna, e le Stelle
<lb/>non cadessero, ò che non si leuassero i Cieli della lor perfetta rotonditata, 
<lb/>mediante lo peso d'vna parte; tanto più, che lo elemento del fuoco si
<lb/>è facile ad agitare più, che non è l'aria, e che non è l'acqua, onde facendo 'l
<lb/>giornal' mouimento disgregatione delli dissimiglianti, &amp; congregatione
<pb n= "4 recto"/>
<lb/>delli simiglianti, già tutte le Stelle andrebbono in vn'alonte, come si
<lb/>scorge in vagliando 'l grano, imperoche si separano i graui dalli leggieri, e
<lb/>i grossi dalli piccioli; &amp; anchora, se i Cieli, sono fuochi contrari, per qual'
<lb/>conto tra di essi non si fà mai alteratione, nè generatione, ò corrottione?
<lb/>ma solamente lo stellato, come se 'l più debole fosse, è quello che patisce,
<lb/>&amp; accioche niente si taccia, si manifesta, che 'l medesimo Cielo sarebbe contrario
<lb/>à se stesso, peroche dentro al suo Diaphano, si genera, e si corrompe
<lb/>alcuna Stella, e tanto basti à prouare, che i Cieli incorrottibili, &amp; ingenerabili
<lb/>sieno; come che si potesse addure più alta ragione, per la quale
<lb/>si conchiude, che si debba dare vn'corpo ingenerabile &amp; incorrottibile, come
<lb/>causa della conseruatione, e scambieuolezza de gli altri; ma di cotal' ragione
<lb/>giudico io capace, chi non s'arrende alla proposta innanzi, e lascio di
<lb/>ragionare contra chi dicesse, che tra li Cieli si trouino le materie Elementari,
<lb/>peroche questo contradicendo all'ordine della natura, &amp; al senso, impercioche
<lb/>sarebbono iui gli Elementi contra la loro natura, e per lo mischiamento
<lb/>della Terra, e dell'acqua, opacitade cagionerebbono alli Mathematici
<lb/>stessi anchora per conto della loro Paralapse, questa openione non piacerebbe,
<lb/>lascio anchora di fauellare contro à quelli, che vogliono essersi fatta
<lb/>cotale Stella per condensation di lume; peroche il lume è qualità, ne
<lb/>può condensarsi, se non si condensa il corpo, nel quale ella è, ma che il Cielo
<lb/>si condensi, ò si rarefaccia, niuna ragione si puote addurne, essendo egli
<lb/>sicuro, ne temendo di alcun' contrario, &amp; in somma queste openioni repugnano
<lb/>alla perfettione de Cieli, poi ch'essi sono stati creati perfetti, onde
<lb/>meriteuolmente volle dire 'l Filosofo, che s'alcuna Stella, al Cielo s'aggiungesse 
<lb/>egli non poria muouersi.
<lb/>Che i naturali in questa opinione seguitano il senso: e la
<lb/>origine dell'errore de i Mathematici, e la risposta al
<lb/>le prime ragioni di quelli. CAP. 5.
<lb/>Non si quietano impertanto i Mathematici, &amp; adducono, quella di
<lb/>uolgata sententia, che è debolezza di giuditio lassar 'l senso, e ricercar'
<lb/>la ragione, ma ò Animi Gentili, che non per ostinatione, ma per l'amor del
<lb/>la verità: venite contradicendo, non vi vantate d'hauer 'l sentimento manifesto
<lb/>in questa materia, peroche se noi alla predetta Stella fossimo prossimi,
<lb/>difficultà niuna sarebbe; ma posciache 'l sentimento sia di cose tanto
<lb/>lontane incerto, sappiate, che non più Voi di noi, dal senso procedete; la nostra
<lb/>ragione è tirata da i principii delle cose naturali conosciuti per lo senso
<lb/>in vna conueneuole distantia posto; e per la Filosofica induttione confermato;
<lb/>la vostra ragione altre sì si deriua dal senso, ma di cose lontanissime
<lb/>fuori d'ogni credenza, e si come la nostra è Fisica, cosi la vostra è 
<lb/>Astronomica, &amp; in parte di quella scientia, che optica s'appella, tanto diletteuole
<lb/>non solo per le merauigliose cose ch'ella promette, però che il conoscere
<lb/>le distanze, e grandezze, e luoghi dà lontano con ragione di vista,
<lb/>è pur troppo cosa singolare, e una prerogatiua stupenda, e questo diletto
<lb/>per la speranza di maggioranza, con la certezza de li vostri principii, è cagione,
<lb/>che voi nell'applicatione di essi, il che sia con vostra pace detto, v'inganniate,
<pb n= "4 verso"/>
<lb/>discostandoui troppo dalla Physica materna origine della Astronomia.
<lb/>Adunque intendo dimostrarui, che non pur la vostra ragione
<lb/>non è superiore alla nostra, come à voi pare, ma nè ancho pare, e che sia
<lb/>anzi che nò, falsa, e primamente, quando dite, ch'ella predetta Stella sendo
<lb/>nell'Aria, non molto lontano di questi paesi verrebbe al Zenit, e che si nasconderebbe,
<lb/>e che prestissimo tramonterrebbe, niuna di queste cose rettamente
<lb/>si conchiude, imperochella non si debbe intender si poco lontana
<lb/>dalla Terra, ma prossimana, e quasi contigua all'Orbe lunare la qual' distantia,
<lb/>quanta sia è impossibile à comprendere, concoisiacosa, che questo non
<lb/>si possa sapere altrimenti, che per l'ombra della Terra nello Ecclise della
<lb/>Luna, essendo già manifesta la grandezza della Terra, ma il sapere la lunghezza
<lb/>di quella ombra è impossibile per ragione humana, peroche hà mestieri
<lb/>conoscere la grandezza del Sole, e la distantia sua dalla Terra, quali
<lb/>cose non si possono arriuare con lo intelletto come nel'  libro delle cose
<lb/>Celesti da noi si è dichiarato, nè ancho per la Paralapse; onde se 'l Sole fosse
<lb/>minore, di quel' che i Mathematici dicono, e secondo, che noi crediamo, 
<lb/>verrebbe à far più longo, il Cono della ombra della Terra, è cosi la Luna
<lb/>sarebbe più lontana dalla Terra di quel che essi pensano; ma lasciamo
<lb/>hora questo, e sia la Luna distante quanto essi vogliono, non veggiamo
<lb/>noi, che la linea Orizontale taglia per metà 'l Cielo della Luna, e parimente
<lb/>insieme quello della ottaua Sphera? onde si come la Luna non tramonta
<lb/>in poche hore, cosi alla predetta Stella à lei prossima auerrà, e si come
<lb/>non per picciolo spatio di viaggio noi andremo sott'alla Luna dirittamente
<lb/>nè essa si tosto si perde di vista, cosi alla nostra Stella, è conueneuole, che
<lb/>auenga, lo che per esser'molto chiaro non istaro più à dechiarare.
<lb/>Riposta alla Terza ragione della Paralasse. CAP. 6.
<lb/>Consideriamo finalmente la Paralasse, intorno alla quale per maggior
<lb/>chiarezza andrò proponendo à punto per punto, quel che mi occorre,
<lb/>Adunque primieramente dico, che auenga, che noi concediamo, che la 
<lb/>Paralasse sia vera secondo la ragione Mathematica, che pongono i Mathematici,
<lb/>non dimeno secondo la ragion Fisica affermiamo, che non si possa
<lb/>conoscer' nel' Pianeta; perloche, come di sopra accennauamo, la dimostratione
<lb/>de gli Mathematici manca, e diuero in qual modo vorrann' eglino,
<lb/>che noi con la vista trapassiamo per lo centro d'vn Pianeta? conciosiacosa,
<lb/>che pigliare il centro, cosi di lontano, sia cosa impossibile, particolarmente
<lb/>nel corpo spherico, e non si pigliando 'l centro quella ragione cade,
<lb/>perche non saria merauiglia se le intersettioni fuori del Centro della Luna
<lb/>in varie parti di essa facessero varii Angoli; onde non essendo gli estremi
<lb/>della comparatione di pari conditioni, essa giusta non sarebbe, e anchora
<lb/>auegna, che nella Luna il Centro humanamente trouar si potesse,
<lb/>come quella, che ci appare non di poca grandezza (nulla dico del Sole per 
<lb/>trouar, il cui Centro l'huomo hà mestieri d'vn occhio d'Aquila, che sola dicesi,
<lb/>che per entro quello affissa la vista) non dimeno ne gli altri Pianetti, per
<lb/>la loro à noi paruente picciolezza, tengo che 'l centro pigliar non si possa,
<lb/>e per coi in essi, come etiandio i Mathematici, pensano è grand' incertezza
<lb/>di Paralasse, e fuori di questo, chi non sà, che per lo denso del Pianeta la
<lb/>vista non puote passare? onde si scorge la vanità della Paralasse in applicandola.
<lb/>Ma se la paralasse si dè intendere non in quella maniera, mà quanto
<pb n= "6 recto"/>
<lb/>appartiene al discoprimento, ò nascondimento delle cose superiori mediante
<lb/>le inferiori fatto, questo ò procede dalle Stelle da sè, come quando
<lb/>la Luna ci occulta 'l Sole comprendesi, ch'ella è inferiore al Sole; ò vero
<lb/>il detto nascondimento, e discoprimento procede dalla uariatione de' luoghi, 
<lb/>nelli quali si ponga l'occhio, come appresso si dichiarerà; intorno alla
<lb/>prima maniera di occultamento e discoprimento nel libro delle cose celesti
<lb/>significammo, quanto fosse incerta nè gli altri Pianeti fuori della Luna,
<lb/>peroche chi vuol sapere con la vista in si grande splendore se 'l Sole sottentra
<lb/>Venere, ò che Venere esso, ò uero che Mercurio ci occulti Venere, 
<lb/>ò allo incontro che essa in lui, in tanta lontananza da noi, &amp; in tanta simiglianza
<lb/>di questi Pianetti trà di loro; Mà intorno alla seconda maniera, di 
<lb/>nascondimento, ò discoprimento pare ad alcuni per ragion' di Vista, che
<lb/>l'occhio posto in un luogo della ottaua, ò di altra superiore sphera, che vegga vn'
<lb/>altro occhio posto in luogho della Terra, e confermasi cio dalla Ecclisse
<lb/>del Sole, imperoche ella non aduiene per tutto lo hemisperio della
<lb/>Terra, ma solamente in vna regione determinata, essendo, che altroue la
<lb/>Luna nol ci nasconda, come iui onde se qualche cometa in vn' paese si osseruerà
<lb/>sotto qualche stella fissa, ò in qual'che manifesto sito con quella, in
<lb/>altro paese cesserà la detta osseruation, lo perche vedendosi qual'si voglia
<lb/>parte della Galassia in vn'medesimo sito con tutte le stelle fisse per tutte le
<lb/>regioni della Terra, seguita, ch'ella non sia inferiore e quindi aduenne, che
<lb/>i mathematici della paralasse ragionassero, perche ella in altro non consiste,
<lb/>se non in questi nascondimenti, e discoprimenti, che le cose interiori faccino
<lb/>secondo 'l nostro vedere, come nelle cose à noi molto prossime, e famigliari,
<lb/>si può conoscere, tutto che i Mathematici sieno stati in detta paralasse
<lb/>troppo audaci e più Mathematici, che non conuenia; e per conchiudere,
<lb/>conciosiacosa, che la nostra Stella, come mi gioua credere, per tutta
<lb/>la Terra in vn' medesimo sito, con le stelle fisse sempre apparisca, nè conseguita,
<lb/>ch'ella sia nella ottaua sphera; Per questa ragione hauesti ardimento
<lb/>ò Auerror, non potendo, ò per meglio dire non sapendo sodisfar à questa
<lb/>difficoltà; affermare, che 'l Maestro dà i Mathematici, non discordasse, e
<lb/>perciò riprendesti la spositione d'Alessandro, intorno alla Galassia, cosi poi
<lb/>soggiongendo: Sono state vedute le Stelle, che sono in essa in diuerse reggioni
<lb/>della Terra, e pare, che habbiano il medesimo sito, &amp; io già considerai,
<lb/>&amp; viddi la stella dell'Aquila, che è alla estremità della Galassia, essendo
<lb/>io in Cordoua, e nel Marocco; le quali Città sono molto trà di loro lontane,
<lb/>e trouai che la predetta stella era in vno istesso sito con la Galassia;
<lb/>Ma per certo, che 'l Maestro parlò apertamente, &amp; volle, che quel Cerchio
<lb/>di latte fosse nell'Aria, e se nè Auerroe, nè alcuno può sodisfar alla ragione
<lb/>predetta, impertanto non si dee mandar' in rouina la naturale Filosofia con
<lb/>ammettere la generatione che è propria di questi inferiori nelli Cieli.
<lb/>Seguita della Paralasse con alcuni Theoremi nuoui,
<lb/>&amp; conchiudesi la risposta. CAP. 6.
<lb/>Et io gia riconosco in quella ragione inganno, &amp; piglierò la Luna per
<lb/>essempio, &amp; intendo mostrare, che per tutte le ragioni della Terra, ella
<lb/>stando in vn medesimo punto, si veggia in vn' medesimo sito con le stelle
<pb n= "6 verso"/>
<lb/>ficcherà di sopra esso punto F, imperoche, come che iui non facesse angolo
<lb/>retto con le linee del centro G, della Luna; nondimeno, quello angolo è troppo
<lb/>vicino al retto, &amp; nelle cose naturali apparentemente si dà vn' termine, acciò
<lb/>non si vadia in infinito, poiche secondo la Mathematica, ò secondo la cosa astratta
<lb/>dall'angolo ottuso al retto sono in infiniti angoli ottusi, talche io mi persuado,
<lb/>che, se sia l'occhio nello E, ò in altro punto à cui la Luna non sia in Zenit,
<lb/>dal detto punto non andrà linea visuale apparente à ficcarsi di sopra 'l punto F,
<lb/>toccato dall'occhio D, e cio confermasi, perche à voler' far' questo, senza dispersione 
<lb/>delle specie sensibili, sarebbe mestieri locar' l'occhio sopra alla Terra alto
<lb/>al pari, ò superiore all'occhio D, come di sopra diceua; Anzi per tal' ragione,
<lb/>nè anche quella linea si caccerà nello stesso punto F, ma vn' poco più di sottol
<lb/>&amp; quindi si conchiude, che l'altra linea tirata alla banda del punto I, dal punto
<lb/>E, molto disotto allo I, terminerà; poiche la linea dal centro G, della Luna all'
<lb/>occhio E, deue equidistare dalle due linee estreme, che intorno à essa parimente
<lb/>si adunano, non essendo maggior' ragione; che più da una parte, che da l'altra
<lb/>sieno allargate dalla detta linea del centro G, adunque minor' portione,
<lb/>che non era la I, F, vedrà solamente l'occhio E, &amp; quindi si caua la incertezza 
<lb/>di voler' per la vista misurar' da vn' luogho, la grandezza delle stelle, oltre
<lb/>alle altre difficultà da noi, nel' libro delle cose Celesti, addotte; cauasi
<lb/>anchora, che le stelle, &amp; i pianete, quando son' più prossimi al nostro
<lb/>Zenith, si vedrebbono maggiori, come à noi la Luna nel Cancro, &amp; à gli
<lb/>Antipodi nel Capricorno, onde si renderebbe la ragione dell'Auge, &amp; suo opposto,
<lb/>&amp; delle varie grandezze della Luna, e dell'altre Stelle; se però non bisognasse
<lb/>aggiongere la ragion' della essalatione, e dei Vapori, quale nel predetto
<lb/>Libro habbiamo posto; Ma vegnendo al nostro proposito; conciosiacosa,
<lb/>che per le linee toccanti cioè per le linee D, I , &amp; D, F, l'occhio, D, veggia
<lb/>il luogho della Luna nella ottaua Sphera, si manifesta prima, che in altri luoghi
<lb/>della Terra non si potrà vedere altro luogho della Luna, poiche, per essempio
<lb/>l'occhio, E, non puote mirare, cioè, far', che le sue linee visuali passino toccando
<lb/>la Luna, onde non puote passar' più oltre: secondariamente si manifesta,
<lb/>essendo il Sole, ò vero il luogho rispondente alla Luna nella ottaua sphera molto
<lb/>maggior' di essa Luna, che la prima linea, quale l'occhio, E, manderà fuori
<lb/>della Luna, andrà à ferir' nel' Sole, e cosi l'occhio, E, scoprirà 'l Sole, nè à lui farassi
<lb/>ecclisse solare, ò farassi ella minore, e quì nota, che la prima linea, visuale,
<lb/>fuor' della Luna, fisicamente si dè prendere, perche sappiamo, che assolutamente
<lb/>è difficile intender' nè vna prima essendone infinite sempre di mezzo, ma il 
<lb/>Fisico costituisce vn' termine certo; finalmente dico, che, benche l'occhio, E, 
<lb/>scopra il Sole, tuttauia non vedrà la Luna altroue, che sottal Sole, poiche habbiamo
<lb/>dimostro, che non la può vedere in niuna parte de i Cieli superiori, non
<lb/>trapassando le sue linee visuali dalla Luna, nè per la Luna; sarà adunque differentia
<lb/>in vedersi il luogo della Luna nella maniera, che vede il Sole Ecclissato,
<lb/>con li sensi interiori, immaginandolosi; mà l'occhio, E, vedrà il medesimo luogho
<lb/>con il senso esteriore della Vista, e sotto à esso vedrà insieme la Luna, con
<lb/>vista confusa, ò come s'egli si mettesse in esso luogho, ò nel Sole, e quindi dirittamente
<lb/>allo in giù guardasse; &amp; ben'so io, che in queste cose inferiori essempio
<lb/>addur' non si puote, onde nasce difficultà; ma tuttauolta 'l fenomeno, &amp; la certezza
<lb/>Mathematica, &amp; Astronomica: da gl'inferiori astrahendo, questo apertamente
<lb/>persuade; Vengo hora alla Galassi, &amp; dico, che essendo le sue estremità sotto
<pb n= "8a recto"/>
<lb/>alcuna parte del Diaphano celeste per tutta la Terra sotto alla istessa parte di 
<lb/>Diaphano si vedranno, come che l'occhio, che habbia in Zenit vna estremità
<lb/>della Galassia il Diaphano à esse estremità rispondente non vegga; &amp; l'occhio in
<lb/>altro luogho della Terra il detto diaphano vegga, &amp; scopra; perche si come l'occhio,
<lb/>E,  vedeua la Luna non altroue, che sotto al Sole, cosi non si vedrà quella
<lb/>estremità della Galassia, se non sotto 'l medesimo punto del Diaphano celeste;
<lb/>&amp; parimente dico della nostra Stella, che per tutte le regioni si vede sotto al
<lb/>medesimo ponto del Diaphano celeste à lei rispondente, come che per la paralasse
<lb/>in questo verà quel' diaphano si nasconda, à chi la detta Stella hà in Zenit,
<lb/>&amp; altroue si manifesti, &amp; si discopra, senza però uedersi la predetta Stella sotto
<lb/>ad altra parte del Cielo; Nelle corone, ò chiome nascenti nell'Aere, intorno
<lb/>ad alcuna celeste Stella, questo si scorge, perche in qualisi voglia regione della
<lb/>Terra, sotto à quella si veggono, benche la stella più in un luogho, che in vn'altro
<lb/>si scopra; Hora; conciosiacosa, che tutto 'l Cielo stellato sia continuo, se le
<lb/>estremità della Galassia, &amp; se la nostra Stella per tutte le regioni della Terra,
<lb/>si vede sotto al medesimo punto del Cielo Stellato, come prouato habbiamo,
<lb/>saluando ancor' la paralasse quanto al discoprimento, e nascondimento; nè seguita,
<lb/>che per tutto si vegga nel medesimo sito, e distanza con ciasch'vna stella
<lb/>fissa; essendo tuttauia la Galassia, &amp; la nostra Stella nell'Aria: &amp; se per auentura
<lb/>fosse vna cometa, poco distante dalla Terra, come di sopra diceua, per vedersi
<lb/>di quella varie metà da varii occhi, non solo se ne cagiona varietà d'aspetto, 
<lb/>quanto al niscondimento, e discoprimento, ma ancho quanto all'apparente
<lb/>varietà di sito; il che alla nostra Stella non auiene, peroche è da noi lontanissima,
<lb/>e di essa non possiamo veder' più della metà; &amp; nè pur la intera metà, come 
<lb/>della Luna diceuamo, nè per essa si può traguardare alla ottaua Sphera, se
<lb/>non dall'occhio, à cui ella è Verticale, onde da gli occhi in altre regioni si vedrà
<lb/>in quello istesso luogho, che la si immaginaua l'occhio, che per essa traguardante
<lb/>potea solo la Mira pigliare.
<lb/>Si dichiara la Generatione di questa Stella, e della
<lb/>Galassia. CAP. 7.
<lb/>In tal maniera puossi correggere 'l sentimento de' Mathematici, che vbbriaco
<lb/>di gloria vaneggia, &amp; cosi habbiamo dimostro, che la predetta Stella non
<lb/>può esser' se non nell'Aria prossima al Cielo della Luna, quello quasi toccando:
<lb/>Resta hora, à nauigare non picciol' Pelago. Aristotele nello Alpha delle Metheore,
<lb/>parla in questa maniera. Il corpo superiore alla Terra infin' alla Luna diciamo,
<lb/>che è differente dal fuoco, e dall'Aria, e poco dopo dice', Nel Mezzo, e 
<lb/>intorno à esso mezzo, prossimamente intendendo, stà il grauissimo, e freddissimo
<lb/>corpo, da gli altri separato, cioè l'acqua, &amp; la Terra, &amp; intorno à questo si
<lb/>ritroua l'Aria, e poi, qual' che' sogliamo di mandar' fuoco, ma non è fuoco, essendo
<lb/>bene simigliante à esso, cioè vna parte d'Aria mischia con fuoco, e con essalatione
<lb/>calda, è secca, si come quella dimandata Aria non è propriamente Aria;
<lb/>ma Aria meschia con Aqua, ò Vapore, ò essalatione calda, &amp; humida; è vuole il
<lb/>Philosopho significare questa sententia, che nè Fuoco, nè Aria, nè altro Elemento,
<lb/>nella sua semplicitade si ritroua realmente, ma solamente nello intelletto,
<lb/>per ragione; e particolarmente del fuoco si scorge la falsità della openione de'
<lb/>Moderni, i quali 'l mettono, che tocchi, &amp; lecchi il Cielo della Luna, impercioche,
<pb n= "8a verso"/>
<lb/>s'egli fosse cosi separato troppo potente sarebbe, &amp; à se rapirebbe 'l calor
<lb/>&amp; il fuoco tutto delle altre cose, senza lo quale, elle non potendo stare, in fuoco
<lb/>si corromperebbono, nè in esso la predetta Stella generar' potrebbesi; Adunque
<lb/>si si dee affermare, che dalla Terra alla Luna lo spatio è ripieno d'un certo
<lb/>aere, che imperfettamente è meschio de gli altri Elementi; &amp; che la parte di esso
<lb/>alta tien molto della natura del fuoco, peroche in esso per lo velocissimo
<lb/>mouimento delli Cieli rotato, e girato, si produce molta calidità; ma la bassa
<lb/>parte dell'Aria lontana da quel' rapimento, non tanta caliditate riceue, e però
<lb/>più rappresentata la Natura dell'Aria, di cui ritiene 'l nome, e conciosiacosa, che
<lb/>per la calidità, nella Terra causata dalli raggi Solari da essa si muouino due sorti
<lb/>di essalatione l'vna vaporosa &amp; humida acquidosa, che peròdensa di Pori, ò
<lb/>meati meno di spirito, &amp; di calditate racchiudendo è graue, e poco alto ascende,
<lb/>e perciò rende 'l suo luogho cioè l'Aria, cosi dimandata, nella bassa parte anzi
<lb/>che nò acquidosa e fredda: &amp; l'altra essalatione dalla Terra leuata, conciosiacosa,
<lb/>che sia calda, e secca, simigliante al funo, ò à vna sorte di filiggine, &amp; essendo
<lb/>terrestre sì, ma tanto assottigliata, e di spirito molto caldo, e per refrattione
<lb/>in essa impresso, e vigoroso, tanto copiosa, però è molto lieue, &amp; ascende
<lb/>fin' al concauo della Luna, e rende iui l'Aere fuoco appellato vi e più caldo con
<lb/>esso mischiandosi: Da questa dottrina, cosi quanto per hora ci basta sommariamente
<lb/>spiegata, si caua anchora, che tutta l'aria dalla Terra al Concauo della
<lb/>Luna, si dee in due regioni diuidere, &amp; non in tre, come i Moderni uogliono: cioè
<lb/>in superiore, &amp; inferiore, questa non si estende sopra gli altissimi Monti, peroche
<lb/>i uapori non sono tanto lieui, che possino più oltre salire, e penetrare nel rapimento
<lb/>della superiore Aria per questo difficile à fendere; Ma la superiore è
<lb/>di molto spatio maggiore, fin' al concauo della Luna, &amp; in essa le seruide, e sottilissime
<lb/>essalationi, fumose si penetrano. Diuidendosi à mendue queste Regioni
<lb/>in due altre per ciasched'una; &amp; nella bassa parte della inferiore stanno
<lb/>vapori più graui, ò sopragionti dal Freddo della notte, e di essi generansi rugiade,
<lb/>e simiglianti composti, sù la Terra, e sù le piante, ed alberi; Ecci etiandio
<lb/>alcuna fumosa essalatione grossa, alquanto graue, e sopra presa dal freddo, e per 
<lb/>antiperistasi, ò per troppa calidità dell'Aria accesa, di mostra fiamme sopra i sepolchri,
<lb/>ò Nauigli, ò Armature, &amp; nella parte alta della istessa inferiore generan'
<lb/>si degli uapori pioggie, neui, e negli confini della bassa per antiperistasi
<lb/>piogge estiue, e grandini, &amp; in essa anchora delle fumosità terrestri mischie con
<lb/>gli uapori, e poscia per l'Antiperistasi, ò verò per la conseruatione propria separate,
<lb/>&amp; unite generansi Venti, Tuoni, alli quali i Tremoti rispondono sott'alla
<lb/>Terra; fannosi ancho iui Baleni, e Saette; ma nella bassa parte della superior regione
<lb/>generansi d'alcune essalationi men' lieui; ma ardenti, e lampade, e Cauerne
<lb/>di fuoco, e alcune grandi Comete, &amp; le cadenti Stelle, &amp; nella souranna
<lb/>prossimana al Cielo fassi la Galassia, e le permanenti Stelle, quali vna si dè giudicare,
<lb/>che sia la Nostra; &amp; accioche maggior' sodisfattione diamo à gli studiosi;
<lb/>dirò prima della Gallassia; Adunque, come di sopra diceua la Zerrestre fumosità
<lb/>per la sua sottigliezza, e conceputa caldezza, ferisce, e fende l'Aria, e 
<lb/>sormonta tutta sin' al concauo dell'orbe Lunare, se non se alquanta, men' leggiera
<lb/>à mezzo cammino, ò nei confini resta, e Traui ò Facelle, ò Cauerne ardenti
<lb/>la state forma; ò alcune comete, che secondo il Cielo, nulla ò poco muouon'si,
<lb/>nè son' per tutto vedute, cosi ragunasi quella essalatione iui presso al Cielo, e per
<lb/>lo mouimento di esso oltre ogni creder' veloce; e per lo lume delle Stelle duo accidenti
<lb/>patisce, l'vno, è ch'essendo ella calda, e secca, e perciò quasi esca della 
<pb n= "8b recto"/>
<lb/>Fiamma, per quel velocissimo rotamento più riscaldandosi viene ad accendersi,
<lb/>come quando le fauille scosse dalla pietra focaia nella esca volgare si attaccano,
<lb/>e diuenta Hypercauma, cioè cosa, che gia fiamma sia, essendo prima Cauma,
<lb/>&amp; esca atta à farsi fiamma, ò fuoco simigliante al nostro volgare, l'altro accidente
<lb/>insiememente è, che, perche 'l moto velocissimo de' Cieli hà facoltà di separare,
<lb/>i dissimiglianti, e di congregare simiglianti, come di sopra si disse, e 
<lb/>consciosia cosa, che essa essalatione sia più densa del restante dell'Aria, &amp; ancho
<lb/>per la moltiplicatione in se stessa conculcata e premuta, viensi perciò à separare
<lb/>da lo restante dell'Aria più sottile. Ma in qual'parte? non sotto al Zodiaco,
<lb/>perche iui dal troppo caldo causato dalle stelle fisse delli segni celesti, &amp; 
<lb/>insieme dalli Pianeti si dissipa e dissolue essa fumosità in altri luoghi; nè andrà
<lb/>ella sotto alli Poli del Mondo, percioche iui l'Aria è men calda; &amp; ha ragione
<lb/>di freddo, e di contrario alla essalation: Adunque meriteuolmente riducessi
<lb/>ella tra li Poli, e 'l Zodiaco, e per la istessa ragione, essendo molta, accio
<lb/>lontana da i Poli, e dal Zodiaco si stia, è sforzata, à mettersi in giro, à guisa di
<lb/>fascia, e di Diadema, e tanto più anchora, che in cotal regione vi ha molte, e 
<lb/>chiare stelle le quali con vna caldezza proportioneuole tirano à se,  e conseruano 
<lb/>la predetta essalatione, &amp; in essa, come molto aerea, e sottile, riceuendosi
<lb/>lo lume di quelle, per la refrattione mediocre, produce bianchezza, come
<lb/>di latte, ò come di bambagia; benche in questi inferiori di essa simiglianza
<lb/>propor' non si possa, se non picciola, nelle sublimationi degli Alchimisti, e
<lb/>cotal' Cerchio, come si osserua, non per tutto à se vguale, nè troppo continuo
<lb/>è, &amp; imperò nel Cielo disconueneuole, ma peròd'vna medesima maniera, e sito
<lb/>sempre, ò per lo più appare, sendo 'l lume delle stelle, che lo formano sempre
<lb/>'l medesimo, benche non vno, ma molteplice, e per questo, non mi fà dubbio,
<lb/>il veder' ch'egli non si accresca, nè si diminuisca, accrescendosi, ò diminuendosi
<lb/>secondo i tempi, e le stagioni la predetta essalatione; imperoche
<lb/>le dette stelle non tirano più dell'ordinario, secondo la forza
<lb/>del loro lume, benche in un' Paese paia, che la essalatione nelle siccita s'
<lb/>aummenti; tuttauia proportioneuolmente è ella in generale la istessa, &amp; la troppa
<lb/>qui per essempio, compensa la poco altroue, peroche gl'effetti in generale sono
<lb/>gli istessi, si come è 'l medesimo rotameno de' Cieli in un' certo modo, e se
<lb/>questa ragione non ci piace, possiamo dire, che la Galassia cresce; sì, &amp; scemasi;
<lb/>ma insensibilmente, rispetto, alla sua vastità, e fuor di questo potrebbesi dire,
<lb/>che, tutto che molta si generi alle volte essalatione secca, molta tuttauia per lo
<lb/>maggior all'hora calor' in alto se nè dissipa, ò per la grossezza in alto non arriua,
<lb/>ò verò, che la Galassia per timore del troppo caldo, e del troppo
<lb/>freddo, non si uolendo largare, si condensa, ò altrimenti
<lb/>mancando si rarefa, per lo che il color suo alquanto
<lb/>si cangi, come osservar' si
<lb/>puote, ò verò, come si dirà,
<lb/>che crescendo
<lb/>la essalatione ella fuor della Galassia
<lb/>si separi, e si tiri e componga
<lb/>Stelle, ò Comete.
<pb n= "8b verso"/>
<lb/>Che la Galassia sia mutata nuovo avertimento dell'Authore:
<lb/>e si recita l'openione de Platonici.
<lb/>CAP. 8.
<lb/>Ma che la Galassia si muti anchora di luogo, qualche fede apporterà quel
<lb/>che hora son' per narrare. Io trouo scritto, che anticamente, come riferisce
<lb/>Macrobio, e tutta la scuola degli Accademici nè testimonia, che questo
<lb/>Cerchio di latte passaua per duo segni del Zodiaco, cioè per lo Cancro, &amp; per
<lb/>lo Capricorno, nè come à me pare senza ragione; imperoche uolendo la essalatione
<lb/>tirarsi in giro, e congregarsi al lume delle predette Stelle, nè occupar' più
<lb/>luogho, fù sforzata à star' in qualche parte del Zodiaco, essendo di gran moltitudine, 
<lb/>e tanto più questo auenne, perche 'l Zodiaco con il suo caldo dissipa dal
<lb/>mezzo ad vna sua parte, e ad essa ritirarsi la essalatione dal mezzo, come in vna
<lb/>estremità; per la quale si compensa il suo dissipamento in quella parte, e lo istesso
<lb/>si fa da l'altro mezzo, verso l'altra parte estrema, cioè da gli equinottij per
<lb/>ogni banda, al Cancro, &amp; al Capricorno, come fonti della Galassia, per i quali
<lb/>ella, dal Zodiaco pullula da ogni mano, e nelli quali in parte regurgita, al che
<lb/>forse s'aggoinge, che quei luoghi son' men caldi, che gli altri, del Zodiaco ne
<lb/>la essalatione dissoluono, come quei, che più vicini alli mondani poli si ritrouano;
<lb/>Di questi duo segni fauoleggiarono prima i Pithagorici, e poi Platonici,
<lb/>chiamandoli porte, del Sole, e della Vita: e teneuano openione, ben' che falsa,
<lb/>che per lo Cancro l'Anime discendessero in Terra, e che nella partenza beate
<lb/>poggiassero al Cielo per la via del Capricorno, e forse voller' significare, che 
<lb/>l'Anime humane, di fuora vegnendo ad informare, &amp; gouernare li corpi in
<lb/>passando, prendino primieramente dalli Cieli vn'vehicolo, ò vestimento, per
<lb/>dir' cosi, Hethereo, à cui douendosi aggiongere lo Igneo, &amp; insieme lo Aereo,
<lb/>questo riceuino, di quella pura, e rappresa essalatione, che la via Lattea forma;
<lb/>Onde l'Anime si riducessero al Cancro, per di quella iui vestirsi, imperoche
<lb/>è forse da dire, che tirando à se lo Zodiaco gagliardamente per la sua efficace
<lb/>calidità la essalatione sottile, e pura; essa tosto dissolue per la medesima
<lb/>calidità, e dissipala da ogni mano à duo segni principalmente, peroche in tal
<lb/>maniera va più sicura, &amp; vnita, che dalle bande della larghezza del Zodiaco
<lb/>non farebbe. Da quelli duo segni poi come da duo fonti spargessi in quel Diadema,
<lb/>e cintula, che di sopra diceuamo, da ogni mano, e quindi per lo mouimento,
<lb/>e rapimento del Cielo, quasi vagliata pioue dolcemente, e fiocca tacitamente
<lb/>soura la Terra, e penetrasi in essa, e in tutti e corpi, per essi auuiuar',
<lb/>e à virtù generatrice donargli; Adunque fioccando dalli Cieli l'Anime, che 
<lb/>dal Zodiaco vegnano vestite di essa, meriteuolmente, ò dal Cancro, ò dal Capricorno
<lb/>doueano vscire, e per la Terra spargersi, doue à esse per propria conseruatione,
<lb/>per amor' fosse più à grado: Ma ò che i predetti Filosofi tenessero,
<lb/>che l'Hemisperio della Terra rispondente al Capricorno non fosse dalle
<lb/>acque scoperto, nè da gli Antipodi habitato, ò che quindi sola l'attrattione si
<lb/>facesse poi che non si potea far' la pioggia, &amp; l'attrattione bene in vn' medesimo
<lb/>luogo, e tempo, come che questo non sia necessario facendosi l'attrattione
<lb/>solamente il Zodiaco; basta in somma, che non senza qualche benche fauolosa
<lb/>ragione eglino affermarono, la porta della scessa in Terra à pigliar' corpo
<lb/>sensibile, esser' il Cancro, e che poi ritornando le Anime à i Cieli non potendo
<pb n= "9 recto"/>
<lb/>per la grauezza contratta dal Terrestre peso cosi diritte sormontare
<lb/>al Cancro, nè esser' cosi dirite tirate dal Zodiaco elleno diametralmente,
<lb/>come per fradi; faglino all'opposta parte, cioè al Capricorno, si come 
<lb/>queste che fossero discese da questo anderebbono al Cancro, come per Scalla
<lb/>sforzate etiandio dalla velocità dello rapimento; Ma per istringer' le
<lb/>vele al nostro proposito in questi tempi scriuono, che la Galassia, non tocca 
<lb/>lo Zodiaco, se non nel segno de i Gemini, e del Sagittario, si che, il
<lb/>che non è da dire, ò gli Antichi non bene, e non per à punto osseruarano,
<lb/>ò che la Galassia si è mutata secondo lo mouimento del primo mobile
<lb/>da Leuante in Ponente, con tardo giro. Onde s'ella fosse nel Celeste
<lb/>corpo, chi che sia pensar' potrebbe, ch'ella hauesse vn' Cielo proprio da se,
<lb/>cosa da niuno detta, nè credibile; peroche ella conseguita 'l lume delle stesse
<lb/>Stelle fisee, che di sopra dicemmo, e al mouimento di ciaschedun' lume,
<lb/>ciasched'vna parte di essa sotto à esso con vniformitade mouesi, si
<lb/>come anco le Corone sotto alla loro stella, con essa rapite, &amp; le Comete,
<lb/>ò stelle in aria, nel concorrimento de i lumi oue furono generate; ouero
<lb/>potrebbesi dalli Mathematici dire, che iui generata si sia, e ne segni di
<lb/>prima à poco à poco corrotta, loche per la ragione di sopra da noi addotta
<lb/>fù reprouato; Penserei, che forse per lo velocissimo rapimento de i Cieli,
<lb/>quella essalatione sia stata sospinta da quei segni, l'aria delli quali hormai
<lb/>troppo riscaldarà essa essalatione altroue habbia scacciato, e forse,
<lb/>ch'ella ritornerà nel medesimo luogo, del Cancro, e del Capricorno, quando
<lb/>per la istessa raggione ella serà discacciata da i Gemini, e dal Sagittario,
<lb/>poiche più oltre nel Zodiaco non potendo passare per la caldezza, e 
<lb/>per lo reflesso anchora in dietro serà risospetta; e tanto per hora m'è occorso
<lb/>dire della Galassia.
<lb/>Si conchiude la generatione di questa Stella, &amp; la
<lb/>causa del mouimento ò rapimento. 
<lb/>CAP. 9.
<lb/>Ma se parte della predetta essalatione per qualche sua eccellente forza,
<lb/>e resistenza alla attrattione ver la Galassia, ouero per qualche
<lb/>lume di stelle fisse, &amp; erranti in luogo pure altissimo si raccoglie fuor di 
<lb/>quel Cerchio di latte si dimostra alcuna stella stabile, e ferma in vno istesso
<lb/>sito, fin' che 'l lume di essa attrattore &amp; effettore per dir' cosi, iui dura;
<lb/>peroche 'l lume hà vertù di tirare, e conseruare, quando non troppa caliditate
<lb/>cagiona; Auiene etiandio, ch'elle durano, e ferme stanno di sito impercioche
<lb/>la sù alto, è tanto veloce il mouimento del Cielo, sì che seco le 
<lb/>rapisce in quel sito, che stanno, &amp; impedisce il proprio mouimento di
<lb/>quelle, anchor' che fossero più basse in guisa delle comete da noi men
<lb/>lontane come che le bassissime poco, ò nulla sien rapite, come di sopra diceasi;
<lb/>à che aggiongesi la propria leggerezza di quelle per lo spirito entro
<lb/>di esse continuamente conceputo, &amp; anchora nulla è iui antiperistasi, ò
<lb/>timore del contrario, per lo quale, come alle cadenti stelle auiene elle s'habbiano 
<lb/>à fuggire, ò à esser à basso schizzate, si, de'poi auertire, che questa
<lb/>essalatione si raguna, ò per apunto sotto à qualche stella Celeste à guisa
<pb n= "9 verso"/>
<lb/>di corona tirata, e mantenuta da vn' vigoroso, e confortato da altri lumi
<lb/>lume di quella, ouero ragunasi fuori di tutte le stelle dello Cielo, sotto al
<lb/>Diaphano di quello; e tale fù quella della Cassiopea, &amp; è hora la nostra,
<lb/>imperoche queste son prodotte da essalatione tirata non da lume di vna
<lb/>stella sola, ma da più lumi congionti in aspetto, e nel contatto di essi lumi,
<lb/>la essalatione vna volta tirata, e densata vale conseruarsi iui per la indifferenza
<lb/>à mouersi in altri luoghi, e puossi questo dire anchora delle 
<lb/>Comete, che non tanto alto generansi, e anchora da notare e che sott'al'
<lb/>Zodiaco rare volte fannosi cotali stelle, per la troppa caldezza di quel luogo,
<lb/>dalla quale si disipano, e si suaniscano le essalationi; &amp; etiandio rare volte
<lb/>sotto alli Poli per la fredezza di que' luoghi, ma per lo più generansi fuori
<lb/>de gli Tropici presso alla Galassia, cioè oue la essalatione predetta è
<lb/>prossimama; e puote per lo lume delle Stelle molto condensarsi, e ridursi in 
<lb/>forma di Globo, come più perfetta, e più desiderata figura, e anchora, per
<lb/>lo mouimento, per cui, si come alle pietre, nell'aria, e nell'acqua auiene,
<lb/>si venghino per dir' cosi, gli angoli, à limare, &amp; à consumare fin'che in vn
<lb/>tratto per moltiplicato patimento loro, elle suanischino, senza che apparentemente
<lb/>à basso discendino. Adunque per la pur' mò detta ragione si generò
<lb/>quella gia nella Cassiopea, per cui distendesi la Galassia, e hora veggiamo
<lb/>questa di nuouo nel Sagittario, peroche per questo segno incomincia 'l
<lb/>predetto Cerchio di latte, come che forse generar'se nè possa sotto alle
<lb/>parti del Zodiaco, quando iui per alcune conditioni de gli lumi non si consumasse
<lb/>la essalatione, &amp; anchora sotto alli mondani Poli, quando iui gli
<lb/>lumi fossero gagliardi, e confortati, e molta materia tirassero. ma io penso,
<lb/>che iui più tosto per alcuna antiperistasi ne' confini delle regioni dell'
<lb/>aria, qualche sorte di Cometa possa vedersi dalli soggetti all'Artico, ma
<lb/>altroue nò per la bassezza; e conchiudendo finalmente dico, che sendo si
<lb/>accresciuta la essalatione calda; e secca; come nè danno segnale le lunghissime
<lb/>siccità dell'Aria, che questo Autunno sono state, &amp; sono, non è marauiglia
<lb/>se di essa parte, vn'poco fuor della Galassia se nè sia posta, e condensata
<lb/>in forma in stella; imperoche, quando ella abbonda, facilmente viene
<lb/>altroue dispersa, e tirata, &amp; all'incontro, quando ella non sia molta, se 
<lb/>nè và &amp; stà nel suo Cerchio, &amp; quindi difficilmente staccasi, nè voltasi, ò
<lb/>fermasi in altre bande; e hora meriteuolmente si è ella messa nel segno
<lb/>del Sagittario, si perche iui presso è la fonte sua, come di sopra si è detto,
<lb/>nè iui è ismisurato caldo del Zodiaco, si perche in quel medesimo tempo
<lb/>della sua generatione i lumi di Gioue, e di Marte, e anchora di Saturno con
<lb/>altri celesti splendori in quel punto, la doue si ritroua questa stella, faceuano
<lb/>angolo, e mischiamento, da cui perciò fù quella essalatione tirata
<lb/>iui, e condensata più tosto, che altroue; à questa ragione aggiongesi, che
<lb/>Marte partiua dello Scorpione sua casa, e che per cio era potente à tirare,
<lb/>tanto più incontrandosi con il lume di Gioue possente anch'egli con le
<lb/>stelle del Sagittario sua casa: onde essa stella fù compita nell'istesso tempo
<lb/>quasi della congiontione di quei Pianeti, &amp; molto presto, essendo il Sagittario
<lb/>molto spirituoso, e veloce di attione. Giouò anchora 'l lume di Saturno,
<lb/>à condensare, com'egli, secondo narra Alberto opra nella formatione
<lb/>del Foeto, ò parto humano; Il Sole etiandio nè prossimo troppo, ne
<lb/>troppo di lungi ritrouauasi, si che non potesse aiutare l'attrattione, ò che
<lb/>potesse l'attrattione tirata dispergere, e per dir'cosi, annullare; Mercurio
<pb n= "10 recto"/>
<lb/>anche, e Venere non molto lontani erano, onde poterono à essa stella con
<lb/>i lor'lumi concorrere; solamente la Luna lontana si ritrouaua, acciò con
<lb/>la sua souerchia humidità non impedisse la secca essalatione, quale conueniasi
<lb/>alla predetta stella, &amp; è di vero ella senza chioma per esser molto più
<lb/>perfetta, e dalla sua forma contenuta, che non sono le altre dimandate
<lb/>crinite, ò caudate.
<lb/>Causa della scintillationi di essa Stella; e si tocca la 
<lb/>causa delle macchie della Luna. 
<lb/>CAP. 10.
<lb/>Appresso è da dire, della sua scintillatione, ò tremolamento, lo che nel
<lb/>le stelle fisse auiene per la lontananza di esse, si come ne fuochi lontani
<lb/>si manifesta, peròche le specie visibili, ò 'n raggi de l'occhio vengono
<lb/>per tanta distantia à debilitarsi, ed à estenuarsi, onde, come à vn' lumicino,
<lb/>quando stà per ispegnersi auenir' veggiamo, per l'antiperistasi cercandosi
<lb/>di vnire, e di conseruare, tremolano, e scintillano, tutto che 'l corpo
<lb/>di ciascheduna fermo stia, e fisso à questa ragione aggiongesi la velocità
<lb/>incredibile del primo mouimento, per la quale tanto più viene la specie visibile,
<lb/>ò il raggio visuale, che dir ci vogliamo, à estenuarsi, ed à suanire.
<lb/>Adunque cotal ragione accettando nella nostra stella diremo, ch'ella scintilla,
<lb/>per esser' lontanissima da noi, ardisco di dire proportioneuolmente
<lb/>alla grandezza di quelle, quanto le stelle fisse, Ma io fuori di questo addurrò
<lb/>vn'altra ragione nella predetta stella, cioè dalla materia, di che è composta;
<lb/>Imperoche per quel velocissimo mouimento, si viene vintillare, &amp; 
<lb/>à scuotere à vicenda quel sottile splendor' del fuoco, come quando, che
<lb/>si desta con li Mantici, la fiamma veggiamo, e questa cagione puossi in vn'
<lb/>certo modo addurre anchor' nelle stelle fisse, peròche elle son' di lume
<lb/>tale nella suprema regione dell'Aria, che tirano sempre à se vn' poco d'Hipercauma,
<lb/>e di ontuosa e sottile essalatione, di cui poeticamente volle Plinio,
<lb/>ch'elle si pascessero, onde tal materia viene sempre à vibrarsi, &amp; à tremolare;
<lb/>in vn certo modo in guisa delle accese lucerne à gli humidi tempi,
<lb/>&amp; in segnale di questo ho alcuna volta osseruato Venere scintillante
<lb/>al tempo sereno, mentre d'intorno à se molta di quella essalatione raccolta
<lb/>hauendo, ella maggior' ne apparisce, e per la predetta ragione brilla, e 
<lb/>lampeggia, e anchora, perche il che sia parimente nelle stelle fisse detto,
<lb/>il lume più refratto, più dipoi, si debilita, e sminuiscesi, e forse direi, che
<lb/>simigliantemente auegna al Sole, il qual par' à riguardarlo, che in guisa
<lb/>di forace ardente talhora con più fiamme auampi; imperoche 'l molto,
<lb/>&amp; alquanto denso Hipercauma tirato, e continuamente consumato da lui
<lb/>faccia quel riuerbero. Ma negli altri Pianeti, peroche sendo di vertù grande
<lb/>sì, ma molto spirituale, egli non hanno da se solo forza di tirare sotto
<lb/>di se l'Hipercauma così denso, chente allo lampeggiar conuiensi, questo
<lb/>non auiene, talche non scintillano, come che nella Luna di questo vi habbia
<lb/>vn'altra ragione, cioè, perch'ella è prossimana à noi, e perch'ella hà
<lb/>gran' lume in estensione, tutto che picciolo in grado d'essentia; &amp; anchora
<lb/>ella non tira molto sottile essalatione, ma in comparation dell'altra più
<pb n= "10 verso"/>
<lb/>del douere grossa, quale tirata mantiene, e non accende, ma come nugola
<lb/>la rende per la debolezza del non suo proprio lume, e quindi son' le macchie
<lb/>sue, potendo quella nugola in parte rompere, ma non in tutto, la quale
<lb/>openione imparò da Plinio, quando dice, che le macchie della Luna
<lb/>non sono altro, che le sordidezze terrene da lei co'l humore tirate, &amp; auegna 
<lb/>che, secondo richiede la vniformità della causa, elle sien' sempre d'vn
<lb/>medesimo sito, nondimeno à noi par' di osseruar' alle volte, qualche mutamento
<lb/>in esse come che non variassero per la contiguità loro alla Luna
<lb/>il nascondimento che esse fanno del corpo lunare, e di vero in cose tanto
<lb/>lontane hauer qualche ragione non è poco; Altri credono, ch'elle sieno,
<lb/>lo Raro, el Diaphano, altri lo denso maggiore, ma di tali differentie nel
<lb/>corpo lunare, qual ragion propria addurrann'eglino? le openioni ancho
<lb/>intorno à questo recitate da Plutarcho sono poetiche anzi che nò, e fauolose;
<lb/>solo Dante Poeta diuino par' che da noi non discordi, imperoch'
<lb/>egli vuole, che dà più, e meno di vertù nel corpo lunare, questo proceda,
<lb/>quasi che per tutto à bastanza non possa le Terrestri, e condensate essalationi
<lb/>à se tirate dissoluere; Ma di questa cosa altre volte.
<lb/>Pronosticho quanto al durare della detta Stella, 
<lb/>&amp; quanto alla stagione. 
<lb/>CAP. 11.
<lb/>Resta, che noi intorno alli Pronostich alquanto parliamo, e prima quanto
<lb/>appartiene à essa Stella mentre noi scriueuamo altri sarebbe forse stato
<lb/>di parere ch'ella poco tempo fosse stata per durare, e che sendo si tosto venuta
<lb/>à tanta grandezza, per dileguarsi fosse stata in breue, e poi, che i raggi del Sole
<lb/>sopra venuti le fossero, si fosse stata per isparire, e dissoluersi per la calidità del
<lb/>Sole accompagnata da quella di Marte, e di Gioue; come se quella à gli 
<lb/>anni passati sotto alla Cassiopea più, tempo conseruata si fosse per la
<lb/>lontananza dal Zodiaco, ma hora, che à imitation di Apelle questo discorso
<lb/>pubblico, &amp; che 'l Sole non la ci nasconde, vedesi, che l'opposto parere
<lb/>è meglio, &amp; che altri allo'ncontro potrebbe dire, che questa Stella si fosse
<lb/>per conseruar lungo tempo; peroche è ella perfetta, semplice, &amp; vnita,
<lb/>&amp; molto à se stessa uniforme, come ne dimostra 'l suo candore fiammeggiante,
<lb/>&amp; non è crinita ò dispersa, nè Hetherogenea, cioè, di più diuerse
<lb/>corporali sostanze fatta, onde in se stessa habbia cagione di presto
<lb/>corrompersi; arroge à questo, che essendo ella cosi alta, poche alterationi
<lb/>è per patire dalla violenta antiperistasi, e ripatimenti per troppo freddo,
<lb/>ò troppo caldo, che altroue accadono; e conciosiacosa, che iui presto
<lb/>sia la Galassia, da lei potrà facilmente, per dir cosi, lo alimento trarre, e
<lb/>tantò più essendo ella nel Sagittario prossima alla Fonte di quel'Latte,
<lb/>&amp; anchora essendo stata causata dalli lomi di Marte, Gioue, e Saturno, in
<lb/>alto valorosi, e tardi di mouimento pianetti, e dalli istessi lumi, che molto
<lb/>saranno ad allontanarsene sia per esser conseruata, à che opererà etiandio
<lb/>Saturno, con la densatrice sua vertù, e quello anchora, che questa con
<lb/>iettura può approuare, è che sendo cosa difficile generarsi tali Stelle sotto
<lb/>al Zodiaco, e pure essendosi iui generata la predetta, cioè segnale d'vna
<pb n= "11 recto"/>
<lb/>cagione molto gagliarda, per la quale altresì ella fosse molto per durare,
<lb/>e forse più di quella della Cassiopea, se per auentura la maggiormente
<lb/>moltiplicata attione del Sole questa ragione non modersasse ò impedisse.
<lb/>Et intorno alle cose fuori di essa Stella, alcuno direbbe forse, ch'ella sia 
<lb/>segnale, ouero cagione anchor per qualche tempo, di siccità, e di mediocri
<lb/>venti, e tali che non sieno dannosi alla abbondanza, e bontà delle
<lb/>Biade, e de gli frutti, e de Part de gli Animali, &amp; verranno di uero questi
<lb/>venti più tosto dal Settentrione, come si vede al presente à venire, imperoche
<lb/>dalla banda di mezzo di la essalatione tirata sopra da questa Stella,
<lb/>lascia l'aria inferiore, doue si generano i venti; oltre che la restante
<lb/>dal' Sole iui possente vien' à esser' dissipata al Settentrione di doue mediocri
<lb/>venti per calor mediocre, causato dal consentimento di questa Stella
<lb/>procedono, &amp; in somma conciosiacosa che la essalatione suprema, &amp; sottile,
<lb/>quando à basso discende, questo faccia ella à poco à poco senza generare
<lb/>venti gagliardi, e senza indurre intensa calidità, verrebbe à esser
<lb/>più tosto serenità e temperie nell'Aere, con soaui rugiade proportioneuolmente
<lb/>secondo i paesi parlando, &amp; in questo passo è da attendere, che
<lb/>le Stelle, ò Comete, che dir vogliamo, sono di due sorti, altre segnale, e
<lb/>causa di bene, &amp; altre di male, queste sono quelle, che essalationi maligne
<lb/>contengono, e caldezza in materia grossa, &amp; hetherogenea putredinale,
<lb/>e queste sono velenose simiglianti alle saette, &amp; anchora sono prossime
<lb/>alla Terra; per loche tanto più nuocono, e disfacendosi, e spargendosi
<lb/>nell'aria inferiore d'vna regione particolarmente à esse soggetta
<lb/>piouano essalationi, che adducono ò pestilentia ò carestia, e sterilitate abbrugiando
<lb/>l'humido naturale, &amp; seminale de gli corpi, ò sospingono la
<lb/>Irascibile dell'huomo gia malitioso à ingiuste guerre, &amp; la concupiscibile
<lb/>ad illeciti piaceri, tutto che esso possa astenersene con la libertà dell'
<lb/>Arbitrio suo, sono dunque per cio queste infauste comete di colore rappresentante
<lb/>la loro natura nero, liuido, verde, rosso, mischio, sono caudate,
<lb/>nè ben vnite, per la hetherogenea loro sostanza, e per la grauità vicine
<lb/>alla Terra, nè per tutto viste, ò influenti; Mà le buone dall'altra banda
<lb/>di vna semplice sostanza, temperata insiememente, e spiritale, &amp; penetratiua,
<lb/>&amp; di efficace vertù dotate, è peròbianche splendenti dolcemente,
<lb/>lieui, ben'raccolte, &amp; altissime, in ciasched'vn' luogo della Terra vedute,
<lb/>è per tutto influenti vn' dolce caldo sottile; tale fù quella della Cassiopea,
<lb/>&amp; è questa nostra; le quali communicando à poco à poco la lor' natura
<lb/>al nostro Aere inferiore con quel benigno fiato, l'humido souerchio
<lb/>consumano, &amp; il secco con il lor dolce innaffiano, e confortano; onde feconda,
<lb/>e sana la terra, e gli animali rendono; Per loche è da attendere,
<lb/>che la essalatione della Galassia è molto vtile, e come di sopra narrauamo,
<lb/>secondo gli Academici, diconsi fauolosamente piouer' da essa l'Anime,
<lb/>fioccando la soaue sostanza del caldo viuificante vesta di quelle, per tutte
<lb/>le Terr, mentre ogni parte di essa Galassia ad ogni parte della Terra
<lb/>splende, e spande, per lo suo mouimento in giro, e meriteuolmente fù ella
<lb/>posta tra 'l Zodiaco, &amp; li Poli, acciò da estremo ad estremo non si procedesse,
<lb/>cioè dal troppo caldo Zodiaco, al troppo freddo de gli Poli,
<lb/>il quale etiandio vien temprato, e comportabile da gli Animali per
<lb/>la vicinanza di essa fatto, la quale anchora, non solo alle parti à se
<lb/>sottoposte dirittamente pioue, ma per tutto, peroche allargasi, e spargesi à
<pb n= "11 verso"/>
<lb/>largo la fioccante essalatione, e per questo bene stà, ch'ella sia altissima,
<lb/>accio per tutto la sua vertù si spanda; e questo si si de anchora dire della nostra
<lb/>Stella, che vedendosi per tutta la Terra, intendendoci ò quanto comporta
<lb/>la ragion' del mouimento della celeste sphera, &amp; essendo altrsì altissima;
<lb/>benche altri potesse dire che nelle parti di mezzo di fosse forse
<lb/>per esser' perciò più efficace, tuttauia, e quelle del Settentrione seranno
<lb/>della sua sostanza asperse e forse molto più dispensando in ogni luogho,
<lb/>e più nell'opposto cioè nel Settentrione lo instabil' giramento della bassa
<lb/>parte della inferiore Aria, al picciolo &amp; raccolto spatio della Terra.
<lb/>Pronostico in quanto all'huomo. 
<lb/>CAP. 12.
<lb/>Adunque direbbe chi, che sia, che la predetta stella fosse principalmente
<lb/>per purificare, e mendificar' i corpi, e i sensi, e lo'ngegno de gli
<lb/>huomini, acciò con facilitate sieno inchinati à consocer' la verità, e quella
<lb/>conosciuta à seguitare imprendino; Per lo che nella sapientia, e contemplatione
<lb/>sien' per far gran profitto, e sien' per discacciar le cattiue openioni,
<lb/>&amp; ogni sorte d'Ignorantia, massime la malitiosa; Impercioche, insiememente
<lb/>sarà la vtilità della vera prudentia, e sbandirassi da gli humani
<lb/>petti l'astutia inganneuole di essi, che l'apprendono, e de gli altri verso
<lb/>di cui credesi d'vsare; l'Astutia dico sì morale appellata, come ciuile, &amp;
<lb/>le illustri arti gia cadute sorgeranno, peroche la secchezza, e la sottigliezza
<lb/>de gli humori conferisce molto à gli spirti &amp; allo ingegno, onde Heraclito
<lb/>era solito in vn' certo modo di dire il buono intelletto esser vna secca
<lb/>luce; apparendo egli più vigoroso, per la tenuità, &amp; immaterialitate de
<lb/>gli spirti suoi seruenti; i quali, come di sopra accennaua sotto nome di vesta;
<lb/>oltre al terrestre Vehicolo furono dalli gentili vanamente adorati, &amp;
<lb/>in somma potrebbesi non senza ragione affermare, ch'ella fosse per esser
<lb/>causa ò dispositione di bene al mondo tutto: Imperoche non ci deè spauentar'
<lb/>Saturno, anzi douiamoci di esso quei Saturnij Tempi, e quegli Aurer
<lb/>secoli, tanto da gli scrittori celebrati prometter conciosia, che questo
<lb/>pianeta Ingegno, dispositione di spirti arti alla sapientia dispensi pur che 
<lb/>i letterati l'ardente desiderio rattenghino, che oltre al poder' dell'huomo
<lb/>passando non danneggi &amp; par che, l'huomo dalli piaceri sensuali, alli quali
<lb/>insieme fuor di misura è inchinato, non si lasci trasportare, ma, come
<lb/>libero, conosca di esser' huomo alla contemplatione, &amp; consequentemente
<lb/>al giouar'altrui nato, il che egli per la istessa Libertà d'Arbitrio d'ogni
<lb/>tempo puote in vero imprendere à fare; Ma più facilmente dà Gioue
<lb/>aiutato, anch'egli authore della nostra stella: Ne Marte è da temere, che apporti 
<lb/>nocumento, ma che nè disponga e ci suegli à discacciar' gli habit
<lb/>cattiui, e come purgante medicamento, nè sia per tor'via gli rei humori
<lb/>con poco danno delli buoni contemprato il valor' suo da Gioue, e dal
<lb/>Sagittario, come nè promette il buon color' della predetta stella; &amp; auegna 
<lb/>che la congiontione di questi Pianeti non sia per buona tenuta; peroche
<lb/>il lome di Gioue nè sia impedito, e quasi che ecclissato, e nel corpo
<lb/>di Marte reflesso verso delli Cieli, tutta volta è da considerare, che forse la
<lb/>predetta congiontione non si fece modo istesso punto à dirittura: onde
<pb n= "12 recto"/>
<lb/>Gioue superiore e maggiore, esso Marte con il suo benigno lume abbracciò,
<lb/>&amp; moderò; benche più verso di noi, che verso gli Meridionali; &amp;
<lb/>anchora, è da sapere, che la nostra stella non dalla congiontione è proceduta;
<lb/>ma dallo incontro di essi lumi, come di sopra si è detto; &amp; in confermatione
<lb/>di tal Pronostico, potrebbe il medesimo, per dir' cosi, Indouino,
<lb/>rimettendomi sempre &amp; non affermando, propor' lo essempio delle
<lb/>simiglianti stelle gia vedute conciosia cosa, che quella, che, mentre
<lb/>Augusto daua li Giuochi di Venere genitrice a' honor' di C.
<lb/>Cesare, apparue bella, e crinita in tutte le regioni, e che  creduta
<lb/>dal popolo ma falsamente esser l'Anima di esso Cesare, fu ella di vero,
<lb/>come intende Plinio, à tutto 'l mondo di molti, e grandissimi
<lb/>beni cagione, ò per meglio dire segnale; e meriteuolmente par, Ottauio,
<lb/>che nel secreto de suoi pensieri à se stesso la si arrogasse, onde vn Tenpio
<lb/>come gentile le dedicasse, imperoche fece ella certo vtile à ciasched'un
<lb/>huomo in generale, &amp; in particolare illustrando ad ogniuno 'l senso &amp; lo 'ngegno
<lb/>&amp; alla felicità morale, &amp; ciuile ogn'uno per tal conto disponendo,
<lb/>&amp; con merauigliosa fecondità 'l genere humano ampliando; mà sopra tutti
<lb/>fù beneficato Augusto, e disposto con gran mutamento di costumi à 
<lb/>riuolger' i passi alla morale, &amp; alla politica vertù, Onde benefitio insieme 
<lb/>à tutti nè ridondò, di maniera, che Padre della Patria, &amp; Augusto da tutti
<lb/>senza adulatione fù appellato, e de gli honori sommi e diuini dalla gentilità
<lb/>degnato, e per certo fù quel secolo per gloria di begli intelletti, in lettere,
<lb/>&amp; in tutti gli honesti, impiegamenti felice, aggiontoui 'l fauore di quel
<lb/>Magno Imperadore che à essi studi, con varie maniere ogniuno fomentò
<lb/>incito, e mantenne, aggiungendo per dir' cosi sproni al corrente cauallo,
<lb/>&amp; hauendo egli prima con il mezo di Marte il Mondo d'ogni lezo
<lb/>spurgato &amp; hauui, chi pensa, che quella Stella, quella istessa forse, che si dimostrò
<lb/>alli Magi dell'Oriente alla nascita del Nostro Saluatore, e come
<lb/>che i tempi à questa openione non consuonino nè ella sia vera, questo
<lb/>pur' si è manifesto, non lo attribuendo peròniente à quella stella ma solamente
<lb/>alla Diuina prouidenza, che in quei tempi, come Vergilio con vn
<lb/>certo furore cantò, venne la età degli versi sibillini; &amp; all'hora gli huomini
<lb/>tutti cominciarono à esser' illuminati alla legge di Dio; benche vi hauesse
<lb/>nel progresso di molta fatica, e senza dubbio miracolosa impresa, à 
<lb/>conuertir gl'huomini da tanti errori gia confermati,  &amp; inuecchiati nelle
<lb/>Menti loro, e qui souuienmi, che par la nuoua Stella sia forse qualche
<lb/>segno, che la Persia, donde i trè Santi Magi par', che'l nome, e perciò il
<lb/>nascimento hauessero, al vero bene si riuolga, accennando hora il gran'
<lb/>Re di quella nobil' Natione di voler' prender' vita, e militare sotto al Vessillo
<lb/>de la Santa Catholica Chiesa Madre piissima della, Italia, e della 
<lb/>maggior' parte del Mondo, il che egli à fare imprenderebbe, &amp; essequirebbe,
<lb/>non dà altra cosa mosso, che dalla Diuina, &amp; sopranatural'gratia,
<lb/>con la quale guadagnerebbesi la Gloria de' Beati, &amp; aggiugnerebbesegli
<lb/>nelle humane Menti immortal' fama, e donerebbegli Dio la sicurezza
<lb/>ciuile, e contr'allo inimico vittoria; Dirò anchora della Stella l'anno
<lb/>1572. sotto alla Cassiopea, nata bella, e alta anchor'essa, &amp; per tutte le regioni 
<lb/>veduta &amp; Auegna, che poco dopo in qual'che paese d'Italia pestilentia
<lb/>nascesse, nondimeno non essendo stato questo effetto generale negli
<lb/>altri paesi, si dè forse dire, che coi fosse auenuto per accidente; Ma chi
<pb n= "12 verso"/>
<lb/>non sà ch'ella sia stata à tutto 'l mondo gioueuole ò di giouamento segnale
<lb/>riguardi al Ponteficato di Gregorio 13. però che quel' Pontefice Sommo
<lb/>nella Chiesa di Dio, cominciando à regnare di quei tempi apportò con
<lb/>le sue grandissime vertù vtilità memorabile; hauea egli di tutti i begli
<lb/>habiti morali, e diuini la mente à merauiglia adorna, &amp; ispetialmente d'vna
<lb/>ardente caritade verso tutti gli huomini da bene, con liberalità fauorì
<lb/>le lettere; e le honesti arti, &amp; ispetialmente la religion Cattolica per tutto
<lb/>accrebbe, riuolgendo con la dottrina, e con l'essempio insieme le menti
<lb/>de gli huomini in tutte le regioni della Terra alla verità, per loche fin' da
<lb/>gli vltimi Seri mandarono carissima ambasceria le Nationi à giurarsi obedienza;
<lb/>sotto esso abondò di ogni bene 'l Mondo, e anchora gli nati in quel
<lb/>Tempo, è da sperare, che sieno con lo'ngegno per innalzarsi à guisa della
<lb/>loro Stella; è da spandere in tutti luoghi amplissima luce; tennero etiandio
<lb/>all'hora gli altri Prencipi, e Primati, quanto comportaua la natura di
<lb/>ciaschedun' di loro à gara i vestigi di Gregorio, particolarmente in Italia,
<lb/>&amp; nella Città di Roma accesi, oltre à qualche inchinatione di quella stella,
<lb/>dal chiarissimo splendore di quello Heroe, &amp; in quei tempi anchora
<lb/>Marte, che parte hà sempre in tali stelle mosse per dir così per purgare il
<lb/>Mondo con guerre; Tal' che per conchiudere potrebbesi conietturare,
<lb/>che la nuoua Stella sia forse cagione, &amp; segnale di molti beni, cagione dico,
<lb/>alquanto, &amp; indirettamente di alcuni beni corporali, &amp; in niun'modo
<lb/>degli spirituali, ma solamente di essi forse qualche segno, poiche sappiamo,
<lb/>che le cose immateriali, e diuine, non mai dalle inferiori, e corporee,
<lb/>ma queste dà quelle sempre son' cagionate, nel qual' sentimento mi dichiaro
<lb/>d'hauer' parlato con ogni debita modestia rimettendomi, &amp; insieme 
<lb/>pregando il Sig. Dio, che è la stessa Bontà, che i beni sperati nè venghino,
<lb/>senza preceder' alcuno auenimento di male, e che i passati trauagli
<lb/>bastino per la purification de gli huomini.
<lb/>IL FINE.
</body>
</text>
</TEI>
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Discorso dell'Eccellentissimo Signor Antonio Lorenzini da Montepulciano intorno alla nuova stella. In Padova, MDCV. Appresso Pietro Paolo Tozzi. All'Illustrissimo Signor FRA' VINCIGVERA Conte di Collalto, è di S. Saluador I miei amici hanno fatto Ilustrissimo Conte, ch'io hò datto alla stampa il Discorso nostro intorno alla nuoua Stella, & hollo renduto chiaro, & adorno coll'Illustrissimo vostro Nome, la vostra Nobiltà tra le prime d'Italia s'annouerà; Voi di Francia, e di Vngaria, non hà molto, giouinetto riportasti Gloria di fortissimo Caualiero, & nelle cose della Militia di scientiato, e saggio. In voi risplende à merauiglia il Coro di tutte le Virtù à Costumi appartenenti; Voi gli studi delle cose alte amate e fauorite, ond Accademia per tutto nominata appresso di voi hauete creato, oue Intelletto Pellegrini ogni dì fioriscono; si che aggionto 'l vostro splendore alla nostra opera, essa non tanto serà della Stella illustrata, quanto potrà quella illustrare: e poi che, la Stella serà nè gli Elementi, dè quali è fatta, disciolta, & che, serà in sensibil suo lume cessato, potrà per questo Libro mantener' al tempo inanzi la Luce della sua essenza nelle Mente de gli Huomeni: à V.S. Illustrissima bascio le mani di Padoa, li 15. Gennaro 1605. Di V.S. Illustrissima Seruitore Affetionatissimo Antonio Lorenzini. Dicorso dell'Ecc: Signor ANTONIO LORENZINI DA MONTEPVLCIANO Intorno alla Nvova Stella. Contezza della nuoua STELLA, & la intentione dell'Auttore. CAP. I. Tra mille merauigliosi doni della Natura à noi hora risplende, & compenso, come dice il Poeta, troua che 'l tempo perduto non passi, la Stella, nuouamente in vista del Mondo venuta; questa da Huomini, che forse con la faccia esterna, & interna volti alle celesti Nimphe, à guisa di Endimione quelle spesso si vagheggiassero, al giocondissimo Ballo di este di veghiare soliti, ò pur in quello per lo gran diletto dormire alla bassezza delle vuolgari cose; fù osseruata del passato Mese di Ottobre questi Anno 1604. à li 8. di in circa, nel 18. grado del' Sagittario, nel qual segno, quasi nè gl'istessi giorni, si fece la congiuntione di Gioue con Marte, stando etiandio Saturno poco da essi lontano nel medesimo segno, & scorrendo la Luna per l'Ariete, quasi al Sole opposta per Diametro: e Primieramente si vidde ella picciola, e poscia di dì in dì crescendo è diuenuta in apparenza di grandezza, e di lume, non micha inferiore à Venere, & superiore à Gioue, & à qual' si voglia delle stelle fisse, in guisa delle quali scintillante si vede, & nel sito suo fissa, & stabile, imperoche nè ordine, nè distanza dalle altre muta, & anchora apertametne auertesi, che hà vno istesso mouimento, che hanno le altre fisse di hore 24. sù li medesimi Poli dà Leuante in Ponente, simigliante à quella, di cui hà rinfrescato la Memoria, che già nel segno della Cassiopea apparue l'Anno 1572. e che 'l1574. disparue. Adunque porgendo questa, non men', che porgesse quella, piaceuol' conversatione in disputando del Luogo, & della Natura di essa, agli studiosi principalmente di questa Ill. Cittade, diletto, e felice soggiorno delle Muse: e conciosia cosa, che noi siamo stati dalla ragione sforzati, à seguitare 'l parere de i Filosofi Naturali, come si tocca in vn' nostro Libro delle cose Celesti contra li Mathematici, in latina fauella scritto, che non molto starà à venir à luce; perciò ho meco proposto, benche solo in questo abbandonato arringo, di ragionare delle cause, e de gli Accidenti della predetta Stella, per communicar' altresi meglio con le persone trattando poi insiememente de i significati, e Pronostici di essa. Dubbio del' luogo della predetta Stella, & aclune ragioni de' Mathematici. CAP. 2. Et impercioche, secondo i Philosophi, il luogo sia ò commune, ò proprio con più gradi, di più, e meno d'introno al luogo commune della predetta Stella, i saui sono tutti occupati in questo dubbio, s'ella sia locata nel' Cielo stellato, che fermamente si dimanda, ò veramente nell'Aria, come vna de le cose, che Metheore sono appellate dalla loro, altezza sourà la Terra: Quella parte è sostentata dà li Mathematici, e questa da li Filosofi Naturali, le ragioni di quelli si debbono qui registrare, & prima la simiglianza, che tiene la predetta Stella con le fisse in scintillando, & in non mutar' sito, nè distanza, ò ordine, con quelle, & nel mouimento detto di sopra, apporta non leggiere argomento, ch' ella sia vna di quelle non più veduta, come si manifesta dallo annouerare, oltre al numero di esse già con diligentia raccolto: Dimostrauo ancho, ch'ella nè l'Aria esser' non possa per alcune considerattioni del senso; Imperoche supponendo, che lo Cerchio molto alla Terra in circonferentia prossimo, come dieci miglia sopra di quella alto; dal'Orizonte, e che à chi questo mutasse per poco spatio, per conto de la rotondezza de la Terra, ella si nasconderebbe, è che chi caminasse in ver' la latitudine di essa, discostandosi dal Polo per poche miglia senz'andar sotto al Sagittario, la si trouerebbe nel Zenith, ò punto Verticale; à le quali tre conclusioni contradice chiaramente 'l senso peroche la predetta stella stà sopra l'Orizonte, quanto stanno le altre del Sagittario, e per tutta la Italia, e per le altre Regioni simigliantemente si vede, nè di altri fassi Zenith, se non di quelli à i quali soura stà 'l Sagittario à perpendicolo, & che rettamente le predette cose si conchiudono, si potrebbe non oscuramente da i Mathematici nelle figure: se contenti del generale non volessero far' pompa della dottrina in specificando le hore, & li spatij con regole per certo di se necessarie, benche souerchie al proposito. La principal' ragione dè i Mathematici. CAP. 3. Ma quello, nel che molto credono di auanzarsi è la Paralapse, da li Greci detta, che s'interpretta differentia d'Aspetto, ò di vista, quando vna cosa, senza mutare essa sito, ò posta; impertanto non si vede in vno istesso sito, posta, & aspetto da vn'huomo, che dà altri in altri Paesi, ò dal medesimo huomo stante in altro luocho, ò vero in altro luogo stando quella cosa; & per dichiaratione è dà notare, che egli considerano il luogo d'vn' Pianeta nella ottaua Sphera, cioè doue 'l Pianeta in quella sphera corrisponda, & si persuadono, che quel' Pianeta non si possa vedere dà gli huomini di varie Prouincie in vno istesso luogho, nè anche da gli huomeni del medesimo Paese, quando esso Pianeta sorge dall'Orizonte, ò quando è nel Meridiano, & in questo, che passi per lo Zenith, ò che per esso Zenith non passi; Impercioche, procedendo secondo li Filosofi la vista per diritta linea, e conciosia cosa, che non sieno le istesse linee visuali, per le quali si vegga vn che esse linee visuali non vanno à ferire nè à terminare al medesimo punto della Ottaua sphera; & accioche meglio s'intenda, e dà attendere, che 'l luogo, ò punto della ottaua Sphera, nel quale finisce, e termina la linea dal Centro del Mondo per lo centro del Pianeta tirata, si dimanda vero luogo di esso Pianeta, & il luogo doue finisce la linea visuale, per lo medesimo centro del Pianeta, dall'Occhio prodotta alla ottaua sphera, si appella luogo della Vista, i quali luochi, essendo gl'istessi, quando 'l Pianeta è Verticale, impertanto, quando non è verticale, sono differenti; da che sono differenti quelle linee, quali erano tutte vna stando 'l Pianeta su 'l Zenith; & imperoche elle non son' parallele ò equidistanti, ma s'attrauersano nel Centro del Pianeta, perciò si manifesta, che quanto più elle si allungano, dalla incrociamento, tanto più s'allargano; Onde i Pianeti più lontani dal' Cielo stellato com'è la Luna, ò Mercurio, haueranno 'l luogo della Vista più distante dal vero luogo nella ottaua Sphera, che non hà Marte, Gioue, e Saturno, quale prossimano al Fermamento pochissima variatione hà delli predetti luochi proportioneuolmente paragone facendo di esso à gli altri Pianeti, & à lui medesimo nè i differenti Meridiani, e in varie parti di ciasched'vno di essi considerato; Adunque peroche intorno alla predetta Stella cotal' varietà d'Aspetto, e Paralapse nulla si osserui, i Mathematici conchiudono, ch'ella non è nell'Aere, ma nel' Cielo, & nel Cielo supremo, & aggiungono per confermatione, che in alcune Comete si osserua la Paralapse; onde non in ogni reggione si veggono sotto vna stessa Stella fissa, e anchora si vagliono di questa ragione contra la sententia d'Aristotele intorno alla Galassia, che noi Cerchio di Latte chiamare possiamo, ponendo, ch'ella non sia nell'Aere, come 'l Filosofo giudicò, ma che sia vna parte della ottaua sphera alquanto densa in guisa delle Stelle, imperoche ciasched'vna parte di esso Cerchio ritiene 'l medesimo sito, ordine è distanza con le stelle fisse in ogni Regione della Terra. Ragione de i Naturali per la qual' si proua, che detta Stella; non sia nel' Cielo. CAP. 4. Vegniamo hora alla ragione in contrario; Conciosiacosa che questa nuoua Stella, come di sopra è detto comparisca oltre al numero delle altre, si dè per certo credere, ch'ella sia stata di nuouo generata, peroche non è dà dire, ch'ella si stesse nascosta cosi chiara, e cosi grande nel Cielo perfettamente Diaphano, e trasparente, nè ragione si puote addurre, perche, & in che modo sia cosi à poco, à poco venuta à far' di se mostra; ma fermamente cotal' apparitione, & accrescimento di essa è segnale di cosa generata, onde si manifesta ch'ella non può esser' ne' Cieli, poiche essi, benche dallo Autor della natura creati, & da lui, se volesse, annichilabili, sono ingenerabili, & incorrottabili, come proua Aristotele. Ma perche i Mathematici non gli consentono, e dicono che 'l Cielo secondo le sue parti corrompere si può, tutto che meno di questi inferiori: Perciò io li propongo 'l nerbo de la ragione Aristotelica, che secondo 'l costume di quel Filosofo, non è cosi in tutto spianata e raccolta. Adunque si deè sapere, che alla generatione, è congionta la corrottione, onde la Generatione di vno, dicesi, che è corrottione d'vn'altro, e pero, per toccare i punti, che occorrono, hà mestieri monstrare, qual' cosa in questi tempi si sia nel Cielo corrotto, cioè, se qualche Stella, ò pur'vna parte del Diaphano, e in che maniera si sia fatto 'l denso della predetta Stella, senza rarefarsi lo Cielo altroue, cose impossibili à persuadere. Ma seguitiamo più oltre; si come alli passati giorni si è generata quella Stella, conueneuol' parmi render' la ragione, perche in tante migliaia d'Anni, non si sia fatta corrottione di alcuna Stella de le 1022. ò delle 1600 secondo Plinio, nel Fermamento; Imperoche facendosi la generazione, e paruenza in vna parte di vna cosa è ragioneuole, che in altre parti, di quella istessa cosa la corrottione, si faccia; Ma, come dice Aristotele, in tutto 'l tempo passato, secondo le continue traditioni de gli Antichi non appare niente mutato nel Cielo, nè secondo 'l tutto, nè secondo le sue parti; adunque merauiglia troppa sarebbe, che vna Stella di nuouo si generasse, & si corrompesse, non si generando nè corrompendo nè pure diminendosi, ò accrescendosi alcuna delle altre, e quello, che accresse lo 'nconueniente è, che essendo ella si grande, dato, che sia nella ottaua Sphera, che vince tanto la Terra, e 'l Sole stesso di grandezza, che apporta stupore, in che modo si presto si sia potuta generare, & in qual' maniera, si prestamente, come al suo veloce nascimento conuiene, ella forse si sia per isuanire; come di sopra è detto, cosa aliena dalle altre, che mai son' niente cresciute, nè sminuite, e da che gioua portar' de gli inconuenienti, è manifesto che la generatione, & corrottione si fà tra li contrari; Imperoche 'l mutamento delle forme è necessario, che si faccia per lo Agente, & forma contraria; Ma 'l Cielo è vna quinta sostanza, & non hà contrario, adunque in esso, nè generatione, nè corrottione fassi; I Mathematici si conducono d'vno in altro 'nconueniente, e concedono, che nelli Cieli sia contrarietà, e perciò ne conuiene disuelargli ogni dubbio; E cosa adunque manifesta, che i Contrari sono Corpi, che hanno l'vno all'altro qualità contrarie, cioè caldo, ò freddo, humido, ò secco; e quindi Aristotele raccolse il numero de gli quattro Elementi; Perloche, sendo nel Cielo contrarietà, si conchiude, ch'egli sia, ò Terra, ò Acqua, ò Aria, ò Fuoco, & eglino s'accordano in dir con Platone (tutto che non capiscono il parlamento di quel Filosofo intorno al fuoco immateriale) che 'l Cielo sia Fuoco, onde ancho Anassagora pensò, come recita Aristotele, che per questo in Greco si appellasse, Hetera; Ma che egli non sia fuoco, e simigliantaemente, ch'egli non sia veruno de gli quattro Elementi, si manifesta; pero, che essi non hanno 'l mouimento circolare ma diritto ò al in sù, ò al in giù, quale nelli Cieli non si ritruouva, e anchora essendo 'l fuoco il più possente de gli altri Elementi, e cosi separato, e di tanta ampiezza, chi non vede, ch'egli abrugierebbe il restante del corpo elementare, che à proportion d'esso saria picciolissima, e inuisibil' portione, lo che puossi parimente dire, se 'l Cielo fosse Aria, ò Acqua, ò Terra, & anchora il Fuoco è ben' contrario à gl'altri, mà non à se stesso, onde nel mezo dei puri Elementi, nè generatione, nè corrotione si può fare, e perciò in qual'maniera 'l Cielo hà potuto corrpompere 'l Cielo per generar Cielo? ma se qualche saccente dicesse, che i fuochi fossero trà di loro contrari per lo più, e per lo manco caldo si che 'l Cielo della Luna per essempio, fosse men caldo, è manifesto, che questo non può essere senza 'l mischiamento di altri Elementi, perche 'l puro Elemento del fuoco hà 'l grado della Caldezza supremo per essenza, onde se 'l Cielo della Luna fosse men caldo sarebbe più denso, lo che non appare, anzi par' che egli sia al pari dell'ottauo Diaphano, vedendo noi per esso 'l detto ottauo, in tante stelle, e ne la Galassia, come vogliono, sensato; e anchora, se tù conciedi mischiamento de gli Elementi, e ancho senza questo, essi sien' più graui in vna parte, che ne l'altra per lo denso loro, si che sarebbe merauiglia, che à lungo andare, la Luna, e le Stelle non cadessero, ò che non si leuassero i Cieli della lor perfetta rotonditata, mediante lo peso d'vna parte; tanto più, che lo elemento del fuoco si è facile ad agitare più, che non è l'aria, e che non è l'acqua, onde facendo 'l giornal' mouimento disgregatione delli dissimiglianti, & congregatione delli simiglianti, già tutte le Stelle andrebbono in vn'alonte, come si scorge in vagliando 'l grano, imperoche si separano i graui dalli leggieri, e i grossi dalli piccioli; & anchora, se i Cieli, sono fuochi contrari, per qual' conto tra di essi non si fà mai alteratione, nè generatione, ò corrottione? ma solamente lo stellato, come se 'l più debole fosse, è quello che patisce, & accioche niente si taccia, si manifesta, che 'l medesimo Cielo sarebbe contrario à se stesso, peroche dentro al suo Diaphano, si genera, e si corrompe alcuna Stella, e tanto basti à prouare, che i Cieli incorrottibili, & ingenerabili sieno; come che si potesse addure più alta ragione, per la quale si conchiude, che si debba dare vn'corpo ingenerabile & incorrottibile, come causa della conseruatione, e scambieuolezza de gli altri; ma di cotal' ragione giudico io capace, chi non s'arrende alla proposta innanzi, e lascio di ragionare contra chi dicesse, che tra li Cieli si trouino le materie Elementari, peroche questo contradicendo all'ordine della natura, & al senso, impercioche sarebbono iui gli Elementi contra la loro natura, e per lo mischiamento della Terra, e dell'acqua, opacitade cagionerebbono alli Mathematici stessi anchora per conto della loro Paralapse, questa openione non piacerebbe, lascio anchora di fauellare contro à quelli, che vogliono essersi fatta cotale Stella per condensation di lume; peroche il lume è qualità, ne può condensarsi, se non si condensa il corpo, nel quale ella è, ma che il Cielo si condensi, ò si rarefaccia, niuna ragione si puote addurne, essendo egli sicuro, ne temendo di alcun' contrario, & in somma queste openioni repugnano alla perfettione de Cieli, poi ch'essi sono stati creati perfetti, onde meriteuolmente volle dire 'l Filosofo, che s'alcuna Stella, al Cielo s'aggiungesse egli non poria muouersi. Che i naturali in questa opinione seguitano il senso: e la origine dell'errore de i Mathematici, e la risposta al le prime ragioni di quelli. CAP. 5. Non si quietano impertanto i Mathematici, & adducono, quella di uolgata sententia, che è debolezza di giuditio lassar 'l senso, e ricercar' la ragione, ma ò Animi Gentili, che non per ostinatione, ma per l'amor del la verità: venite contradicendo, non vi vantate d'hauer 'l sentimento manifesto in questa materia, peroche se noi alla predetta Stella fossimo prossimi, difficultà niuna sarebbe; ma posciache 'l sentimento sia di cose tanto lontane incerto, sappiate, che non più Voi di noi, dal senso procedete; la nostra ragione è tirata da i principii delle cose naturali conosciuti per lo senso in vna conueneuole distantia posto; e per la Filosofica induttione confermato; la vostra ragione altre sì si deriua dal senso, ma di cose lontanissime fuori d'ogni credenza, e si come la nostra è Fisica, cosi la vostra è Astronomica, & in parte di quella scientia, che optica s'appella, tanto diletteuole non solo per le merauigliose cose ch'ella promette, però che il conoscere le distanze, e grandezze, e luoghi dà lontano con ragione di vista, è pur troppo cosa singolare, e una prerogatiua stupenda, e questo diletto per la speranza di maggioranza, con la certezza de li vostri principii, è cagione, che voi nell'applicatione di essi, il che sia con vostra pace detto, v'inganniate, discostandoui troppo dalla Physica materna origine della Astronomia. Adunque intendo dimostrarui, che non pur la vostra ragione non è superiore alla nostra, come à voi pare, ma nè ancho pare, e che sia anzi che nò, falsa, e primamente, quando dite, ch'ella predetta Stella sendo nell'Aria, non molto lontano di questi paesi verrebbe al Zenit, e che si nasconderebbe, e che prestissimo tramonterrebbe, niuna di queste cose rettamente si conchiude, imperochella non si debbe intender si poco lontana dalla Terra, ma prossimana, e quasi contigua all'Orbe lunare la qual' distantia, quanta sia è impossibile à comprendere, concoisiacosa, che questo non si possa sapere altrimenti, che per l'ombra della Terra nello Ecclise della Luna, essendo già manifesta la grandezza della Terra, ma il sapere la lunghezza di quella ombra è impossibile per ragione humana, peroche hà mestieri conoscere la grandezza del Sole, e la distantia sua dalla Terra, quali cose non si possono arriuare con lo intelletto come nel' libro delle cose Celesti da noi si è dichiarato, nè ancho per la Paralapse; onde se 'l Sole fosse minore, di quel' che i Mathematici dicono, e secondo, che noi crediamo, verrebbe à far più longo, il Cono della ombra della Terra, è cosi la Luna sarebbe più lontana dalla Terra di quel che essi pensano; ma lasciamo hora questo, e sia la Luna distante quanto essi vogliono, non veggiamo noi, che la linea Orizontale taglia per metà 'l Cielo della Luna, e parimente insieme quello della ottaua Sphera? onde si come la Luna non tramonta in poche hore, cosi alla predetta Stella à lei prossima auerrà, e si come non per picciolo spatio di viaggio noi andremo sott'alla Luna dirittamente nè essa si tosto si perde di vista, cosi alla nostra Stella, è conueneuole, che auenga, lo che per esser'molto chiaro non istaro più à dechiarare. Riposta alla Terza ragione della Paralasse. CAP. 6. Consideriamo finalmente la Paralasse, intorno alla quale per maggior chiarezza andrò proponendo à punto per punto, quel che mi occorre, Adunque primieramente dico, che auenga, che noi concediamo, che la Paralasse sia vera secondo la ragione Mathematica, che pongono i Mathematici, non dimeno secondo la ragion Fisica affermiamo, che non si possa conoscer' nel' Pianeta; perloche, come di sopra accennauamo, la dimostratione de gli Mathematici manca, e diuero in qual modo vorrann' eglino, che noi con la vista trapassiamo per lo centro d'vn Pianeta? conciosiacosa, che pigliare il centro, cosi di lontano, sia cosa impossibile, particolarmente nel corpo spherico, e non si pigliando 'l centro quella ragione cade, perche non saria merauiglia se le intersettioni fuori del Centro della Luna in varie parti di essa facessero varii Angoli; onde non essendo gli estremi della comparatione di pari conditioni, essa giusta non sarebbe, e anchora auegna, che nella Luna il Centro humanamente trouar si potesse, come quella, che ci appare non di poca grandezza (nulla dico del Sole per trouar, il cui Centro l'huomo hà mestieri d'vn occhio d'Aquila, che sola dicesi, che per entro quello affissa la vista) non dimeno ne gli altri Pianetti, per la loro à noi paruente picciolezza, tengo che 'l centro pigliar non si possa, e per coi in essi, come etiandio i Mathematici, pensano è grand' incertezza di Paralasse, e fuori di questo, chi non sà, che per lo denso del Pianeta la vista non puote passare? onde si scorge la vanità della Paralasse in applicandola. Ma se la paralasse si dè intendere non in quella maniera, mà quanto appartiene al discoprimento, ò nascondimento delle cose superiori mediante le inferiori fatto, questo ò procede dalle Stelle da sè, come quando la Luna ci occulta 'l Sole comprendesi, ch'ella è inferiore al Sole; ò vero il detto nascondimento, e discoprimento procede dalla uariatione de' luoghi, nelli quali si ponga l'occhio, come appresso si dichiarerà; intorno alla prima maniera di occultamento e discoprimento nel libro delle cose celesti significammo, quanto fosse incerta nè gli altri Pianeti fuori della Luna, peroche chi vuol sapere con la vista in si grande splendore se 'l Sole sottentra Venere, ò che Venere esso, ò uero che Mercurio ci occulti Venere, ò allo incontro che essa in lui, in tanta lontananza da noi, & in tanta simiglianza di questi Pianetti trà di loro; Mà intorno alla seconda maniera, di nascondimento, ò discoprimento pare ad alcuni per ragion' di Vista, che l'occhio posto in un luogo della ottaua, ò di altra superiore sphera, che vegga vn' altro occhio posto in luogho della Terra, e confermasi cio dalla Ecclisse del Sole, imperoche ella non aduiene per tutto lo hemisperio della Terra, ma solamente in vna regione determinata, essendo, che altroue la Luna nol ci nasconda, come iui onde se qualche cometa in vn' paese si osseruerà sotto qualche stella fissa, ò in qual'che manifesto sito con quella, in altro paese cesserà la detta osseruation, lo perche vedendosi qual'si voglia parte della Galassia in vn'medesimo sito con tutte le stelle fisse per tutte le regioni della Terra, seguita, ch'ella non sia inferiore e quindi aduenne, che i mathematici della paralasse ragionassero, perche ella in altro non consiste, se non in questi nascondimenti, e discoprimenti, che le cose interiori faccino secondo 'l nostro vedere, come nelle cose à noi molto prossime, e famigliari, si può conoscere, tutto che i Mathematici sieno stati in detta paralasse troppo audaci e più Mathematici, che non conuenia; e per conchiudere, conciosiacosa, che la nostra Stella, come mi gioua credere, per tutta la Terra in vn' medesimo sito, con le stelle fisse sempre apparisca, nè conseguita, ch'ella sia nella ottaua sphera; Per questa ragione hauesti ardimento ò Auerror, non potendo, ò per meglio dire non sapendo sodisfar à questa difficoltà; affermare, che 'l Maestro dà i Mathematici, non discordasse, e perciò riprendesti la spositione d'Alessandro, intorno alla Galassia, cosi poi soggiongendo: Sono state vedute le Stelle, che sono in essa in diuerse reggioni della Terra, e pare, che habbiano il medesimo sito, & io già considerai, & viddi la stella dell'Aquila, che è alla estremità della Galassia, essendo io in Cordoua, e nel Marocco; le quali Città sono molto trà di loro lontane, e trouai che la predetta stella era in vno istesso sito con la Galassia; Ma per certo, che 'l Maestro parlò apertamente, & volle, che quel Cerchio di latte fosse nell'Aria, e se nè Auerroe, nè alcuno può sodisfar alla ragione predetta, impertanto non si dee mandar' in rouina la naturale Filosofia con ammettere la generatione che è propria di questi inferiori nelli Cieli. Seguita della Paralasse con alcuni Theoremi nuoui, & conchiudesi la risposta. CAP. 6. Et io gia riconosco in quella ragione inganno, & piglierò la Luna per essempio, & intendo mostrare, che per tutte le ragioni della Terra, ella stando in vn medesimo punto, si veggia in vn' medesimo sito con le stelle ficcherà di sopra esso punto F, imperoche, come che iui non facesse angolo retto con le linee del centro G, della Luna; nondimeno, quello angolo è troppo vicino al retto, & nelle cose naturali apparentemente si dà vn' termine, acciò non si vadia in infinito, poiche secondo la Mathematica, ò secondo la cosa astratta dall'angolo ottuso al retto sono in infiniti angoli ottusi, talche io mi persuado, che, se sia l'occhio nello E, ò in altro punto à cui la Luna non sia in Zenit, dal detto punto non andrà linea visuale apparente à ficcarsi di sopra 'l punto F, toccato dall'occhio D, e cio confermasi, perche à voler' far' questo, senza dispersione delle specie sensibili, sarebbe mestieri locar' l'occhio sopra alla Terra alto al pari, ò superiore all'occhio D, come di sopra diceua; Anzi per tal' ragione, nè anche quella linea si caccerà nello stesso punto F, ma vn' poco più di sottol & quindi si conchiude, che l'altra linea tirata alla banda del punto I, dal punto E, molto disotto allo I, terminerà; poiche la linea dal centro G, della Luna all' occhio E, deue equidistare dalle due linee estreme, che intorno à essa parimente si adunano, non essendo maggior' ragione; che più da una parte, che da l'altra sieno allargate dalla detta linea del centro G, adunque minor' portione, che non era la I, F, vedrà solamente l'occhio E, & quindi si caua la incertezza di voler' per la vista misurar' da vn' luogho, la grandezza delle stelle, oltre alle altre difficultà da noi, nel' libro delle cose Celesti, addotte; cauasi anchora, che le stelle, & i pianete, quando son' più prossimi al nostro Zenith, si vedrebbono maggiori, come à noi la Luna nel Cancro, & à gli Antipodi nel Capricorno, onde si renderebbe la ragione dell'Auge, & suo opposto, & delle varie grandezze della Luna, e dell'altre Stelle; se però non bisognasse aggiongere la ragion' della essalatione, e dei Vapori, quale nel predetto Libro habbiamo posto; Ma vegnendo al nostro proposito; conciosiacosa, che per le linee toccanti cioè per le linee D, I , & D, F, l'occhio, D, veggia il luogho della Luna nella ottaua Sphera, si manifesta prima, che in altri luoghi della Terra non si potrà vedere altro luogho della Luna, poiche, per essempio l'occhio, E, non puote mirare, cioè, far', che le sue linee visuali passino toccando la Luna, onde non puote passar' più oltre: secondariamente si manifesta, essendo il Sole, ò vero il luogho rispondente alla Luna nella ottaua sphera molto maggior' di essa Luna, che la prima linea, quale l'occhio, E, manderà fuori della Luna, andrà à ferir' nel' Sole, e cosi l'occhio, E, scoprirà 'l Sole, nè à lui farassi ecclisse solare, ò farassi ella minore, e quì nota, che la prima linea, visuale, fuor' della Luna, fisicamente si dè prendere, perche sappiamo, che assolutamente è difficile intender' nè vna prima essendone infinite sempre di mezzo, ma il Fisico costituisce vn' termine certo; finalmente dico, che, benche l'occhio, E, scopra il Sole, tuttauia non vedrà la Luna altroue, che sottal Sole, poiche habbiamo dimostro, che non la può vedere in niuna parte de i Cieli superiori, non trapassando le sue linee visuali dalla Luna, nè per la Luna; sarà adunque differentia in vedersi il luogo della Luna nella maniera, che vede il Sole Ecclissato, con li sensi interiori, immaginandolosi; mà l'occhio, E, vedrà il medesimo luogho con il senso esteriore della Vista, e sotto à esso vedrà insieme la Luna, con vista confusa, ò come s'egli si mettesse in esso luogho, ò nel Sole, e quindi dirittamente allo in giù guardasse; & ben'so io, che in queste cose inferiori essempio addur' non si puote, onde nasce difficultà; ma tuttauolta 'l fenomeno, & la certezza Mathematica, & Astronomica: da gl'inferiori astrahendo, questo apertamente persuade; Vengo hora alla Galassi, & dico, che essendo le sue estremità sotto alcuna parte del Diaphano celeste per tutta la Terra sotto alla istessa parte di Diaphano si vedranno, come che l'occhio, che habbia in Zenit vna estremità della Galassia il Diaphano à esse estremità rispondente non vegga; & l'occhio in altro luogho della Terra il detto diaphano vegga, & scopra; perche si come l'occhio, E, vedeua la Luna non altroue, che sotto al Sole, cosi non si vedrà quella estremità della Galassia, se non sotto 'l medesimo punto del Diaphano celeste; & parimente dico della nostra Stella, che per tutte le regioni si vede sotto al medesimo ponto del Diaphano celeste à lei rispondente, come che per la paralasse in questo verà quel' diaphano si nasconda, à chi la detta Stella hà in Zenit, & altroue si manifesti, & si discopra, senza però uedersi la predetta Stella sotto ad altra parte del Cielo; Nelle corone, ò chiome nascenti nell'Aere, intorno ad alcuna celeste Stella, questo si scorge, perche in qualisi voglia regione della Terra, sotto à quella si veggono, benche la stella più in un luogho, che in vn'altro si scopra; Hora; conciosiacosa, che tutto 'l Cielo stellato sia continuo, se le estremità della Galassia, & se la nostra Stella per tutte le regioni della Terra, si vede sotto al medesimo punto del Cielo Stellato, come prouato habbiamo, saluando ancor' la paralasse quanto al discoprimento, e nascondimento; nè seguita, che per tutto si vegga nel medesimo sito, e distanza con ciasch'vna stella fissa; essendo tuttauia la Galassia, & la nostra Stella nell'Aria: & se per auentura fosse vna cometa, poco distante dalla Terra, come di sopra diceua, per vedersi di quella varie metà da varii occhi, non solo se ne cagiona varietà d'aspetto, quanto al niscondimento, e discoprimento, ma ancho quanto all'apparente varietà di sito; il che alla nostra Stella non auiene, peroche è da noi lontanissima, e di essa non possiamo veder' più della metà; & nè pur la intera metà, come della Luna diceuamo, nè per essa si può traguardare alla ottaua Sphera, se non dall'occhio, à cui ella è Verticale, onde da gli occhi in altre regioni si vedrà in quello istesso luogho, che la si immaginaua l'occhio, che per essa traguardante potea solo la Mira pigliare. Si dichiara la Generatione di questa Stella, e della Galassia. CAP. 7. In tal maniera puossi correggere 'l sentimento de' Mathematici, che vbbriaco di gloria vaneggia, & cosi habbiamo dimostro, che la predetta Stella non può esser' se non nell'Aria prossima al Cielo della Luna, quello quasi toccando: Resta hora, à nauigare non picciol' Pelago. Aristotele nello Alpha delle Metheore, parla in questa maniera. Il corpo superiore alla Terra infin' alla Luna diciamo, che è differente dal fuoco, e dall'Aria, e poco dopo dice', Nel Mezzo, e intorno à esso mezzo, prossimamente intendendo, stà il grauissimo, e freddissimo corpo, da gli altri separato, cioè l'acqua, & la Terra, & intorno à questo si ritroua l'Aria, e poi, qual' che' sogliamo di mandar' fuoco, ma non è fuoco, essendo bene simigliante à esso, cioè vna parte d'Aria mischia con fuoco, e con essalatione calda, è secca, si come quella dimandata Aria non è propriamente Aria; ma Aria meschia con Aqua, ò Vapore, ò essalatione calda, & humida; è vuole il Philosopho significare questa sententia, che nè Fuoco, nè Aria, nè altro Elemento, nella sua semplicitade si ritroua realmente, ma solamente nello intelletto, per ragione; e particolarmente del fuoco si scorge la falsità della openione de' Moderni, i quali 'l mettono, che tocchi, & lecchi il Cielo della Luna, impercioche, s'egli fosse cosi separato troppo potente sarebbe, & à se rapirebbe 'l calor & il fuoco tutto delle altre cose, senza lo quale, elle non potendo stare, in fuoco si corromperebbono, nè in esso la predetta Stella generar' potrebbesi; Adunque si si dee affermare, che dalla Terra alla Luna lo spatio è ripieno d'un certo aere, che imperfettamente è meschio de gli altri Elementi; & che la parte di esso alta tien molto della natura del fuoco, peroche in esso per lo velocissimo mouimento delli Cieli rotato, e girato, si produce molta calidità; ma la bassa parte dell'Aria lontana da quel' rapimento, non tanta caliditate riceue, e però più rappresentata la Natura dell'Aria, di cui ritiene 'l nome, e conciosiacosa, che per la calidità, nella Terra causata dalli raggi Solari da essa si muouino due sorti di essalatione l'vna vaporosa & humida acquidosa, che peròdensa di Pori, ò meati meno di spirito, & di calditate racchiudendo è graue, e poco alto ascende, e perciò rende 'l suo luogho cioè l'Aria, cosi dimandata, nella bassa parte anzi che nò acquidosa e fredda: & l'altra essalatione dalla Terra leuata, conciosiacosa, che sia calda, e secca, simigliante al funo, ò à vna sorte di filiggine, & essendo terrestre sì, ma tanto assottigliata, e di spirito molto caldo, e per refrattione in essa impresso, e vigoroso, tanto copiosa, però è molto lieue, & ascende fin' al concauo della Luna, e rende iui l'Aere fuoco appellato vi e più caldo con esso mischiandosi: Da questa dottrina, cosi quanto per hora ci basta sommariamente spiegata, si caua anchora, che tutta l'aria dalla Terra al Concauo della Luna, si dee in due regioni diuidere, & non in tre, come i Moderni uogliono: cioè in superiore, & inferiore, questa non si estende sopra gli altissimi Monti, peroche i uapori non sono tanto lieui, che possino più oltre salire, e penetrare nel rapimento della superiore Aria per questo difficile à fendere; Ma la superiore è di molto spatio maggiore, fin' al concauo della Luna, & in essa le seruide, e sottilissime essalationi, fumose si penetrano. Diuidendosi à mendue queste Regioni in due altre per ciasched'una; & nella bassa parte della inferiore stanno vapori più graui, ò sopragionti dal Freddo della notte, e di essi generansi rugiade, e simiglianti composti, sù la Terra, e sù le piante, ed alberi; Ecci etiandio alcuna fumosa essalatione grossa, alquanto graue, e sopra presa dal freddo, e per antiperistasi, ò per troppa calidità dell'Aria accesa, di mostra fiamme sopra i sepolchri, ò Nauigli, ò Armature, & nella parte alta della istessa inferiore generan' si degli uapori pioggie, neui, e negli confini della bassa per antiperistasi piogge estiue, e grandini, & in essa anchora delle fumosità terrestri mischie con gli uapori, e poscia per l'Antiperistasi, ò verò per la conseruatione propria separate, & unite generansi Venti, Tuoni, alli quali i Tremoti rispondono sott'alla Terra; fannosi ancho iui Baleni, e Saette; ma nella bassa parte della superior regione generansi d'alcune essalationi men' lieui; ma ardenti, e lampade, e Cauerne di fuoco, e alcune grandi Comete, & le cadenti Stelle, & nella souranna prossimana al Cielo fassi la Galassia, e le permanenti Stelle, quali vna si dè giudicare, che sia la Nostra; & accioche maggior' sodisfattione diamo à gli studiosi; dirò prima della Gallassia; Adunque, come di sopra diceua la Zerrestre fumosità per la sua sottigliezza, e conceputa caldezza, ferisce, e fende l'Aria, e sormonta tutta sin' al concauo dell'orbe Lunare, se non se alquanta, men' leggiera à mezzo cammino, ò nei confini resta, e Traui ò Facelle, ò Cauerne ardenti la state forma; ò alcune comete, che secondo il Cielo, nulla ò poco muouon'si, nè son' per tutto vedute, cosi ragunasi quella essalatione iui presso al Cielo, e per lo mouimento di esso oltre ogni creder' veloce; e per lo lume delle Stelle duo accidenti patisce, l'vno, è ch'essendo ella calda, e secca, e perciò quasi esca della Fiamma, per quel velocissimo rotamento più riscaldandosi viene ad accendersi, come quando le fauille scosse dalla pietra focaia nella esca volgare si attaccano, e diuenta Hypercauma, cioè cosa, che gia fiamma sia, essendo prima Cauma, & esca atta à farsi fiamma, ò fuoco simigliante al nostro volgare, l'altro accidente insiememente è, che, perche 'l moto velocissimo de' Cieli hà facoltà di separare, i dissimiglianti, e di congregare simiglianti, come di sopra si disse, e consciosia cosa, che essa essalatione sia più densa del restante dell'Aria, & ancho per la moltiplicatione in se stessa conculcata e premuta, viensi perciò à separare da lo restante dell'Aria più sottile. Ma in qual'parte? non sotto al Zodiaco, perche iui dal troppo caldo causato dalle stelle fisse delli segni celesti, & insieme dalli Pianeti si dissipa e dissolue essa fumosità in altri luoghi; nè andrà ella sotto alli Poli del Mondo, percioche iui l'Aria è men calda; & ha ragione di freddo, e di contrario alla essalation: Adunque meriteuolmente riducessi ella tra li Poli, e 'l Zodiaco, e per la istessa ragione, essendo molta, accio lontana da i Poli, e dal Zodiaco si stia, è sforzata, à mettersi in giro, à guisa di fascia, e di Diadema, e tanto più anchora, che in cotal regione vi ha molte, e chiare stelle le quali con vna caldezza proportioneuole tirano à se, e conseruano la predetta essalatione, & in essa, come molto aerea, e sottile, riceuendosi lo lume di quelle, per la refrattione mediocre, produce bianchezza, come di latte, ò come di bambagia; benche in questi inferiori di essa simiglianza propor' non si possa, se non picciola, nelle sublimationi degli Alchimisti, e cotal' Cerchio, come si osserua, non per tutto à se vguale, nè troppo continuo è, & imperò nel Cielo disconueneuole, ma peròd'vna medesima maniera, e sito sempre, ò per lo più appare, sendo 'l lume delle stelle, che lo formano sempre 'l medesimo, benche non vno, ma molteplice, e per questo, non mi fà dubbio, il veder' ch'egli non si accresca, nè si diminuisca, accrescendosi, ò diminuendosi secondo i tempi, e le stagioni la predetta essalatione; imperoche le dette stelle non tirano più dell'ordinario, secondo la forza del loro lume, benche in un' Paese paia, che la essalatione nelle siccita s' aummenti; tuttauia proportioneuolmente è ella in generale la istessa, & la troppa qui per essempio, compensa la poco altroue, peroche gl'effetti in generale sono gli istessi, si come è 'l medesimo rotameno de' Cieli in un' certo modo, e se questa ragione non ci piace, possiamo dire, che la Galassia cresce; sì, & scemasi; ma insensibilmente, rispetto, alla sua vastità, e fuor di questo potrebbesi dire, che, tutto che molta si generi alle volte essalatione secca, molta tuttauia per lo maggior all'hora calor' in alto se nè dissipa, ò per la grossezza in alto non arriua, ò verò, che la Galassia per timore del troppo caldo, e del troppo freddo, non si uolendo largare, si condensa, ò altrimenti mancando si rarefa, per lo che il color suo alquanto si cangi, come osservar' si puote, ò verò, come si dirà, che crescendo la essalatione ella fuor della Galassia si separi, e si tiri e componga Stelle, ò Comete. Che la Galassia sia mutata nuovo avertimento dell'Authore: e si recita l'openione de Platonici. CAP. 8. Ma che la Galassia si muti anchora di luogo, qualche fede apporterà quel che hora son' per narrare. Io trouo scritto, che anticamente, come riferisce Macrobio, e tutta la scuola degli Accademici nè testimonia, che questo Cerchio di latte passaua per duo segni del Zodiaco, cioè per lo Cancro, & per lo Capricorno, nè come à me pare senza ragione; imperoche uolendo la essalatione tirarsi in giro, e congregarsi al lume delle predette Stelle, nè occupar' più luogho, fù sforzata à star' in qualche parte del Zodiaco, essendo di gran moltitudine, e tanto più questo auenne, perche 'l Zodiaco con il suo caldo dissipa dal mezzo ad vna sua parte, e ad essa ritirarsi la essalatione dal mezzo, come in vna estremità; per la quale si compensa il suo dissipamento in quella parte, e lo istesso si fa da l'altro mezzo, verso l'altra parte estrema, cioè da gli equinottij per ogni banda, al Cancro, & al Capricorno, come fonti della Galassia, per i quali ella, dal Zodiaco pullula da ogni mano, e nelli quali in parte regurgita, al che forse s'aggoinge, che quei luoghi son' men caldi, che gli altri, del Zodiaco ne la essalatione dissoluono, come quei, che più vicini alli mondani poli si ritrouano; Di questi duo segni fauoleggiarono prima i Pithagorici, e poi Platonici, chiamandoli porte, del Sole, e della Vita: e teneuano openione, ben' che falsa, che per lo Cancro l'Anime discendessero in Terra, e che nella partenza beate poggiassero al Cielo per la via del Capricorno, e forse voller' significare, che l'Anime humane, di fuora vegnendo ad informare, & gouernare li corpi in passando, prendino primieramente dalli Cieli vn'vehicolo, ò vestimento, per dir' cosi, Hethereo, à cui douendosi aggiongere lo Igneo, & insieme lo Aereo, questo riceuino, di quella pura, e rappresa essalatione, che la via Lattea forma; Onde l'Anime si riducessero al Cancro, per di quella iui vestirsi, imperoche è forse da dire, che tirando à se lo Zodiaco gagliardamente per la sua efficace calidità la essalatione sottile, e pura; essa tosto dissolue per la medesima calidità, e dissipala da ogni mano à duo segni principalmente, peroche in tal maniera va più sicura, & vnita, che dalle bande della larghezza del Zodiaco non farebbe. Da quelli duo segni poi come da duo fonti spargessi in quel Diadema, e cintula, che di sopra diceuamo, da ogni mano, e quindi per lo mouimento, e rapimento del Cielo, quasi vagliata pioue dolcemente, e fiocca tacitamente soura la Terra, e penetrasi in essa, e in tutti e corpi, per essi auuiuar', e à virtù generatrice donargli; Adunque fioccando dalli Cieli l'Anime, che dal Zodiaco vegnano vestite di essa, meriteuolmente, ò dal Cancro, ò dal Capricorno doueano vscire, e per la Terra spargersi, doue à esse per propria conseruatione, per amor' fosse più à grado: Ma ò che i predetti Filosofi tenessero, che l'Hemisperio della Terra rispondente al Capricorno non fosse dalle acque scoperto, nè da gli Antipodi habitato, ò che quindi sola l'attrattione si facesse poi che non si potea far' la pioggia, & l'attrattione bene in vn' medesimo luogo, e tempo, come che questo non sia necessario facendosi l'attrattione solamente il Zodiaco; basta in somma, che non senza qualche benche fauolosa ragione eglino affermarono, la porta della scessa in Terra à pigliar' corpo sensibile, esser' il Cancro, e che poi ritornando le Anime à i Cieli non potendo per la grauezza contratta dal Terrestre peso cosi diritte sormontare al Cancro, nè esser' cosi dirite tirate dal Zodiaco elleno diametralmente, come per fradi; faglino all'opposta parte, cioè al Capricorno, si come queste che fossero discese da questo anderebbono al Cancro, come per Scalla sforzate etiandio dalla velocità dello rapimento; Ma per istringer' le vele al nostro proposito in questi tempi scriuono, che la Galassia, non tocca lo Zodiaco, se non nel segno de i Gemini, e del Sagittario, si che, il che non è da dire, ò gli Antichi non bene, e non per à punto osseruarano, ò che la Galassia si è mutata secondo lo mouimento del primo mobile da Leuante in Ponente, con tardo giro. Onde s'ella fosse nel Celeste corpo, chi che sia pensar' potrebbe, ch'ella hauesse vn' Cielo proprio da se, cosa da niuno detta, nè credibile; peroche ella conseguita 'l lume delle stesse Stelle fisee, che di sopra dicemmo, e al mouimento di ciaschedun' lume, ciasched'vna parte di essa sotto à esso con vniformitade mouesi, si come anco le Corone sotto alla loro stella, con essa rapite, & le Comete, ò stelle in aria, nel concorrimento de i lumi oue furono generate; ouero potrebbesi dalli Mathematici dire, che iui generata si sia, e ne segni di prima à poco à poco corrotta, loche per la ragione di sopra da noi addotta fù reprouato; Penserei, che forse per lo velocissimo rapimento de i Cieli, quella essalatione sia stata sospinta da quei segni, l'aria delli quali hormai troppo riscaldarà essa essalatione altroue habbia scacciato, e forse, ch'ella ritornerà nel medesimo luogo, del Cancro, e del Capricorno, quando per la istessa raggione ella serà discacciata da i Gemini, e dal Sagittario, poiche più oltre nel Zodiaco non potendo passare per la caldezza, e per lo reflesso anchora in dietro serà risospetta; e tanto per hora m'è occorso dire della Galassia. Si conchiude la generatione di questa Stella, & la causa del mouimento ò rapimento. CAP. 9. Ma se parte della predetta essalatione per qualche sua eccellente forza, e resistenza alla attrattione ver la Galassia, ouero per qualche lume di stelle fisse, & erranti in luogo pure altissimo si raccoglie fuor di quel Cerchio di latte si dimostra alcuna stella stabile, e ferma in vno istesso sito, fin' che 'l lume di essa attrattore & effettore per dir' cosi, iui dura; peroche 'l lume hà vertù di tirare, e conseruare, quando non troppa caliditate cagiona; Auiene etiandio, ch'elle durano, e ferme stanno di sito impercioche la sù alto, è tanto veloce il mouimento del Cielo, sì che seco le rapisce in quel sito, che stanno, & impedisce il proprio mouimento di quelle, anchor' che fossero più basse in guisa delle comete da noi men lontane come che le bassissime poco, ò nulla sien rapite, come di sopra diceasi; à che aggiongesi la propria leggerezza di quelle per lo spirito entro di esse continuamente conceputo, & anchora nulla è iui antiperistasi, ò timore del contrario, per lo quale, come alle cadenti stelle auiene elle s'habbiano à fuggire, ò à esser à basso schizzate, si, de'poi auertire, che questa essalatione si raguna, ò per apunto sotto à qualche stella Celeste à guisa di corona tirata, e mantenuta da vn' vigoroso, e confortato da altri lumi lume di quella, ouero ragunasi fuori di tutte le stelle dello Cielo, sotto al Diaphano di quello; e tale fù quella della Cassiopea, & è hora la nostra, imperoche queste son prodotte da essalatione tirata non da lume di vna stella sola, ma da più lumi congionti in aspetto, e nel contatto di essi lumi, la essalatione vna volta tirata, e densata vale conseruarsi iui per la indifferenza à mouersi in altri luoghi, e puossi questo dire anchora delle Comete, che non tanto alto generansi, e anchora da notare e che sott'al' Zodiaco rare volte fannosi cotali stelle, per la troppa caldezza di quel luogo, dalla quale si disipano, e si suaniscano le essalationi; & etiandio rare volte sotto alli Poli per la fredezza di que' luoghi, ma per lo più generansi fuori de gli Tropici presso alla Galassia, cioè oue la essalatione predetta è prossimama; e puote per lo lume delle Stelle molto condensarsi, e ridursi in forma di Globo, come più perfetta, e più desiderata figura, e anchora, per lo mouimento, per cui, si come alle pietre, nell'aria, e nell'acqua auiene, si venghino per dir' cosi, gli angoli, à limare, & à consumare fin'che in vn tratto per moltiplicato patimento loro, elle suanischino, senza che apparentemente à basso discendino. Adunque per la pur' mò detta ragione si generò quella gia nella Cassiopea, per cui distendesi la Galassia, e hora veggiamo questa di nuouo nel Sagittario, peroche per questo segno incomincia 'l predetto Cerchio di latte, come che forse generar'se nè possa sotto alle parti del Zodiaco, quando iui per alcune conditioni de gli lumi non si consumasse la essalatione, & anchora sotto alli mondani Poli, quando iui gli lumi fossero gagliardi, e confortati, e molta materia tirassero. ma io penso, che iui più tosto per alcuna antiperistasi ne' confini delle regioni dell' aria, qualche sorte di Cometa possa vedersi dalli soggetti all'Artico, ma altroue nò per la bassezza; e conchiudendo finalmente dico, che sendo si accresciuta la essalatione calda; e secca; come nè danno segnale le lunghissime siccità dell'Aria, che questo Autunno sono state, & sono, non è marauiglia se di essa parte, vn'poco fuor della Galassia se nè sia posta, e condensata in forma in stella; imperoche, quando ella abbonda, facilmente viene altroue dispersa, e tirata, & all'incontro, quando ella non sia molta, se nè và & stà nel suo Cerchio, & quindi difficilmente staccasi, nè voltasi, ò fermasi in altre bande; e hora meriteuolmente si è ella messa nel segno del Sagittario, si perche iui presso è la fonte sua, come di sopra si è detto, nè iui è ismisurato caldo del Zodiaco, si perche in quel medesimo tempo della sua generatione i lumi di Gioue, e di Marte, e anchora di Saturno con altri celesti splendori in quel punto, la doue si ritroua questa stella, faceuano angolo, e mischiamento, da cui perciò fù quella essalatione tirata iui, e condensata più tosto, che altroue; à questa ragione aggiongesi, che Marte partiua dello Scorpione sua casa, e che per cio era potente à tirare, tanto più incontrandosi con il lume di Gioue possente anch'egli con le stelle del Sagittario sua casa: onde essa stella fù compita nell'istesso tempo quasi della congiontione di quei Pianeti, & molto presto, essendo il Sagittario molto spirituoso, e veloce di attione. Giouò anchora 'l lume di Saturno, à condensare, com'egli, secondo narra Alberto opra nella formatione del Foeto, ò parto humano; Il Sole etiandio nè prossimo troppo, ne troppo di lungi ritrouauasi, si che non potesse aiutare l'attrattione, ò che potesse l'attrattione tirata dispergere, e per dir'cosi, annullare; Mercurio anche, e Venere non molto lontani erano, onde poterono à essa stella con i lor'lumi concorrere; solamente la Luna lontana si ritrouaua, acciò con la sua souerchia humidità non impedisse la secca essalatione, quale conueniasi alla predetta stella, & è di vero ella senza chioma per esser molto più perfetta, e dalla sua forma contenuta, che non sono le altre dimandate crinite, ò caudate. Causa della scintillationi di essa Stella; e si tocca la causa delle macchie della Luna. CAP. 10. Appresso è da dire, della sua scintillatione, ò tremolamento, lo che nel le stelle fisse auiene per la lontananza di esse, si come ne fuochi lontani si manifesta, peròche le specie visibili, ò 'n raggi de l'occhio vengono per tanta distantia à debilitarsi, ed à estenuarsi, onde, come à vn' lumicino, quando stà per ispegnersi auenir' veggiamo, per l'antiperistasi cercandosi di vnire, e di conseruare, tremolano, e scintillano, tutto che 'l corpo di ciascheduna fermo stia, e fisso à questa ragione aggiongesi la velocità incredibile del primo mouimento, per la quale tanto più viene la specie visibile, ò il raggio visuale, che dir ci vogliamo, à estenuarsi, ed à suanire. Adunque cotal ragione accettando nella nostra stella diremo, ch'ella scintilla, per esser' lontanissima da noi, ardisco di dire proportioneuolmente alla grandezza di quelle, quanto le stelle fisse, Ma io fuori di questo addurrò vn'altra ragione nella predetta stella, cioè dalla materia, di che è composta; Imperoche per quel velocissimo mouimento, si viene vintillare, & à scuotere à vicenda quel sottile splendor' del fuoco, come quando, che si desta con li Mantici, la fiamma veggiamo, e questa cagione puossi in vn' certo modo addurre anchor' nelle stelle fisse, peròche elle son' di lume tale nella suprema regione dell'Aria, che tirano sempre à se vn' poco d'Hipercauma, e di ontuosa e sottile essalatione, di cui poeticamente volle Plinio, ch'elle si pascessero, onde tal materia viene sempre à vibrarsi, & à tremolare; in vn certo modo in guisa delle accese lucerne à gli humidi tempi, & in segnale di questo ho alcuna volta osseruato Venere scintillante al tempo sereno, mentre d'intorno à se molta di quella essalatione raccolta hauendo, ella maggior' ne apparisce, e per la predetta ragione brilla, e lampeggia, e anchora, perche il che sia parimente nelle stelle fisse detto, il lume più refratto, più dipoi, si debilita, e sminuiscesi, e forse direi, che simigliantemente auegna al Sole, il qual par' à riguardarlo, che in guisa di forace ardente talhora con più fiamme auampi; imperoche 'l molto, & alquanto denso Hipercauma tirato, e continuamente consumato da lui faccia quel riuerbero. Ma negli altri Pianeti, peroche sendo di vertù grande sì, ma molto spirituale, egli non hanno da se solo forza di tirare sotto di se l'Hipercauma così denso, chente allo lampeggiar conuiensi, questo non auiene, talche non scintillano, come che nella Luna di questo vi habbia vn'altra ragione, cioè, perch'ella è prossimana à noi, e perch'ella hà gran' lume in estensione, tutto che picciolo in grado d'essentia; & anchora ella non tira molto sottile essalatione, ma in comparation dell'altra più del douere grossa, quale tirata mantiene, e non accende, ma come nugola la rende per la debolezza del non suo proprio lume, e quindi son' le macchie sue, potendo quella nugola in parte rompere, ma non in tutto, la quale openione imparò da Plinio, quando dice, che le macchie della Luna non sono altro, che le sordidezze terrene da lei co'l humore tirate, & auegna che, secondo richiede la vniformità della causa, elle sien' sempre d'vn medesimo sito, nondimeno à noi par' di osseruar' alle volte, qualche mutamento in esse come che non variassero per la contiguità loro alla Luna il nascondimento che esse fanno del corpo lunare, e di vero in cose tanto lontane hauer qualche ragione non è poco; Altri credono, ch'elle sieno, lo Raro, el Diaphano, altri lo denso maggiore, ma di tali differentie nel corpo lunare, qual ragion propria addurrann'eglino? le openioni ancho intorno à questo recitate da Plutarcho sono poetiche anzi che nò, e fauolose; solo Dante Poeta diuino par' che da noi non discordi, imperoch' egli vuole, che dà più, e meno di vertù nel corpo lunare, questo proceda, quasi che per tutto à bastanza non possa le Terrestri, e condensate essalationi à se tirate dissoluere; Ma di questa cosa altre volte. Pronosticho quanto al durare della detta Stella, & quanto alla stagione. CAP. 11. Resta, che noi intorno alli Pronostich alquanto parliamo, e prima quanto appartiene à essa Stella mentre noi scriueuamo altri sarebbe forse stato di parere ch'ella poco tempo fosse stata per durare, e che sendo si tosto venuta à tanta grandezza, per dileguarsi fosse stata in breue, e poi, che i raggi del Sole sopra venuti le fossero, si fosse stata per isparire, e dissoluersi per la calidità del Sole accompagnata da quella di Marte, e di Gioue; come se quella à gli anni passati sotto alla Cassiopea più, tempo conseruata si fosse per la lontananza dal Zodiaco, ma hora, che à imitation di Apelle questo discorso pubblico, & che 'l Sole non la ci nasconde, vedesi, che l'opposto parere è meglio, & che altri allo'ncontro potrebbe dire, che questa Stella si fosse per conseruar lungo tempo; peroche è ella perfetta, semplice, & vnita, & molto à se stessa uniforme, come ne dimostra 'l suo candore fiammeggiante, & non è crinita ò dispersa, nè Hetherogenea, cioè, di più diuerse corporali sostanze fatta, onde in se stessa habbia cagione di presto corrompersi; arroge à questo, che essendo ella cosi alta, poche alterationi è per patire dalla violenta antiperistasi, e ripatimenti per troppo freddo, ò troppo caldo, che altroue accadono; e conciosiacosa, che iui presto sia la Galassia, da lei potrà facilmente, per dir cosi, lo alimento trarre, e tantò più essendo ella nel Sagittario prossima alla Fonte di quel'Latte, & anchora essendo stata causata dalli lomi di Marte, Gioue, e Saturno, in alto valorosi, e tardi di mouimento pianetti, e dalli istessi lumi, che molto saranno ad allontanarsene sia per esser conseruata, à che opererà etiandio Saturno, con la densatrice sua vertù, e quello anchora, che questa con iettura può approuare, è che sendo cosa difficile generarsi tali Stelle sotto al Zodiaco, e pure essendosi iui generata la predetta, cioè segnale d'vna cagione molto gagliarda, per la quale altresì ella fosse molto per durare, e forse più di quella della Cassiopea, se per auentura la maggiormente moltiplicata attione del Sole questa ragione non modersasse ò impedisse. Et intorno alle cose fuori di essa Stella, alcuno direbbe forse, ch'ella sia segnale, ouero cagione anchor per qualche tempo, di siccità, e di mediocri venti, e tali che non sieno dannosi alla abbondanza, e bontà delle Biade, e de gli frutti, e de Part de gli Animali, & verranno di uero questi venti più tosto dal Settentrione, come si vede al presente à venire, imperoche dalla banda di mezzo di la essalatione tirata sopra da questa Stella, lascia l'aria inferiore, doue si generano i venti; oltre che la restante dal' Sole iui possente vien' à esser' dissipata al Settentrione di doue mediocri venti per calor mediocre, causato dal consentimento di questa Stella procedono, & in somma conciosiacosa che la essalatione suprema, & sottile, quando à basso discende, questo faccia ella à poco à poco senza generare venti gagliardi, e senza indurre intensa calidità, verrebbe à esser più tosto serenità e temperie nell'Aere, con soaui rugiade proportioneuolmente secondo i paesi parlando, & in questo passo è da attendere, che le Stelle, ò Comete, che dir vogliamo, sono di due sorti, altre segnale, e causa di bene, & altre di male, queste sono quelle, che essalationi maligne contengono, e caldezza in materia grossa, & hetherogenea putredinale, e queste sono velenose simiglianti alle saette, & anchora sono prossime alla Terra; per loche tanto più nuocono, e disfacendosi, e spargendosi nell'aria inferiore d'vna regione particolarmente à esse soggetta piouano essalationi, che adducono ò pestilentia ò carestia, e sterilitate abbrugiando l'humido naturale, & seminale de gli corpi, ò sospingono la Irascibile dell'huomo gia malitioso à ingiuste guerre, & la concupiscibile ad illeciti piaceri, tutto che esso possa astenersene con la libertà dell' Arbitrio suo, sono dunque per cio queste infauste comete di colore rappresentante la loro natura nero, liuido, verde, rosso, mischio, sono caudate, nè ben vnite, per la hetherogenea loro sostanza, e per la grauità vicine alla Terra, nè per tutto viste, ò influenti; Mà le buone dall'altra banda di vna semplice sostanza, temperata insiememente, e spiritale, & penetratiua, & di efficace vertù dotate, è peròbianche splendenti dolcemente, lieui, ben'raccolte, & altissime, in ciasched'vn' luogo della Terra vedute, è per tutto influenti vn' dolce caldo sottile; tale fù quella della Cassiopea, & è questa nostra; le quali communicando à poco à poco la lor' natura al nostro Aere inferiore con quel benigno fiato, l'humido souerchio consumano, & il secco con il lor dolce innaffiano, e confortano; onde feconda, e sana la terra, e gli animali rendono; Per loche è da attendere, che la essalatione della Galassia è molto vtile, e come di sopra narrauamo, secondo gli Academici, diconsi fauolosamente piouer' da essa l'Anime, fioccando la soaue sostanza del caldo viuificante vesta di quelle, per tutte le Terr, mentre ogni parte di essa Galassia ad ogni parte della Terra splende, e spande, per lo suo mouimento in giro, e meriteuolmente fù ella posta tra 'l Zodiaco, & li Poli, acciò da estremo ad estremo non si procedesse, cioè dal troppo caldo Zodiaco, al troppo freddo de gli Poli, il quale etiandio vien temprato, e comportabile da gli Animali per la vicinanza di essa fatto, la quale anchora, non solo alle parti à se sottoposte dirittamente pioue, ma per tutto, peroche allargasi, e spargesi à largo la fioccante essalatione, e per questo bene stà, ch'ella sia altissima, accio per tutto la sua vertù si spanda; e questo si si de anchora dire della nostra Stella, che vedendosi per tutta la Terra, intendendoci ò quanto comporta la ragion' del mouimento della celeste sphera, & essendo altrsì altissima; benche altri potesse dire che nelle parti di mezzo di fosse forse per esser' perciò più efficace, tuttauia, e quelle del Settentrione seranno della sua sostanza asperse e forse molto più dispensando in ogni luogho, e più nell'opposto cioè nel Settentrione lo instabil' giramento della bassa parte della inferiore Aria, al picciolo & raccolto spatio della Terra. Pronostico in quanto all'huomo. CAP. 12. Adunque direbbe chi, che sia, che la predetta stella fosse principalmente per purificare, e mendificar' i corpi, e i sensi, e lo'ngegno de gli huomini, acciò con facilitate sieno inchinati à consocer' la verità, e quella conosciuta à seguitare imprendino; Per lo che nella sapientia, e contemplatione sien' per far gran profitto, e sien' per discacciar le cattiue openioni, & ogni sorte d'Ignorantia, massime la malitiosa; Impercioche, insiememente sarà la vtilità della vera prudentia, e sbandirassi da gli humani petti l'astutia inganneuole di essi, che l'apprendono, e de gli altri verso di cui credesi d'vsare; l'Astutia dico sì morale appellata, come ciuile, & le illustri arti gia cadute sorgeranno, peroche la secchezza, e la sottigliezza de gli humori conferisce molto à gli spirti & allo ingegno, onde Heraclito era solito in vn' certo modo di dire il buono intelletto esser vna secca luce; apparendo egli più vigoroso, per la tenuità, & immaterialitate de gli spirti suoi seruenti; i quali, come di sopra accennaua sotto nome di vesta; oltre al terrestre Vehicolo furono dalli gentili vanamente adorati, & in somma potrebbesi non senza ragione affermare, ch'ella fosse per esser causa ò dispositione di bene al mondo tutto: Imperoche non ci deè spauentar' Saturno, anzi douiamoci di esso quei Saturnij Tempi, e quegli Aurer secoli, tanto da gli scrittori celebrati prometter conciosia, che questo pianeta Ingegno, dispositione di spirti arti alla sapientia dispensi pur che i letterati l'ardente desiderio rattenghino, che oltre al poder' dell'huomo passando non danneggi & par che, l'huomo dalli piaceri sensuali, alli quali insieme fuor di misura è inchinato, non si lasci trasportare, ma, come libero, conosca di esser' huomo alla contemplatione, & consequentemente al giouar'altrui nato, il che egli per la istessa Libertà d'Arbitrio d'ogni tempo puote in vero imprendere à fare; Ma più facilmente dà Gioue aiutato, anch'egli authore della nostra stella: Ne Marte è da temere, che apporti nocumento, ma che nè disponga e ci suegli à discacciar' gli habit cattiui, e come purgante medicamento, nè sia per tor'via gli rei humori con poco danno delli buoni contemprato il valor' suo da Gioue, e dal Sagittario, come nè promette il buon color' della predetta stella; & auegna che la congiontione di questi Pianeti non sia per buona tenuta; peroche il lome di Gioue nè sia impedito, e quasi che ecclissato, e nel corpo di Marte reflesso verso delli Cieli, tutta volta è da considerare, che forse la predetta congiontione non si fece modo istesso punto à dirittura: onde Gioue superiore e maggiore, esso Marte con il suo benigno lume abbracciò, & moderò; benche più verso di noi, che verso gli Meridionali; & anchora, è da sapere, che la nostra stella non dalla congiontione è proceduta; ma dallo incontro di essi lumi, come di sopra si è detto; & in confermatione di tal Pronostico, potrebbe il medesimo, per dir' cosi, Indouino, rimettendomi sempre & non affermando, propor' lo essempio delle simiglianti stelle gia vedute conciosia cosa, che quella, che, mentre Augusto daua li Giuochi di Venere genitrice a' honor' di C. Cesare, apparue bella, e crinita in tutte le regioni, e che creduta dal popolo ma falsamente esser l'Anima di esso Cesare, fu ella di vero, come intende Plinio, à tutto 'l mondo di molti, e grandissimi beni cagione, ò per meglio dire segnale; e meriteuolmente par, Ottauio, che nel secreto de suoi pensieri à se stesso la si arrogasse, onde vn Tenpio come gentile le dedicasse, imperoche fece ella certo vtile à ciasched'un huomo in generale, & in particolare illustrando ad ogniuno 'l senso & lo 'ngegno & alla felicità morale, & ciuile ogn'uno per tal conto disponendo, & con merauigliosa fecondità 'l genere humano ampliando; mà sopra tutti fù beneficato Augusto, e disposto con gran mutamento di costumi à riuolger' i passi alla morale, & alla politica vertù, Onde benefitio insieme à tutti nè ridondò, di maniera, che Padre della Patria, & Augusto da tutti senza adulatione fù appellato, e de gli honori sommi e diuini dalla gentilità degnato, e per certo fù quel secolo per gloria di begli intelletti, in lettere, & in tutti gli honesti, impiegamenti felice, aggiontoui 'l fauore di quel Magno Imperadore che à essi studi, con varie maniere ogniuno fomentò incito, e mantenne, aggiungendo per dir' cosi sproni al corrente cauallo, & hauendo egli prima con il mezo di Marte il Mondo d'ogni lezo spurgato & hauui, chi pensa, che quella Stella, quella istessa forse, che si dimostrò alli Magi dell'Oriente alla nascita del Nostro Saluatore, e come che i tempi à questa openione non consuonino nè ella sia vera, questo pur' si è manifesto, non lo attribuendo peròniente à quella stella ma solamente alla Diuina prouidenza, che in quei tempi, come Vergilio con vn certo furore cantò, venne la età degli versi sibillini; & all'hora gli huomini tutti cominciarono à esser' illuminati alla legge di Dio; benche vi hauesse nel progresso di molta fatica, e senza dubbio miracolosa impresa, à conuertir gl'huomini da tanti errori gia confermati, & inuecchiati nelle Menti loro, e qui souuienmi, che par la nuoua Stella sia forse qualche segno, che la Persia, donde i trè Santi Magi par', che'l nome, e perciò il nascimento hauessero, al vero bene si riuolga, accennando hora il gran' Re di quella nobil' Natione di voler' prender' vita, e militare sotto al Vessillo de la Santa Catholica Chiesa Madre piissima della, Italia, e della maggior' parte del Mondo, il che egli à fare imprenderebbe, & essequirebbe, non dà altra cosa mosso, che dalla Diuina, & sopranatural'gratia, con la quale guadagnerebbesi la Gloria de' Beati, & aggiugnerebbesegli nelle humane Menti immortal' fama, e donerebbegli Dio la sicurezza ciuile, e contr'allo inimico vittoria; Dirò anchora della Stella l'anno 1572. sotto alla Cassiopea, nata bella, e alta anchor'essa, & per tutte le regioni veduta & Auegna, che poco dopo in qual'che paese d'Italia pestilentia nascesse, nondimeno non essendo stato questo effetto generale negli altri paesi, si dè forse dire, che coi fosse auenuto per accidente; Ma chi non sà ch'ella sia stata à tutto 'l mondo gioueuole ò di giouamento segnale riguardi al Ponteficato di Gregorio 13. però che quel' Pontefice Sommo nella Chiesa di Dio, cominciando à regnare di quei tempi apportò con le sue grandissime vertù vtilità memorabile; hauea egli di tutti i begli habiti morali, e diuini la mente à merauiglia adorna, & ispetialmente d'vna ardente caritade verso tutti gli huomini da bene, con liberalità fauorì le lettere; e le honesti arti, & ispetialmente la religion Cattolica per tutto accrebbe, riuolgendo con la dottrina, e con l'essempio insieme le menti de gli huomini in tutte le regioni della Terra alla verità, per loche fin' da gli vltimi Seri mandarono carissima ambasceria le Nationi à giurarsi obedienza; sotto esso abondò di ogni bene 'l Mondo, e anchora gli nati in quel Tempo, è da sperare, che sieno con lo'ngegno per innalzarsi à guisa della loro Stella; è da spandere in tutti luoghi amplissima luce; tennero etiandio all'hora gli altri Prencipi, e Primati, quanto comportaua la natura di ciaschedun' di loro à gara i vestigi di Gregorio, particolarmente in Italia, & nella Città di Roma accesi, oltre à qualche inchinatione di quella stella, dal chiarissimo splendore di quello Heroe, & in quei tempi anchora Marte, che parte hà sempre in tali stelle mosse per dir così per purgare il Mondo con guerre; Tal' che per conchiudere potrebbesi conietturare, che la nuoua Stella sia forse cagione, & segnale di molti beni, cagione dico, alquanto, & indirettamente di alcuni beni corporali, & in niun'modo degli spirituali, ma solamente di essi forse qualche segno, poiche sappiamo, che le cose immateriali, e diuine, non mai dalle inferiori, e corporee, ma queste dà quelle sempre son' cagionate, nel qual' sentimento mi dichiaro d'hauer' parlato con ogni debita modestia rimettendomi, & insieme pregando il Sig. Dio, che è la stessa Bontà, che i beni sperati nè venghino, senza preceder' alcuno auenimento di male, e che i passati trauagli bastino per la purification de gli huomini. IL FINE.

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Based on the digital copy in Internet Culturale, from the original held by the Museo Galileo. 8a and 8b reflect page number error Discorso dell'Eccellentissimo Signor Antonio Lorenzini da Montepulciano intorno alla nuova stella. In Padova, MDCV. Appresso Pietro Paolo Tozzi. Lorenzini, Antonio Padua Tozzio, Pietro Paolo 1605.

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Discorso dell'Eccellentissimo Signor Antonio Lorenzini da Montepulciano intorno alla nuova stella. In Padova, MDCV. Appresso Pietro Paolo Tozzi. All'Illustrissimo Signor FRA' VINCIGVERA Conte di Collalto, è di S. Saluador I miei amici hanno fatto Ilustrissimo Conte, ch'io hò datto alla stampa il Discorso nostro intorno alla nuoua Stella, & hollo renduto chiaro, & adorno coll'Illustrissimo vostro Nome, la vostra Nobiltà tra le prime d'Italia s'annouerà; Voi di Francia, e di Vngaria, non hà molto, giouinetto riportasti Gloria di fortissimo Caualiero, & nelle cose della Militia di scientiato, e saggio. In voi risplende à merauiglia il Coro di tutte le Virtù à Costumi appartenenti; Voi gli studi delle cose alte amate e fauorite, ond Accademia per tutto nominata appresso di voi hauete creato, oue Intelletto Pellegrini ogni dì fioriscono; si che aggionto 'l vostro splendore alla nostra opera, essa non tanto serà della Stella illustrata, quanto potrà quella illustrare: e poi che, la Stella serà nè gli Elementi, dè quali è fatta, disciolta, & che, serà in sensibil suo lume cessato, potrà per questo Libro mantener' al tempo inanzi la Luce della sua essenza nelle Mente de gli Huomeni: à V.S. Illustrissima bascio le mani di Padoa, li 15. Gennaro 1605. Di V.S. Illustrissima Seruitore Affetionatissimo Antonio Lorenzini. Dicorso dell'Ecc: Signor ANTONIO LORENZINI DA MONTEPVLCIANO Intorno alla Nvova Stella. Contezza della nuoua STELLA, & la intentione dell'Auttore. CAP. I. Tra mille merauigliosi doni della Natura à noi hora risplende, & compenso, come dice il Poeta, troua che 'l tempo perduto non passi, la Stella, nuouamente in vista del Mondo venuta; questa da Huomini, che forse con la faccia esterna, & interna volti alle celesti Nimphe, à guisa di Endimione quelle spesso si vagheggiassero, al giocondissimo Ballo di este di veghiare soliti, ò pur in quello per lo gran diletto dormire alla bassezza delle vuolgari cose; fù osseruata del passato Mese di Ottobre questi Anno 1604. à li 8. di in circa, nel 18. grado del' Sagittario, nel qual segno, quasi nè gl'istessi giorni, si fece la congiuntione di Gioue con Marte, stando etiandio Saturno poco da essi lontano nel medesimo segno, & scorrendo la Luna per l'Ariete, quasi al Sole opposta per Diametro: e Primieramente si vidde ella picciola, e poscia di dì in dì crescendo è diuenuta in apparenza di grandezza, e di lume, non micha inferiore à Venere, & superiore à Gioue, & à qual' si voglia delle stelle fisse, in guisa delle quali scintillante si vede, & nel sito suo fissa, & stabile, imperoche nè ordine, nè distanza dalle altre muta, & anchora apertametne auertesi, che hà vno istesso mouimento, che hanno le altre fisse di hore 24. sù li medesimi Poli dà Leuante in Ponente, simigliante à quella, di cui hà rinfrescato la Memoria, che già nel segno della Cassiopea apparue l'Anno 1572. e che 'l1574. disparue. Adunque porgendo questa, non men', che porgesse quella, piaceuol' conversatione in disputando del Luogo, & della Natura di essa, agli studiosi principalmente di questa Ill. Cittade, diletto, e felice soggiorno delle Muse: e conciosia cosa, che noi siamo stati dalla ragione sforzati, à seguitare 'l parere de i Filosofi Naturali, come si tocca in vn' nostro Libro delle cose Celesti contra li Mathematici, in latina fauella scritto, che non molto starà à venir à luce; perciò ho meco proposto, benche solo in questo abbandonato arringo, di ragionare delle cause, e de gli Accidenti della predetta Stella, per communicar' altresi meglio con le persone trattando poi insiememente de i significati, e Pronostici di essa. Dubbio del' luogo della predetta Stella, & aclune ragioni de' Mathematici. CAP. 2. Et impercioche, secondo i Philosophi, il luogo sia ò commune, ò proprio con più gradi, di più, e meno d'introno al luogo commune della predetta Stella, i saui sono tutti occupati in questo dubbio, s'ella sia locata nel' Cielo stellato, che fermamente si dimanda, ò veramente nell'Aria, come vna de le cose, che Metheore sono appellate dalla loro, altezza sourà la Terra: Quella parte è sostentata dà li Mathematici, e questa da li Filosofi Naturali, le ragioni di quelli si debbono qui registrare, & prima la simiglianza, che tiene la predetta Stella con le fisse in scintillando, & in non mutar' sito, nè distanza, ò ordine, con quelle, & nel mouimento detto di sopra, apporta non leggiere argomento, ch' ella sia vna di quelle non più veduta, come si manifesta dallo annouerare, oltre al numero di esse già con diligentia raccolto: Dimostrauo ancho, ch'ella nè l'Aria esser' non possa per alcune considerattioni del senso; Imperoche supponendo, che lo Cerchio molto alla Terra in circonferentia prossimo, come dieci miglia sopra di quella alto; dal'Orizonte, e che à chi questo mutasse per poco spatio, per conto de la rotondezza de la Terra, ella si nasconderebbe, è che chi caminasse in ver' la latitudine di essa, discostandosi dal Polo per poche miglia senz'andar sotto al Sagittario, la si trouerebbe nel Zenith, ò punto Verticale; à le quali tre conclusioni contradice chiaramente 'l senso peroche la predetta stella stà sopra l'Orizonte, quanto stanno le altre del Sagittario, e per tutta la Italia, e per le altre Regioni simigliantemente si vede, nè di altri fassi Zenith, se non di quelli à i quali soura stà 'l Sagittario à perpendicolo, & che rettamente le predette cose si conchiudono, si potrebbe non oscuramente da i Mathematici nelle figure: se contenti del generale non volessero far' pompa della dottrina in specificando le hore, & li spatij con regole per certo di se necessarie, benche souerchie al proposito. La principal' ragione dè i Mathematici. CAP. 3. Ma quello, nel che molto credono di auanzarsi è la Paralapse, da li Greci detta, che s'interpretta differentia d'Aspetto, ò di vista, quando vna cosa, senza mutare essa sito, ò posta; impertanto non si vede in vno istesso sito, posta, & aspetto da vn'huomo, che dà altri in altri Paesi, ò dal medesimo huomo stante in altro luocho, ò vero in altro luogo stando quella cosa; & per dichiaratione è dà notare, che egli considerano il luogo d'vn' Pianeta nella ottaua Sphera, cioè doue 'l Pianeta in quella sphera corrisponda, & si persuadono, che quel' Pianeta non si possa vedere dà gli huomini di varie Prouincie in vno istesso luogho, nè anche da gli huomeni del medesimo Paese, quando esso Pianeta sorge dall'Orizonte, ò quando è nel Meridiano, & in questo, che passi per lo Zenith, ò che per esso Zenith non passi; Impercioche, procedendo secondo li Filosofi la vista per diritta linea, e conciosia cosa, che non sieno le istesse linee visuali, per le quali si vegga vn che esse linee visuali non vanno à ferire nè à terminare al medesimo punto della Ottaua sphera; & accioche meglio s'intenda, e dà attendere, che 'l luogo, ò punto della ottaua Sphera, nel quale finisce, e termina la linea dal Centro del Mondo per lo centro del Pianeta tirata, si dimanda vero luogo di esso Pianeta, & il luogo doue finisce la linea visuale, per lo medesimo centro del Pianeta, dall'Occhio prodotta alla ottaua sphera, si appella luogo della Vista, i quali luochi, essendo gl'istessi, quando 'l Pianeta è Verticale, impertanto, quando non è verticale, sono differenti; da che sono differenti quelle linee, quali erano tutte vna stando 'l Pianeta su 'l Zenith; & imperoche elle non son' parallele ò equidistanti, ma s'attrauersano nel Centro del Pianeta, perciò si manifesta, che quanto più elle si allungano, dalla incrociamento, tanto più s'allargano; Onde i Pianeti più lontani dal' Cielo stellato com'è la Luna, ò Mercurio, haueranno 'l luogo della Vista più distante dal vero luogo nella ottaua Sphera, che non hà Marte, Gioue, e Saturno, quale prossimano al Fermamento pochissima variatione hà delli predetti luochi proportioneuolmente paragone facendo di esso à gli altri Pianeti, & à lui medesimo nè i differenti Meridiani, e in varie parti di ciasched'vno di essi considerato; Adunque peroche intorno alla predetta Stella cotal' varietà d'Aspetto, e Paralapse nulla si osserui, i Mathematici conchiudono, ch'ella non è nell'Aere, ma nel' Cielo, & nel Cielo supremo, & aggiungono per confermatione, che in alcune Comete si osserua la Paralapse; onde non in ogni reggione si veggono sotto vna stessa Stella fissa, e anchora si vagliono di questa ragione contra la sententia d'Aristotele intorno alla Galassia, che noi Cerchio di Latte chiamare possiamo, ponendo, ch'ella non sia nell'Aere, come 'l Filosofo giudicò, ma che sia vna parte della ottaua sphera alquanto densa in guisa delle Stelle, imperoche ciasched'vna parte di esso Cerchio ritiene 'l medesimo sito, ordine è distanza con le stelle fisse in ogni Regione della Terra. Ragione de i Naturali per la qual' si proua, che detta Stella; non sia nel' Cielo. CAP. 4. Vegniamo hora alla ragione in contrario; Conciosiacosa che questa nuoua Stella, come di sopra è detto comparisca oltre al numero delle altre, si dè per certo credere, ch'ella sia stata di nuouo generata, peroche non è dà dire, ch'ella si stesse nascosta cosi chiara, e cosi grande nel Cielo perfettamente Diaphano, e trasparente, nè ragione si puote addurre, perche, & in che modo sia cosi à poco, à poco venuta à far' di se mostra; ma fermamente cotal' apparitione, & accrescimento di essa è segnale di cosa generata, onde si manifesta ch'ella non può esser' ne' Cieli, poiche essi, benche dallo Autor della natura creati, & da lui, se volesse, annichilabili, sono ingenerabili, & incorrottabili, come proua Aristotele. Ma perche i Mathematici non gli consentono, e dicono che 'l Cielo secondo le sue parti corrompere si può, tutto che meno di questi inferiori: Perciò io li propongo 'l nerbo de la ragione Aristotelica, che secondo 'l costume di quel Filosofo, non è cosi in tutto spianata e raccolta. Adunque si deè sapere, che alla generatione, è congionta la corrottione, onde la Generatione di vno, dicesi, che è corrottione d'vn'altro, e pero, per toccare i punti, che occorrono, hà mestieri monstrare, qual' cosa in questi tempi si sia nel Cielo corrotto, cioè, se qualche Stella, ò pur'vna parte del Diaphano, e in che maniera si sia fatto 'l denso della predetta Stella, senza rarefarsi lo Cielo altroue, cose impossibili à persuadere. Ma seguitiamo più oltre; si come alli passati giorni si è generata quella Stella, conueneuol' parmi render' la ragione, perche in tante migliaia d'Anni, non si sia fatta corrottione di alcuna Stella de le 1022. ò delle 1600 secondo Plinio, nel Fermamento; Imperoche facendosi la generazione, e paruenza in vna parte di vna cosa è ragioneuole, che in altre parti, di quella istessa cosa la corrottione, si faccia; Ma, come dice Aristotele, in tutto 'l tempo passato, secondo le continue traditioni de gli Antichi non appare niente mutato nel Cielo, nè secondo 'l tutto, nè secondo le sue parti; adunque merauiglia troppa sarebbe, che vna Stella di nuouo si generasse, & si corrompesse, non si generando nè corrompendo nè pure diminendosi, ò accrescendosi alcuna delle altre, e quello, che accresse lo 'nconueniente è, che essendo ella si grande, dato, che sia nella ottaua Sphera, che vince tanto la Terra, e 'l Sole stesso di grandezza, che apporta stupore, in che modo si presto si sia potuta generare, & in qual' maniera, si prestamente, come al suo veloce nascimento conuiene, ella forse si sia per isuanire; come di sopra è detto, cosa aliena dalle altre, che mai son' niente cresciute, nè sminuite, e da che gioua portar' de gli inconuenienti, è manifesto che la generatione, & corrottione si fà tra li contrari; Imperoche 'l mutamento delle forme è necessario, che si faccia per lo Agente, & forma contraria; Ma 'l Cielo è vna quinta sostanza, & non hà contrario, adunque in esso, nè generatione, nè corrottione fassi; I Mathematici si conducono d'vno in altro 'nconueniente, e concedono, che nelli Cieli sia contrarietà, e perciò ne conuiene disuelargli ogni dubbio; E cosa adunque manifesta, che i Contrari sono Corpi, che hanno l'vno all'altro qualità contrarie, cioè caldo, ò freddo, humido, ò secco; e quindi Aristotele raccolse il numero de gli quattro Elementi; Perloche, sendo nel Cielo contrarietà, si conchiude, ch'egli sia, ò Terra, ò Acqua, ò Aria, ò Fuoco, & eglino s'accordano in dir con Platone (tutto che non capiscono il parlamento di quel Filosofo intorno al fuoco immateriale) che 'l Cielo sia Fuoco, onde ancho Anassagora pensò, come recita Aristotele, che per questo in Greco si appellasse, Hetera; Ma che egli non sia fuoco, e simigliantaemente, ch'egli non sia veruno de gli quattro Elementi, si manifesta; pero, che essi non hanno 'l mouimento circolare ma diritto ò al in sù, ò al in giù, quale nelli Cieli non si ritruouva, e anchora essendo 'l fuoco il più possente de gli altri Elementi, e cosi separato, e di tanta ampiezza, chi non vede, ch'egli abrugierebbe il restante del corpo elementare, che à proportion d'esso saria picciolissima, e inuisibil' portione, lo che puossi parimente dire, se 'l Cielo fosse Aria, ò Acqua, ò Terra, & anchora il Fuoco è ben' contrario à gl'altri, mà non à se stesso, onde nel mezo dei puri Elementi, nè generatione, nè corrotione si può fare, e perciò in qual'maniera 'l Cielo hà potuto corrpompere 'l Cielo per generar Cielo? ma se qualche saccente dicesse, che i fuochi fossero trà di loro contrari per lo più, e per lo manco caldo si che 'l Cielo della Luna per essempio, fosse men caldo, è manifesto, che questo non può essere senza 'l mischiamento di altri Elementi, perche 'l puro Elemento del fuoco hà 'l grado della Caldezza supremo per essenza, onde se 'l Cielo della Luna fosse men caldo sarebbe più denso, lo che non appare, anzi par' che egli sia al pari dell'ottauo Diaphano, vedendo noi per esso 'l detto ottauo, in tante stelle, e ne la Galassia, come vogliono, sensato; e anchora, se tù conciedi mischiamento de gli Elementi, e ancho senza questo, essi sien' più graui in vna parte, che ne l'altra per lo denso loro, si che sarebbe merauiglia, che à lungo andare, la Luna, e le Stelle non cadessero, ò che non si leuassero i Cieli della lor perfetta rotonditata, mediante lo peso d'vna parte; tanto più, che lo elemento del fuoco si è facile ad agitare più, che non è l'aria, e che non è l'acqua, onde facendo 'l giornal' mouimento disgregatione delli dissimiglianti, & congregatione delli simiglianti, già tutte le Stelle andrebbono in vn'alonte, come si scorge in vagliando 'l grano, imperoche si separano i graui dalli leggieri, e i grossi dalli piccioli; & anchora, se i Cieli, sono fuochi contrari, per qual' conto tra di essi non si fà mai alteratione, nè generatione, ò corrottione? ma solamente lo stellato, come se 'l più debole fosse, è quello che patisce, & accioche niente si taccia, si manifesta, che 'l medesimo Cielo sarebbe contrario à se stesso, peroche dentro al suo Diaphano, si genera, e si corrompe alcuna Stella, e tanto basti à prouare, che i Cieli incorrottibili, & ingenerabili sieno; come che si potesse addure più alta ragione, per la quale si conchiude, che si debba dare vn'corpo ingenerabile & incorrottibile, come causa della conseruatione, e scambieuolezza de gli altri; ma di cotal' ragione giudico io capace, chi non s'arrende alla proposta innanzi, e lascio di ragionare contra chi dicesse, che tra li Cieli si trouino le materie Elementari, peroche questo contradicendo all'ordine della natura, & al senso, impercioche sarebbono iui gli Elementi contra la loro natura, e per lo mischiamento della Terra, e dell'acqua, opacitade cagionerebbono alli Mathematici stessi anchora per conto della loro Paralapse, questa openione non piacerebbe, lascio anchora di fauellare contro à quelli, che vogliono essersi fatta cotale Stella per condensation di lume; peroche il lume è qualità, ne può condensarsi, se non si condensa il corpo, nel quale ella è, ma che il Cielo si condensi, ò si rarefaccia, niuna ragione si puote addurne, essendo egli sicuro, ne temendo di alcun' contrario, & in somma queste openioni repugnano alla perfettione de Cieli, poi ch'essi sono stati creati perfetti, onde meriteuolmente volle dire 'l Filosofo, che s'alcuna Stella, al Cielo s'aggiungesse egli non poria muouersi. Che i naturali in questa opinione seguitano il senso: e la origine dell'errore de i Mathematici, e la risposta al le prime ragioni di quelli. CAP. 5. Non si quietano impertanto i Mathematici, & adducono, quella di uolgata sententia, che è debolezza di giuditio lassar 'l senso, e ricercar' la ragione, ma ò Animi Gentili, che non per ostinatione, ma per l'amor del la verità: venite contradicendo, non vi vantate d'hauer 'l sentimento manifesto in questa materia, peroche se noi alla predetta Stella fossimo prossimi, difficultà niuna sarebbe; ma posciache 'l sentimento sia di cose tanto lontane incerto, sappiate, che non più Voi di noi, dal senso procedete; la nostra ragione è tirata da i principii delle cose naturali conosciuti per lo senso in vna conueneuole distantia posto; e per la Filosofica induttione confermato; la vostra ragione altre sì si deriua dal senso, ma di cose lontanissime fuori d'ogni credenza, e si come la nostra è Fisica, cosi la vostra è Astronomica, & in parte di quella scientia, che optica s'appella, tanto diletteuole non solo per le merauigliose cose ch'ella promette, però che il conoscere le distanze, e grandezze, e luoghi dà lontano con ragione di vista, è pur troppo cosa singolare, e una prerogatiua stupenda, e questo diletto per la speranza di maggioranza, con la certezza de li vostri principii, è cagione, che voi nell'applicatione di essi, il che sia con vostra pace detto, v'inganniate, discostandoui troppo dalla Physica materna origine della Astronomia. Adunque intendo dimostrarui, che non pur la vostra ragione non è superiore alla nostra, come à voi pare, ma nè ancho pare, e che sia anzi che nò, falsa, e primamente, quando dite, ch'ella predetta Stella sendo nell'Aria, non molto lontano di questi paesi verrebbe al Zenit, e che si nasconderebbe, e che prestissimo tramonterrebbe, niuna di queste cose rettamente si conchiude, imperochella non si debbe intender si poco lontana dalla Terra, ma prossimana, e quasi contigua all'Orbe lunare la qual' distantia, quanta sia è impossibile à comprendere, concoisiacosa, che questo non si possa sapere altrimenti, che per l'ombra della Terra nello Ecclise della Luna, essendo già manifesta la grandezza della Terra, ma il sapere la lunghezza di quella ombra è impossibile per ragione humana, peroche hà mestieri conoscere la grandezza del Sole, e la distantia sua dalla Terra, quali cose non si possono arriuare con lo intelletto come nel' libro delle cose Celesti da noi si è dichiarato, nè ancho per la Paralapse; onde se 'l Sole fosse minore, di quel' che i Mathematici dicono, e secondo, che noi crediamo, verrebbe à far più longo, il Cono della ombra della Terra, è cosi la Luna sarebbe più lontana dalla Terra di quel che essi pensano; ma lasciamo hora questo, e sia la Luna distante quanto essi vogliono, non veggiamo noi, che la linea Orizontale taglia per metà 'l Cielo della Luna, e parimente insieme quello della ottaua Sphera? onde si come la Luna non tramonta in poche hore, cosi alla predetta Stella à lei prossima auerrà, e si come non per picciolo spatio di viaggio noi andremo sott'alla Luna dirittamente nè essa si tosto si perde di vista, cosi alla nostra Stella, è conueneuole, che auenga, lo che per esser'molto chiaro non istaro più à dechiarare. Riposta alla Terza ragione della Paralasse. CAP. 6. Consideriamo finalmente la Paralasse, intorno alla quale per maggior chiarezza andrò proponendo à punto per punto, quel che mi occorre, Adunque primieramente dico, che auenga, che noi concediamo, che la Paralasse sia vera secondo la ragione Mathematica, che pongono i Mathematici, non dimeno secondo la ragion Fisica affermiamo, che non si possa conoscer' nel' Pianeta; perloche, come di sopra accennauamo, la dimostratione de gli Mathematici manca, e diuero in qual modo vorrann' eglino, che noi con la vista trapassiamo per lo centro d'vn Pianeta? conciosiacosa, che pigliare il centro, cosi di lontano, sia cosa impossibile, particolarmente nel corpo spherico, e non si pigliando 'l centro quella ragione cade, perche non saria merauiglia se le intersettioni fuori del Centro della Luna in varie parti di essa facessero varii Angoli; onde non essendo gli estremi della comparatione di pari conditioni, essa giusta non sarebbe, e anchora auegna, che nella Luna il Centro humanamente trouar si potesse, come quella, che ci appare non di poca grandezza (nulla dico del Sole per trouar, il cui Centro l'huomo hà mestieri d'vn occhio d'Aquila, che sola dicesi, che per entro quello affissa la vista) non dimeno ne gli altri Pianetti, per la loro à noi paruente picciolezza, tengo che 'l centro pigliar non si possa, e per coi in essi, come etiandio i Mathematici, pensano è grand' incertezza di Paralasse, e fuori di questo, chi non sà, che per lo denso del Pianeta la vista non puote passare? onde si scorge la vanità della Paralasse in applicandola. Ma se la paralasse si dè intendere non in quella maniera, mà quanto appartiene al discoprimento, ò nascondimento delle cose superiori mediante le inferiori fatto, questo ò procede dalle Stelle da sè, come quando la Luna ci occulta 'l Sole comprendesi, ch'ella è inferiore al Sole; ò vero il detto nascondimento, e discoprimento procede dalla uariatione de' luoghi, nelli quali si ponga l'occhio, come appresso si dichiarerà; intorno alla prima maniera di occultamento e discoprimento nel libro delle cose celesti significammo, quanto fosse incerta nè gli altri Pianeti fuori della Luna, peroche chi vuol sapere con la vista in si grande splendore se 'l Sole sottentra Venere, ò che Venere esso, ò uero che Mercurio ci occulti Venere, ò allo incontro che essa in lui, in tanta lontananza da noi, & in tanta simiglianza di questi Pianetti trà di loro; Mà intorno alla seconda maniera, di nascondimento, ò discoprimento pare ad alcuni per ragion' di Vista, che l'occhio posto in un luogo della ottaua, ò di altra superiore sphera, che vegga vn' altro occhio posto in luogho della Terra, e confermasi cio dalla Ecclisse del Sole, imperoche ella non aduiene per tutto lo hemisperio della Terra, ma solamente in vna regione determinata, essendo, che altroue la Luna nol ci nasconda, come iui onde se qualche cometa in vn' paese si osseruerà sotto qualche stella fissa, ò in qual'che manifesto sito con quella, in altro paese cesserà la detta osseruation, lo perche vedendosi qual'si voglia parte della Galassia in vn'medesimo sito con tutte le stelle fisse per tutte le regioni della Terra, seguita, ch'ella non sia inferiore e quindi aduenne, che i mathematici della paralasse ragionassero, perche ella in altro non consiste, se non in questi nascondimenti, e discoprimenti, che le cose interiori faccino secondo 'l nostro vedere, come nelle cose à noi molto prossime, e famigliari, si può conoscere, tutto che i Mathematici sieno stati in detta paralasse troppo audaci e più Mathematici, che non conuenia; e per conchiudere, conciosiacosa, che la nostra Stella, come mi gioua credere, per tutta la Terra in vn' medesimo sito, con le stelle fisse sempre apparisca, nè conseguita, ch'ella sia nella ottaua sphera; Per questa ragione hauesti ardimento ò Auerror, non potendo, ò per meglio dire non sapendo sodisfar à questa difficoltà; affermare, che 'l Maestro dà i Mathematici, non discordasse, e perciò riprendesti la spositione d'Alessandro, intorno alla Galassia, cosi poi soggiongendo: Sono state vedute le Stelle, che sono in essa in diuerse reggioni della Terra, e pare, che habbiano il medesimo sito, & io già considerai, & viddi la stella dell'Aquila, che è alla estremità della Galassia, essendo io in Cordoua, e nel Marocco; le quali Città sono molto trà di loro lontane, e trouai che la predetta stella era in vno istesso sito con la Galassia; Ma per certo, che 'l Maestro parlò apertamente, & volle, che quel Cerchio di latte fosse nell'Aria, e se nè Auerroe, nè alcuno può sodisfar alla ragione predetta, impertanto non si dee mandar' in rouina la naturale Filosofia con ammettere la generatione che è propria di questi inferiori nelli Cieli. Seguita della Paralasse con alcuni Theoremi nuoui, & conchiudesi la risposta. CAP. 6. Et io gia riconosco in quella ragione inganno, & piglierò la Luna per essempio, & intendo mostrare, che per tutte le ragioni della Terra, ella stando in vn medesimo punto, si veggia in vn' medesimo sito con le stelle ficcherà di sopra esso punto F, imperoche, come che iui non facesse angolo retto con le linee del centro G, della Luna; nondimeno, quello angolo è troppo vicino al retto, & nelle cose naturali apparentemente si dà vn' termine, acciò non si vadia in infinito, poiche secondo la Mathematica, ò secondo la cosa astratta dall'angolo ottuso al retto sono in infiniti angoli ottusi, talche io mi persuado, che, se sia l'occhio nello E, ò in altro punto à cui la Luna non sia in Zenit, dal detto punto non andrà linea visuale apparente à ficcarsi di sopra 'l punto F, toccato dall'occhio D, e cio confermasi, perche à voler' far' questo, senza dispersione delle specie sensibili, sarebbe mestieri locar' l'occhio sopra alla Terra alto al pari, ò superiore all'occhio D, come di sopra diceua; Anzi per tal' ragione, nè anche quella linea si caccerà nello stesso punto F, ma vn' poco più di sottol & quindi si conchiude, che l'altra linea tirata alla banda del punto I, dal punto E, molto disotto allo I, terminerà; poiche la linea dal centro G, della Luna all' occhio E, deue equidistare dalle due linee estreme, che intorno à essa parimente si adunano, non essendo maggior' ragione; che più da una parte, che da l'altra sieno allargate dalla detta linea del centro G, adunque minor' portione, che non era la I, F, vedrà solamente l'occhio E, & quindi si caua la incertezza di voler' per la vista misurar' da vn' luogho, la grandezza delle stelle, oltre alle altre difficultà da noi, nel' libro delle cose Celesti, addotte; cauasi anchora, che le stelle, & i pianete, quando son' più prossimi al nostro Zenith, si vedrebbono maggiori, come à noi la Luna nel Cancro, & à gli Antipodi nel Capricorno, onde si renderebbe la ragione dell'Auge, & suo opposto, & delle varie grandezze della Luna, e dell'altre Stelle; se però non bisognasse aggiongere la ragion' della essalatione, e dei Vapori, quale nel predetto Libro habbiamo posto; Ma vegnendo al nostro proposito; conciosiacosa, che per le linee toccanti cioè per le linee D, I , & D, F, l'occhio, D, veggia il luogho della Luna nella ottaua Sphera, si manifesta prima, che in altri luoghi della Terra non si potrà vedere altro luogho della Luna, poiche, per essempio l'occhio, E, non puote mirare, cioè, far', che le sue linee visuali passino toccando la Luna, onde non puote passar' più oltre: secondariamente si manifesta, essendo il Sole, ò vero il luogho rispondente alla Luna nella ottaua sphera molto maggior' di essa Luna, che la prima linea, quale l'occhio, E, manderà fuori della Luna, andrà à ferir' nel' Sole, e cosi l'occhio, E, scoprirà 'l Sole, nè à lui farassi ecclisse solare, ò farassi ella minore, e quì nota, che la prima linea, visuale, fuor' della Luna, fisicamente si dè prendere, perche sappiamo, che assolutamente è difficile intender' nè vna prima essendone infinite sempre di mezzo, ma il Fisico costituisce vn' termine certo; finalmente dico, che, benche l'occhio, E, scopra il Sole, tuttauia non vedrà la Luna altroue, che sottal Sole, poiche habbiamo dimostro, che non la può vedere in niuna parte de i Cieli superiori, non trapassando le sue linee visuali dalla Luna, nè per la Luna; sarà adunque differentia in vedersi il luogo della Luna nella maniera, che vede il Sole Ecclissato, con li sensi interiori, immaginandolosi; mà l'occhio, E, vedrà il medesimo luogho con il senso esteriore della Vista, e sotto à esso vedrà insieme la Luna, con vista confusa, ò come s'egli si mettesse in esso luogho, ò nel Sole, e quindi dirittamente allo in giù guardasse; & ben'so io, che in queste cose inferiori essempio addur' non si puote, onde nasce difficultà; ma tuttauolta 'l fenomeno, & la certezza Mathematica, & Astronomica: da gl'inferiori astrahendo, questo apertamente persuade; Vengo hora alla Galassi, & dico, che essendo le sue estremità sotto alcuna parte del Diaphano celeste per tutta la Terra sotto alla istessa parte di Diaphano si vedranno, come che l'occhio, che habbia in Zenit vna estremità della Galassia il Diaphano à esse estremità rispondente non vegga; & l'occhio in altro luogho della Terra il detto diaphano vegga, & scopra; perche si come l'occhio, E, vedeua la Luna non altroue, che sotto al Sole, cosi non si vedrà quella estremità della Galassia, se non sotto 'l medesimo punto del Diaphano celeste; & parimente dico della nostra Stella, che per tutte le regioni si vede sotto al medesimo ponto del Diaphano celeste à lei rispondente, come che per la paralasse in questo verà quel' diaphano si nasconda, à chi la detta Stella hà in Zenit, & altroue si manifesti, & si discopra, senza però uedersi la predetta Stella sotto ad altra parte del Cielo; Nelle corone, ò chiome nascenti nell'Aere, intorno ad alcuna celeste Stella, questo si scorge, perche in qualisi voglia regione della Terra, sotto à quella si veggono, benche la stella più in un luogho, che in vn'altro si scopra; Hora; conciosiacosa, che tutto 'l Cielo stellato sia continuo, se le estremità della Galassia, & se la nostra Stella per tutte le regioni della Terra, si vede sotto al medesimo punto del Cielo Stellato, come prouato habbiamo, saluando ancor' la paralasse quanto al discoprimento, e nascondimento; nè seguita, che per tutto si vegga nel medesimo sito, e distanza con ciasch'vna stella fissa; essendo tuttauia la Galassia, & la nostra Stella nell'Aria: & se per auentura fosse vna cometa, poco distante dalla Terra, come di sopra diceua, per vedersi di quella varie metà da varii occhi, non solo se ne cagiona varietà d'aspetto, quanto al niscondimento, e discoprimento, ma ancho quanto all'apparente varietà di sito; il che alla nostra Stella non auiene, peroche è da noi lontanissima, e di essa non possiamo veder' più della metà; & nè pur la intera metà, come della Luna diceuamo, nè per essa si può traguardare alla ottaua Sphera, se non dall'occhio, à cui ella è Verticale, onde da gli occhi in altre regioni si vedrà in quello istesso luogho, che la si immaginaua l'occhio, che per essa traguardante potea solo la Mira pigliare. Si dichiara la Generatione di questa Stella, e della Galassia. CAP. 7. In tal maniera puossi correggere 'l sentimento de' Mathematici, che vbbriaco di gloria vaneggia, & cosi habbiamo dimostro, che la predetta Stella non può esser' se non nell'Aria prossima al Cielo della Luna, quello quasi toccando: Resta hora, à nauigare non picciol' Pelago. Aristotele nello Alpha delle Metheore, parla in questa maniera. Il corpo superiore alla Terra infin' alla Luna diciamo, che è differente dal fuoco, e dall'Aria, e poco dopo dice', Nel Mezzo, e intorno à esso mezzo, prossimamente intendendo, stà il grauissimo, e freddissimo corpo, da gli altri separato, cioè l'acqua, & la Terra, & intorno à questo si ritroua l'Aria, e poi, qual' che' sogliamo di mandar' fuoco, ma non è fuoco, essendo bene simigliante à esso, cioè vna parte d'Aria mischia con fuoco, e con essalatione calda, è secca, si come quella dimandata Aria non è propriamente Aria; ma Aria meschia con Aqua, ò Vapore, ò essalatione calda, & humida; è vuole il Philosopho significare questa sententia, che nè Fuoco, nè Aria, nè altro Elemento, nella sua semplicitade si ritroua realmente, ma solamente nello intelletto, per ragione; e particolarmente del fuoco si scorge la falsità della openione de' Moderni, i quali 'l mettono, che tocchi, & lecchi il Cielo della Luna, impercioche, s'egli fosse cosi separato troppo potente sarebbe, & à se rapirebbe 'l calor & il fuoco tutto delle altre cose, senza lo quale, elle non potendo stare, in fuoco si corromperebbono, nè in esso la predetta Stella generar' potrebbesi; Adunque si si dee affermare, che dalla Terra alla Luna lo spatio è ripieno d'un certo aere, che imperfettamente è meschio de gli altri Elementi; & che la parte di esso alta tien molto della natura del fuoco, peroche in esso per lo velocissimo mouimento delli Cieli rotato, e girato, si produce molta calidità; ma la bassa parte dell'Aria lontana da quel' rapimento, non tanta caliditate riceue, e però più rappresentata la Natura dell'Aria, di cui ritiene 'l nome, e conciosiacosa, che per la calidità, nella Terra causata dalli raggi Solari da essa si muouino due sorti di essalatione l'vna vaporosa & humida acquidosa, che peròdensa di Pori, ò meati meno di spirito, & di calditate racchiudendo è graue, e poco alto ascende, e perciò rende 'l suo luogho cioè l'Aria, cosi dimandata, nella bassa parte anzi che nò acquidosa e fredda: & l'altra essalatione dalla Terra leuata, conciosiacosa, che sia calda, e secca, simigliante al funo, ò à vna sorte di filiggine, & essendo terrestre sì, ma tanto assottigliata, e di spirito molto caldo, e per refrattione in essa impresso, e vigoroso, tanto copiosa, però è molto lieue, & ascende fin' al concauo della Luna, e rende iui l'Aere fuoco appellato vi e più caldo con esso mischiandosi: Da questa dottrina, cosi quanto per hora ci basta sommariamente spiegata, si caua anchora, che tutta l'aria dalla Terra al Concauo della Luna, si dee in due regioni diuidere, & non in tre, come i Moderni uogliono: cioè in superiore, & inferiore, questa non si estende sopra gli altissimi Monti, peroche i uapori non sono tanto lieui, che possino più oltre salire, e penetrare nel rapimento della superiore Aria per questo difficile à fendere; Ma la superiore è di molto spatio maggiore, fin' al concauo della Luna, & in essa le seruide, e sottilissime essalationi, fumose si penetrano. Diuidendosi à mendue queste Regioni in due altre per ciasched'una; & nella bassa parte della inferiore stanno vapori più graui, ò sopragionti dal Freddo della notte, e di essi generansi rugiade, e simiglianti composti, sù la Terra, e sù le piante, ed alberi; Ecci etiandio alcuna fumosa essalatione grossa, alquanto graue, e sopra presa dal freddo, e per antiperistasi, ò per troppa calidità dell'Aria accesa, di mostra fiamme sopra i sepolchri, ò Nauigli, ò Armature, & nella parte alta della istessa inferiore generan' si degli uapori pioggie, neui, e negli confini della bassa per antiperistasi piogge estiue, e grandini, & in essa anchora delle fumosità terrestri mischie con gli uapori, e poscia per l'Antiperistasi, ò verò per la conseruatione propria separate, & unite generansi Venti, Tuoni, alli quali i Tremoti rispondono sott'alla Terra; fannosi ancho iui Baleni, e Saette; ma nella bassa parte della superior regione generansi d'alcune essalationi men' lieui; ma ardenti, e lampade, e Cauerne di fuoco, e alcune grandi Comete, & le cadenti Stelle, & nella souranna prossimana al Cielo fassi la Galassia, e le permanenti Stelle, quali vna si dè giudicare, che sia la Nostra; & accioche maggior' sodisfattione diamo à gli studiosi; dirò prima della Gallassia; Adunque, come di sopra diceua la Zerrestre fumosità per la sua sottigliezza, e conceputa caldezza, ferisce, e fende l'Aria, e sormonta tutta sin' al concauo dell'orbe Lunare, se non se alquanta, men' leggiera à mezzo cammino, ò nei confini resta, e Traui ò Facelle, ò Cauerne ardenti la state forma; ò alcune comete, che secondo il Cielo, nulla ò poco muouon'si, nè son' per tutto vedute, cosi ragunasi quella essalatione iui presso al Cielo, e per lo mouimento di esso oltre ogni creder' veloce; e per lo lume delle Stelle duo accidenti patisce, l'vno, è ch'essendo ella calda, e secca, e perciò quasi esca della Fiamma, per quel velocissimo rotamento più riscaldandosi viene ad accendersi, come quando le fauille scosse dalla pietra focaia nella esca volgare si attaccano, e diuenta Hypercauma, cioè cosa, che gia fiamma sia, essendo prima Cauma, & esca atta à farsi fiamma, ò fuoco simigliante al nostro volgare, l'altro accidente insiememente è, che, perche 'l moto velocissimo de' Cieli hà facoltà di separare, i dissimiglianti, e di congregare simiglianti, come di sopra si disse, e consciosia cosa, che essa essalatione sia più densa del restante dell'Aria, & ancho per la moltiplicatione in se stessa conculcata e premuta, viensi perciò à separare da lo restante dell'Aria più sottile. Ma in qual'parte? non sotto al Zodiaco, perche iui dal troppo caldo causato dalle stelle fisse delli segni celesti, & insieme dalli Pianeti si dissipa e dissolue essa fumosità in altri luoghi; nè andrà ella sotto alli Poli del Mondo, percioche iui l'Aria è men calda; & ha ragione di freddo, e di contrario alla essalation: Adunque meriteuolmente riducessi ella tra li Poli, e 'l Zodiaco, e per la istessa ragione, essendo molta, accio lontana da i Poli, e dal Zodiaco si stia, è sforzata, à mettersi in giro, à guisa di fascia, e di Diadema, e tanto più anchora, che in cotal regione vi ha molte, e chiare stelle le quali con vna caldezza proportioneuole tirano à se, e conseruano la predetta essalatione, & in essa, come molto aerea, e sottile, riceuendosi lo lume di quelle, per la refrattione mediocre, produce bianchezza, come di latte, ò come di bambagia; benche in questi inferiori di essa simiglianza propor' non si possa, se non picciola, nelle sublimationi degli Alchimisti, e cotal' Cerchio, come si osserua, non per tutto à se vguale, nè troppo continuo è, & imperò nel Cielo disconueneuole, ma peròd'vna medesima maniera, e sito sempre, ò per lo più appare, sendo 'l lume delle stelle, che lo formano sempre 'l medesimo, benche non vno, ma molteplice, e per questo, non mi fà dubbio, il veder' ch'egli non si accresca, nè si diminuisca, accrescendosi, ò diminuendosi secondo i tempi, e le stagioni la predetta essalatione; imperoche le dette stelle non tirano più dell'ordinario, secondo la forza del loro lume, benche in un' Paese paia, che la essalatione nelle siccita s' aummenti; tuttauia proportioneuolmente è ella in generale la istessa, & la troppa qui per essempio, compensa la poco altroue, peroche gl'effetti in generale sono gli istessi, si come è 'l medesimo rotameno de' Cieli in un' certo modo, e se questa ragione non ci piace, possiamo dire, che la Galassia cresce; sì, & scemasi; ma insensibilmente, rispetto, alla sua vastità, e fuor di questo potrebbesi dire, che, tutto che molta si generi alle volte essalatione secca, molta tuttauia per lo maggior all'hora calor' in alto se nè dissipa, ò per la grossezza in alto non arriua, ò verò, che la Galassia per timore del troppo caldo, e del troppo freddo, non si uolendo largare, si condensa, ò altrimenti mancando si rarefa, per lo che il color suo alquanto si cangi, come osservar' si puote, ò verò, come si dirà, che crescendo la essalatione ella fuor della Galassia si separi, e si tiri e componga Stelle, ò Comete. Che la Galassia sia mutata nuovo avertimento dell'Authore: e si recita l'openione de Platonici. CAP. 8. Ma che la Galassia si muti anchora di luogo, qualche fede apporterà quel che hora son' per narrare. Io trouo scritto, che anticamente, come riferisce Macrobio, e tutta la scuola degli Accademici nè testimonia, che questo Cerchio di latte passaua per duo segni del Zodiaco, cioè per lo Cancro, & per lo Capricorno, nè come à me pare senza ragione; imperoche uolendo la essalatione tirarsi in giro, e congregarsi al lume delle predette Stelle, nè occupar' più luogho, fù sforzata à star' in qualche parte del Zodiaco, essendo di gran moltitudine, e tanto più questo auenne, perche 'l Zodiaco con il suo caldo dissipa dal mezzo ad vna sua parte, e ad essa ritirarsi la essalatione dal mezzo, come in vna estremità; per la quale si compensa il suo dissipamento in quella parte, e lo istesso si fa da l'altro mezzo, verso l'altra parte estrema, cioè da gli equinottij per ogni banda, al Cancro, & al Capricorno, come fonti della Galassia, per i quali ella, dal Zodiaco pullula da ogni mano, e nelli quali in parte regurgita, al che forse s'aggoinge, che quei luoghi son' men caldi, che gli altri, del Zodiaco ne la essalatione dissoluono, come quei, che più vicini alli mondani poli si ritrouano; Di questi duo segni fauoleggiarono prima i Pithagorici, e poi Platonici, chiamandoli porte, del Sole, e della Vita: e teneuano openione, ben' che falsa, che per lo Cancro l'Anime discendessero in Terra, e che nella partenza beate poggiassero al Cielo per la via del Capricorno, e forse voller' significare, che l'Anime humane, di fuora vegnendo ad informare, & gouernare li corpi in passando, prendino primieramente dalli Cieli vn'vehicolo, ò vestimento, per dir' cosi, Hethereo, à cui douendosi aggiongere lo Igneo, & insieme lo Aereo, questo riceuino, di quella pura, e rappresa essalatione, che la via Lattea forma; Onde l'Anime si riducessero al Cancro, per di quella iui vestirsi, imperoche è forse da dire, che tirando à se lo Zodiaco gagliardamente per la sua efficace calidità la essalatione sottile, e pura; essa tosto dissolue per la medesima calidità, e dissipala da ogni mano à duo segni principalmente, peroche in tal maniera va più sicura, & vnita, che dalle bande della larghezza del Zodiaco non farebbe. Da quelli duo segni poi come da duo fonti spargessi in quel Diadema, e cintula, che di sopra diceuamo, da ogni mano, e quindi per lo mouimento, e rapimento del Cielo, quasi vagliata pioue dolcemente, e fiocca tacitamente soura la Terra, e penetrasi in essa, e in tutti e corpi, per essi auuiuar', e à virtù generatrice donargli; Adunque fioccando dalli Cieli l'Anime, che dal Zodiaco vegnano vestite di essa, meriteuolmente, ò dal Cancro, ò dal Capricorno doueano vscire, e per la Terra spargersi, doue à esse per propria conseruatione, per amor' fosse più à grado: Ma ò che i predetti Filosofi tenessero, che l'Hemisperio della Terra rispondente al Capricorno non fosse dalle acque scoperto, nè da gli Antipodi habitato, ò che quindi sola l'attrattione si facesse poi che non si potea far' la pioggia, & l'attrattione bene in vn' medesimo luogo, e tempo, come che questo non sia necessario facendosi l'attrattione solamente il Zodiaco; basta in somma, che non senza qualche benche fauolosa ragione eglino affermarono, la porta della scessa in Terra à pigliar' corpo sensibile, esser' il Cancro, e che poi ritornando le Anime à i Cieli non potendo per la grauezza contratta dal Terrestre peso cosi diritte sormontare al Cancro, nè esser' cosi dirite tirate dal Zodiaco elleno diametralmente, come per fradi; faglino all'opposta parte, cioè al Capricorno, si come queste che fossero discese da questo anderebbono al Cancro, come per Scalla sforzate etiandio dalla velocità dello rapimento; Ma per istringer' le vele al nostro proposito in questi tempi scriuono, che la Galassia, non tocca lo Zodiaco, se non nel segno de i Gemini, e del Sagittario, si che, il che non è da dire, ò gli Antichi non bene, e non per à punto osseruarano, ò che la Galassia si è mutata secondo lo mouimento del primo mobile da Leuante in Ponente, con tardo giro. Onde s'ella fosse nel Celeste corpo, chi che sia pensar' potrebbe, ch'ella hauesse vn' Cielo proprio da se, cosa da niuno detta, nè credibile; peroche ella conseguita 'l lume delle stesse Stelle fisee, che di sopra dicemmo, e al mouimento di ciaschedun' lume, ciasched'vna parte di essa sotto à esso con vniformitade mouesi, si come anco le Corone sotto alla loro stella, con essa rapite, & le Comete, ò stelle in aria, nel concorrimento de i lumi oue furono generate; ouero potrebbesi dalli Mathematici dire, che iui generata si sia, e ne segni di prima à poco à poco corrotta, loche per la ragione di sopra da noi addotta fù reprouato; Penserei, che forse per lo velocissimo rapimento de i Cieli, quella essalatione sia stata sospinta da quei segni, l'aria delli quali hormai troppo riscaldarà essa essalatione altroue habbia scacciato, e forse, ch'ella ritornerà nel medesimo luogo, del Cancro, e del Capricorno, quando per la istessa raggione ella serà discacciata da i Gemini, e dal Sagittario, poiche più oltre nel Zodiaco non potendo passare per la caldezza, e per lo reflesso anchora in dietro serà risospetta; e tanto per hora m'è occorso dire della Galassia. Si conchiude la generatione di questa Stella, & la causa del mouimento ò rapimento. CAP. 9. Ma se parte della predetta essalatione per qualche sua eccellente forza, e resistenza alla attrattione ver la Galassia, ouero per qualche lume di stelle fisse, & erranti in luogo pure altissimo si raccoglie fuor di quel Cerchio di latte si dimostra alcuna stella stabile, e ferma in vno istesso sito, fin' che 'l lume di essa attrattore & effettore per dir' cosi, iui dura; peroche 'l lume hà vertù di tirare, e conseruare, quando non troppa caliditate cagiona; Auiene etiandio, ch'elle durano, e ferme stanno di sito impercioche la sù alto, è tanto veloce il mouimento del Cielo, sì che seco le rapisce in quel sito, che stanno, & impedisce il proprio mouimento di quelle, anchor' che fossero più basse in guisa delle comete da noi men lontane come che le bassissime poco, ò nulla sien rapite, come di sopra diceasi; à che aggiongesi la propria leggerezza di quelle per lo spirito entro di esse continuamente conceputo, & anchora nulla è iui antiperistasi, ò timore del contrario, per lo quale, come alle cadenti stelle auiene elle s'habbiano à fuggire, ò à esser à basso schizzate, si, de'poi auertire, che questa essalatione si raguna, ò per apunto sotto à qualche stella Celeste à guisa di corona tirata, e mantenuta da vn' vigoroso, e confortato da altri lumi lume di quella, ouero ragunasi fuori di tutte le stelle dello Cielo, sotto al Diaphano di quello; e tale fù quella della Cassiopea, & è hora la nostra, imperoche queste son prodotte da essalatione tirata non da lume di vna stella sola, ma da più lumi congionti in aspetto, e nel contatto di essi lumi, la essalatione vna volta tirata, e densata vale conseruarsi iui per la indifferenza à mouersi in altri luoghi, e puossi questo dire anchora delle Comete, che non tanto alto generansi, e anchora da notare e che sott'al' Zodiaco rare volte fannosi cotali stelle, per la troppa caldezza di quel luogo, dalla quale si disipano, e si suaniscano le essalationi; & etiandio rare volte sotto alli Poli per la fredezza di que' luoghi, ma per lo più generansi fuori de gli Tropici presso alla Galassia, cioè oue la essalatione predetta è prossimama; e puote per lo lume delle Stelle molto condensarsi, e ridursi in forma di Globo, come più perfetta, e più desiderata figura, e anchora, per lo mouimento, per cui, si come alle pietre, nell'aria, e nell'acqua auiene, si venghino per dir' cosi, gli angoli, à limare, & à consumare fin'che in vn tratto per moltiplicato patimento loro, elle suanischino, senza che apparentemente à basso discendino. Adunque per la pur' mò detta ragione si generò quella gia nella Cassiopea, per cui distendesi la Galassia, e hora veggiamo questa di nuouo nel Sagittario, peroche per questo segno incomincia 'l predetto Cerchio di latte, come che forse generar'se nè possa sotto alle parti del Zodiaco, quando iui per alcune conditioni de gli lumi non si consumasse la essalatione, & anchora sotto alli mondani Poli, quando iui gli lumi fossero gagliardi, e confortati, e molta materia tirassero. ma io penso, che iui più tosto per alcuna antiperistasi ne' confini delle regioni dell' aria, qualche sorte di Cometa possa vedersi dalli soggetti all'Artico, ma altroue nò per la bassezza; e conchiudendo finalmente dico, che sendo si accresciuta la essalatione calda; e secca; come nè danno segnale le lunghissime siccità dell'Aria, che questo Autunno sono state, & sono, non è marauiglia se di essa parte, vn'poco fuor della Galassia se nè sia posta, e condensata in forma in stella; imperoche, quando ella abbonda, facilmente viene altroue dispersa, e tirata, & all'incontro, quando ella non sia molta, se nè và & stà nel suo Cerchio, & quindi difficilmente staccasi, nè voltasi, ò fermasi in altre bande; e hora meriteuolmente si è ella messa nel segno del Sagittario, si perche iui presso è la fonte sua, come di sopra si è detto, nè iui è ismisurato caldo del Zodiaco, si perche in quel medesimo tempo della sua generatione i lumi di Gioue, e di Marte, e anchora di Saturno con altri celesti splendori in quel punto, la doue si ritroua questa stella, faceuano angolo, e mischiamento, da cui perciò fù quella essalatione tirata iui, e condensata più tosto, che altroue; à questa ragione aggiongesi, che Marte partiua dello Scorpione sua casa, e che per cio era potente à tirare, tanto più incontrandosi con il lume di Gioue possente anch'egli con le stelle del Sagittario sua casa: onde essa stella fù compita nell'istesso tempo quasi della congiontione di quei Pianeti, & molto presto, essendo il Sagittario molto spirituoso, e veloce di attione. Giouò anchora 'l lume di Saturno, à condensare, com'egli, secondo narra Alberto opra nella formatione del Foeto, ò parto humano; Il Sole etiandio nè prossimo troppo, ne troppo di lungi ritrouauasi, si che non potesse aiutare l'attrattione, ò che potesse l'attrattione tirata dispergere, e per dir'cosi, annullare; Mercurio anche, e Venere non molto lontani erano, onde poterono à essa stella con i lor'lumi concorrere; solamente la Luna lontana si ritrouaua, acciò con la sua souerchia humidità non impedisse la secca essalatione, quale conueniasi alla predetta stella, & è di vero ella senza chioma per esser molto più perfetta, e dalla sua forma contenuta, che non sono le altre dimandate crinite, ò caudate. Causa della scintillationi di essa Stella; e si tocca la causa delle macchie della Luna. CAP. 10. Appresso è da dire, della sua scintillatione, ò tremolamento, lo che nel le stelle fisse auiene per la lontananza di esse, si come ne fuochi lontani si manifesta, peròche le specie visibili, ò 'n raggi de l'occhio vengono per tanta distantia à debilitarsi, ed à estenuarsi, onde, come à vn' lumicino, quando stà per ispegnersi auenir' veggiamo, per l'antiperistasi cercandosi di vnire, e di conseruare, tremolano, e scintillano, tutto che 'l corpo di ciascheduna fermo stia, e fisso à questa ragione aggiongesi la velocità incredibile del primo mouimento, per la quale tanto più viene la specie visibile, ò il raggio visuale, che dir ci vogliamo, à estenuarsi, ed à suanire. Adunque cotal ragione accettando nella nostra stella diremo, ch'ella scintilla, per esser' lontanissima da noi, ardisco di dire proportioneuolmente alla grandezza di quelle, quanto le stelle fisse, Ma io fuori di questo addurrò vn'altra ragione nella predetta stella, cioè dalla materia, di che è composta; Imperoche per quel velocissimo mouimento, si viene vintillare, & à scuotere à vicenda quel sottile splendor' del fuoco, come quando, che si desta con li Mantici, la fiamma veggiamo, e questa cagione puossi in vn' certo modo addurre anchor' nelle stelle fisse, peròche elle son' di lume tale nella suprema regione dell'Aria, che tirano sempre à se vn' poco d'Hipercauma, e di ontuosa e sottile essalatione, di cui poeticamente volle Plinio, ch'elle si pascessero, onde tal materia viene sempre à vibrarsi, & à tremolare; in vn certo modo in guisa delle accese lucerne à gli humidi tempi, & in segnale di questo ho alcuna volta osseruato Venere scintillante al tempo sereno, mentre d'intorno à se molta di quella essalatione raccolta hauendo, ella maggior' ne apparisce, e per la predetta ragione brilla, e lampeggia, e anchora, perche il che sia parimente nelle stelle fisse detto, il lume più refratto, più dipoi, si debilita, e sminuiscesi, e forse direi, che simigliantemente auegna al Sole, il qual par' à riguardarlo, che in guisa di forace ardente talhora con più fiamme auampi; imperoche 'l molto, & alquanto denso Hipercauma tirato, e continuamente consumato da lui faccia quel riuerbero. Ma negli altri Pianeti, peroche sendo di vertù grande sì, ma molto spirituale, egli non hanno da se solo forza di tirare sotto di se l'Hipercauma così denso, chente allo lampeggiar conuiensi, questo non auiene, talche non scintillano, come che nella Luna di questo vi habbia vn'altra ragione, cioè, perch'ella è prossimana à noi, e perch'ella hà gran' lume in estensione, tutto che picciolo in grado d'essentia; & anchora ella non tira molto sottile essalatione, ma in comparation dell'altra più del douere grossa, quale tirata mantiene, e non accende, ma come nugola la rende per la debolezza del non suo proprio lume, e quindi son' le macchie sue, potendo quella nugola in parte rompere, ma non in tutto, la quale openione imparò da Plinio, quando dice, che le macchie della Luna non sono altro, che le sordidezze terrene da lei co'l humore tirate, & auegna che, secondo richiede la vniformità della causa, elle sien' sempre d'vn medesimo sito, nondimeno à noi par' di osseruar' alle volte, qualche mutamento in esse come che non variassero per la contiguità loro alla Luna il nascondimento che esse fanno del corpo lunare, e di vero in cose tanto lontane hauer qualche ragione non è poco; Altri credono, ch'elle sieno, lo Raro, el Diaphano, altri lo denso maggiore, ma di tali differentie nel corpo lunare, qual ragion propria addurrann'eglino? le openioni ancho intorno à questo recitate da Plutarcho sono poetiche anzi che nò, e fauolose; solo Dante Poeta diuino par' che da noi non discordi, imperoch' egli vuole, che dà più, e meno di vertù nel corpo lunare, questo proceda, quasi che per tutto à bastanza non possa le Terrestri, e condensate essalationi à se tirate dissoluere; Ma di questa cosa altre volte. Pronosticho quanto al durare della detta Stella, & quanto alla stagione. CAP. 11. Resta, che noi intorno alli Pronostich alquanto parliamo, e prima quanto appartiene à essa Stella mentre noi scriueuamo altri sarebbe forse stato di parere ch'ella poco tempo fosse stata per durare, e che sendo si tosto venuta à tanta grandezza, per dileguarsi fosse stata in breue, e poi, che i raggi del Sole sopra venuti le fossero, si fosse stata per isparire, e dissoluersi per la calidità del Sole accompagnata da quella di Marte, e di Gioue; come se quella à gli anni passati sotto alla Cassiopea più, tempo conseruata si fosse per la lontananza dal Zodiaco, ma hora, che à imitation di Apelle questo discorso pubblico, & che 'l Sole non la ci nasconde, vedesi, che l'opposto parere è meglio, & che altri allo'ncontro potrebbe dire, che questa Stella si fosse per conseruar lungo tempo; peroche è ella perfetta, semplice, & vnita, & molto à se stessa uniforme, come ne dimostra 'l suo candore fiammeggiante, & non è crinita ò dispersa, nè Hetherogenea, cioè, di più diuerse corporali sostanze fatta, onde in se stessa habbia cagione di presto corrompersi; arroge à questo, che essendo ella cosi alta, poche alterationi è per patire dalla violenta antiperistasi, e ripatimenti per troppo freddo, ò troppo caldo, che altroue accadono; e conciosiacosa, che iui presto sia la Galassia, da lei potrà facilmente, per dir cosi, lo alimento trarre, e tantò più essendo ella nel Sagittario prossima alla Fonte di quel'Latte, & anchora essendo stata causata dalli lomi di Marte, Gioue, e Saturno, in alto valorosi, e tardi di mouimento pianetti, e dalli istessi lumi, che molto saranno ad allontanarsene sia per esser conseruata, à che opererà etiandio Saturno, con la densatrice sua vertù, e quello anchora, che questa con iettura può approuare, è che sendo cosa difficile generarsi tali Stelle sotto al Zodiaco, e pure essendosi iui generata la predetta, cioè segnale d'vna cagione molto gagliarda, per la quale altresì ella fosse molto per durare, e forse più di quella della Cassiopea, se per auentura la maggiormente moltiplicata attione del Sole questa ragione non modersasse ò impedisse. Et intorno alle cose fuori di essa Stella, alcuno direbbe forse, ch'ella sia segnale, ouero cagione anchor per qualche tempo, di siccità, e di mediocri venti, e tali che non sieno dannosi alla abbondanza, e bontà delle Biade, e de gli frutti, e de Part de gli Animali, & verranno di uero questi venti più tosto dal Settentrione, come si vede al presente à venire, imperoche dalla banda di mezzo di la essalatione tirata sopra da questa Stella, lascia l'aria inferiore, doue si generano i venti; oltre che la restante dal' Sole iui possente vien' à esser' dissipata al Settentrione di doue mediocri venti per calor mediocre, causato dal consentimento di questa Stella procedono, & in somma conciosiacosa che la essalatione suprema, & sottile, quando à basso discende, questo faccia ella à poco à poco senza generare venti gagliardi, e senza indurre intensa calidità, verrebbe à esser più tosto serenità e temperie nell'Aere, con soaui rugiade proportioneuolmente secondo i paesi parlando, & in questo passo è da attendere, che le Stelle, ò Comete, che dir vogliamo, sono di due sorti, altre segnale, e causa di bene, & altre di male, queste sono quelle, che essalationi maligne contengono, e caldezza in materia grossa, & hetherogenea putredinale, e queste sono velenose simiglianti alle saette, & anchora sono prossime alla Terra; per loche tanto più nuocono, e disfacendosi, e spargendosi nell'aria inferiore d'vna regione particolarmente à esse soggetta piouano essalationi, che adducono ò pestilentia ò carestia, e sterilitate abbrugiando l'humido naturale, & seminale de gli corpi, ò sospingono la Irascibile dell'huomo gia malitioso à ingiuste guerre, & la concupiscibile ad illeciti piaceri, tutto che esso possa astenersene con la libertà dell' Arbitrio suo, sono dunque per cio queste infauste comete di colore rappresentante la loro natura nero, liuido, verde, rosso, mischio, sono caudate, nè ben vnite, per la hetherogenea loro sostanza, e per la grauità vicine alla Terra, nè per tutto viste, ò influenti; Mà le buone dall'altra banda di vna semplice sostanza, temperata insiememente, e spiritale, & penetratiua, & di efficace vertù dotate, è peròbianche splendenti dolcemente, lieui, ben'raccolte, & altissime, in ciasched'vn' luogo della Terra vedute, è per tutto influenti vn' dolce caldo sottile; tale fù quella della Cassiopea, & è questa nostra; le quali communicando à poco à poco la lor' natura al nostro Aere inferiore con quel benigno fiato, l'humido souerchio consumano, & il secco con il lor dolce innaffiano, e confortano; onde feconda, e sana la terra, e gli animali rendono; Per loche è da attendere, che la essalatione della Galassia è molto vtile, e come di sopra narrauamo, secondo gli Academici, diconsi fauolosamente piouer' da essa l'Anime, fioccando la soaue sostanza del caldo viuificante vesta di quelle, per tutte le Terr, mentre ogni parte di essa Galassia ad ogni parte della Terra splende, e spande, per lo suo mouimento in giro, e meriteuolmente fù ella posta tra 'l Zodiaco, & li Poli, acciò da estremo ad estremo non si procedesse, cioè dal troppo caldo Zodiaco, al troppo freddo de gli Poli, il quale etiandio vien temprato, e comportabile da gli Animali per la vicinanza di essa fatto, la quale anchora, non solo alle parti à se sottoposte dirittamente pioue, ma per tutto, peroche allargasi, e spargesi à largo la fioccante essalatione, e per questo bene stà, ch'ella sia altissima, accio per tutto la sua vertù si spanda; e questo si si de anchora dire della nostra Stella, che vedendosi per tutta la Terra, intendendoci ò quanto comporta la ragion' del mouimento della celeste sphera, & essendo altrsì altissima; benche altri potesse dire che nelle parti di mezzo di fosse forse per esser' perciò più efficace, tuttauia, e quelle del Settentrione seranno della sua sostanza asperse e forse molto più dispensando in ogni luogho, e più nell'opposto cioè nel Settentrione lo instabil' giramento della bassa parte della inferiore Aria, al picciolo & raccolto spatio della Terra. Pronostico in quanto all'huomo. CAP. 12. Adunque direbbe chi, che sia, che la predetta stella fosse principalmente per purificare, e mendificar' i corpi, e i sensi, e lo'ngegno de gli huomini, acciò con facilitate sieno inchinati à consocer' la verità, e quella conosciuta à seguitare imprendino; Per lo che nella sapientia, e contemplatione sien' per far gran profitto, e sien' per discacciar le cattiue openioni, & ogni sorte d'Ignorantia, massime la malitiosa; Impercioche, insiememente sarà la vtilità della vera prudentia, e sbandirassi da gli humani petti l'astutia inganneuole di essi, che l'apprendono, e de gli altri verso di cui credesi d'vsare; l'Astutia dico sì morale appellata, come ciuile, & le illustri arti gia cadute sorgeranno, peroche la secchezza, e la sottigliezza de gli humori conferisce molto à gli spirti & allo ingegno, onde Heraclito era solito in vn' certo modo di dire il buono intelletto esser vna secca luce; apparendo egli più vigoroso, per la tenuità, & immaterialitate de gli spirti suoi seruenti; i quali, come di sopra accennaua sotto nome di vesta; oltre al terrestre Vehicolo furono dalli gentili vanamente adorati, & in somma potrebbesi non senza ragione affermare, ch'ella fosse per esser causa ò dispositione di bene al mondo tutto: Imperoche non ci deè spauentar' Saturno, anzi douiamoci di esso quei Saturnij Tempi, e quegli Aurer secoli, tanto da gli scrittori celebrati prometter conciosia, che questo pianeta Ingegno, dispositione di spirti arti alla sapientia dispensi pur che i letterati l'ardente desiderio rattenghino, che oltre al poder' dell'huomo passando non danneggi & par che, l'huomo dalli piaceri sensuali, alli quali insieme fuor di misura è inchinato, non si lasci trasportare, ma, come libero, conosca di esser' huomo alla contemplatione, & consequentemente al giouar'altrui nato, il che egli per la istessa Libertà d'Arbitrio d'ogni tempo puote in vero imprendere à fare; Ma più facilmente dà Gioue aiutato, anch'egli authore della nostra stella: Ne Marte è da temere, che apporti nocumento, ma che nè disponga e ci suegli à discacciar' gli habit cattiui, e come purgante medicamento, nè sia per tor'via gli rei humori con poco danno delli buoni contemprato il valor' suo da Gioue, e dal Sagittario, come nè promette il buon color' della predetta stella; & auegna che la congiontione di questi Pianeti non sia per buona tenuta; peroche il lome di Gioue nè sia impedito, e quasi che ecclissato, e nel corpo di Marte reflesso verso delli Cieli, tutta volta è da considerare, che forse la predetta congiontione non si fece modo istesso punto à dirittura: onde Gioue superiore e maggiore, esso Marte con il suo benigno lume abbracciò, & moderò; benche più verso di noi, che verso gli Meridionali; & anchora, è da sapere, che la nostra stella non dalla congiontione è proceduta; ma dallo incontro di essi lumi, come di sopra si è detto; & in confermatione di tal Pronostico, potrebbe il medesimo, per dir' cosi, Indouino, rimettendomi sempre & non affermando, propor' lo essempio delle simiglianti stelle gia vedute conciosia cosa, che quella, che, mentre Augusto daua li Giuochi di Venere genitrice a' honor' di C. Cesare, apparue bella, e crinita in tutte le regioni, e che creduta dal popolo ma falsamente esser l'Anima di esso Cesare, fu ella di vero, come intende Plinio, à tutto 'l mondo di molti, e grandissimi beni cagione, ò per meglio dire segnale; e meriteuolmente par, Ottauio, che nel secreto de suoi pensieri à se stesso la si arrogasse, onde vn Tenpio come gentile le dedicasse, imperoche fece ella certo vtile à ciasched'un huomo in generale, & in particolare illustrando ad ogniuno 'l senso & lo 'ngegno & alla felicità morale, & ciuile ogn'uno per tal conto disponendo, & con merauigliosa fecondità 'l genere humano ampliando; mà sopra tutti fù beneficato Augusto, e disposto con gran mutamento di costumi à riuolger' i passi alla morale, & alla politica vertù, Onde benefitio insieme à tutti nè ridondò, di maniera, che Padre della Patria, & Augusto da tutti senza adulatione fù appellato, e de gli honori sommi e diuini dalla gentilità degnato, e per certo fù quel secolo per gloria di begli intelletti, in lettere, & in tutti gli honesti, impiegamenti felice, aggiontoui 'l fauore di quel Magno Imperadore che à essi studi, con varie maniere ogniuno fomentò incito, e mantenne, aggiungendo per dir' cosi sproni al corrente cauallo, & hauendo egli prima con il mezo di Marte il Mondo d'ogni lezo spurgato & hauui, chi pensa, che quella Stella, quella istessa forse, che si dimostrò alli Magi dell'Oriente alla nascita del Nostro Saluatore, e come che i tempi à questa openione non consuonino nè ella sia vera, questo pur' si è manifesto, non lo attribuendo peròniente à quella stella ma solamente alla Diuina prouidenza, che in quei tempi, come Vergilio con vn certo furore cantò, venne la età degli versi sibillini; & all'hora gli huomini tutti cominciarono à esser' illuminati alla legge di Dio; benche vi hauesse nel progresso di molta fatica, e senza dubbio miracolosa impresa, à conuertir gl'huomini da tanti errori gia confermati, & inuecchiati nelle Menti loro, e qui souuienmi, che par la nuoua Stella sia forse qualche segno, che la Persia, donde i trè Santi Magi par', che'l nome, e perciò il nascimento hauessero, al vero bene si riuolga, accennando hora il gran' Re di quella nobil' Natione di voler' prender' vita, e militare sotto al Vessillo de la Santa Catholica Chiesa Madre piissima della, Italia, e della maggior' parte del Mondo, il che egli à fare imprenderebbe, & essequirebbe, non dà altra cosa mosso, che dalla Diuina, & sopranatural'gratia, con la quale guadagnerebbesi la Gloria de' Beati, & aggiugnerebbesegli nelle humane Menti immortal' fama, e donerebbegli Dio la sicurezza ciuile, e contr'allo inimico vittoria; Dirò anchora della Stella l'anno 1572. sotto alla Cassiopea, nata bella, e alta anchor'essa, & per tutte le regioni veduta & Auegna, che poco dopo in qual'che paese d'Italia pestilentia nascesse, nondimeno non essendo stato questo effetto generale negli altri paesi, si dè forse dire, che coi fosse auenuto per accidente; Ma chi non sà ch'ella sia stata à tutto 'l mondo gioueuole ò di giouamento segnale riguardi al Ponteficato di Gregorio 13. però che quel' Pontefice Sommo nella Chiesa di Dio, cominciando à regnare di quei tempi apportò con le sue grandissime vertù vtilità memorabile; hauea egli di tutti i begli habiti morali, e diuini la mente à merauiglia adorna, & ispetialmente d'vna ardente caritade verso tutti gli huomini da bene, con liberalità fauorì le lettere; e le honesti arti, & ispetialmente la religion Cattolica per tutto accrebbe, riuolgendo con la dottrina, e con l'essempio insieme le menti de gli huomini in tutte le regioni della Terra alla verità, per loche fin' da gli vltimi Seri mandarono carissima ambasceria le Nationi à giurarsi obedienza; sotto esso abondò di ogni bene 'l Mondo, e anchora gli nati in quel Tempo, è da sperare, che sieno con lo'ngegno per innalzarsi à guisa della loro Stella; è da spandere in tutti luoghi amplissima luce; tennero etiandio all'hora gli altri Prencipi, e Primati, quanto comportaua la natura di ciaschedun' di loro à gara i vestigi di Gregorio, particolarmente in Italia, & nella Città di Roma accesi, oltre à qualche inchinatione di quella stella, dal chiarissimo splendore di quello Heroe, & in quei tempi anchora Marte, che parte hà sempre in tali stelle mosse per dir così per purgare il Mondo con guerre; Tal' che per conchiudere potrebbesi conietturare, che la nuoua Stella sia forse cagione, & segnale di molti beni, cagione dico, alquanto, & indirettamente di alcuni beni corporali, & in niun'modo degli spirituali, ma solamente di essi forse qualche segno, poiche sappiamo, che le cose immateriali, e diuine, non mai dalle inferiori, e corporee, ma queste dà quelle sempre son' cagionate, nel qual' sentimento mi dichiaro d'hauer' parlato con ogni debita modestia rimettendomi, & insieme pregando il Sig. Dio, che è la stessa Bontà, che i beni sperati nè venghino, senza preceder' alcuno auenimento di male, e che i passati trauagli bastino per la purification de gli huomini. IL FINE.